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Autore: kiki96    08/01/2014    1 recensioni
Mi chiamo Logan Tornaconti, ho quattordici anni e sono nato a settembre. Un venerdì diciassette del settembre del 1999. Come potete dedurre, non sono mai stato un ragazzo fortunato contando il fatto che sono nato in quel giorno con quel numero. Ogni tanto mi domando se davvero porti così sfortuna quella data e, ogni volta mi rispondo che si, quella data mi porta veramente tanta, tantissima, sfiga. E non sempre è colpa mia, anche il fato ci si mette bene quando vuole farmi del male.
*Hei, salve! Questa è la prima storia in cui scrivo dal punto di vista di un ragazzo, un ragazzo come Logan, affetto da sfighite post-traumatica e Mammolite cronica... Buona lettura! PS: spero di non aver fatto un disastro. K.*
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si dice che la vita sia dura, ma non avete mai vissuto quella di Logan Tornaconti. Io, semplicemente, mi sarei sotterrata viva o rinchiusa in un monastero. In quel caso però non so s Logan potrebbe vivere lo stesso tranquillamente.
 
Preso dal testo di Gregor:
«- Ghe-go, io pipì!- disse Boots.
Ed eccolo di nuovo lì, un ragazzino con uno stupido casco, una torcia elettrica malridotta e un mucchietto di batterie che non aveva nemmeno controllato se avessero ancora un po’ di carica.
Il grande guerriero si scusò e cambiò un pannolino. »
 

