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Autore: flors99    07/01/2014    19 recensioni
Hermione Granger.
Predestinata fin dalla nascita a morire al compimento dei suoi 18 anni, offerta come tributo all’Oscuro Signore per donargli l’immortalità.
Ma questo macabro sacrificio sarà efficace solo se una condizione verrà rispettata: la verginità della ragazza deve essere preservata fino ad allora.
Questa è la storia di un fiore, di un giglio puro e innocente. Un giglio bianco, cresciuto in segretezza in una cella, inconsapevole del mondo, incosciente della cattiveria umana, lontano da tutto ciò che possa macchiare la sua purezza.
Un giglio alla disperata ricerca di tutto quello che non ha mai avuto: la libertà .
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Un ticchettio incessante.
Una porta che scorreva, per poi richiudersi immediatamente con un tonfo sordo.

Sta arrivando.

Un rumore di passi lontano, che risuonava su un probabile rettilineo.
47 passi.

Sta arrivando.

Il rumore più intenso, una scarpa sfregò contro il duro asfalto, rischiando di far malamente inciampare il suo proprietario.
Altri 72 passi.

Sta arrivando.

Un grugnito indistinto, un suono inarticolato, proveniente da labbra rozze, sempre prive di qualsiasi parola gentile.
11 passi.

Sta arrivando.

Un suono violento, cupo e basso, che rimbombò dappertutto: un’altra porta che scorreva e che si richiudeva più velocemente della precedente. Vicina, troppo vicina.

Gli ultimi, irrisori passi.
Sta arrivando.

E se ne rese perfettamente conto, che stava arrivando, perché l’abituale brivido di terrore le percorse lungo la schiena, facendola raggelare.
Una serratura che scattava, delle parole sussurrate in un bisbiglio indistinto. La cella si aprì e la luce di una bacchetta illuminò quell’antro avvolto dalla semi-oscurità.

È qui.

La ragazza tremò, tremò così forte che per un attimo non credette neanche di riuscire più a muoversi. Serrò gli occhi, nel disperato tentativo di non vedere neanche un minimo di quella piccola luce, emanata dalla bacchetta. Le dita sfregarono violentemente il muro della cella, provocando un suono stridulo e raggelante.

Lei, che della luce, non ha mai visto niente.

Soltanto il buio le era amico, soltanto il buio le era stato permesso di conoscere fin da quando era poco più che una neonata.

E la luce la spaventa.

- Il pranzo, Mezzosangue.  – l’apostrofò duramente la voce che aveva appena spezzato la sua tranquillità, fatta di silenzio e niente.
Margaret Distreaux non era mai stata una donna gentile. Vissuta in povertà, dopo che la sua famiglia era caduta in disgrazia, aveva condotto una vita di stenti e di difficoltà; ma essendo una donna di polso e piena di spirito combattivo, non si era mai arresa di fronte a nessuna impresa e aveva sempre lottato per conquistarsi una vita migliore, mantenendo la sua dignità.
Una dignità che ingiustamente le era stata tolta, quando diciassette anni fa era stata strappata via dalla sua casa – costruita con così tanta fatica – ed era stata costretta a eseguire un compito ingrato e umiliante.

Fare la balia. La serva di una Mezzosangue.

Per quanto decaduta, la sua famiglia era comunque rigorosamente Purosangue: ed essere destinata a servire qualcuno di classe inferiore, per Margaret era uno degli affronti più grandi e disonorevoli.
La donna si richiuse la porta della cella alle spalle e, senza aspettare una sua risposta, si avvicinò all’angolo in cui sedeva la ragazza, che lasciò cadere a terra la mano con cui stava toccando il muro.
- Prendi. – ordinò, con tono deciso, allungandole la ciotola, dopo aver mescolato energicamente una minestra che più che a un pasto somigliava a una maleodorante brodaglia.
La ragazza eseguì il suo comando, senza guardarla negli occhi, senza osare fissare quella fonte di luce. Con un gesto secco, Margaret lasciò la minestra e con tono dolce – come a voler contrastare la sua acidità – la giovane le rispose:
- Grazie.
La donna serrò le labbra, facendo una smorfia.

Diciassette anni.

