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Autore: FairyQueen78    08/01/2014    10 recensioni
Nella mia testa volevo solo che Kagome cantasse una canzone poi, come sempre, quando comincio a scrivere i personaggi sfuggono al mio controllo e io posso solo assecondarli. Ne è uscita quindi una storia sul personaggio meno citato di questo anime/manga: il padre di Kagome. Non so che intenzioni avesse la Takahashi su di lui, io nel mio piccolo ho provato a dargli un "volto".
Sono anni che non scrivo, e questa è la prima FF (o meglio una songfic) che pubblico qui, ma in questi giorni mi sentivo ispirata. Spero non vi dispiaccia se ho voluto condividerla con voi. ;)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Shippou | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Sei pronta Kagome? -



Sulla soglia di casa Inuyasha e Kagome si apprestavano a ripartire per il loro viaggio alla ricerca dei frammenti della sfera.



- Sì! Noi andiamo! - gridò rivolta al corridoio vuoto



- Aspetta Kagome! - rispose la mamma raggiungendola trafelata



- Cosa c'è, mamma?! Ho dimenticato qualcosa? -



- Pensi di riuscire a tornare in tempo per Sabato? - le chiese con una nota di preoccupazione nella voce



- Non saprei, con Naraku non si può mai dire, ma perché me lo... - si bloccò di colpo folgorata da un pensiero e la sua espressione si fece di colpo più triste – Ah già! Capisco... Cercherò di fare il possibile mamma, ma non posso garantirti niente -



- Allora prendi questo – le disse sua madre porgendole un oggetto che Inuyasha guardò incuriosito – Il Signor Kotaro è passato a trovarci mentre non c'eri, ti ricordi di lui?- Kagome la guardò senza capire – Comunque... l'ha lasciato per te, ha detto che l'ha trovato per caso riordinando l'archivio, era convinto di averlo perso molto tempo fa. Non so di cosa si tratta ma riguarda sicuramente papà, quindi se non riesci a tornare in tempo prova almeno a dargli un'occhiata. - concluse la mamma



Kagome sorrise leggermente mentre riponeva l'oggetto nello zaino. - Va bene, mamma, lo farò. Grazie. -



Mentre uscivano di casa dirigendosi verso il pozzo mangiaossa, Inuyasha studiò con la coda dell'occhio la sua compagna, non riusciva a capire cosa fosse successo: un attimo prima era allegra e piena di energie come sempre, l'esame del giorno prima sembrava andato bene, e questa era una di quelle cose che la mettevano sempre di buonumore, ma dopo quel breve scambio di battute con sua madre un velo di tristezza sembrava averla avvolta irrimediabilmente. Non gli piaceva vederla così, ma qualcosa gli suggeriva che era meglio non fare troppe domande, per cui si limitò a chiederle:



– Tutto bene, Kagome?! -



Kagome si riscosse dai suoi pensieri:



- Come...?! Ah! Sì... sì certo... non è niente. - sorrise poco convinta al mezzodemone, non voleva farlo preoccupare inutilmente e comunque non aveva voglia di parlarne e dare spiegazioni, per cui si affrettò a cambiare discorso cercando di ritrovare il buonumore:

- Dai, sbrighiamoci! Sango e Miroku ci staranno aspettando! - accelerò il passo sorpassando Inuyasha e si diresse spedita verso il pozzo.



Inuyasha la guardò allontanarsi in silenzio, rivolse un'ultima occhiata dubbiosa alla sua schiena e mormorò:



– Mah...?! Sarà...?! - decisamente non gliela raccontava giusta ma infondo finché non erano problemi di demoni lui poteva farci comunque ben poco.



La raggiunse al pozzo, le mise come sempre un braccio sulla spalla e si preparò al salto:



- Pronta? -



Kagome annuì decisa e gli rivolse un sorriso molto più convinto del precedente, infatti non le era sfuggito che la stretta di Inuyasha questa volta sembrava più affettuosa e protettiva del solito era come se le stesse dicendo “Ricordati che io ci sono.” quindi decise anche lei di usare quella sorta di linguaggio silenzioso e si strinse a lui passandogli un braccio intorno alla vita “Grazie, lo so”. Inuyasha sembrò capire la sua risposta perché arrossì leggermente prima di distogliere lo sguardo da lei e lanciarsi insieme nel pozzo.





