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Autore: Jessica24    10/01/2014    2 recensioni
Missing moment tra i due musical del “Fantasma dell’Opera” :
“Non preoccuparti, piccola mia”, disse suo padre, accarezzandole piano il viso infantile. “Anche se me ne andrò ci sarà sempre un angelo che veglierà su di te, al mio posto.”
La Christine bambina sorrise. “Un Angelo della Musica?”, gli chiese.
“Esatto”, rispose suo padre, ricambiando il sorriso.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Daaé, Erik/Il fantasma, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Music of the Night
 
Two shot dedicata  a tutte le ragazze che, come me, amano Erik Destler 

Nota dell’autrice :                                                                                                                                                              
Missing moment tra i due musical del “Fantasma dell’Opera” di ser Andrew Lloyd Webber; spero di non andare OOC con i personaggi di Erik e Christine … e ultima cosa ( ma non meno importante ) questa coppia non mi piace molto – Erik merita una donna che sia meglio della soprano.
 
                                                                                                          Think of me
 
Raoul è la scelta giusta?                                                                                                                                                          
Christine sapeva che porsi quella domanda era una cosa vana, alla vigilia del matrimonio.
Il giorno dopo lo avrebbe sposato e sarebbe diventata la viscontessa de Chagny.                                                                                   
Eppure … eppure non poteva fare a meno di chiederselo; erano passate due settimane da quando aveva visto il Fantasma nei sotterranei dell’Opèra Populaire e sapeva che i gendarmi non erano riusciti a trovarlo dopo che lei e Raoul erano fuggiti dalla Dimora sul Lago e dal teatro.                                      
Per salvare il giovane visconte sarebbe stata pronta a oltrepassare il punto di non ritorno e a condividere i giorni che le restavano con il Fantasma; lo aveva baciato, posando le proprie labbra su quelle dell’uomo che, per tenerla con se, minacciava di uccidere Raoul.                                                     
Un gesto coraggioso, l’unico che potesse fare in quella situazione così disperata.                                                          
Ne sei davvero sicura?, chiese una voce nella sua mente.                                                                                                  
Una voce che si era fatta sempre più insistente durante quelle due settimane in cui lei e Raoul si erano tenuti occupati con i preparativi del matrimonio: spedendo gli inviti – gli invitati sarebbero stati tutti nobili, amici dei genitori di Raoul e i loro figli ( amici del suo futuro marito ), andando in chiesa per accordarsi con il prete sul giorno in cui si sarebbero sposati, scegliendo il luogo in cui avrebbero celebrato il ricevimento di nozze e – la cosa più importante di tutte ( che Christine aveva fatto da sola, seguendo la superstizione ) – la scelta del vestito da sposa.                                                                 
Sei sicura di averlo fatto solo perché dovevi salvare il giovane viveur, quello sciocco damerino? Oppure perché volevi farlo?                                          
La voce mentale era diventata quella del Fantasma e per un attimo Christine si spaventò, credendo che il suo antico mentore fosse arrivato di nuovo fino a lei, per rapirla e fare in modo che nessuno la trovasse più.
“No”, sussurrò, dopo alcuni minuti. “Mi ha lasciata andare e non mi cercherà più.”                                                 
Andò a sedersi accanto alla finestra della sua stanza e osservò il viavai di persone nella via sottostante. Tutti svolgevano i propri affari e non potevano sapere che qualcuno li stava guardando … e anche se lo sapevano lei non stava commettendo nessun crimine nell’osservarli.                                          
La voce tornò, ma questa volta non era quella del Fant… di Erik. Ecco, aveva finalmente pensato al nome di lui. Non era un vero spirito in fondo e la sua forma evanescente non sarebbe apparsa nella stanza solo perché Christine aveva pronunciato mentalmente il suo nome.                                                 
Erik. Erik. Erik, ripeté quella voce, canzonandola.                                                                                                                                    
Basta! Quel grido muto ottenne l’effetto desiderato, zittendo la voce estranea a Christine, visto che non era la sua e neanche quella di Erik. La ragazza si allontanò dalla finestra, stanca di osservare dall’alto le persone che erano in strada.                                                                                        
Aveva bisogno di uscire, e non di stare chiusa in quella camera in attesa del giorno seguente. Inoltre sapeva istintivamente che non le sarebbe accaduto niente di orribile; anche se aveva cantato al Teatro dell’Opera solo in due occasioni questo l’aveva resa famosa e nessuno – e con quel nessuno pensava a dei ladri – le si sarebbe avvicinato per derubarla.                                                                                                                                           
Non la ragazza che stava per sposare un nobile.                                                                                                              
Chissà cosa avrebbero detto gli amici di Raoul dello scandalo che l’aveva coinvolta?                                                    
Di sicuro davanti a lui e a Christine si sarebbero limitati a sorridere e avrebbero sparlato alle spalle di entrambi di quello che era successo l’ultima sera in cui lei aveva visto il tanto temuto Fantasma, che l’aveva rapita durante la rappresentazione dell’opera scritta da lui stesso: “Don Juan Trionfante”.        
Christine indossò un abito azzurro e usci dalla stanza, scendendo le scale e arrivando fino in strada.                      
Da lì iniziò a camminare senza una meta particolare e si fermò sul ponte della Senna, osservando le acque di quel fiume.                                        
Senza che potesse fermarli anche i suoi ricordi presero a scorrere come l’acqua che stava guardando e le sembrò di vedere le immagini del suo passato riflesse nella Senna.

