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Autore: mey chan    02/01/2014    7 recensioni
“E visse per sempre felice e contento.”
Bilbo s’immobilizzò, la presa sulla pipa quasi cedette.
“Perché,” continuò Frodo, guardandolo con occhi attenti “non riesci a scrivere questo come finale?”
Lo sguardo di Bilbo sembrò smarrirsi.
[...]
“Non te l’ho più ricordato,” affermò Thorin dispiaciuto, portando la mano sul suo mento, facendo pressione per avere quegli occhi su di sè.
“Che cosa?” sussurrò.
“Quanto tu sia sempre stato affascinante ai miei occhi.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Frodo, Gandalf, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non me l’hai più raccontato alla fine.”
“Che cosa?”
Frodo gli regalò un’occhiata canzonatoria, sospirando appena.
“Il finale, zio. Il finale del tuo libro.”
Bilbo storse la bocca, preferendo non dire niente; si alzò dalla comoda sedia e, sorpassando il nipote, si avviò verso la cucina.
“Non provare a fare il finto tonto con me.” Rimarcò Frodo, alzando un po’ la voce per farsi udire.
“Non è affatto vero,” brontolò l’anziano hobbit, intento a cercare la sua pipa “non sto facendo il finto tonto.”
“Invece,” affermò il nipote, adesso anche lui nella stanza “sì.”
Bilbo non si premurò di guardarlo, continuando a rovistare tra i vari utensili da cucina.
“Cerchi forse questa?”
Si voltò; Frodo aveva in mano la pipa e la sventolava leggermente.
“Sì,” rispose, avvicinandosi e prendendola “grazie.”
“Era sopra il camino, sulla mensola.”
“Dovresti avvertirmi quando sposti le mie cose.”
“L’hai messa lì tu stesso, ieri sera.”
“Oh,” Bilbo scrollò le spalle “non ricordavo. Direi che è arrivato il momento di farmi una bella, rilassante fumata in giardino.”
Stava già per avviarsi e sembrava avere una certa fretta, concentrato in una delle attività che più preferiva.
“E visse per sempre felice e contento.”
Bilbo s’immobilizzò, la presa sulla pipa quasi cedette.
“Perché,” continuò Frodo, guardandolo con occhi attenti “non riesci a scrivere questo come finale?”
Lo sguardo di Bilbo sembrò smarrirsi.
“Zio?”
“Sono tornato a casa con qualche moneta d’oro e dei ricordi,” affermò, sospirando pesantemente “e questi ultimi non sono affatto belli.”
Frodo carezzò il braccio dello zio, spingendolo a volgere gli occhi stanchi verso di lui.
“Hai affrontato tante difficoltà, tra cui un enorme drago. I tuoi compagni sono sopravvissuti, pure il Re sotto la montagna, che da come raccontavi pareva essere a un passo dalla morte.”
Bilbo s’irrigidì e la presa di Frodo, di conseguenza, si rafforzò.
“Cosa ti manca per essere felice, zio Bilbo?”
Lo hobbit anziano restava zitto, inerme. Frodo voleva parlare ancora, aggiungere qualsiasi cosa, ma due secchi colpi alla porta lo fecero arrendere in partenza.
“Oh,” Bilbo parve risvegliarsi, sottraendosi alla presa del nipote “abbiamo visite.”
Si avviò verso la porta, cercando di ricomporsi; l’aprì e, sorridendo, accolse l’ospite.
“Gandalf,” esordì, facendo un breve cenno con il capo “sempre inaspettato ma sempre benvenuto. Vieni, entra.”
Si fece da parte, facendo passare lo stregone.
“Ti ringrazio, Bilbo. Scusami se non ho avvisato, spero di non disturbare.”
“Da quando in qua ti fai problemi di tale genere?”
Gandalf scrollò le spalle, scrutando l’amico di lunga data.
“Beh, uhm…”
“Gandalf!”
Lo stregone si voltò; Frodo era lì, a due passi da lui, ma ancora per poco. Si slanciò, abbracciandolo.
“Oh, accidenti, sei cresciuto Frodo. Molto cresciuto.”
Il giovane sorrise.
“Tu invece non cambi mai.”
“Garantisco.” Confermò Bilbo, annuendo.
“Resti a cena?” domandò Frodo, staccandosi dall’abbraccio.
“Direi che potrei anche accettare. Ne approfitterò; devo parlarti di una questione importante, Bilbo.”
“Spero non si tratti di niente di brutto.”
“Diciamo che…” indugiò, contraendo le secche labbra “non sarei il solo ospite stasera.”