La ricreazione durava quindici minuti, tutto il tempo necessario per conoscere meglio i miei nuovi compagni. Tommaso e Andrea mi fecero un sacco di domande su di me, che scuola frequentavo ecc. Sul serio, erano davvero molto amichevoli e carini ma mi stavano decisamente mettendo a disagio.
«Allora… Logan, raccontaci un po’ di te. Dove andavi alle medie? »
Sobbalzai alla domanda, non avevo la minima voglia di parlare delle medie e di tutto quello che non era successo nell’inizio della mia adolescenza.
«Ehm, ecco… » risposi con tono vago «Le medie. Si. No! Cioè, v-volevate sapere dove…? » mi accorsi di fare la figura dell’idiota e sospirai.
«Si, amico. Calmati, sai, con noi puoi stare tranquillo» Tommaso sorrise con fare confidenziale «Se eri un bullo puoi stare tranquillo. Anche noi lo siamo stati»
«Un bullo? » chiesi sconcertato. Avevo avuto ragione, il ragazzo era stato un ex-gradasso ma ora ero troppo impegnato a non aprire la bocca per lo shock per essere soddisfatto del mio fiuto.
«Si! Ma certo! Non ti vergognare, anzi, non aver paura di intimorirci. Questo è il primo giorno per tutti, bello, è importante farsi degli amici. Ti confesso che non hai la faccia da scapestrato, però a quanto pare lo sei, basta vedere quello che hai fatto con quella prof…»
Andrea sorrise e mise un braccio attorno alla spalla di Tommaso: «Già, forte! Allora lo eri anche tu… ma guarda come è piccolo il mondo»
Rimasi a fissarli per qualche secondo mentre mille pensieri mi frullavano per la testa. Sul serio, questi due, mi avevano scambiato per il tipo di persona che più odiavo? Davvero? Oh santo il Cielo! Ma non era così! Io odio le persone che fanno quelle cose! Odio la mia incapacità di difendermi, odio il mio fare da leccapiedi con i prof per scappare da tipi così. Odio… Un secondo! Se io fossi stato quello che loro pensavano che io fossi, sarebbe stato un anno diverso, un anno da forte e figo… non uno da ragazzo debole! Certo… tutto combaciava, adesso avevo il coltello dalla parte del manico, potevo infliggere almeno 50000 punti al nemico! Ok, stavo pensando a Final Fantasy, ma la tecnica era la stessa… Si, poteva funzionare.
«E-Ehm… heheh avete capito subito, ragazzi…» dissi con tono un po’ colpevole mentre evitavo di guardarli in faccia. Non riuscivo a mentire alle persone se le guardavo negli occhi, perciò tutti quelli che mi conoscevano bene (molto poche) sapevano perfettamente quando nascondevo qualcosa o quando la combinavo grossa.
«Già, siamo molto bravi a indovinare» si vantò Tommaso mentre pensavo con ardore queste parole: “Nemmeno nei tuoi sogni ti saresti portato così fuori strada…
Mi accorsi che stavamo andando verso un edificio, per la precisione il primo in cui per errore avevo messo piede, in cui erano posizionate le classi dalla terza in poi.
«Quindi, quanti ragazzi hai smutandato? » continuò Tommaso come se nulla fosse.
Sta calmo, sta calmo…” pensai mentre sentivo il sangue alle tempie pulsare.
«Oh… e così mi chiedi questo» mi voltai sorridendo forzatamente «Un sacco… tanti. Così tanti… smidollati… che ho perso il conto»
«Sisi ma di preciso? »
«No, sul serio. Non ho tenuto il conto»
«Cosa? Non sai che è una regola del bullismo? “Sempre tenere il conto delle tue vittime”. Non lo sapevi? » chiese Andrea scrutandomi con sguardo accusatore.
«S-Si ma io ho una pessima memoria e non ricordo molto bene il numero. Forse… venti? »
«Venti?? » chiesero all’unisono i due ragazzi che camminavano accanto a me.
«N-No… trenta? Forse anche quaranta… »
«Quaranta? Sul serio? » chiese Andrea.
«E-Ecco…» cominciai balbettando.
«Ragazzi basta con questi numeri inutili. Ammetto che quaranta è un numero molto alto, bravo Logan. Però vogliamo sapere se c’era una vittima che adoravi maltrattare… Sai, qualcuno che non vedevi l’ora di prendere in giro o chiedere soldi. Allora, c’era? »
Mi fermai di botto, sentii le guance andare a fuoco e i miei occhi chiudersi nella concentrazione di non prenderli a cazzotti. Li odiavo, li odiavo sul serio. Tutto quello che avevo passato in quei tre anni si riversò su di me come acqua gelida, come lava rovente. Tutto ciò che mi avevano fatto… nessuno ha il diritto di subire soprusi e umiliazioni del genere, nessuno aveva il diritto di fare queste cose. Se solo avessi saputo reagire, cosa ci avrei perso? Si, un labbro gonfio e sanguinante, ma poi? Perché non ero riuscito a guadagnarmi il rispetto che meritavo?
Ci pensai a fondo e vidi solo un'unica uscita: Se davvero avessi reagito, sarei diventato come loro perché li avrei picchiati fino a quando non mi avrebbero chiesto pietà. E io non volevo essere paragonato a un branco di idioti che torreggiavano e gongolavano delle cazzate che facevano. La differenza tra me e loro stava nella dignità che avevo di prendere le mazzate, io avevo dignità e l’avrei venduta a caro pezzo.
«Logan? Logan ci sei? » sentii qualcuno che mi chiamava e aprii gli occhi di scatto guardandolo furente, Andrea indietreggiò e mi fissò perplesso: «Che succede? »
Tommaso venne avanti e si fece largo spostando in malo modo l’amico: «Wow! Ora si che sembravi un teppista! »
Sbattei qualche volta le palpebre e indietreggiai: «Si… credo» dissi distrattamente mentre pensavo alle miei emozioni. Purtroppo per loro, avevo ancora una voglia matta di spaccargli il muso.
«Siiii… cambiando argomento, ti voglio far conoscere una persona»
Mi soffermai ancora una volta sui tratti del biondo Tommaso, aveva un non so che di familiare, come se lo avessi già visto e provassi una certa repulsione verso di lui. Come se non volessi altro che scappare…
Controllati Logan” mi dissi “Vuoi scappare perché ti sei cacciato in una situazione disagevole e perché sei una donniciola. Tira fuori le palle!
Ok, questi discorsi torneranno molto spesso, una parte del mio cervello conosce le mie debolezze, per questo ho creato un me stesso forte che mi dia l’energia. Gli ho anche dato un nome! Si chiama Capitan Kirk, bello no?
«Ah si? » risposi con uno strano tono fermo che non mi apparteneva, Capitan kirk stava facendo bene il suo lavoro «E chi mai mi vorresti far conoscere? »
«Lo vedrai! È una vera forza… tu e lui andrete d’accordo, siete fatti delle stessa pasta» disse il ragazzo moro con un sorrisetto furbo sul volto.
«Mmm…» mugolai un po’ dubbioso. Non so di che pasta sono fatto ma di sicuro non porta bene. E se quello era come me… bhè, il pasticcio era fatto.
Salimmo le scale di pietra scura e scheggiate, ormai lucide per tutte le scarpe che le avevano calpestate, mi ressi al corrimano di ferro battuto freddo e duro. Stavamo salendo verso le classi terze, diretti in terza A.
Tommaso si affacciò alla porta e chiamò qualcuno, con nonchalance mi appoggiai al muro fissando il pavimento come se fossi un vero duro.
«…re. Quindi ti voglio presentare Logan» sentii dire a Tommaso.
«Logan, eh? Mi ricord-»
Mi bloccai fissando la persona che stava parlando prima che si fermasse. Era un ragazzo alto, largo, muscoloso, biondo, le labbra arricciate e le sopracciglia curvate formando quell’espressione di completa arroganza.
Quel modo di tenere i capelli a ciuffo come se fosse Elvis e quel portamento come se fosse superiore al mondo.
«Daniele…? » sussurrai sentendomi la gola estremamente secca. Per un attimo immaginai la scena come uno shojo manga, la ragazza che vede il suo ex e che, incredula di fronte a lui, sussurrava il suo nome. AHAHAH sfortunatamente la realtà era ben diversa, non so che avrei fatto per essere quella ragazza.
Rimanemmo a fissarci a lungo, lui con sguardo strabuzzato e io a bocca aperta e le gambe pronte a scattare via.
«Fratello caro, mi dicevi di aver conosciuto un tipo… tosto» disse con finta curiosità il ragazzone alto.
«Si, è lui. Sai mi ha detto che era come te e me alle medie, e che ha perseguitato molti ragazzi e che-»
«Chi? Lui? » Daniele iniziò a ridere di gusto «Ma se ha ancora i segni della smutandata che gli feci tre anni fa! »
Sbarrai gli occhi e guardai le facce incredule di Andrea e Tommaso, loro non avevano idea che il mio peggiore incubo era stato lui, Daniele, non avevano idea che avevo mentito spudoratamente per apparire diverso dalla realtà.
Bhè, ora si sono fatti un’idea” pensai mentre indietreggiavo fuggendo dai loro sguardi colpevoli.
Non ci potevo credere, la scuola che mi avrebbe portato tra le torri della vittoria adesso mi aveva portato negli abissi dell’infelicità.
Ma dai, ragazzi. Non posso essere così sfigato!
E per puntualizzare, i segni della smutandata era andata via solo un annetto fa.

