Rumpelstiltskin congedò Regina e
rientrò nella sala dell'arcolaio soddisfatto e compiaciuto.
Ancora una volta tutto era andato per
il verso giusto, esattamente com'era nei suoi piani, e la donna si
era finalmente convinta ad abbandonare ogni speranza di redenzione,
accogliendo a braccia aperte il suo lato più oscuro e lasciandosi
definitivamente alle spalle la persona buona e gentile che era stata
in passato.
Ormai i tempi erano quasi maturi per
mettere in atto la parte finale del suo piano e far scagliare a
Regina il Sortilegio Oscuro da lui creato, che lo avrebbe portato nel
mondo senza magia in cui si trovava Bae; a quel punto avrebbe dovuto
attendere altri ventotto anni prima dell'arrivo della Salvatrice che
avrebbe spezzato l'incantesimo, ma non gli importava: aveva aspettato
per oltre due secoli, qualche anno in più non avrebbe fatto alcuna
differenza.
Si sedette all'arcolaio e cominciò a
filare, cercando di immaginare il momento tanto anelato, e che
avvertiva ormai prossimo, in cui si sarebbe finalmente ricongiunto
con suo figlio.
Bramava e allo stesso tempo temeva
quell'incontro: avrebbe ascoltato taglienti e fredde parole di
risentimento e rancore? Non che non se le meritasse. Oppure Baelfire
l'avrebbe capito ancora una volta e sarebbe stato disposto a
perdonare suo padre per averlo abbandonato, condannandolo a crescere
solo e smarrito in un mondo sconosciuto?
La vecchia ruota compiva pigramente il
suo giro ormai da mezz'ora, proprio come aveva fatto ogni sera per
tanti e tanti anni.
Il folletto era abituato a sentirla
scricchiolare e cigolare, quasi come se stesse protestando,
reclamando un po' di meritato riposo dopo tanto lavoro, ma ciò non
lo turbava; accoglieva quei rumori come dei vecchi amici, erano
famigliari, rassicuranti e gli ricordavano la vita che si era
lasciato alle spalle molto tempo prima, l'uomo che era stato e
soprattutto le persone che aveva perso.
Tuttavia, quando la ruota cominciava a
girare, il Signore Oscuro si perdeva nel suo lento movimento e allora
riusciva quasi ad estraniarsi dal mondo, a dimenticare
ogni cosa, e così il fardello della sua vita pareva farsi meno
pesante, almeno per qualche ora.
Sì, quel misero arcolaio era
probabilmente l'unico amico che egli avesse mai avuto e che riuscisse
a confortarlo.
Quella sera però, Rumpelstiltskin udì
un inconsueto suono, sommesso e ovattato, provenire da una delle
stanze vicine e unirsi al lamento della ruota di legno e al crepitio
del fuoco nel camino.
Il Signore Oscuro smise di filare e
tese le orecchie, concentrandosi: ciò che percepì fu una specie di
cantilena, dolce e ipnotica allo stesso tempo, come una ninnananna
confusa, di cui non riusciva a distinguere le parole.
Incuriosito, si alzò dallo sgabello e
prese a dirigersi dove il canto misterioso diveniva più forte.
Seguì quella voce come un viandante
segue la luce di una lanterna nella notte scura, sempre più
desideroso di scoprirne la fonte.
Percorse un breve corridoio e arrivò
infine ad una porta socchiusa: il suono proveniva da dentro quella
stanza, non c'erano dubbi.
Sbirciò all'interno attraverso la
piccola fessura e scorse Belle, nel suo vestito celeste,
inginocchiata sul pavimento, intenta a strofinare con uno straccio la
lucida superficie di marmo bianco.
Accanto a lei c'era un vecchio mastello
di legno dal quale si levavano piccole bolle di sapone colorate ogni
volta che la ragazza v'immergeva lo strofinaccio.
Una di quelle, un po' più grande
rispetto alle altre, fluttuò nell'aria per un po'; la giovane
sorrise e la fece posare sul dorso della sua mano con grazia e
delicatezza, osservando il proprio riflesso deformato nel piccolo
globo iridescente, fino a quando questo non scomparve all'improvviso.
E intanto che lavorava, intonava quella
melodia delicata come un bocciolo di rosa o come la lieve carezza del
vento sulla pelle in una giornata di primavera:
Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high above
me
Oh, sing sweet nightingale
Rumpelstiltskin si
sentì improvvisamente a disagio; sapeva che probabilmente Belle
avrebbe preferito non essere ascoltata, inoltre spiare di nascosto
una fanciulla in quel modo era sconveniente perfino per il Signore
Oscuro in persona.