Bilbo spalancò leggermente le palpebre.
“Cosa vuoi dire?”
“Avrai visite. Se gradite oppure no, questo riguarda solo te.”
“Chi viene a trovarci? Parenti?”
“Non si tratti di parenti, mio caro Frodo… direi piuttosto di vecchie conoscenze di tuo zio.”
Bilbo cominciò ad agitarsi; d’un tratto diede le spalle agli altri, avviandosi verso il camino e poggiando sulla mensola la pipa.
“Ma che cos’ha?” chiese Frodo.
Gandalf sospirò, chiudendo finalmente la porta.
“Ricordi, Frodo. E non dei più piacevoli.”



“Oh, no. No.”
“Mio caro Bilbo, se solo-”
“No, è così difficile da capire? Chi l’ha deciso? Quando?”
Frodo sedeva sulla sedia, silenzioso. Suo zio era agitato e non l’aveva mai visto così.
“Tu, vero? Scommetto che sei stato tu!”
Gandalf sviò lo sguardo, abbastanza imbarazzato.
“Oh, lo sapevo! Le vecchie abitudine sono dure a morire!”
“Non credere che ti abbia voluto fare un dispetto, Bilbo.”
“Certo, come la prima volta! Perché no? Invitiamo tredici nani a casa di un povero hobbit e svaligiamogli la dispensa!”
“Nani?” sussurrò allora Frodo, venendo però ignorato.
“Hanno fatto un sacco di strada per venire a trovarti.”
“Lo so, credimi, da qui alla Montagna Solitaria c’è davvero tanta strada!”
“Allora dov’è il problema?”
“Il problema è che non mi aspettavo una loro visita dopo… aspetta, quanti anni? Sessanta, Gandalf. Sessanta anni che non li ho più visti.”
“Hai però tenuto una corrispondenza con alcuni, giusto?”
“Sì,” borbottò, cercando di calmarsi “Balin, Bofur, Ori, Fili e Kili.”
“Non vuoi rivederli?”
“Sono cambiato, Gandalf.” Abbassò lo sguardo.
“Eri già cambiato molti anni fa.”
“Intendo anche fisicamente. I nani vivono molto più a lungo degli hobbit; guardami. Sono vecchio e ormai alla fine dei miei giorni.”
“Ti stai forse vergognando?”
Bilbo gli lanciò un’occhiataccia.
“Zio?” chiamò Frodo.
Bilbo parve accorgersi solo ora del nipote, assumendo un’aria preoccupata.
“Sì?”
“Sono i tuoi vecchi compagni?”
“Esattamente,” rispose Gandalf, anticipandolo “e stasera verranno puntuali per la cena.”
“Quando l’hai deciso? Da quanto avevi comunicato i tuoi piani, tenendomi all’oscuro di tutto?”
“Il tempo necessario per convincerli, sistemare gli affari del regno, e arrivare fin qua.”
“Perfetto,” ironizzò “e a me, ovviamente, hai deciso di dirlo solo adesso.”
“Saresti restato altrimenti?”
Bilbo accusò il colpo, storcendo la bocca.
“Te lo dico io; no. Avresti trovato qualche scusa per non incontrarli.”
“Perché mi fai questo?” domandò, sconfitto.
“Perché ho aspettato fin troppo, Bilbo Baggins. Ti ho visto consumare dentro e mi vergogno di aver atteso così tanto.”
“Non hai mai voluto rivederli, zio?”
Il vecchio hobbit tacque, sentendo gli occhi farsi lucidi.
“Bilbo.” disse Gandalf, posandogli una mano sulla spalla.
“Non sono pronto. Non dopo tutto questo tempo.”
“Sei sempre stato pronto. Ti mancava solo una spinta.”
“Cosa farò quando arriveranno? Cosa dirò a… a…”
“Vedrai che sarà lui a volerti dire qualcosa. Ora, coraggio.” Affermò, dandogli una pacca.
Bilbo annuì, raddrizzando le spalle.
“Frodo.”
“Dimmi.” Rispose pronto, alzandosi d’istinto.
“Devi aiutarmi,” disse Bilbo, non trattenendo uno sbuffo “avremo tredici bocche piuttosto esigenti da sfamare questa sera.”



“Non avremo esagerato, zio? Voglio dire…” indicò l’immensa quantità di cibo disposta sul tavolo, ormai spostato nell’altra stanza con le dovute sedie, per avere più spazio.
“Saremo fortunati se saranno soddisfatti.” Borbottò in risposta Bilbo.
