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Autore: chya03    08/01/2014    0 recensioni
alcuni adolescenti sono gli unici sopravvissuti a un'apocalisse di zombie che ha invaso la città. lottando per restare vivi, dovranno riuscire a sterminare i non-morti, per quanto l'impresa sembri impossibile.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Chiara. Ho sedici anni. E la mia città è invasa dagli zombie.

Sinceramente, tutto ciò non mi coglie del tutto impreparata. Dopo grandinate di uova di struzzo nel bel mezzo di agosto, alluvioni e terremoti vari ci mancava solo l'attacco di zombie. Ed eccoli qui.

Martina è più spaventata di me. Cerco di rassicurarla dicendole che andrà tutto bene, che ce la faremo. Lei ha un anno in più di me. Un po' invidio Mary. È partita un mese fa per la Francia, e non credo tornerà sapendo del casino che sta succedendo.

Sprono Martina ad accelerare la corsa mentre corro per le stradine del mio paesino, insieme al gruppo di sfigati (o quasi) con cui mi sono ritrovata. Carlo, il fidanzato di Martina. Marco, il migliore amico di Carlo, emo ma figo. Anna, una bimbamichia della mia scuola appiccicosa come carta moschicida. Enrico, il classico ragazzo stronzo in classe con me. Michela, l'immancabile troia. Alessio, che non smette di recitarmi il vangelo nelle orecchie. E per finire in bruttezza: Tommaso, il secchione di turno.

So cosa state pensando. Qui in mezzo non ce n'è uno normale. E vi do pienamente ragione.

Continuo a girarmi a destra e a sinistra all'erta nel caso incontrassimo degli zombie, stringendo al petto il fucile.

Avevamo deciso di riutilizzare la scuola come rifugio, così nel caso gli zombie l'avrebbero distrutta non sarebbe stata una grande perdita.

Appena arriviamo iniziamo a scalare il grande cancello verde, chi più velocemente di altri. Appena i miei piedi toccano terra mi dirigo di corsa verso il portone, chiuso. Rubo due forcine dai capelli di Michela e le passo a Carlo sperando che con quelle riesca a scassinare la serratura. Martina cerca di zittire gli altri dicendo di non mettergli fretta, anche se di fretta ne abbiamo, e anche molta. Ci pensa Enrico a rompere il silenzio poco dopo:

- che palle. Cavatevi.

Non sono sicura di quello che voglia fare, ma una mezza idea ce l'ho.

- Enrico non fare cazzate! - lo mette in guardia Michela.

Non so se mia abbia ascoltata o meno, ma io l'ho avvertito. Lui spara fulmineo ai quattro cardini della porta, che cade pesantemente in avanti facendo un macello di vetri per terra.

- bravo. - dice Marco – ora mi spieghi come facciamo a chiudere fuori gli zombie.

- Calmati, coso.

Probabilmente Marco ha capito che è una causa persa e lascia stare.

Sebbene la mia voglia di socializzare sia sempre stata alla pari di un comodino, ho dei migliori amici: Martina, Mary e Marco. Chissà, forse vado d'accordo con le persone che hanno il nome che inizia con M.

scassiniamo le macchinette e ci rifugiamo in un'aula a piano terra, così nel caso le cose si mettano male possiamo sempre scappare per le finestre. Ora bisognava occuparsi dei feriti.

Mi avvicino a Martina, le faccio appoggiare il piede sinistro su una sedia, prendo un kit di pronto soccorso da un banco e Martina non esita a chiedermi:

- quanta esperienza hai in campo medico?

- Assolutamente nessuna. So fare fasciature d'emergenza, trattare ferite di piccolamedia entità, crampi e cose così.

- Ti prego, non parlare come se fossimo a Pomeriggio Cinque.

- Ok. lol.

Tiro fuori una garza di lino bianco e del disinfettante. Cerco di ignorare le sue lamentele su quanto le bruci il taglio, poi le fascio il polpaccio.

- non sforzarlo.

- E come cammino?

- Saltella su una gamba sola. - rispondo come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Poco più tardi sbarriamo la porta, chiudiamo le finestre, uniamo dei banchi e mangiamo. Sinceramente non ho molta fame, ma mangio per tenermi in forze. Non posso fare a meno di notare che tutti i ragazzi si sono cambiati i vestiti, chi con uniformi mimetiche e chi con semplici abiti puliti.

- dove li avete trovati? - chiede Michela

- cosa? - dice Tommaso guardandosi intorno.

- I vestiti. -

- ah. in un armadio in fondo al corridoio, di fianco ai bagni.

- C'erano anche vestiti per ragazze?

- sì.

- perfetto. - Michela si alza e si dirige alla porta.

- Ferma. - le ordina Enrico – abbiamo già suddiviso ciò che ognuna di voi dovrà indossare, sopra ogni cambio ci sarà un cartellino con il nome. -

ah, ecco dove sta la fregatura.

- ci manca solo che ci dite voi come dobbiamo vestirci. - dice Matina.

- Veramente, lo abbiamo fatto pensandoci bene, scegliendo i vestiti e le protezioni più o meno adatte a ognuna di voi.