Forse avrebbe
dovuto semplicemente girare sui tacchi e tornarsene a filare,
tuttavia non si mosse di un solo passo: una forza misteriosa gli
bloccava le gambe, impedendogli di allontanarsi. Sembrava come
paralizzato dal canto soave della ragazza, che gli ricordò davvero
un dolce usignolo come quello di cui parlava il testo della canzone.
Voleva ascoltarla
ancora, ancora e ancora, fino a perdersi completamente in quel
melodioso oblio.
Lentamente e stando
ben attento a non fare il minimo rumore, si appoggiò allo stipite
della porta e incrociò le braccia al petto.
Non aveva mai
sentito la sua domestica cantare prima d'ora, ma doveva ammettere che
era davvero molto intonata: la sua voce era colma di una dolcezza che
pareva avesse il potere di scaldargli l'anima e si accompagnava alle
note della canzone in un perfetto accordo di musicalità e parole.
Neanche un'intera orchestra sarebbe stata in grado di produrre una
sinfonia tanto divina e i migliori suonatori e cantori di tutti i
reami avrebbero sfigurato se paragonati a lei.
Tutto intorno
regnava una quiete sovrannaturale; perfino fuori dalla finestra il
vento aveva riposto la frusta con la quale sferzava i rami degli
alberi e aveva messo a tacere i suoi acuti ululati.
Sembrava davvero
che ogni cosa, animata e inanimata, fosse in ascolto di quella
melodia celestiale in assoluto silenzio. Lo stesso Rumpelstiltskin
ridusse il proprio respiro al minimo.
La ragazza, che
dava le spalle alla porta, non si accorse della presenza del Signore
Oscuro dietro di lei, così continuò a cantare tranquillamente:
High above
Oh, sing sweet nightingale
Sing sweet nightingale, high
Rumpelstiltskin
chiuse gli occhi e lasciò che la sua voce calda e rasserenante lo
cullasse.
In un attimo sentì
svanire i pensieri negativi e il suo cuore si fece misteriosamente
più leggero, meno oppresso dalla fitta coltre di tenebre che lo
avvolgeva in ogni momento del giorno e della notte. Nemmeno il lavoro
all'arcolaio riusciva a rapirlo in quel modo e a donargli tanta
tranquillità.
Mai, in oltre due
secoli di vita, aveva udito qualcosa di altrettanto angelico e
idilliaco.
Era come una
cascata di acqua purificatrice che lavava via ogni macchia, ogni
errore del passato, ogni ricordo doloroso e guariva ogni cicatrice del suo cuore.
Gli pareva che al
mondo non esistesse più nulla al di fuori di quel suono incantevole;
avrebbe voluto fermare il tempo e godersi quella sensazione per
l'eternità.
Purtroppo però,
proprio in quel momento, la vecchia porta di legno si mosse a
tradimento sui cardini e cigolò sonoramente, quasi avesse deciso
deliberatamente di fare un dispetto al Signore Oscuro.
Quel piccolo rumore
stridente durò un decimo di secondo, ma fu più che sufficiente per
spezzare l'incantesimo.
Belle smise
bruscamente di cantare. Si voltò e si alzò di scatto, in bilico tra
lo spavento e la sorpresa, quando si accorse del Signore Oscuro sulla
soglia che la fissava.
Il folletto venne
colto in flagrante e, dal canto suo, cercò di assumere un'aria
impassibile, pensando in fretta ad una scusa che fosse abbastanza
credibile da giustificare la sua presenza dietro la porta socchiusa
mentre osservava di nascosto la sua domestica.
D'altra parte anche
Belle si sentì tremendamente imbarazzata e avvampò all'istante: -
Mi dispiace, credevo di essere sola. Non immaginavo che foste qui. -
Rumpelstiltskin
scosse la testa: - Non devi scusarti, dearie. Cantare mentre sbrighi
le faccende è un tuo diritto. Non ti punirò certo per questo. -
Lei arrossì ancora
di più e iniziò a torcere e tormentare nervosamente lo straccio
umido che teneva tra le mani: - Quindi...ehm...mi avete sentita? -
Lui annuì e un
silenzio denso e carico di disagio calò nella stanza.
Nessuno dei due
riusciva a sostenere lo sguardo dell'altro: entrambi erano stati
colti di sorpresa in un momento intimo e delicato che, a loro
insaputa, stavano condividendo.
Alla fine
Rumpelstiltskin si schiarì la voce: - Ehm...è...una bella canzone.
-
Si diede dello
stupido un attimo dopo aver pronunciato quelle parole, decisamente
indegne della sua reputazione: come diavolo gli erano venute in
mente?!