Gandalf sorrise, pulendo la pipa con la barba.
“Sono puntuali?”
“Diciamo che tendono ad arrivare a gruppi.”
Bilbo puntò gli occhi verso Gandalf, abbastanza sorpreso.
“Un’altra volta?” sussurrò.
“Mio caro Bilbo,” affermò, scrollando le spalle “le vecchie abitudini sono dure a morire, non trovi?”
Lo hobbit sbuffò, mormorando qualcosa d’incomprensibile.
Frodo era un po’ agitato; si era improvvisamente ritrovato a dover aspettare una compagnia di nani e non ne aveva mai incontrato uno.
Improvvisamente, tre forti colpi riecheggiarono.
“Bilbo,” chiamò Gandalf “dovresti andare ad aprire.”
Lo hobbit stava inerme.
“Zio?”
“Sì… sì, vado. Vado.”
Con grandi passi si avviò verso la porta verde, riverniciata tante volte da allora.
Esitante, l’aprì, e subito una roca voce lo accolse.
“Dwalin,” disse il nano, facendo un inchino “al vostro servizio.”
Bilbo sentì gli occhi pungere, ma non aveva il coraggio di guardare il vecchio compagno. Fu una ferrea stretta al braccio a fargli alzare lo sguardo.
“Ragazzo,” disse Dwalin, osservandolo “non sei cambiato di una virgola.”
Bilbo sbatté le palpebre, confuso; vide poi il sorriso furbo del nano e, finalmente, rise.
“Dwalin,” pronunciò e, non trattenendo le risa e le lacrime, si slanciò verso il nano, abbracciandolo “nemmeno tu,” sussurrò, e questo era vero.
“Zio?”
Frodo, preoccupato, si era avvicinato e a tratti aveva trattenuto lo stupore. Suo zio stava abbracciando un nano piuttosto alto per gli standard che aveva imparato sui libri; aveva tatuaggi e un’aria austera, però… sembrava un po’ in difficoltà a giudicare dalle braccia lasciate a mezz’aria.
“Frodo,” disse svelto Bilbo, staccandosi, e premurandosi di chiudere la porta questa volta.
“Scusate, volevo solo…”
“Oh, ma certo. Dwalin, permettimi di presentarti mio nipote.”
Il nano, adocchiando il giovane hobbit, si avvicinò a lui con passi pesanti.
“Dwalin,” si ripresentò “al vostro servizio.”
“Frodo Baggins!” esclamò, inchinandosi forse più del dovuto “al vostro.”
“Sei tale e quale a tuo zio.”
“Oh, no, io sono molto più paziente di lui. Ho avuto a che fare con un bel po’ di nani in gioventù.”
Dwalin allora si concentrò nuovamente su Bilbo; infine, accennò un sorriso.
“È passato tanto tempo.”
“Troppo.” Ammise lo hobbit, e stavolta fu sincero. “Vieni, ti ricordi la strada?”
“Non dimentico facilmente un buon pasto.”
Bilbo, ridacchiando, stava per avviarsi quando altri colpi risuonarono attraverso il legno.
Subito tornò alla porta, aprendola velocemente.
“Balin,” si presentò un altro nano, inchinandosi “al vostro servizio.”
Lo hobbit non si fece più restrizioni; si slanciò verso di lui, abbracciandolo come aveva fatto poco fa con l’altro.
“Non mi ricordavo una simile accoglienza.” derise Dwalin, osservando come il fratello stesse ricambiando la stretta amichevolmente.
“Dalle tue lettere dicevi di essere vecchio ormai.” affermò Balin, osservandolo.
“E lo sono.” confermò, allontanandosi un po’.
“Non sei cambiato di una virgola.”
Bilbo rise ancora.
“Nemmeno voi. E, prima che mi dimentichi ancora, questo è Frodo, mio nipote.
Balin vide adesso il giovane hobbit e si premurò di presentarsi dovutamente.
“Balin,” s’inchinò “al vostro servizio.”
“Frodo Baggins,” sorrise “al vostro.”



“Vedo che hai rifornito la dispensa.”
“Sai com’è, qualcuno…” lanciò un’occhiata a Gandalf, che sorrise innocentemente “Stavolta si è premurato di avvertirmi. Seppur in ritardo.”
“Non in ritardo, al momento giusto.”
Bilbo scosse la testa, arrendendosi.
Si erano accomodati intanto, aspettando l’arrivo degli altri. Frodo pareva emozionato e non nascondeva gli sguardi interessati che lanciava ai nani.
