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Autore: angelikakiki    15/01/2014    20 recensioni
“ Stasera dormirò con te” mi dice.
Scuoto la testa. Non voglio fargli pena. E quando glielo dico, lui si mette a ridere.
“ Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Devo capire se posso ancora… voglio tornare ad essere me stesso, Katniss. Ma mi serve il tuo aiuto” mi sussurra. Annuisco. Lo voglio. Lo voglio accanto a me. Come sempre.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il giorno dopo, Annie si presenta a casa nostra alle otto di mattina, svegliando sia me che Peeta, il quale ha pianto per tutta la notte, nonostante abbia provato a camuffare la cosa. Per quanto riguarda la questione Sae, ho deciso di tenerla con me ancora un po’. Immagino che la presenza di Annie e di un bambino richieda maggior lavoro all’interno della casa. Lavoro che, personalmente, non saprei da che parte cominciare. È Peeta che va alla porta ad aprire, precendomi. Quando scendo dalle scale, ancora in camicia da notte, la prima cosa che vedo è lo sguardo disperato di Peeta. Solo dopo qualche istante riesco a riconoscere Annie. Mi saluta con una mano, sulla faccia ha un sorriso che non le si addice per niente. Sembra… maniacale. La sua pelle è secca, quasi rugosa, come i contorni delle sue labbra. Sotto gli occhi ha due occhiaie violacee e profonde. Mi avvicino a lei, quasi titubante. Quando le afferro la mano, non posso fare a meno di notare qualcosa che sbuca da sotto la manica. Bende. Bende candide le circondano i polsi. Immagino di sapere cosa significhi.

“ Annie, come stai?” chiede Peeta quasi singhiozzando. Annie annuisce, senza parlare. Interpreto la risposta come un ‘bene, grazie, e voi?’.

“ Noi stiamo bene. Dov’è Hearten?” domando. I suoi occhi vuoti assumono un’espressione terrorizzata. Indica fuori. Guardo dietro di lei. Vi è una macchina parcheggiata. Decido di uscire io, nonostante l’aria mattutina sia fredda e tagliente. Un uomo vestito di nero è alla guida della macchina. Lo raggiungo, chiedendogli di Hearten. Al suono delle mie parole, una signora apre lo sportello posteriore. Ha dei vestiti ingombranti e arancioni, e tiene tra le braccia un… fagottino. Me lo porge, e, finalmente lo vedo. Hearten. È piccolo, minuscolo, e agita le braccine. Non piange, ma qualcosa mi fa capire che vorrebbe farlo. I suoi radi e sottili capelli sono rossicci. Sorrido. E lui mi fissa intensamente, quasi incuriosito. E solo troppo tardi li vedo. Due occhietti verdi e profondi. Come i suoi. Finnick. Urlo e mollo la presa sul bambino. Fortunatamente, la signora arancione lo afferra prima che possa toccare il suolo. Piango. Sento rumore di passi che mi raggiungono. Peeta. Sì, deve essere lui.

“ Finnick…” sussurro. E, immediatamente, altre urla. Annie. E poi, ricordo. Le urla di Annie, dentro l’Arena. Finnick che corre. Le urla di Prim… ed è tutto nero.

 

Non so quanto tempo sia passato. Anni, giorni, forse secoli. Ma apro gli occhi. E, davanti a me, vedo Peeta. Mi sorride tristemente, accarezzandomi i capelli. Lo guardo interrogativo. Che cosa è successo? Lui, quasi leggendomi nel pensiero, mi risponde.

“ Sei svenuta. Annie e suo figlio stanno nella stanza accanto. Anche lei è scossa, ma si riprenderà. Sae sta provando a farla parlare e tiene d’occhio… Hearten” sussurra con un piccolo sospiro. Mi metto a sedere sul letto.

“ Perché…? Io non capisco… Finnick… Finnick era lì… e…

“ No, Katniss, Hearten. Non Finnick. Ha i suoi occhi, eh?” osserva con un leggero sorriso a fior di labbra. Annuisco, ancora scossa. Ora capisco. Ora capisco perché Annie è uscita fuori di testa. Io sono svenuta solo al ricordo di Finnick, un mio amico. Per Annie, per la quale Finnick era molto di più, non deve aver retto la vista degli occhi di Hearten.

“ Tu… stai bene?” domando. Peeta mi guarda.

“ Sì, io… mi dispiace per stanotte. Avrei dovuto pensare a te, e invece…

“ Non dire assurdità. Sei umano anche tu, Peeta” sussurro guardandolo intensamente negli occhi. Lui scuote la testa.