I giorni passarono veloci, la continua ricerca di indizi che potessero far pensare alla presenza di un frammento o di Naraku nonché la compagnia dei suoi amici, l'allegria e gli scherzi di Shippo, la manomorta e i continui abbordaggi di Miruko e le relative sberle di Sango e, in generale, la lontananza da casa e dal suo mondo, contribuirono a distrarre Kagome fin quasi a farle dimenticare l'ultima conversazione con sua madre, che le si ripresentò improvvisamente solo il Venerdì sera.



Si erano accampati all'aperto, non lontano da una piccola sorgente termale, e dopo una cena a base di pesce arrostito e “cibi ninja”, Kagome pensò di godersi un bel bagno rilassante; stava frugando nello zaino alla ricerca di tutto il necessario quando si ritrovò tra le mani l'oggetto datole da sua madre. Fece un rapido calcolo del tempo trascorso dalla sua partenza e le sfuggi un – Oh nooo!!! - carico di disperazione.



I suoi compagni, seduti attorno al fuoco, si voltarono a guardarla con aria interrogativa e Inuyasha chiese:



- Che succede? Qualcosa non va? -



- Domani è Sabato e sarei dovuta tornare a casa, la mamma si era raccomandata... ma ormai ci siamo allontanati troppo dal villaggio, è impensabile tornare indietro... -



- Se è così importante, Kagome, puoi prendere Kirara. - le rispose Sango



- Ti ringrazio ma non mi sembra davvero il caso, non posso mollarvi proprio adesso che abbiamo una pista da seguire, il frammento potrebbe passarvi sotto il naso proprio mentre non ci sono -



- E quell'affare che ti ha dato tua madre?! - intervenne Inuyasha – Non ti aveva detto di usarlo se non potevi tornare?! -



Kagome annuì tristemente e tornò a rivolgere l'attenzione all'oggetto che teneva in mano. Il piccolo Shippo saltò sulla sua spalla e si sporse curioso per vedere di cosa si trattasse.



- Che strana scatola! Cosa c'è dentro?! - chiese



La domanda era così ingenua e innocente che non potè non strappare un sorriso a Kagome che si alzò e si avvicinò al fuoco dove il resto del gruppo continuava a guardarla sempre più incuriosito. In realtà Shippo aveva dato voce ai pensieri di tutti, soprattutto di Inuyasha che avrebbe voluto porre quella domanda giorni prima.



- Questo, mio caro Shippo, è un walkman e contiene... questo! - rispose Kagome, con l'aria di un prestigiatore che estrae il coniglio dal cappello, era sempre divertente stupire i suoi amici con oggetti che per lei erano assolutamente normali, mostrò a tutti il piccolo disco lucido che teneva fra le dita – Questo è un CD e contiene musica, per lo più, ma in generale puoi registrarci qualsiasi suono, voci, rumori... in questo c'è... - fece un pausa per leggere la scritta che qualcuno aveva tracciato, con un pennarello blu, sulla superficie del disco e un'espressione di puro stupore le si dipinse in volto – La canzone dell'arcobaleno???!!! Non posso crederci!!! - si portò una mano alla bocca mentre un nodo le stringeva la gola e gli occhi erano sul punto di velarsi di lacrime.



La sua reazione fece scattare immediatamente Inuyasha che con un balzo fu al suo fianco preoccupato, sentiva l'odore delle lacrime che volevano uscire e lui odiava vederla piangere.



- Ehi, che ti prende? Quell'aggeggio ti ha fatto qualcosa? Ora lo faccio a pezzi! - minacciò sfoderando gli artigli.



- NO, TI PREGO NON FARLO!- gridò Kagome disperata strigendosi il cd al petto per proteggerlo.



- Inuyasha, a cuccia! - disse minacciosa Sango cingendo le spalle alla sua amica. Ovviamente, detta da lei, la formula non ebbe alcun effetto ma fu sufficiente a raggelare il sangue del mezzodemone che si calmò subito.



- Kagome, vuoi dirci che cos'è questa “canzone dell'arcobaleno”? - chiese dolcemente Sango



Kagome trasse un profondo respiro e lentamente sentì allentarsi il nodo che le stringeva la gola.



- E' una lunga storia... era la canzone preferita di mio padre. - rispose in un soffio



- Non ci avete mai parlato di lui – intervenne Miroku – se ti va... - la incoraggiò dolcemente abbandonando il suo solito tono formale.