Finalmente si sentirono altri colpi alla porta e Bilbo, contento, si precipitò ad aprire.
“Sembra quello di stamani, vero?” scherzò Gandalf, rivolgendosi a Frodo.
Lo hobbit rise appena, scuotendo la testa.
Bilbo stava aprendo la porta, sapendo già chi aspettarsi fuori.
“Fili.”
“E Kili.”
“Al vostro servizio.”
S’inchinarono velocemente.
“Come state, Signor Boggins?”
Bilbo rise ancora e ancora.
“Baggins, Kili. È Baggins.” Sussurrò, cominciando a piangere per la seconda volta.
I due giovani nani si spaventarono un po’ e cominciarono a domandargli se stesse bene.
Bilbo annuì, afferrandoli entrambi in uno stretto abbraccio.
“Non sono mai stato così bene negli ultimi sessanta anni.”
“Già, sessanta… parecchi anni.” Disse il più giovane vago, ghignando.
“Kili,” rimproverò il fratello “essendo un hobbit, Bilbo ha un’età di tutto rispetto adesso.”
“In poche parole, è vecchio.”
Bilbo gli tirò un piccolo scappellotto sulla nuca.
“Ahi!”
“Tutti mi dicono che non dimostro i miei anni.” Affermò fiero, trattenendo un risolino.
“Non ti ricordavo così manesco!”
“Ho passato un anno in vostra compagnia, qualche risultato si dovrà pur vedere, no?”
Fili scoppiò a ridere.
“Dai fratellino, non te la prendere.”
“La fai facile tu, non sei stato colpito!”
“Te lo sei meritato.”
“Fili…” avvertì, guardandolo storto.
“Oh, giusto!” Bilbo li afferrò per le braccia, trascinandoli. “Vi devo presentare una persona.”
Arrivarono in cucina; videro Balin, Dwalin e Gandalf seduti comodamente, e…
“Ragazzi, questo è Frodo Baggins. Mio nipote.”
“Hai un nipote? Non ce ne hai mai parlato nelle tue lettere!”
“Frodo Baggins,” si ripresentò, alzandosi “al vostro servizio.”
I nani risero, ripetendo ciò che ormai era d’abitudine.
“Fili.”
“E Kili.”
“Al vostro servizio.”



“E così, era vero. Non ti sei mai sposato.”
Bilbo annuì, rovistando tra le varie pentole.
“Credevo che non volessi dircelo e che stasera avremmo trovato qualche piccolo hobbit in giro per casa!”
“Kili, sono… anziano, ormai. Alla mia età dovrei già essere nonno nel caso.”
“Beh, hai un nipote però!”
“Di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza.” Finì Balin, ammonendo Bilbo con lo sguardo.
“Non fa niente.” disse Frodo, sincero.
“Tuo zio è davvero smemorato… sarà l’età?”
“Attento, Kili… ho ancora Pungolo da qualche parte.”
Kili sorrise innocentemente.
“Non ci hai mai detto perché le hai dato questo nome.” Disse Fili, interessato.
“Ve lo potrei raccontare… se stasera non mi distruggerete il bagno.”
I nani e Gandalf risero.
“Cosa vuoi dire, zio?”
“Beh, diciamo che la scorsa volta abbiamo un pochino esagerato.” Implicò Kili.
Bilbo scosse la testa, sospirando, ed ecco che qualcuno bussò nuovamente.
“Ci siamo,” disse Dwalin “adesso il numero crescerà parecchio.”
“Oh, sì.” Confermò Bilbo, dirigendosi all’ingresso. Stavolta però non aprì subito, attendendo. Ben presto si levarono mormorii confusi dall’altra parte e proprio quando sentì picchiare ancora sul legno, Bilbo aprì di scatto la porta.
I nani presenti caddero in avanti, lamentandosi.
Bilbo rise, osservandoli mentre cercavano di rimettersi in piedi.
“Sempre i soliti, non è vero?”
Al suono della sua voce alzarono la testa. Alcuni si commossero, altri sorrisero, ma tutti si alzarono in fretta, sommergendo il povero hobbit con i loro corpi.
“No, piano, mi farete cadere!”
“Così impari a farci i tranelli!” Bofur.
“Ma no, Mastro Baggins non è un tipo del genere.” Ori.
“Sapeva che eravamo noi e ha aspettato ad aprire!” Nori.
“Modera i toni!” Dori.
“Oh, Mastro Baggins, quanto tempo!” Oin.
“Sempre in forma, vedo!” Gloin.