Per diciassette anni aveva portato da mangiare a quella ragazzina. Per diciassette anni l’aveva vista crescere in un antro che tutto poteva essere, ma non certo un luogo per vivere. Per diciassette anni non aveva mai mostrato un segno di cedimento o d’affetto nei suoi confronti, ritenendola la causa della vita che le era stata rubata.
Erano diciassette anni che quell’essere umano viveva alla stregua di un animale, eppure quella sciocca, piccola vittima continuava a ripeterle, ogni volta, grazie.
- Non ringraziarmi, Mezzosangue. – nel momento stesso in cui Margaret pronunciò quelle parole, già sapeva che era fiato sprecato. Sapeva benissimo che quando quella sera le avrebbe portato la cena, quella bambina le avrebbe detto ancora una volta “grazie”.
Si morse le labbra, innervosita.
Quella cella aveva sempre messo a disagio Margaret. Detestava quelle pareti grigie e scure, quelle mattonelle piene di graffi e incisioni, quel pavimento freddo e duro come il marmo. Ma soprattutto detestava quella maledetta ragazzina che in quel momento aveva di fronte. Detestava il suo viso, sporco di terra e di sporcizia, odiava le sue mani, piene di graffi e lividi, procuratesili chissà come, e, soprattutto, detestava i suoi occhi scuri, dentro ai quali non vi si poteva scorgere niente. Odiava lei, per quello che rappresentava, per il suo sangue.
- Muoviti, creatura. – la apostrofò. Ed era così: quella ragazza non era altro che una creatura, il frutto di un desiderio malato e blasfemo.

Figlia di un demonio.

A quell’ordine perentorio, la giovane si apprestò a trangugiare il più in fretta possibile quella disgustosa brodaglia, rischiando anche di rigurgitarla.
Quando ebbe finito, Margaret le strappò la minestra di mano, mentre la ragazza si ritirava contro la parete e si portava al petto un vecchio e malridotto libro, stringendolo in una morsa pressoché disperata.
La balia la guardò con disapprovazione.
- Quel libro dovrebbe sparire: credo di avertelo già detto.
La ragazzina scosse freneticamente la testa, serrando ancora di più la sua presa.
Margaret sospirò, maledicendo il giorno di qualche anno fa, quando la Mezzosangue aveva trovato nei meandri della cella un vecchio libro e, da allora, non se ne era mai separata. La donna ricordava ancora quando la bambina, con voce flebile, l’aveva scongiurata di insegnarle a leggere e lei, in un primo momento, aveva accettato, concedendole minuti preziosi per spiegarle l’alfabeto e le basi fondamentali della grammatica. Due giorni dopo, essendosi stancata di quell’ingrato compito, le aveva strappato il libro di mano, pronta a buttarlo via.
La Mezzosangue aveva pianto così tanto e così a lungo che era stata costretta a restituirle l’oggetto, senza però più prendersi la briga di insegnarle altro.
Ma, da quel momento in poi, la ragazza non aveva più voluto abbandonare quel libro, che teneva con sé come uno degli oggetti più preziosi.
- Stupida, Mezzosangue, non riuscirai mai a leggerlo, cosa dovresti fartene?
Il suo interlocutore non parlò e lei decise di aver sprecato anche abbastanza tempo. Nessuna delle due emise un fiato, quando la balia si alzò in piedi e fece scattare la serratura della cella, per poter uscire.
La Mezzosangue si rannicchiò in un angolo, aspettando di essere definitivamente sola, prima di riprendere il suo conteggio. Sfiorò con la mano fredda le mattonelle della cella, appoggiando la testa sulla nuda pietra.

1333…
1334…
1335…
 

 
 
 
 
 Di Hogwarts, la scuola più famosa ed erudita di stregoneria, che aveva istruito e formato i più grandi maghi di alto livello in tutto il Regno Unito, non era rimasto altro che un semplice edificio. I migliaia di alunni che aveva ospitato negli ultimi anni erano stati decimati, colpiti dai ripetuti attacchi di Voldemort e molte famiglie avevano ricevuto la crudele e spietata notizia di un figlio morto o disperso chissà dove.

Eppure alcuni di loro, coraggiosamente, continuavano a resistere.