Kagome annuì sorridendo tristemente:



- Mio padre è morto quando ero piccola, immagino che questo lo abbiate già capito, ecco perché non ne parlo mai. Gli volevo molto bene. E domani sarà l'anniversario della sua morte, per questo la mamma ci teneva che tornassi...- rispose semplicemente. E tutti le sorrisero comprensivi. Poi proseguì:



- Mio padre era un musicista, un pianista per la precisione. -



- Pia...nista?! - le chiese Sango strabuzzando gli occhi – E che cos'è un “pianista”? -



- Uno che suona il pianoforte, no?! - rispose Kagome come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Oh scusate, forse in quest'epoca non conoscete ancora il pianoforte. E' uno strumento occidentale, può essere che non sia ancora arrivato in Giappone, anzi ora che ci penso... credo che non sia stato ancora inventato. -



Era abituata a pensare al pianoforte come a un oggetto “classico”, “vecchio”, talmente vecchio da essere sempre esistito, sentendosi in colpa provò ad essere più chiara



- Beh... in pratica è come un grande tavolo: da un lato ha una fila di tasti bianchi e neri che fanno muovere dei piccoli martelli che colpiscono delle corde e così esce il suono... - Kagome si interruppe notando gli sguardi dei suoi compagni.



Inuyasha la guardava come se fosse una pazza, Miroku e Sango avevano gli occhi e le labbra contratte nello sforzo di capire e immaginare l'oggetto assurdo che la loro amica stava cercando di descrivere, Shippo ai suoi piedi la guardava con due occhioni da cerbiatto e la bocca spalancata in un muto “Oooohhh” di meraviglia, con l'aria di pendere dalle sue labbra anche se non ci stava capendo un tubo.



Kagome sorrise scuotendo la testa



– La sto facendo noiosa, scusate. Però... almeno per me... il pianoforte... ha il suono più bello del mondo... - mormorò dolcemente – ho sempre sentito mio padre suonare da che ne ho memoria, mia madre mi ha raccontato che anche appena nata, quando la notte piangevo e non riuscivo a dormire, mio padre suonava per me e io mi calmavo subito... e mi suonava proprio questa canzone. -



- Quindi questa canzone l'ha scritta tuo padre? - chiese Miroku



- No – rispose Kagome - in realtà è una vecchia canzone di un autore straniero, francese mi pare, ma è più conosciuta la versione in inglese... -



- Ah inglese! - si illuminò Inuyasha – quelle scritte strane che studi sempre tu! - esclamò soddisfatto di aver finalmente capito qualcosa del mondo di Kagome



- Si, esatto, proprio quello. - rispose divertita Kagome - “La Canzone dell'Arcobaleno” è il titolo che gli ho dato io quando ero piccola e ancora non conoscevo quella lingua, ma il suo vero titolo è “Love is blue”... significa “l'amore è blu”... è un gioco di parole – proseguì vedendoli di nuovo perplessi - in inglese “blue” significa anche triste, infelice.



- Così ha più senso - convenne Sango annuendo decisa – Mamma mia però! Perchè tuo padre ti suonava una canzone che parla di tristezza? -



- Come ho detto, era la sua canzone preferita e credo che semplicemente sia stata la prima che gli venne in mente – immaginò i suoi genitori girare per casa distrutti, alle 4 del mattino, con una neonata urlante tra le braccia - E comunque la melodia è molto bella e lui la suonava in modo molto dolce e poi io ero troppo piccola per capire o preoccuparmi delle parole. La curiosità per il testo, è venuta crescendo, all'inizio capivo solo i nomi dei colori, ce n'è uno praticamente in ogni strofa, è per questo che ho cominciato a chiamarla “la canzone dell'arcobaleno”. Però alla fine, per farmi contenta, perché anch'io volevo cantarla, mio padre provò ad adattarla nella nostra lingua, cercando per quanto possibile di non cambiare il significato. A quel punto fu evidente anche per me che la canzone era triste ma non me ne importava, continuava a piacermi tantissimo. - si riscosse dai suoi pensieri e tornò a guardare curiosa il cd che aveva tra le mani



– Chissà questa che versione sarà... è una canzone talmente famosa che tantissimi artisti hanno praticamente “fatto a cazzotti” per cantarla e suonarla. - rimise il cd nel walkman e stava per portarsi gli auricolari alle orecchie quando notò gli sguardi carichi di aspettativa che la circondavano, evidentemente curiosi di capire come si potesse tirar fuori musica da una scatola come quella.