Una pacca vigorosa sulla spalla. Bombur.
Qualche parola pronunciata in una lingua da lui mai imparata. Bifur.
“Benvenuti.” Riuscì a dire, commosso.
Finalmente erano arrivati.



“Possiamo cominciare a mangiare?”
“Aspettiamo Thorin, no?”
“Già, perché ci mette tanto?”
“Non è mica andato a trovare altri parenti, vero?”
Bilbo s’irrigidì nuovamente a sentire il nome del Re sotto la montagna.
“Tra poco arriverà.” affermò Gandalf.
“Lo stregone ha ragione,” assicurò Dwalin “ragazzo, potresti portarci altra birra?”
“Certo.” Frodo si avviò in dispensa.
“Potevi anche dircelo che avevi un così bravo nipote!”
“Già! Tenercelo nascosto, non è stato affatto carino!”
“Bofur, Gloin, avete ragione. Diciamo che non mi è venuto in mente, chiedo scusa.”
“La memoria…” cantilenò ancora Kili.
“Mastro Baggins è ancora in forma.” Affermò Ori, sicuro.
“È cambiato solo il colore dei capelli!”
“E le rughe dove le metti?”
Bilbo sospirò; avevano ragione, purtroppo. Loro erano cambiati pochissimo. Alcuni avevano un po’di grigio nei capelli, ma niente si poteva dire dei più giovani o del più anziano, Balin.
Frodo rientrò, versando la birra nel boccale di Dwalin; d’un tratto parve ricordarsi di qualcosa, allarmandosi.
“La porta…” mormorò.
“Cos’ha la porta?”
“Gandalf, c’è il segno?”
Tutti si fecero attenti.
“No, perché?”
“Zio,” richiamò allora, preoccupandosi “non mi avevi raccontato che il Re non riusciva a trovare la tua casa? Se ora non c’è il segno…” tralasciò, implicando il resto.
Bilbo e gli altri si allarmarono a loro volta.
“Fili,” sussurrò Kili “dici che si è perso?”
“Conosci lo zio. Mi sa che è meglio-”
“Vado fuori a vedere se lo trovo.” Affermò improvvisamente Bilbo.
“Vuoi che qualcuno venga con te?”
“Non importa, anzi; cominciate a mangiare, torneremo presto, a quest’ora in effetti deve per forza essere nelle vicinanze.”
Frodo era già andato a prendergli il cappotto e adesso lo stava indossando.
“Pensa tu a fare gli onori di casa.”
Frodo annuì, accompagnandolo alla porta.
“Ci vediamo tra poco.”



Bilbo percorse il vialetto del suo giardino, aprendo il cancellino.
Pensò un attimo da che parte fosse più opportuno dirigersi, notando subito dopo una figura scura in fondo alla strada, prima della discesa.
Il cuore prese a battere un po’ più forte e la gambe restarono ferme; la mano s’infilò rapida oltre il cappotto, fino al taschino.
“No,” s’impose, sussurrando leggermente “non osare fuggire, Bilbo Baggins.”
E non lo fece. Ritirò la mano e cominciò a fare brevi, incerti passi verso quella direzione. Man mano che si avvicinava, complice la luce che illuminava il sentiero, distingueva meglio la sagoma; era di spalle, ed era alta. Lunghi capelli ricadevano sciolti sulla schiena, con diverse ciocche grigie.
“Thorin?” chiamò, incerto.
L’Individuò s’irrigidì ma si volse subito.
Occhi azzurri, così azzurri che avrebbe potuto vedere anche senza alcuna luce, ne era certo, lo osservarono con stupore.
“Mastro Baggins.”
Era lui. Thorin.
“Sì,” confermò lo hobbit, emozionato ancora più di prima “sì, sono io.”
Thorin lo scrutò in ogni parte; viso, petto, ventre, gambe, piedi.
“Se non mi riconosci non te ne farò una colpa. Sono vecchio, sì. Molto vecchio.”
Il Re sotto la montagna si accorse del suo gesto maleducato e, scuotendo la testa, s’inchinò.
“Sei sempre il solito, Mastro Baggins.”
Bilbo trattenne il fiato.
“Thorin,” si presentò “al vostro servizio.”
Pensò di ricevere una risposta, sbagliandosi. Alzò il capo e vide Bilbo, inerme, guardarlo sorpreso.
“Questa è la prima volta.” Sussurrò lo hobbit, smarrito.
“Mi dispiace di averlo fatto solo ora.”
Bilbo scosse il capo e adesso stava già piangendo di nuovo; stavolta però singhiozzava pure.
