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Autore: Vantilena    13/01/2014    6 recensioni
Sophie si rinfilò la maglietta. Stava per scendere dalla macchina senza dire niente, quando Eddie, ora più sveglio, la chiamò. [...]
–Quanti anni hai?-
Sophie lo fissò a lungo. [...]
-Ho quindici anni. Cioè, sedici. Fra tre settimane-
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Le cose non erano andate proprio come previsto, ma comunque erano andate. Non erano andate con facilità, erano andate con dolore e pena … ma erano andate, e questo era già molto.
 
Sophie fu svegliata dal pianto di una bambina. Quella bambina era sua figlia, figlia sua e di Eddie.  La ragazza, appena maggiorenne, si alzò dal letto freddo e vuoto e andò alla culla della bambina. La prese e se l’attaccò al seno, cullandola, aspettando che finisse di succhiare il latte per poi rimetterla a dormire. Sperando magari che si addormentasse mentre si nutriva, così lei sarebbe potuta tornare a letto. Sua figlia, però, non voleva proprio saperne di riaddormentarsi. Forse perché riusciva a sentire l’eccitazione della madre. Forse perché aveva intuito che, il giorno successivo, per la prima volta avrebbe visto l’uomo che Sophie chiamava papà.
Meggie, la bambina, aveva poco più di un anno, e non aveva mai visto suo padre. Eddie, infatti, era finito in carcere proprio dopo l’ultimo suo viaggetto per la roba. Fortunatamente, si era beccato solo tre anni, dai quali erano stati scontati sei mesi poiché l’uomo aveva acconsentito a disintossicarsi. La pena era stata minima perché durante quell’operazione Eddie non era il trasportatore (a cui era dovuto il fallimento del piano) ma l’intermediario fra lui e chi avrebbe distribuito la droga fra i ragazzi e gli studenti.
Sophie era rimasta incinta poco prima che Eddie partisse per quell’ultimo, fatale, viaggio. Aveva solo diciassette anni. Era stato quando lei gliel’aveva detto che avrebbero avuto un bambino che lui aveva preso la decisione di smetterla con la droga.
Meggie si riaddormentò, e Sophie tornò a sdraiarsi nel letto. La ragazza non riusciva a prendere sonno, e tutto ciò le parve strano. Era passato un periodo in cui non era riuscita a dormire senza avere incubi; incubi in cui veniva stuprata da George o Jim. Continuava a pensare a Eddie, a quando finalmente sarebbe riuscita ad abbracciarlo e baciarlo senza che ci fossero sbarre fra di loro, o senza essere in una stazione di polizia. A quando, finalmente, lui avrebbe potuto prendere fra le braccia la loro bambina.
Sophie, dopo un po’, però, riuscì ad addormentarsi. Questo perché sapeva che, ormai, era al sicuro: Jim era in galera per quello che le era stato fatto, quanto a George … George era stato ucciso da un mafioso, Sophie non sapeva bene in quali circostanze. Non aveva potuto comunque fare a meno di godere di questo fatto.
 
Il giorno dopo Sophie indossò ciò che di meglio aveva e, soprattutto, sistemò per bene Meggie. Voleva che tutto fosse perfetto. Stava per uscire di casa, con la bambina in braccio, quando lei iniziò a strillare.
«Shh, piccola.» le sussurrò. «Oggi incontreremo papà. Non sei contenta? »
Meggie, sentendo la parola papà, subito tacque, mettendosi in religioso silenzio. Sophie sorrise e si precipitò alla fermata dell’autobus.
Quando arrivò, Eddie era già uscito e aveva anche già sbrigato tutte le pratiche e le faccende. Stava seduto sulle poltrone della sala d’attesa.  Appena lei arrivò, lui alzò lo sguardo e la fissò, scrutando ogni centimetro di lei, soffermandosi poi sul fagottino che teneva nell’incavo del braccio.
Si alzò e corse incontro a Sophie, l’abbracciò, le asciugò le lacrime dalle guance e poi scoppiò a piangere a sua volta. Prese Meggie fra le braccia, la strinse a sé e la baciò sulle guance.
Poi tornò a fissare la sua ragazza, la baciò a lungo, dolcemente.
«Andiamo a casa, Sophie. Non voglio più stare qui. E voglio rivederla. È da troppo che non ci entro. »
 
Meggie dormiva nella culla, beata. Era stato Eddie ad addormentarla, sul viso un’espressione di totale felicità.
«Sophie, sono pulito. Non hai idea di quanto sia bello … non hai idea di quanto io mi senta libero, ora.»
Sophie sorrise, poi andò a sdraiarsi sul letto. Lui la raggiunse.
 «Mi sei mancata tantissimo, lo sai?»
«Dio Santo, Eddie! Anche tu mi sei mancato … mi sei mancato eccome. Ma ora finalmente si è tutto risolto. Tu sei pulito e sei fuori di galera. Jim è dentro, e George è morto. Abbiamo una bambina e una casa … »
Eddie soffocò Sophie con un bacio.
«C’è un’altra cosa che mi era mancata di te. » sussurrò lui.
«Anche a me è mancato un lato in particolare di te, lo sai?» sussurrò lei, con aria sensuale, portando le mani alla sua cintura.
«Come siamo maliziose, oggi. Solo una cosa: cerca di trattenerti … non vorrai mica svegliare la bambina, no? »
Sophie scoppiò a ridere e Eddie rise con lei, poi attirò la sua amata con sé sotto le coperte.


Nota dell'autrice:
Mhh, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato? Mesi? Anni? Secoli? *muore*
Bene, mi rendo conto che questo epilogo non soddisfa di certo le aspettative, soprattutto visto tutto il tempo che avete aspettato. Sicuramente è affrettato, avrei dovuto far passare qualche altro capitolo prima di postarlo, ma purtroppo mi mancano due cose fondamentali: tempo (la scuola uccide) e l'ispirazione.
Perfetto, ora non mi resta che ringraziare tutte le persone che hanno seguito la storia fino alla fine (in particolare il giardino dei misteri), a chi l'ha recensita, a chi l'ha aggiunta fra le seguite/preferite/ricordate (e siete veramente in tanti, fidatevi!). Ringrazio anche chi ha letto e recensito qualche capitolo ... insomma, ringrazio tutti quelli che mi hanno fatta arrivare persino a quattromila visualizzazioni nel primo capitolo! :) Grazie a tutti! :'D
Valentina.
   
 
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