“Non preoccuparti, piccola mia”, disse suo padre, accarezzandole piano il viso infantile. “Anche se me ne andrò ci sarà sempre un angelo che veglierà su di te, al mio posto.”                                                                                          
La Christine bambina sorrise. “Un Angelo della Musica?”, gli chiese.                                                                        
“Esatto”, rispose suo padre, ricambiando il sorriso. 

Il giorno dopo madame Giry era andata a prenderla e l’aveva portata al Teatro dell’Opèra; suo padre era andato in paradiso – certo un uomo buono e gentile come lui non poteva essere andato all’inferno.                      
Si sentiva un po’ spaesata in quel luogo semi – sconosciuto e con la compagnia di quella donna che era diventata la sua tutrice.                            
Quello stesso giorno aveva conosciuto Meg e tra le due si era creata subito una forte simpatia. L’altra bambina, figlia di madame Giry, faceva parte del gruppo di quelle che studiavano come ballerine del teatro.  
“Anche tu inizierai a farlo, cara”, disse la donna a Christine. “Sono certa che sarai una vera stella per questo teatro.” 

“Madame Giry?” La Christine bambina si avvicinò alla propria insegnante di ballo; la lezione di quel giorno era appena terminata e le altre ragazzine – inclusa Meg – si stavano preparando per tornare a casa.                      
“Cosa c’è, piccola?”, chiese la madre di Meg.                                                                                                                            
“Ho sentito dire che qui c’è una piccola cappella”, rispose la bambina, vincendo la propria timidezza. “Potreste indicarmi dove si trova? Così potrò andarci e pregare per mio padre.”                                                             
Sul voltò di madame Giry era passata per un attimo un’ombra di paura e questo aveva sorpreso la piccola Christine, ma quando aveva sorriso la bambina aveva dimenticato all’istante quell’espressione.                                 
Ma adesso la Christine adulta sapeva che quell’espressione era dovuta alla presenza del Fantasma.                    
“Certo”, rispose madame Giry. “Vieni con me, ti farò vedere adesso dove si trova.”

Così aveva conosciuto l’Angelo della Musica, una voce incorporea che per otto anni le aveva fatto compagnia nella cappella, insegnandole a cantare.
Christine batté le palpebre e le immagini sull’acqua scomparvero come se non ci fossero mai state.                                                                     
Erik deve saperlo, pensò.  Non posso andarmene senza dirgli niente.                                                                                
Si allontanò dal ponte e iniziò a dirigersi verso il teatro dell’Opèra.                                                                                                                  
 
  
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