“Bilbo?” chiamò incerto Thorin, avvicinandosi.
“Esatto,” soffiò lo hobbit “sono Bilbo. Non voglio nessun Mastro Baggins, non da te.”
“Io-”
“Non dire niente. Solo per poco, per favore. Non parlare.”
Bilbo si avvicinò di più, tremante, abbracciandolo; singhiozzava ancora, stringendo la stoffa del pesante cappotto del nano.
Thorin, stupito, ricambiò esitante l’abbraccio, accarezzandogli appena la schiena.
Stettero qualche minuto così, vicini.
“Sessanta anni…”
“Cosa?”
“Sessanta anni per poterti abbracciare un’altra volta. Stupido nano.”
Thorin sgranò le palpebre, sorpreso.
Bilbo, notandolo, ridacchiò un po’.
“Stupido, insopportabile nano.”
“Hai tutto il diritto di definirmi così.”
“Sembri sorpreso però…”
“Non ti ricordavo così-”
“Sgarbato?”
“Diretto.”
“Ma lo ero anche allora, Thorin. Magari però quando si trattava di te qualcosa mi frenava.” Concluse amaro.
Il nano si allontanò un po’ per guardarlo negli occhi.
“Sono pentito delle mie azioni.”
“Me l’hai già detto prima che partissi per tornare a casa mia.”
“Non potrò mai scusarmi abbastanza per quello che ti ho fatto.”
“Mi hai chiesto scusa più volte e non sono più bandito da Erebor.”
“Non sei mai venuto a trovarci, però.”
Bilbo accusò il colpo.
“Perché?”
“Suppongo che si siano accumulate varie cose e il tempo mi sia sfuggito di mano.”
“So delle lettere che hai mandato ai miei nipoti, a Balin, Bofur e Ori. Anche gli altri ne erano al corrente, e a volte ti mandavano i loro saluti.”
“Tu non l’hai mai fatto.”
“Non… ne ho avuto il coraggio.”
“Nemmeno io.” Sussurrò di rimando, abbassando lo sguardo.
Ci fu ancora silenzio.
“Ti eri perso?”
“Perso?”
“Non c’è il segno alla porta e quindi abbiamo pensato che…”
Thorin grugnì, vergognandosi un po’.
“Lo immaginavo…”
“Come vedi però alla fine stavo venendo nella direzione giusta.”
“Eri girato dall’altra parte…”
“Stavo pensando.”
“Oh, e a cosa?” lo canzonò, ora più sciolto.
“A te.”
Bilbo si stupì, irrigidendosi nuovamente.
“A me?”
“Pensavo a quanto ho sbagliato con te, Bilbo. Ti ho lasciato andare via facendoti credere che non m’importasse più niente di ciò che abbiamo condiviso.”
Lo hobbit sentì dopo tanti anni le gote divenire calde.
“Non c’è problema.” Mentì.
“Bilbo,” lo chiamò, rafforzando la presa sul suo corpo “ci siamo baciati a Pontelagolungo.”
 Lo hobbit poteva scommettere che il viso adesso era rosso, troppo rosso.
“Non farmi questi discorsi, ho una certa età adesso.” Borbottò, spostando lo sguardo.
Thorin rise appena.
“Sei sempre affascinante.”
“Oh, finiscila!” gli schiaffeggiò la spalla, imbarazzato.
“Non te l’ho più ricordato,” affermò Thorin dispiaciuto, portando la mano sul suo mento, facendo pressione per avere quegli occhi su di sè.
“Che cosa?” sussurrò.
“Quanto tu sia sempre stato affascinante ai miei occhi.”
“Guardami, Thorin, guardami bene,” affermò allora, un po’ triste “sono vecchio. Non importa che tu abbia molti più anni di me, gli hobbit non vivono quanto i nani.”
“Mi dispiace di aver perso tutto questo tempo.”
“Io non sono stato di certo più coraggioso di te. Se non fosse stato per Gandalf non ti avrei più rivisto.”
“Ciò che più mi rammarica,” confessò, accarezzandogli la pelle “è non averti mai fatto capire che i miei sentimenti verso di te si sono solo rafforzati.”
“Non vorrai fare discorsi smielati a un vecchio hobbit!”
“Se sei tu, Bilbo Baggins, allora posso fare tutto.”
Si abbassò appena, portando la bocca a un soffio dalla sua.
“Tutto.”
Lo baciò, e Bilbo sentì il mondo cadergli sulle spalle; non sapeva neppure se si ricordava come si baciava.
