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Autore: Nocturnia    07/01/2014    7 recensioni
"Gli abbiamo fatto più male di quanto avremmo mai potuto immaginare, io e te." alza gli occhi verso la finestra Selina e lascia che il sole sia un riverbero dorato sul suo viso " Non se lo meritava."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Injustice: gods among us'
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Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto



"Il più grande pericolo si corre nel momento della vittoria."

- Honoré de Balzac -

Nascita


C'è odore di caffè alla nocciola e di gatto bagnato nell'aria.
C'è l'odore della pioggia e della neve appena sciolta, un lieve sentore di freddo che ti scivola sotto la pelle sudata.
C'è il suo odore, così forte da nausearti e da indurti a schioccare la mandibola in conati vuoti.

"Ciao, Clark."

Inizia sempre così, la puttana, e ti fissa poi in silenzio, la manica sinistra del cappotto grottescamente appiccicata al corpo.

Te lo sei meritato. ti ritrovi a pensare È questo il prezzo per chi tradisce il bene comune.

Se fosse rimasto qualcosa in te del vecchio erede di Krypton, forse ti renderesti conto della follia - del baratro - di quelle parole.
Se fosse rimasta almeno la polvere del ricordo, forse non saresti racchiuso in una gabbia di kryptonite nel cuore dell'A.R.G.U.S.
Se Lois fosse viva...

Tum.

"Lo sa che sei qui?"

Che cos'è?

È inquietante la tua voce, un gracchiare debole e sfiatato.

Mi stanno uccidendo.

I tubi trasparenti che contengono la kryptonite si raccolgono come serpenti attorno alle pareti della cella, facendoti sentire inutile e malato.

Mi vogliono morto; dopo tutto quello che ho fatto per loro.

Un moto di bile ti risale la trachea e ti vergogni di te stesso quando sbocchi un fiotto verdastro a pochi metri da lei.

Tum tum.

Cosa diavolo è?

"No."

Ha ancora un bel timbro, la gatta, un miagolare morbido e svuotato d'ogni sentimento.
Ti passi il dorso della mano sul mento, sorridendo sgradevolmente.

"Lo saprà."

Tum tum.

Un battito?

Piega gli angoli della bocca Selina e ti regala una smorfia esausta.
Le dedichi un'occhiata rovente, sul fondo della pupilla il rosso vibrante d'un potere tenuto alla catena.

Tum tum.

La memoria pungola come un dente infetto e si sforza - ti sforza - oltre i limiti della tua volontà.

Tum tum.

La guerra è finita due lustri prima e da allora, ogni singolo anno, nello stesso giorno, Selina si presenta alla porta blindata dell'A.R.G.U.S, esigendo d'incontrarti.

Tum Tum. Tum tum.

Non aveva bisogno di parlare, la traditrice, e rimaneva in silenzio per ore, solo osservandoti.
Studiava i tuoi movimenti, le tue abitudini, persino quante volte dovevi andare in bagno.
Ti aveva visto crollare in ginocchio e vomitare ogni singola fibra del tuo stesso corpo.
Ti aveva visto - ti aveva sentito - maledirla e berciarle minacce che non erano più lontane dalla verità di quanto lo fosse il cielo dalle stelle.
Ti aveva visto sanguinare, indebolirti fino a pisciarti addosso e rinascere dalla tua stessa agonia.
Ma non avevi mai pianto; e nemmeno lei.

Tum tum. Tum tum. Tum tum.

È troppo forte. È troppo vigoroso. È troppo...

Rialzi la testa di scatto, la rabbia una mano gelida che ti artiglia il collo.
Non cede Selina, e lascia che la consapevolezza diventi il veleno più amaro a cui arrenderti.

No.

"Non se lo meritava."

No. Cioè sì. No, diavolo, no! Di cosa sta parlando?

"Gli abbiamo fatto più male di quanto avremmo mai potuto immaginare, io e te."  alza gli occhi verso la finestra Selina e lascia che il sole sia un riverbero dorato sul suo viso " Non se lo meritava." ripete decisa "Non da chi amava con tale intensità." riporta lo sguardo sulla tua figura, improvvisamente acceso da una calma apparente "Ma, come si dice, l'amore è solo la più raffinata forma di sofferenza."

Lui.