Belle, tuttavia,
sembrò riprendersi un po' dall'imbarazzo e abbozzò un sorriso,
piacevolmente sorpresa da quello che, considerando il pessimo
carattere del Signore Oscuro, era di fatto un complimento. - Vi
ringrazio. Era la mia preferita durante le lezioni di canto, a
palazzo. Sapete, mio padre insisteva molto perché imparassi le arti
in cui una brava principessa dovrebbe eccellere, come la musica. Ma
temo di non essere mai stata molto brava...come *Lady Tremaine era
così gentile da ricordarmi ogni volta. - Aggiunse con ironia,
storcendo il naso in una smorfia di disappunto al ricordo della sua
insegnante: una donna arcigna, torva, severa e per nulla incline ai
complimenti.
Rumpelstiltskin
avrebbe voluto dirle quanto invece fosse riuscita ad incantarlo e a
farlo sentire straordinariamente bene, avrebbe voluto dirle che la
sua voce avrebbe potuto degnamente rivaleggiare con quella delle
sirene ammaliatrici che vivevano nel grande oceano blu e profondo,
proprio come quello in cui si perdeva ogni volta che la osservava
negli occhi; invece non pronunciò una sola parola, limitandosi a
schiarirsi di nuovo la voce, decisamente impacciato.
Seguì un altro
istante di silenzio che, con grande sollievo di lui, fu rotto dalla
ragazza: - Volevate dirmi qualcosa? -
Il folletto colse
al volo l'occasione per cambiare argomento e riportare la situazione
il più possibile alla normalità: - Sì, dearie. Ero venuto a dirti
che si è fatto tardi ed è ora che tu vada a letto. Finirai di
lavare il pavimento domani mattina. -
La ragazza annuì e
gli diede la buonanotte, congedandosi con un sorriso e una riverenza,
poi la sua esile figura scomparve giù per le scale, inghiottita
dall'oscurità della notte.
Rumpelstiltskin
tornò alla sala dell'arcolaio e filò ancora per un paio d'ore,
dopodiché si coricò e, con suo grande stupore, prese sonno
all'istante, cullato dalla voce di velluto della sua domestica, la
cui eco ancora risuonava tra i suoi pensieri.
In cuor suo sperava
davvero che Belle avrebbe continuato a cantare durante le faccende,
allora lui avrebbe fatto finta di nulla e le avrebbe lasciato credere
di essere concentrato nella filatura o in altre attività, ma avrebbe
mantenuto l'orecchio ben teso a cogliere tutta la dolcezza e la
tranquillità che il suo canto riusciva magicamente ad infondergli.
Le sue speranze non
vennero deluse, perché da quel giorno la ragazza prese a cantare
molto spesso, senza più curarsi di essere ascoltata da lui, o forse
iniziò a farlo proprio perché in fondo sperava gli facesse piacere.
Cambiava spesso
canzone a seconda del suo stato d'animo. Ne sapeva davvero molte: il
suo repertorio spaziava dalle vecchie canzoni popolari del regno di
Avonlea, a ballate d'amore malinconiche e dalla bellezza struggente,
fino alle lodi dei bardi che cantavano le epiche gesta di cavalieri
ed eroi; ma la preferita del Signore Oscuro rimase sempre quella che
Belle stava intonando quella sera, quando l'aveva sentita cantare per
la prima volta.
Da Stria93:
Bentrovati dearies! :)
Due parole su questo nuovo progetto: appurato che le long non sono
decisamente il mio forte, ho pensato di cimentarmi in una raccolta di
storie a sé (più o meno brevi) ma legate da un unico filo
conduttore, i cinque sensi, appunto.
L'idea
è nata anche grazie all'ispirazione giuntami dalla raccolta Everyday
Life's Special Essences della
bravissima Julie_Julia.
Fiondatevi a leggerla se non l'avete ancora fatto! Merita davvero! ;)
Questo primo capitolo, incentrato sul senso dell'udito, è
chiaramente ispirato a “Cenerentola” e alla famosa scena in cui
la poverina si ritrova a lavare il pavimento, giocando con le bolle
di sapone e intonando la canzone che le sue sorellastre usano per
esercitarsi (decisamente senza ottenere grandi risultati).
*Ho anche immaginato la perfida Lady Tremaine nei panni
dell'insegnante di canto di Belle, quando ancora viveva ad Avonlea
come principessa, e invidiosa del fatto che la ragazza avesse una
bellissima voce mentre le sue figlie sembravano un paio di cornacchie
col mal di pancia. xD
Spero davvero che questa breve raccolta vi piaccia!
Come al solito ringrazio di cuore tutti i lettori e chi sarà così
gentile da lasciarmi il suo prezioso parere e, perché no, magari anche
qualche consiglio per migliorare.
Grazie dell'affetto e della fiducia che mi dimostrate sempre!
Al prossimo capitolo, dolcezze! Baci! <3 :*