Incerto, mosse appena le labbra su quelle dell’altro.
Thorin portò un braccio a stringergli la vita e con l’altra mano gli massaggiava il mento e a tratti il collo.
Bilbo allora, d’istinto, circondò il collo di Thorin, accarezzando i lunghi capelli.
Il bacio si divise in tanti piccoli baci a schiocco, le labbra mai separate, e i nasi che si toccavano appena.
Si allontanarono dopo un po’ di tempo, guardandosi incerti.
“Alla mia età,” borbottò Bilbo, imbarazzato “che vergogna.”
“Sei ancora un hobbit rispettabile.”
“Non prendere in giro,” replicò, rubandogli un bacio “piuttosto, sei sicuro?”
“Sicuro?”
“Voglio dire,” affermò incerto, lisciandogli i capelli “ti va davvero bene baciare un vecchio hobbit come me?”
“Ho molti più anni di te.”
Bilbo sbuffò.
“Hai capito cosa intendo.”
“Mi va benissimo,” mormorò allora, baciandogli la calda guancia “tu, Bilbo Baggins, mi vai più che bene. E questo non potrà cambiare mai.”
“Non,” sospirò appena, sentendo Thorin lasciargli un bacio sotto il mento “Non so quanti anni mi potranno mai restare.”
Il Re lo strinse più forte.
“Li passeremo insieme. Ogni giorno.”
Bilbo sbatté gli occhi, confuso.
“Come?”
“Vuoi,” deglutì, appoggiando la guancia sulla sua, senza guardarlo “venire a Erebor con noi? Con me?”
Lo hobbit trattenne il fiato.
“Davvero?”
“Sì. Ti andrebbe bene?”
Bilbo cominciò ad annuire, per poi scuotere il capo.
“Non so, io… dovrei chiedere a Frodo prima di tutto.”
“Frodo?”
“Mio nipote. Sì, lo so, non lo sapevi. Nessuno lo sapeva, mi dispiace, non l’ho mai scritto nelle lettere.”
“Hai un nipote,” Ripetè, sorridendo appena. “ti somiglia?”
“Dicono tutti di sì, però… no, d’accordo, mi somiglia. Caratterialmente, dico, ovvio. Anzi, forse è più gentile, io con gli anni sono diventato un po’ intrattabile.”
Thorin annuì, circondandogli il viso con le grandi mani.
“Bilbo,” cominciò, serio “se puoi, ti chiedo di perdonarmi per tutto il male che ti ho fatto. E per averti lasciato andare via facendoti pensare che non ci tenessi più a te, trattandoti come un semplice conoscente.”
“Vuoi dire che mi… cioè, sai, hai capito. Perché io ti amo ancora. Ti ho sempre amato.”
Bilbo avvertì le mani di Thorin tremare contro la sua pelle; sorrise, portando le sue a incorniciargli il viso, imitandolo.
“Non ho mai smesso, Bilbo. Non ho mai smesso di amarti.”
Bilbo non aveva bisogno di altro; lo fece abbassare, baciandolo ancora.



“È via da parecchio.”
“Tanto.”
“Troppo!”
“E se gli fosse successo qualcosa?”
“È vecchio ormai, dobbiamo andare a controllare!”
“Kili-”
La porta improvvisamente si aprì, facendoli zittire. Dei passi riecheggiarono e il fiato venne comunemente trattenuto. Bilbo fece capolino, sorridendo, seguito a ruota da colui che Frodo definì subito maestoso e dal fiero portamento.
Thorin non disse niente, avvicinandosi al giovane hobbit.
“Thorin Scuodiquercia,” s’inchinò “al vostro servizio.”
Frodo, stupito, si alzò subito dalla sedia, abbassando il capo.
“Frodo Baggins, al vostro!”
Thorin gli sorrise.
“Sì, Bilbo. Ti somiglia proprio.”
Frodo vide lo zio ridacchiare, raggiungendoli.
“Frodo… Thorin ci ha invitati a stare da lui, a Erebor.”
Un vociare si levò; Balin intimò il silenzio.
“Non devi rispondermi subito, ti chiedo solo di pensarci.”
Frodo, smarrito, annuì.
“Zio, non ce l’avevi detto!”
“Fratello,” disse Fili, soddisfatto “paga.”
Kili sbuffò, frugando nelle tasche per trovare il denaro.
“Giusto! Quelli che hanno perso… si prega di pagare!”
Bilbo vide alcuni nani borbottare e cercare soldi nei vestiti.
Gandalf, allegro, aveva già cominciato a intascare.