Ovviamente, non mi fido lo stesso. Chissà che avevano combinato.

Michela alza le spalle, sblocca la porta e chiede:

- chi viene con me?

Andammo tutte. In caso di attacco, più numerose siamo meglio è, quindi ognuna porta la propria arma.

Prendo il mio cambio e mi dirigo nei bagni a cambiarmi. Quando esco scoppio a ridere, una risata isterica. Loro pensano veramente che io indosserò QUESTO per combattere degli zombie? Inizio a pensare seriamente di essermi sbagliata e aver preso il cambio di Michela.

Top mimetico senza maniche, con i lacci dietro il collo. Shorts corti mimetici con la cintura di cuoio marrone. Sotto quelli, leggins marroni lisci e anfibi. Sistemo i capelli, fissando le punte tinte di blu elettrico. Non appena le altre ragazze escono dai bagni, corrono allo specchio. Persino Michela per una volta non è vestita da troia.

- uao, come sei secsi.

- Martina, ti prego.

Mi appoggio contro il muro, giocherellando con la catenina che ho al collo, che termina con la ghiandaia imitatrice: il simbolo di Hunger Games. Quella non potranno mai farmela togliere.

Torno insieme a lei nell'aula, mentre Anna e Michela restano in bagno.

Appena entro, sbatto la porta furiosa, brandendo il fucile.

- voglio che chi ha scelto i completi alzi SUBITO la manina. - dico, trattenendo la rabbia e fulminando i ragazzi uno ad uno con lo sguardo.

- Per me stai bene. - commenta Enrico ammiccando.

Bel tentativo. Risultato pessimo.

- stai scherzando, spero. Non ho nessuna protezione. Sembro una puttana.

- Perchè sappiamo che tu sei la meno propensa a farti male. - prova Marco. - quindi abbiamo lasciato le maggiori protezioni alle più fragili.

- Guarda il lato positivo. Il corpetto è antiproiettile. - aggiunge Carlo.

- Almeno. - commento senza neanche alzare lo sguardo.

Mi accascio sulla prima sedia che trovo intorno al tavolo di fortuna e Martina si siede accanto a me.

- e poi, nei videogiochi, gli anime e i manga per le ragazze anche un bikini di cotta di maglia offre la stessa protezione di un'armatura completa. - dice Tommaso.

Peccato che qui non siamo in un videogioco.

Infilo una mano nella tasca degli shorts e ci trovo dei mezziguanti di pelle nera. Me li infilo.

In quel momento Michela e Anna tornano dal bagno con due kili di trucco sulla faccia.

- abbiamo trovato una trousse nel bagno dove è entrata Miky – sipega Anna – non è fantastico?

Continuo a giocherellare con i bracciali borchiati che ho ai polsi, ignorando Marco che mi chiama.

- daaaaaai su non fare l'offesa – mi abbraccia – sei bellissima vestita così!

Giro gli occhi e lo guardo sghignazzare.

- ci rinuncio – annuncio, passandomi una mano tra i capelli e liberando un sorriso.

Dopo un po' il silenzio inizia a farsi imbarazzante. Alzo lo sguardo dal cellulare e osservo gli altri. Ovviamente, la connessione a internet è morta e sepolta. Sto solo rileggendo conversazioni più o meno recenti. Soffermo lo sguardo sugli anfibi neri, i piedi appoggiati sul tavolo di fronte a me, socchiudendo gli occhi.

Ci pensa Enrico a rompere il silenzio:

- voi avete mai ucciso qualcuno o qualcosa?

Lo guardo pensando “povero pazzo”.

- Assasin's Creed conta?

- no.

- secondo la mia religione uccidere è peccato. - spiega Alessio.

- Vallo a dire agli zombie. - replica Enrico.

Trovo un coltello sotto un banco. Lo prendo e silenziosamente lo assicuro alla cintura.

- ma come si uccide uno zombie? - chiede ingenuamente Anna, come una bambina di tre anni che chiede alle madre come nascono i bambini.

- Bisogna procurargli un trauma cranico sufficientemente potente o separare del tutto l'encefalo dal corpo, in alcuni casi potrebbe essere necessario demolire la carcassa pezzo per pezzo. - spiega Tommaso.

Ovviamente non ho capito una sola parola di quello che ha detto, ma va bene, non ho voglia di chiedergli di ripetere. Ci pensa Carlo:

- in parole povere?

- … pallottole e coltellate.

Bravo Tommaso, QUESTO è il vero dono della sintesi.

Lancio uno sguardo all'orologio sopra alla lavagna: 01:23.

non ce la faccio più. Devo dormire. Lo comunico al resto della compagnia, e la maggior parte si rende conto che ha sonno. Carlo, Enrico e Alessio escono, per poi tornare un minuto dopo con una pila di sacchi a pelo.

Mi affretto a prendere quello che sembra meno infestato di scarafaggi, lo sventolo come una bandiera e ci salto sopra più volte nel tentativo di uccidere possibili parassiti all'interno. Poi, finalmente, mi sdraio, chiudo gli occhi e mi addormento.