"Era solo un vigliacco. Un debole, incapace di porre fine al crimine perché lui stesso ne era parte."
Tace Selina e incontra la tua pupilla contratta, occhi verdissimi e pieni di speranza.
"Era il migliore di tutti noi, Clark, e tu l'hai sempre saputo."

Bruce.

Per una frazione d'istanti, un respiro troppo lento e troppo denso, ti pieghi a quella verità e riporti indietro un amico e un compagno.
Sfuma nell'arancione d'una ferita sempre aperta l'orizzonte e ti rifletti nel volto spettrale d'un eroe - d'un uomo - che non c'è più.

Tum tum. Tum tum. Tum tum.

Battiti. Sono battiti.

Sono un'impronta sbiadita i tuoi poteri, ma quel suono ti ustiona quasi le orecchie, ricordandoti le labbra di Lois e la notte in cui...

"NO."

In cui ti eri svegliato e lei sorrideva.

E lo gridi davvero questa volta, un tuono nell'aria immota della stanza.
Lo gridi e ti scagli contro il vetro della prigione con forza inaudita, tanto da creparne una parte e indurre le guardie dell'A.R.G.U.S a raddoppiare la dose di kryptonite.
Tossisci un paio di volte, nebulizzando sangue e furia.

In cui ti eri svegliato ed eri padre.

"No..."

Un muscolo, non sapresti dire bene quale, si strappa e le gambe cedono miseramente, riducendoti a una poltiglia sull'impiantito.
Selina è una maschera crudele e spietata, la vendetta d'una donna che dava, prima di tutto, la colpa a se stessa.

In cui il Joker l'aveva presa e...

Tum tum. Tum tum. Tum tum.

Lois...

Due battiti.
Due battiti che avevano segnato l'inizio della tua fine.
Due battiti che avevi ucciso in pochi, deliranti, secondi.

Un bambino.

"Perché?"

Non poteva. Non poteva avere quello che a lui era stato negato con così tanta violenza.

Ed è una domanda priva d'ogni minaccia, se non un desolante senso di sconfitta.
Selina snuda i denti, mostrandoti il moncone d'una braccio che le avevi strappato con disgustosa soddisfazione.
"Ti pongo un'altra domanda, Clark" e quasi sputa sul tuo nome, occhi così ferocemente simili a lui "perché no?"
Sbatti le palpebre un paio di volte, la kryptonite una scia di formiche dolorose e mordaci giù per la schiena.
"Verrò a prenderti. Verrò a prenderlo." sibili, indicandole il ventre ancora piatto e pallido "Verrò a prendervi tutti."
Ma a risponderti non c'è altro che l'eco dei suoi passi.

****

Inspiri l'aria fredda di Metropolis, poggiando la fronte sulle ginocchia tremanti.
Uno scoiattolo ti passa vicino, osservandoti con occhi lucidi e curiosi.
Serri le labbra in una linea sottile e ti ripeti che dovevi farlo: non c'era altra scelta.
Non hai bisogno di alzare lo sguardo per capire di chi sia la mano che ti sfiora le spalle, né di cercare giustificazioni inutili.
Bruce è una presenza ruvida al tuo fianco, solida e calda contro quell'inverno che non vuole saperne di morire.
Cade una foglia e lo scoiattolo la fissa interdetto, alzandosi sulle zampe posteriori.
Le dita di Wayne sono una scia tiepida contro il tuo maglione e trovano la pelle tesa dell'addome in pochi secondi.
"Non era necessario."
C'è una punta di rimprovero nella sua voce, il riflesso amaro d'una rabbia che si è spenta ore prima.
"No, non lo era. Ma volevo che lui sapesse. Volevo che lui soffrisse. Volevo che capisse che noi, noi, ce l'abbiamo fatta: nonostante tutto, ce l'abbiamo fatta."
Annuisce il pipistrello e fissa i primi fili della notte incombente.
Lo scoiattolo annusa un pezzo di panino lasciato lì da qualche turista e si arrampica su per un albero, felice del suo ricco bottino.
"Lois sarebbe stata una buona madre." mormori al nulla e Bruce ti stringe il polso in una morsa quasi dolorosa.
"Lo sarai anche tu."
E ti chiedi che eredità avrà mai un figlio nato dal rimpianto degli ultimi sopravvissuti.

   
 
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