- Ehm... vorreste ascoltarla anche voi?! - chiese un po' imbarazzata.



La risposta fu un muto coro di assensi



– Mmhh! Mmhh! - annuirono tutti all'unisono senza staccarle gli occhi di dosso.



- Dunque... vediamo... in realtà questo è fatto per essere ascoltato da una sola persona...- mormorò pensierosa – Ma sì, forse mettendo il volume al massimo e facendo mooolto silenzio... Proviamo! Venite più vicini. - acconsentì alla fine.





Passarono alcuni istanti di silenzio in cui il lettore cercò la traccia audio poi il silenzio fu rotto dalla voce di un uomo:





- Ok, bene così, questa era buona! Facciamo una pausa! Maestro ci sono visite per lei. -





Inuyasha, Miroku, Sango e Shippo si guardarono stupiti da questo strano prodigio ma non osarono pronunciare una parola, Kagome rivolse loro uno sguardo perplesso come a dire “Non ho idea di chi sia” poi si udì il rumore di una serratura che scatta, piccoli passi di corsa e la vocetta allegra di una bimba:





- Papà! Papà! -



- Kagome! E tu da dove salti fuori, signorina! - rispose la calda voce gentile di un uomo.





Il cuore di Kagome perse un battito, gli occhi tornarono a riempirsi di lacrime e questa volta non riuscì a trattenerle, rapidissima fermò la riproduzione, le mancava il fiato. Sango le prese una mano tra le sue mentre Inuyasha le cinse le spalle protettivo.



- Quella... è la voce di papà... - bisbigliò Kagome con un filo di voce, come se ci fosse stato bisogno di specificarlo.



- Capisco – disse Miroku – e la bambina sei tu, giusto?! Quindi questo... cd?!... risale a quando eri piccola e tuo padre era ancora vivo? -



Kagome annuì in silenzio, riprese fiato raccogliendo il coraggio e schiacciò di nuovo il tasto “play”





- Sono stata all'ospedale con la mamma! - rispose la vocetta allegra - e il dottore mi ha fatto vedere Sota! -



- E chi è Sota?! - chiese l'uomo divertito



- E' il mio fratellino! Quello che sta nella pancia della mamma! - rispose convinta la bimba



- Ah! Quindi hai già deciso tutto?! Che è un fratellino e che ti piacerebbe chiamarlo Sota. Te lo ha detto il dottore? - chiese ancora l'uomo curioso



- No, lui ha detto che non si può ancora dire. -



- Allora potrebbe anche essere una sorellina...- provò a insinuare l'uomo



- NO! - rispose la bimba con un tono che non ammetteva repliche – E' il mio fratellino e si chiama Sota, non l'ho deciso io, è così e basta! -



- Kagome, ancora con questa storia! - intervenne la voce della mamma.



- Tesoro, se Kagome dice così io le credo! Non so come faccia ma è un vero portento in queste cose. - rispose convinto l'uomo alla moglie, poi aggiunse con un tono ancora più dolce – Scusa se non sono riuscito a liberarmi, ma ormai manca poco abbiamo quasi finito le registrazioni, la prossima volta non mancherò, promesso! -



- Papà! Papà! - gridò di nuovo la piccola Kagome – Mi canti la canzone dell'arcobaleno?! Così la sente anche Sota! -



- Kagome, papà ora deve lavorare... - intervenne la mamma cercando di dissuaderla



- Ma io voglio sentirla. - pagniucolò la bambina



- Ma sì, che male c'è tesoro, adesso siamo in pausa. - rispose il papà - Sono giorni che suono per gli altri, potrò suonare 5 minuti per la mia principessa, no?! -



- Bella pausa che ti prendi... smetti di suonare una cosa per suonarne un'altra... e va bene, contento tu... - lo apostrofò la mamma fingendosi arrabbiata



- EVVIVAAA!!! - gridò felice la piccola Kagome



- Però io suono solo se tu canti insieme a me, d'accordo Kagome?! - disse il papà



- Mmhh... - sembrò riflettere la bambina – e va bene! - concluse divertita.