Quando mi sveglio decido che odio i sacchi a pelo. Ho il braccio morto. Mi fa male il mignolo. Non riesco a camminare. Voglio che mi amputino il mignolo. Poi mi sveglio del tutto e mi rendo conto di una cosa. In questa stanza ci sono solo io.

Dove sono gli altri? I sacchi a pelo di sono. Le provviste anche. Le armi no. È tutto perfettamente in ordine.

Resto completamente immobile appoggiandomi ad un banco, ma non sento alcun tipo di rumore. Il mio respiro si fa affannato. Ho gli occhi lucidi. Mi sento come un tridente mi attraversasse il cuore. Mi hanno abbandonata.

Mi guardo intorno spaesata cercando il mio fucile e lo trovo dove lo avevo lasciato. Il coltello è ancora attaccato alla cintura. Il cellulare è ancora in tasca. Almeno non hanno giocato sporco, mi hanno lasciato tutto, meno che la possibilità di sopravvivere. Quella da sola non l'avrò mai.

Poi lo sento. È come il rumore della porta che si frantumava a terra, ma meno vetroso e più appesantito, proviene dal piano di sopra.

Il primo pensiero è che siano loro. Che non mi abbiano completamente abbandonata. Poi penso: “se sono loro, che cazzo stanno facendo? Si prendono a sediate in faccia?” l'opzione è strana ma non del tutto impossibile, conoscendoli.

Mi muovo verso la porta, ma quando sto per girare la maniglia penso: “e se troverò i loro cadaveri sventrati e smangiucchiati?”

penso e ripenso. Appoggio la fronte contro la porta. L'orologio dice che sono le dieci di mattina. Non posso rimanere qui per sempre. E so cosa state pensando tutti: “ora farà un monologo di venti pagine per poi uscire dalla porta.”. Ve lo risparmio.

Faccio un respiro profondo, apro la porta di scatto puntando il fucile. Ma non c'è nulla. Solo il solito vecchio muro grigio.

Muovendomi strategicamente, raggiungo le scale che danno accesso al piano superiore dove stava la mia classe. Sono fisicamente attiva come uno scoiattolo ma mentalmente distrutta. Sono già da un pezzo entrata in modalità Spara A Tutto Ciò Che Si Muove , ma un singolo rumorino, immaginario o meno, mi farebbe correre subito indietro.

Mentre salgo le scale con il fucile puntato, osservo l'enorme crepa aperta sulle scale. “siete vivi per un soffio. Se il terreno si fosse mosso in modo anche solo poco diverso, il tetto sarebbe crollato e probabilmente non sarebbe sopravvissuto nessuno.” frase sentita milioni di volte. Ormai la uso per spaventare la gente quando mi chiede com'è stato passare il terremoto a scuola.

Balzo sotto una cattedra e osservo il corridoio del piano superiore. Vuoto. La porta dell'aula di lingue, chiusa. I bagni, chiusi. La porta della sala informatica, aperta. Bene. Sento delle voci all'interno.

Mi avvicino, mi sporgo oltre l'angolo e entro.

Quelle bestioline stitiche non sembrano accorgersi di me, sono girati di spalle. Opto subito per far venire un attacco di cuore a tutti loro.

Sbuco all'improvviso tra il gruppo tra Anna e Carlo. Ce chi sussulta e chi salta, ma vi giuro che Alessio che grida “VADE RETRO!” puntandomi contro il crocifisso è epico. Ah, e poi ce Anna che mi sta urlando direttamente nell'orecchio peggio di qualsiasi allarme antincendio. È questa la sua arma di difesa contro gli zombie? Cercare di farli diventare sordi? Almeno ci riesce bene.

- ZITTA BABBANA! - le urlo contro – non mi va di perdere l'udito oggi.

Lei si zittisce all'improvviso, mi fissa per tre secondi e passa alla prossima tecnica di battaglia: lo stritolamento.

Non posso non provare un senso di tenerezza verso di lei... se non fosse una di quelle che “òmg ìò + èrry = 69 hìhìhìhìhì XDXDXD” , quindi cerco di staccarmela di dosso prima che mi rompa la gabbia toracica.

- pensavo fossi morta!

- Pff, io sono immortale. - dico – anche se avreste potuto avvertirmi.

- Dormivi così bene. - controbatte Marty – non volevamo svegliarti.

- La prossima volta fatelo, ok? ok.

Anche se continuo a non convincermi... Io quando dormo sembro un piccione in putrefazione.

- che fate? - chiedo, guardando lo schermo del computer acceso.

- Cerchiamo informazioni utili.

- E twitter.

Soprattutto twitter.

- dicono che qui nella scuola è nascosta una specie di bomba che sarebbe in grado di polverizzare ogni zombie, grazie a non so quale tossina. - spiega Tommaso

- Bene... e com'è fatta questa bomba? - chiedo.

- Sembra un cartoccio per il pesce gigante. - interviene Enrico.

Ops.

Dalla mia faccia pensano abbiano capito tutto.

Li porto nel sottoscala dove mi sembra di averla vista, e lì la troviamo. Per azionarla però ci serve un pezzo che evidentemente manca.

  
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