I superstiti avevano trasformato la scuola in una sorta di Quartier Generale, dal quale partivano attacchi contro Voldemort, a volte funesti, a volte positivi. Eppure, ogni vittoria riportata comportava un numero talmente alto di vittime, che ogni giorno che passava la speranza della pace si allontanava sempre di più tra i presenti.
La guerra magica si trovava, in quel momento, in una situazione di stallo, che non prevedeva la vincita né della prima, né della seconda fazione. E questo provocava la frustrazione di molti, soprattutto di coloro che vedevano infranti i loro sogni e le loro libertà.
- Non piangere, piccola. – sussurrò un impacciato Ronald, accarezzando i capelli della Tassorosso che piangeva a dirotto.
- La mia sorellona… - borbottò la bambina, tra un singhiozzo e l’altro, mentre maldestramente tentava di asciugarsi le lacrime.
- La riprenderemo, stai calma. Sono sicuro che in questo momento tua sorella è al sicuro e sta bene. – mentì il Grifondoro, facendo un sorriso quanto mai falso e forzato, pur essendo consapevole di quanto suonassero false le sue parole. Nessuno sapeva che fine facessero i Mezzosangue che, durante gli attacchi di Voldemort, venivano catturati e segregati chissà dove. Per quanto ne sapeva, la sorella di quella bambina, sarebbe anche potuta essere morta o sotto tortura. Per fortuna la piccolina era ancora incosciente di quanta cattiveria riservasse il mondo, motivo per cui gli credette senza riserve, lanciandogli uno sguardo pieno di riconoscenza.
- Ron. – una voce stanca lo richiamò.
- Ciao, Harry. – rispose, accennando un sorriso. C’era ben poco da sorridere in quella situazione, ma Ron forzò le sue labbra pur di riuscire a tirar fuori qualcosa di simile.
- Quanti ne hanno presi stavolta?
Ron soppesò con calma quelle parole, mentre lasciava andare la bambina e le sussurrava di tornare dai suoi compagni. Quando la piccola Tassorosso, con gli occhi ancora umidi ma più sereni, si fu allontanata abbastanza rispose:
- Sei.
Le mani di Harry si strinsero in un pugno, nel constatare che, nonostante l’attacco di Voldemort non fosse andato a buon fine, avessero comunque subito delle perdite.

Sei.
Sei Mezzosangue.

E la volta prima, ne avevano catturati tre.
E quella prima ancora, otto.
- Probabilmente sono morti. – s’intromise una voce, accompagnata da un brusio mesto.
- Professoressa McGranitt, perché dice così? – domandò Dean, con occhi tristi.
- A Tu-Sai-Chi non piace tenere ostaggi. – rispose con la voce che tremava. – Soltanto se decide di torturarli, c’è una possibilità che quei poveri ragazzi siano ancora vivi. – quando concluse il suo discorso, la voce le s’incrinò. Sapere di non essere riuscita a proteggere i suoi amati studenti, era il colpo più duro che la vita potesse farle affrontare.
- Io sono sicura che mio cugino è ancora vivo! – esclamò una Grifondoro del sesto anno, con le lacrime agli occhi. – Non possiamo lasciare i nostri compagni lì! Dobbiamo almeno fare un tentativo per riprenderceli!
- Anche se fossero vivi, non sappiamo dove li hanno nascosti. – intervenne un Corvonero più piccolo di un anno. – Smettila di piagnucolare come una bambina, Frobisher, e accetta la realtà. – le rispose alquanto cinicamente.
- Fai presto a parlare tu. – rispose a denti stretti la ragazza. – Non corri alcun pericolo, la tua famiglia è Purosangue.
- Questo non significa che io non rischi almeno quanto te. – rispose, inacidito, il ragazzo.
- Smettetela! – gridò la McGranitt. – La guerra non deve permettersi di dividervi! Dobbiamo restare uniti, oppure Tu-Sai-Chi prenderà il sopravvento!
- La McGrannitt ha ragione. – intervenne Harry, con aria distrutta. – Dobbiamo restare uniti e concentrare le nostre forze contro il nemico, non per litigare tra noi.
- Io sono d’accordo con Vicky. – mormorò invece Ron, ricevendo un’occhiata di gratitudine dalla Grifondoro che aveva parlato poco prima. – Dovremmo fare qualcosa per liberare i nostri compagni.
- Non sappiamo dove sono stati nascosti. – ripeté l’iracondo Corvonero di prima, credendo nella sua logica inappuntabile e convinto che nessuno avrebbe osato contraddirlo ancora.  
- Nei sotterranei di Malfoy Manor.
Tra i presenti calò il silenzio. Molte paia di occhi si voltarono verso il possessore della voce, credendo a stento alle proprie orecchie. Draco Malfoy, in mezzo al gruppo dei Serpeverde, scrollò le spalle, guardando tutti i presenti senza provare né vergogna né altro.
- I sotterranei del Manor sono giganteschi e, soprattutto, pieni di celle. Se Tu-Sai-Chi non li ha ancora uccisi, allora tutti i Mezzosangue si trovano al loro interno. – continuò, mentre un brusio si faceva largo tra i presenti.
- E come possiamo sapere che stai dicendo la verità?
- Infatti!
- Potrebbe essere una trappola!
- Perché dovremmo fidarci?
Molte furono le critiche levatisi contro di lui, che si limitò a fare una smorfia contrariato, come se quelle offese non lo avessero toccato.
- Siete liberi di credermi o meno. Se non vi fidate, è un problema vostro. – chiarì, con una durezza mai sentita nella voce.
Era ormai un anno che Hogwarts era in guerra contro Voldemort e, nonostante Draco Malfoy fosse passato dalla parte dei buoni da svariati mesi, ancora molti tra gli studenti della scuola diffidavano di lui, considerandolo soltanto un infiltrato, che passava le informazioni alla parte nemica.

