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Autore: Hero98    05/01/2014    1 recensioni
"Il mondo è in rivolta: milioni di persone si sono riunite nelle piazze di ogni Paese, anche i più piccoli. Si spingono, urlano per farsi sentire. Sono stanche di subire, vogliono giustizia. Mostrano cartelloni candidi macchiati con scritte di un rosso scuro, colanti come lacrime, che chiedono vendetta.
Hanno visto morire vicini, compagni, parenti, in guerre che potevano essere evitate. Adesso basta.
Ventiquattro Nazioni scelte a caso tramite un sorteggio dovranno lottare in un’area selvaggia fino alla morte. Dovranno vedere il sangue dei loro compagni sporcare i loro vestiti, le loro mani. Uno solo uscirà “vivo” se dopo un’esperienza simile potrà ancora considerarsi tale.
Solo così il popolo di tutto il mondo si calmerà.
Che gli Hunger Games delle Nazioni abbiano inizio."
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era giunto il terzo giorno.
Scappavo velocemente tra i cespugli, avevo paura, volevo solo non essere trovato. Aver visto la morte del mio migliore amico Lettonia mi aveva profondamente scosso. Avevo ancora gli occhi bagnati, avevo saputo che anche Svezia era morto. Non sapevo come, ma adesso volevo trovare Inghilterra. Non volevo perdere anche lui.
Camminavo ormai da ore, non avevo fame, ma ero stanco per non aver mangiato.
Ad un certo punto sentii una voce. In silenzio mi diressi verso quella direzione, l’avevo riconosciuta, era di mio fratello. Fui cauto comunque, restai tra i cespugli finché non lo vidi davanti a Giappone che brandiva un pugnale. Cosa stava succedendo…?


Stavamo camminando ormai da due giorni, probabilmente ci eravamo persi! Guardai mio fratello Romano che bisticciava per l’ennesima volta con Prussia e mi chiese se non si sarebbero uccisi a vicenda prima o poi. Ogni cosa era un pretesto per discutere: il turno di guardia di notte, come procurarsi del cibo, se accendere il fuoco… persino il luogo dove dormire.
Stavo per interrompere di nuovo la loro discussione quando un forte tonfo attirò la mia attenzione, subito saltai vicino a loro attaccandomi alle loro braccia spaventato.
“Aiuto fratellone…!” esclamai piagnucolando, la morte mi spaventava tantissimo, in realtà il dolore in generale mi terrorizzava.
Rimanemmo in silenzio guardandoci intorno, vigili e immobili. Stavamo trattenendo il respiro per percepire anche il minimo rumore, ma non sentimmo nulla, neanche le foglie mosse dal vento.
Tirai un sospiro di sollievo, Prussia iniziò a ridere ancora un po’ teso e Romano lo intimò a stare zitto con qualche insulto e qualche minaccia piuttosto volgare.
Poi notammo la causa del suono di poco prima: un contenitore metallico, molto lungo, attaccato ad un piccolo paracadute di tela bianca. Era posato a terra, probabilmente giunto dal cielo. Era forse uno di quegli oggetti che chiamavano “sponsor”?
Prussia andò a raccoglierlo e lo aprì. Subito un sorriso speranzoso comparve sul suo volto illuminandolo tutto.
“Ragazzi, Dio è con noi!” esclamò ridendo entusiasta per poi mostrarci una spada lucente ed affilata.
Perfino Romano si abbandonò ad un sorriso mentre osservava la spada come se fosse davvero un dono divino.
Ero davvero contento, fino ad allora le nostri armi erano due bastoni appuntiti e una rudimentale lancia con la punta di pietra. Adesso sarebbe stato più semplice difenderci.
 
“America…” lo chiamai piano, era solo grazie a lui se ero ancora vivo. Alla Cornucopia ero rimasto paralizzato e se America non mi avesse preso e portato lontano sarei stato ucciso da Bielorussia.
Non avrei mai pensato che una donna di quella statura potesse essere capace di tanta crudeltà e violenza. Chissà cosa la spingeva a reagire così, a uccidere con tanta semplicità.
“Che c’è, fratellino?” finalmente mi aveva risposto, era così occupato a cercare qualcosa da mangiare che non mi aveva ascoltato per un bel po’, avevo parlato da solo tutto quel tempo che adesso mi sentivo abbastanza stupido.
“Cosa facciamo se non troviamo nulla da mangiare?” gli chiesi, ero molto preoccupato a riguardo, entrambi eravamo abituati a certe quantità di cibo e lo stomaco che brontolava era abbastanza fastidioso.
America rimaneva in silenzio, gli occhi che si muovevano veloci da una parte all'altra, le sopracciglia aggrottate per la concentrazione. Entrambi eravamo senza occhiali, sarebbero stati solo d’impiccio muovendosi tra foglie, rocce e anche in combattimento.
Per fortuna però nessuno ci aveva trovato, non avevamo nulla per difenderci e mi sentivo in colpa perché lui era stato costretto a soccorrermi quando poteva recuperare qualcosa alla Cornucopia.
“Tranquillo, troveremo qualcosa, te lo prometto.” Disse soltanto, ma io non gli credevo molto. Avevo paura, per me e per lui che oltre a difendere sé stesso doveva occuparsi anche di me.
Sospirai e cercai di dare una mano per quanto potevo, non volevo essere inutile.
 
Svezia… era morto. Io scoppiai a piangere alla vista di quel destino atroce che gli era toccato.
Nonostante Svezia mi incutesse un po’ di timore a volte, gli volevo davvero bene, essere amato era la cosa più bella del mondo. Non ero sicuro di ciò che provavo esattamente nei suoi confronti, ma la sua morte era come se Norvegia avesse trafitto anche me con quella lancia. Poi Norvegia… con tante Nazioni che combattevano nell'arena perché proprio lui?! Non riusciva a spiegarselo. Anche Danimarca e Islanda erano sconvolti, Danimarca urlava come un pazzo sbattendo i pugni sul muro e buttando tutto ciò che gli capitava a tiro per terra con violenza. Islanda si limitava a stare zitto, lo sguardo cupo puntato sempre sulla punta dei piedi.
Eravamo un po’ una famiglia, a volte avevamo lottato tra di noi, ma da tempo ormai ci aiutavamo a vicenda. Adesso eravamo di nuovo divisi e in conflitto.
Pensare che Svezia non sarebbe più tornato a casa mi distruggeva dall’interno, sapevo che uno dei due sarebbe morto, ma non ero ancora pronto alla morte di Svezia. Per giunta per mano di Norvegia.
Di questo passo sarei impazzito.
   
 
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