Si udì il papà schiarirsi la voce e annunciare con finta serietà:

- Bene! Signora Mamma, Signor Sota... mettetevi comodi. Ora il famoso duo Higurashi eseguirà in esclusiva per voi... - pausa ad effetto con risatine di Kagome in sottofondo – La Canzone dell'Arcobaleno! Maestro (che sarei io) musica! -



Le delicate note di un pianoforte riempirono l'aria. Sango indicò il walkman stupita e muovendo le labbra senza emettere alcun suono chiese a Kagome “E' questo il pianoforte?!” Kagome annuì sorridendo e asciugandosi le lacrime che non accennavano a smettere, ormai completamente stretta al petto di Inuyasha che quasi la cullava con la guancia appoggiata sulla sua testa, incapace di consolarla in qualsiasi altro modo... situazioni come quella non erano decisamente il suo forte e preferiva rimanere in silenzio per paure di dire qualcosa di sbagliato.



Soddisfatta, Sango chiuse gli occhi, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese il volto tra le mani assaporando beata quel suono nuovo e misterioso. Miroku la sbirciava quasi di nascosto, anche lui con i gomiti sulle ginocchia, le mani strette a pugno a sostenere il mento, un sorrisetto enigmatico in risposta all'inaspettata reazione di Sango. Shippo, anche lui con gli occhi chiusi, muoveva le mani in aria imitando inconsapevolmente un direttore d'orchestra.



Kagome li osservava soddisfatta tra le lacrime: evidentemente, dopo tanto tempo, la musica di suo padre riusciva ancora a raggiungere il cuore delle persone.



Terminata la breve introduzione, alla lenta melodia si aggiunse la calda voce baritonale dell'uomo, le lacrime di Kagome uscirono ancora più copiose:





Blue, blue, my world is blue

Blue is my world now I'm without you



Gray, gray, my life is gray

Cold is my heart since you went away





Red, red, my eyes are red

Crying for you alone in my bed



Green, green, my jealous heart

I doubted you and now we're apart





When we met how the bright sun shone

Then love died, now the rainbow is gone





Poi di nuovo torna a ripetersi la breve introduzione seguita,questa volta, dalla vocetta della piccola Kagome:





Blu blu il mondo è blu



Triste è il mio mondo senza di te



Grigia grigia la mia vita



Freddo è il mio cuore senza di te





Un sorriso nostalgico fece capolino sul volto rigato di lacrime di Kagome: quella era la sua personale versione, scritta per lei da suo padre, le sembrava quasi di vederlo, seduto al pianoforte mentre la osservava incoraggiante, muovendo le labbra come se avesse potuto cantare al posto suo.





Rossi rossi i miei occhi



Piango per te che non sei con me



Verde verde di gelosia



Dubbio di te così tu vai via





Qui con te luminoso è il cielo



Senza amore va via l'arcobaleno





Poi di nuovo il ritornello, in perfetto duetto:





When we met how the bright sun shone / Qui con te luminoso è il cielo



Then love died, now the rainbow is gone / Senza amore va via l'arcobaleno





seguito da una nuova introduzione e di nuovo dalla voce maschile :





Black, black, the nights I've known

Longing for you so lost and alone

Gone, gone, the love we knew

Blue is my world now I'm without you.





Poi fu solo dolcissimo e appassionato pianoforte, giocando con le note del ritornello, fino alla chiusura lasciata alla piccola Kagome, con la sua versione dell'ultima strofa





Nere nere le mie notti



Pensando a te persa e lontana



E' finito il nostro amore



Triste è il mio mondo senza di te





Gli applausi della mamma incorniciarono la fine della loro piccola esibizione e presto si unirono quelli di altre persone e un piccolo coro di “Bravi! Bravi!” in lontananza, dovevano essere i tecnici della sala di incisione dove stava lavorando suo padre.



- Si, si. Molto bravi, credo che anche a Sota sia piaciuta – disse la mamma - Adesso però si è fatto tardi, Kagome, e il papà deve rimettersi al lavoro o sarà costretto a fare tardi anche stasera. Andiamo. -



- Si mamma. - rispose ubbidiente la bambina felice di aver avuto il suo papà tutto per sé almeno per un po'.



- Ciao tesoro, ci vediamo stasera. Mi avete fatto proprio una bella sorpresa. - le salutò il papà



La porta si chiuse e dopo un breve silenzio la voce del padre di Kagome parlò di nuovo: - Forza Kotaro, torniamo al lavoro, c'è un album da finire! -



- Se vuole possiamo prenderci ancora qualche minuto di pausa... infondo non si è riposato molto... - rispose la voce che si era sentita per prima all'inizio della registrazione.