Il figlio di un Mangiamorte.

- Basta! – esclamò Ginny Weasley. – Malfoy è dalla nostra parte da tempo, ormai. Se avesse voluto tradirci o condurci in una trappola, lo avrebbe già fatto.
Mai la giovane Grifondoro avrebbe immaginato che un giorno si sarebbe ritrovata a difendere Malfoy dalle accuse dei suoi compagni, ma in quella situazione critica bisognava cominciare a tirare le somme e capire chi era il vero nemico. E il nemico non era Draco Malfoy.

Almeno per il momento.

- Signorina Weasley, abbassi la voce. – la invitò la professoressa, non gradendo particolarmente quel tono più alto di un’ottava. – Per quanto riguarda gli studenti che sono stati catturati, prometto che faremo di tutto per cercare di aiutarli; ne parlerò anche con gli altri professori. Nel frattempo, ordino a tutti quanti di ritirarsi nei loro dormitori.
Le esclamazioni di dissenso non servirono a niente, ma furono anzi interrotte dalla McGranitt che minacciò di pronunciare un Silencio di massa, se entro cinque secondi tutti quanti non si fossero diretti verso le loro Sale Comuni.
- Signor Potter, signor Weasley… - li fermò prima che seguissero l’esempio della moltitudine di ragazzi che si era precipitata fuori dal luogo del ritrovo. – …niente azioni sconsiderate, sono stata chiara?
I due ragazzi annuirono, consapevoli di quante volte avessero deluso le aspettative della professoressa, ignorando le regole e i divieti.

Consapevoli che le avrebbero deluse anche quella volta.