“Gandalf,” lo chiamò Bilbo “ti spiace spiegarmi?”
“Oh, niente di che. Hanno solo scommesso se voi due avreste chiarito.”
“E?”
“E se qualcuno,” guardò Thorin “avrebbe trovato il coraggio di proporti di vedere ancora una volta la Montagna Solitaria… e magari di vivere là.”
“Perfetto,” masticò Bilbo “sono sempre il vostro bersaglio preferito a quanto pare.”
“Non te la prendere, amico mio.” Sorrise, arraffando altri soldi.
“E tu ci azzecchi sempre, vero?”
“Mi sembra ovvio.”
Frodo intanto osservava stupito i nani scambiarsi denaro.
“Forza, mettiamoci a tavola. Sarai affamato.” Mormorò piano a Thorin, il quale annuì, guardandolo dolcemente.
“No, vi prego, no!”
Si girarono entrambi verso Kili.
“Non cominciate con le moine da innamorati! Alla vostra età oltretutto!”
“Oh, quindi vi siete dichiarati?”
“Ori, non fare queste domande!” lo rimproverò Dori.
Bilbo si sentì arrossire.
“Voi sapevate tutto?”
“Ovviamente! Lo zio è un po’ che rimuginava su come poterti rivedere ma non ne aveva il coraggio! D’altronde sono passati sessanta anni!”
“Kili…” ammonì il fratello, notando lo sguardo intimidatorio dello zio.
“Abbiamo provato non so quante volte a convincerlo,” continuò imperterrito il più giovane, allegro “gli ho pure detto che se aspettava tanto allora potevi esserti già sposato, invece… niente piccoli hobbit a giro per casa.”
“Tu,” accusò Bilbo “Tu lo sapevi! Prima mi hai preso in giro con la storia del matrimonio!”
Kili alzò le spalle.
“Veramente… lo sapevamo tutti!”
Frodo, cominciando a capire, si avvicinò allo zio.
“Zio Bilbo.” chiamò.
“Frodo…” disse, non sapendo però come continuare.
“Tu… stavi con…” indicò Thorin.
“Sì, cioè, non so se potevamo definirci, beh, impegnati, però... sì.”
“E poi, cos’è successo?”
“Ho fatto del male a tuo zio.” Confessò Thorin, guardandolo mortificato.
“No, non eri tu, era quella malattia a parlare per te!”
Il nano si sorprese.
“Lo zio mi ha raccontato tutto, fino a quando se n’è andato via. Però…” si guardò attorno, accennando un sorriso “qualcosa mi mancava. Adesso, finalmente, ho capito.”
Bilbo sorrise, sentendo gli occhi ormai consumati da quanto lucidi.
“Zio, non ho bisogno di pensarci.”
“Come?” chiese, stupito.
“Non più. Andremo ad Erebor.”
“Sei sicuro?”
“Sì.”
I nani cominciarono ad applaudire e Thorin, contento, prese la mano di Bilbo tra le sue.
“Sei proprio come tuo zio, ragazzo.”
Frodo si girò verso Balin.
“Sì!” confermò Kili, annuendo.
“Pronto a partire per un’avventura.” Concluse Fili.
Frodo rise, voltandosi di nuovo verso lo zio.
“E come finirà quest’avventura?”
Bilbo comprese. Strinse di più la mano di Thorin e sorrise al nipote.
“E visse per sempre felice e contento.” Recitò.
E, adesso, non mancava davvero più niente per essere felice.










Più lunga della precedente. Spero vi piaccia l’ambientazione; Thorin, Fili e Kili sono vivi e mi sono presa qualche licenza. Bilbo ha scritto il libro, ha raccontato la sua avventura a Frodo, omettendo alcune cose: l’anello, la storia che aveva con Thorin, precipitata. Certo, il nano aveva assicurato a Bilbo di poter restare o visitare, ma era freddo e non intenzionato a parlargli più d’amore. O meglio, spaventato che Bilbo non lo volesse più, che lui non lo meritasse. Bilbo d’altro canto pensava che Thorin in realtà non lo avesse mai perdonato. Meno male che si sono chiariti… certo, sessanta anni dopo. In realtà volevo includere Frodo. Diciamo che sarebbe ambientata non molto prima dell’inizio di “Un viaggio inaspettato”, in cui vediamo Frodo e Bilbo anziano. Spero vi sia piaciuta. Grazie per la lettura!
P.S. ho scritto una piccola nota nel mio profilo, per coloro che sono interessati.
  
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