- No, grazie, va bene così. Riprendiamo col prossimo brano. -



- Ah... Maestro... mi scusi ma devo essermi dimenticato di spegnere il registratore... adesso cambio il nastro e ne metto uno nuovo -



- Ok, non preoccuparti! Ah... Kotaro... fammi un favore, non buttarlo questo nastro, voglio tenerlo per ricordo. Hai sentito come canta bene la mia piccola Kagome?! - aggiunse con malcelato orgoglio paterno



- Se è per questo anche lei Maestro. Potremmo inserire anche questa traccia...-



- Non se ne parla Kotaro, io sono un musicista non un cantante. E comunque questa canzone è solo per Kagome. - concluse dolcemente



- Va bene, non insisto, ma è un vero peccato...- concluse il signor Kotaro e la registrazione terminò.





Tutti rimasero in silenzio per un po' senza il coraggio di parlare, l'unico rumore erano i tenui singhiozzi di Kagome ma anche gli altri erano visibilmente commossi. Shippo si era ormai addormentato vicino al fuoco, Sango aveva le lacrime agli occhi e alla fine ruppe il silenzio



- Scusaci Kagome, non avremmo dovuto insistere per ascoltare anche noi... era una cosa troppo personale, l'ha detto anche tuo padre che questa canzone era solo per te -



- No Sango, non dire così – rispose Kagome asciugandosi le lacrime - anzi sono contenta che ci foste anche voi, da sola forse non ce l'avrei fatta ad ascoltarla fino in fondo. -



Così dicendo alzò lo sguardo verso Inuyasha che non aveva smesso un attimo di stringerla a sé e si sorrisero tristemente, come a scusarsi, lui, per non aver saputo proteggerla da quel dolore e ringraziandolo, lei, per la sua vicinanza e il suo calore che invece l'avevano aiutata più di quanto il mezzo demone potesse immaginare.



Sango tornò a rivolgersi alla sua amica cercando di cambiare discorso e cancellare la tristezza



– E così quello era un pianoforte, eh?! Avevi ragione, ha proprio un suono bellissimo! - disse sorridendo - Dici che qui da noi non esiste?! – aggiunse poi imbronciata – Peccato vorrei tanto risentirlo... -



- Puoi farlo se vuoi! - rispose Kagome sorridendo - Puoi riascoltarlo finché vuoi, basta che metti queste nelle orecchie e schiacci questo tasto. - spiegò sciogliendosi dall'abbraccio con Inuyasha



- Ma Kagome... sicura che posso?! - disse timidamente Sango, le sembrava di invadere nuovamente la privacy della sua amica, ma Kagome le sorrise rassicurante.



- Senti Kagome... - intervenne il mezzodemone nascondendo un leggero imbarazzo, si era appena reso conto di quanto e come fossero stati abbracciati – per caso... questo... “pianoforte”... è quella cosa enorme, nera, che c'è a casa tua?! -



- Si, lo hai visto?! Di solito non entra mai nessuno in quella stanza, era il vecchio studio di papà... -



- Beh.. ecco... una volta con Sota... giocavamo a nascondino e... senza volere.... l'ho toccato e... Insomma! Quell'affare fa solo un gran fracasso!! Altro che suono bellissimo! Mi ha pure fatto perdere... Quello che ci hai fatto ascoltare non può essere la stessa cosa anche se un po' gli somiglia! - concluse scocciato. Come sempre stava cercando di nascondere l'imbarazzo e il senso di colpa per aver fatto qualcosa di sbagliato, partendo alla carica, “la miglior difesa è l'attacco”, temeva che Kagome si sarebbe arrabbiata invece scoppiò a ridere.



- Ma Inuyasha, non basta schiacciare quattro tasti a caso per suonare un pianoforte – si immaginò poi con quanta grazia l'avesse fatto lui - Ci vogliono anni di studio e di esercizio costante. Mio padre ha iniziato a suonare da bambino e poi ha seguito una scuola di musica per anni. - si interruppe e tornò seria – Però ti ringrazio, mi stai dicendo che il pianoforte non ti piace, ma che ti piace come lo suonava mio padre. E' il più bel complimento che potessi fargli. - e gli sorrise dolcemente



Inuyasha abbassò lo sguardo imbarazzato – Beh.. sì... - mormorò “però non serviva che lo dicessi a tutti!” pensò.