- Dobbiamo riuscire a entrare nei Sotterranei di Malfoy Manor. – mormorò Harry, quando furono distanti dalla professoressa, giusto per mantener fede a quello che aveva promesso neanche mezzo minuto prima.
- Cosa state confabulando? – Ginny li raggiunse con un po’ di fatica, mentre Ron la guardava terrorizzato e Harry arrossiva lievemente.
- Niente! – risposero all’unisono.
- Niente?
- Niente di niente. – confermò il moro, deglutendo e sperando di essere convincente.
- So benissimo che stavate parlando di intrufolarvi nei Sotteranei. – li smentì immediatamente la ragazza.
- E tu cosa ne sai? – esclamò il fratello, allucinato.
- Ron! – Harry gli pestò un piede.
- Cioè, no…volevo dire…non è affatto vero!
Ginny alzò gli occhi al soffitto, chiedendosi come suo fratello potesse sperare di nasconderle qualcosa, quando entrambi sapevano benissimo che non era affatto capace di mentire.
- Smettetela con i vostri soliti segreti e ditemi del piano.
- Non c’è nessun piano, Ginny. E, comunque, tu sei troppo…
Ginny, a quel punto, s’imbufalì.
- Sono cosa, Harry, eh? Sentiamo. Piccola, forse? – ironizzò, pungente. – Ho soltanto un anno meno di voi e sono in grado di difendermi da sola. Oppure intendevi dire qualcosa di spiacevole sul mio carattere?
Ginny aveva sempre detestato il modo in cui la trattava Harry: come se fosse ancora una bambina, la dolce e tenera sorellina di Ron da proteggere. Aveva sperato per anni che cambiasse atteggiamento e vedesse in lei qualcosa di più, magari una ragazza, ma sembrava che il Grifondoro non fosse minimamente interessato a lei in quel senso. Con grande rammarico della giovane Weasley, che aveva dovuto ingoiare il boccone amaro e cercare di dimenticarsi della sua cotta adolescenziale.
Prima che Harry avesse la possibilità di rispondere, Ron grugnì.
- Sei una rompipluffe, Ginny.
La ragazza alzò le spalle, indifferente al commento del fratello.
- Avanti, ditemi del vostro piano.
- Non c’è nessun piano, Ginny. – la contraddisse Harry.
Per poco la ragazza non tirò fuori la bacchetta per affatturarlo.
- Siamo in guerra, Harry Potter. – scandì con voce dura. – Centinaia di ragazzi sono morti e altre centinaia ne moriranno ancora. Credo che sia arrivato il momento di mettere da parte l’orgoglio di voler far tutto da solo e lasciarsi aiutare anche dagli altri non credi? – chiese, pungente.
Sapeva bene che non era per ambizione personale che Harry voleva escluderla dall’impresa, come sapeva che l’orgoglio non c’entrava niente, ma era stanca di essere trattata, per l’ennesima volta, come una bambina, troppo piccola e indifesa per poter compiere un’impresa.
- Non si tratta di orgoglio, Ginny. – le rispose Harry, punto sul vivo.
- Certo. – la ragazza sventolò una mano, come se volesse scacciare un insetto fastidioso. – Chiacchiere a parte, avanti. Ditemi del vostro piano. – ripeté, incrociando le braccia, in una perfetta imitazione di Molly Weasley.
E con quell’affermazione i due Grifondoro si guardarono, consapevoli che non sarebbe mai riusciti a spuntarla contro la caparbietà di Ginny.
Un’ora dopo, nella Sala Comune Grifondoro, stavano ancora discutendo su come avrebbero potuto eludere la sorveglianza dei professori, penetrare nei Sotterranei di Malfoy Manor e liberare i loro compagni.
- Mi pare chiaro che il secondo punto è il più complicato. – mormorò Ginny, sottovoce.
- Dicono che…che ci sia un mostro laggiù. Una bestia. – disse a voce bassissima Ron, spaventato da quell’eventualità.
- Una bestia?
- Sì, Harry. Io e Ginny abbiamo sentito mamma e gli altri membri dell’Ordine della Fenice discuterne.
- Probabilmente abbiamo capito male, Ron. Le Orecchie Oblunghe erano difettose, e c’erano delle interferenze. – gli rispose la sorella, anche se non propriamente convinta delle sue parole. – Perché mai dovrebbe esserci una bestia nei sotterranei di Malfoy Manor? – chiese, poi, ragionevolmente.
- Questo non lo so.
- Che laggiù ci sia un mostro o no, non ha importanza. – decise Harry. – L’importante è trovare un modo per entrarvi.
- E come possiamo fare? – chiese Ron, sperando che l’amico non pronunciasse quello che stava pensando. Quando Harry aprì bocca, tutte le speranze del giovane Weasley andarono in frantumi.
- Credo che sia arrivato il momento di chiedere aiuto a Malfoy.
 
 



 
Angolo Autrice
 
Prima di dire qualunque cosa... Buon rientro a scuola per tutti! Ahahah e con questa uscita sento che mi state mandando un monte di maledizioni XD

Ma parliamo di cose più serie!
Vi dico subito che non mi aspettavo una così partecipata ed entusiasta accoglienza! Non potete capire quanto mi abbia fatto felice constatare che la mia/non proprio mia idea sia piaciuta e non sia stata bistrattata, come invece temevo!
E…niente, cosa dire? 14 recensioni per il prologo è quanto mai di più avessi mai immaginato e non trovo le parole per ringraziarvi immensamente :)
Vi è piaciuto questo primo capitolo? Fondamentalmente si divide in due parti: la prima, che, come penso tutti abbiate capito, riguarda Hermione e la sua prigionia, la seconda, incentrata su Hogwarts e sugli altri protagonisti.
Molti di voi si erano chiesti come avrei fatto incontrare Hermione e Draco, dato che si trovavano in due realtà così differenti e, forse, per qualcuno questo primo capitolo è stata una risposta. Avete capito qualcosa di quello che succederà? Se sì, acqua in bocca! ;)
Ci tengo a ringraziare di cuore, ma sul serio di cuore perché mi avete convinto a procedere con la storia, quei dolcissimi raggi di sole che hanno recensito lo scorso capitolo: Elisewin Granger, _missMusic_, jophoebe, Jocker157, MyLittleMuffin, Lady Warrior, IpseDixit, Stella94, TomFeltonMyObsession, AryDP, closetopeeta, gio_lesa, Neko_Kuro_90 Zaffiro_Argentato. Grazie, dico davvero, grazie!
Un abbraccio stritola-costole a tutti quanti!
flors99
  
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