 
 
Nda: ok, ammetto che ci sono stata una vita a scriverlo e che ho fatto aspettare tante persone che sicuramente saranno arrabbiate per il mio ritardo di… un mesetto? Un mesetto e mezzo? Bhè… MI DISPIACEEEE!! Chiedo perdonoooo! Abbiate pietà di me. Il computer si era rotto e anche ora non posso navigare su internet, infatti ringrazio di cuore la mia migliore amica che è stata tanto gentile da postarlo qui.
Ho avuto la scuola, problemi, ancora la scuola e quando avevo tempo non scrivevo perché mi mancava la voglia.
Passando alla storia, credo che questo piccolo pezzo faccia un po’ riflettere sul bullismo, di come la cosa sia SBAGLIATA e inaccettabile. Ancora oggi non capisco gli esseri umani nonostante io sia uno di loro, facciamo talmente tante cose idiote… cose orribili, addirittura. Non riuscirò mai a giustificare questi comportamenti.
Cambiando discorso, non voglio deprimermi, spero vi sia piaciuto. Lo so, il tono e percettibilmente più serio, probabilmente è colpa del mio umore se è venuto così. Per qualsiasi cosa, ditemelo! (ho davvero la sensazione che faccia schifo)
Va bene… chiedo ancora perdono. Un abbraccio a chi mi segue e a chi ha letto!
 
K.
  
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