- Divina Kagome, che ne dice di farsi quel bagno, adesso! - esordì allegro Miroku recuperando i suoi soliti formalismi



Sango gli lanciò un'occhiataccia



– Che intenzioni hai, brutto monaco pervertito! - lo accusò sospettosa



- Ma no, Sango, cos'hai capito... è solo che la Divina Kagome ha subito un bel po' di emozioni stasera, le farebbe bene rilassarsi un po' – si giustificò con aria innocente – Però se desidera che le lavi la schiena sarei felice di... - BONG! Uno spigolo di hiraikotsu gli si conficcò nel cranio. - Scherzavo... scherzavo... ahia! - sorrise con le lacrime agli occhi alzando le mani in segno di resa.



- Miroku ha ragione. Vai pure Kagome... – disse Inuyasha - ... io farò la guardia! - aggiunse poi rivolgendo un'occhiataccia assassina al monaco



- Uffa, ce l'avete tutti con me... - piagnucolò Miroku



Kagome rise di gusto mentre si alzava e si dirigeva verso la sorgente di acqua calda. “Grazie, ragazzi!” pensò “Siete meravigliosi, che farei senza di voi!”



Mentre iniziava a rilassarsi, immersa nel tepore della sorgente, il suo sguardo fu catturato dalla falce di luna alta nel cielo e con il pensiero si rivolse a suo padre “Perdonami se domani non posso venire a trovarti insieme alla mamma e a Sota. E grazie per il bellissimo regalo che mi hai fatto arrivare, lo terrò come il tesoro più prezioso... era così tanto tempo che non sentivo la tua voce... lo stesso tempo in cui nemmeno tu hai sentito la mia... ma mi farò perdonare...”



Intanto al campo Miroku e Sango si erano già addormentati, appoggiati a Kirara. Sango sorrideva beata ascoltando di nuovo il cd di Kagome. Inuyasha, con la schiena appoggiata a un albero e le mani dietro la testa controllava con lo sguardo il piccolo accampamento mentre il suo finissimo udito era rivolto a Kagome, ai piccoli scrosci d'acqua prodotti dal suo bagno e a qualsiasi altro rumore potesse circondarla o minacciarla. Per un attimo chiuse gli occhi e tornò col pensiero a quella voce sconosciuta appena ascoltata e alla sua musica, quando udì la voce di Kagome cantare piano quella strana canzone in quella lingua incomprensibile, non la vocetta allegra e squillante della piccola Kagome, ma quella dolce e melodiosa della giovane donna che da tempo, ormai, occupava i suoi pensieri. “Mi dispiace per il suo pianoforte, Signor Padre” pensò “ma per me è questo che sento adesso il suono più bello del mondo... e quando avremo finito con quella maledetta Sfera, credo proprio che le chiederò il permesso di lasciarmelo ascoltare per sempre”







Per gustarvi al meglio questa storia vi consiglio questo link: http://www.youtube.com/watch?v=7aJ3XBCz_1A&list=FLVbdjwPW9XE545CJpD9B9aA, non conosco l'esecutore ma nella mia testa il padre di Kagome suona esattamente questa.

Se poi non conoscete affatto la canzone potete ascoltarla qui http://www.youtube.com/watch?v=IiZPmQSQpsk&list=FLVbdjwPW9XE545CJpD9B9aA nella versione di Al Martino, resa ancora più famosa da un vecchio spot Barilla di qualche anno fa.

La versione cantata da Kagome invece è completamente farina nel mio sacco, non è un granchè (non sono un paroliere) e ovviamente non è una traduzione letterale, ma ho cercato di seguire la metrica, quello che volevo era un qualcosa di cantabile che desse l'idea, infatti se ci provate dovreste riuscire più o meno a cantarla seguendo la musica.

Ringrazio ShiranaiShadow di Deviantart per l'immagine e visto che non sono riuscita ad inserirlo nell'immagine vi lascio qui il link alla sua pagina http://shinaishadow.deviantart.com/art/Kitekureta-363080315g


Se vi è piaciuta la mia piccola storia (o anche no) e volete farmelo sapere ne sarò molto felice. Grazie comunque per averla letta! ^_^

   
 
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