“ Ok, ma io non mi sento… bene con me stesso, se so di non aver provveduto alla tua felicità. Mi spiego?” chiede. Sospiro. Peeta. È sempre il solito, c’è poco da fare. Scuoto la testa.

“ Bhe, lo fai. Lo fai sempre” gli dico. Si sporge verso di me, baciandomi. È da ieri mattina che non lo fa, tra Haymitch, Aurelius e Annie, noi… non abbiamo avuto neanche un momento per goderci la novità che avevamo assaporato insieme. Mi si mette sopra, improvvisamente. Io infilo le mani sotto la sua maglietta e… e si allontana velocemente. Rimango così, spiazzata. Poi, mettendomi a sedere, lo vedo. Sta in un angolo della stanza, con i pugni contro il muro.

“ Peeta…” lo chiamo. No. Non di nuovo. È da tanto che non ha i suoi attacchi, ormai non ci sono abituata. Lo chiamo, ancora e ancora. Niente, è andato. Rimaniamo così, per qualche istante infinito. Poi, si gira. I suoi occhi sono neri come la pece, ancora di più. Si avventa su di me. Rimango immobile, paralizzata dalla paura.

“ Tu… tu hai fatto con Gale… e davanti ai miei occhi…” sussurra trucemente. Vorrei rispondergli che non è vero. Apro la bocca, ma non mi esce niente. Sono totalmente paralizzata e terrorizzata. L’espressione di Peeta è piena di astio e di disprezzo, ma, nonostante ciò, mi morde il collo, fino a farmi male. Gemo leggermente, ma non voglio urlare. Arriverebbe Sae, arriverebbe Annie. È questa  è una cosa tra me e Peeta. Con tutta la forza che ho, provo a parlare.

“ Peeta, ascoltami… ti prego… non è così… non è reale…” singhiozzo. Lui mi guarda, ma non mi vede. Con le sua mani, mi strappa la camicia da notte, lasciandomi il petto nudo.

“ E’ così che ha fatto pure lui, eh? Sei un ibrido per accontentarci tutti, ma adesso… cambierà tutto…” sussurra facendomi tremare. Mi stritola i seni, facendomi male. Appena provo a urlare, mi tappa la bocca. Quindi, ci rinuncio. Piango, pregando che il tormento svanisca. Poi, improvvisamente, si toglie da me. Si alza in piedi. Quando lo guardo, i suoi occhi sono azzurri e pieni di lacrime. 

“ Katniss, io… Non… Mi dispiace… Ti giuro che mi dispiace… Katniss…” dice avvicinandosi a me. Non so perché lo faccio, ma, istintivamente, mi ritraggo. Lui se ne accorge. Restiamo immobili a fissarci. Non so per quanto tempo riesco a rimanere così.

“ Hai ragione. Sono un mostro. Vado… vado a vedere… Annie… e oggi dormirò sul divano, già te lo dico” afferma prima di uscire dalla stanza. Mi alzo traballando e mi guardo allo specchio. Il mio collo è arrossato, e piccole chiazze scure stanno tappezzando la mia pelle. Decido di mettermi una sciarpa, per camuffare il tutto. Mi vesto al volo e scendo. Al tavolo, vedo Annie con in braccio Hearten. Immagino che Peeta sia in cucina con Sae, a sentire dall’odore di pollo che aleggia nell’aria. Annie mi sorride velocemente, prima di dedicarsi a Hearten. Lo fa giocare con una pallina, che il piccolo si diverte a lanciare sul tavolo. Annie ha il solo scopo di riprenderla quando si allontana troppo. Sento la risata di Hearten e mi costringo a non ricordare quella di Finnick. Mi metto seduta vicino a Annie.

“ E’… è proprio un bel bambino” osservo.

“ Sì, lo è” replica Annie con una voce roca e impastata. Sorrido. Finalmente ha ricominciato a parlare. Guardo ancora le sue maniche, dalle quali traspaiono le bende. Poi, ancora Hearten. È contento di stare con la sua mamma, lo vedo. Ma, ora che ci penso, da quando sono diventata una grande esperta di bambini? Oh, sì. Ora ricordo. Prim. Era una… proprio una bella bimba. Aveva tanti ricciolini biondi che le ricadevano sulle spalle che… provo ad affogare dentro di me i miei pensieri. No, non ce la faccio. Annie sembra accorgersene.

“ C’è qualcosa che ti turba, Katniss?” domanda. Scuoto la testa. Lei sorride.

“ Non so, Finnick me l’ha raccontato che tu sei una che vuole sempre apparire forte. Ma mi ha detto che a volte, con lui, ti lasci andare. Tra poco arriverà, e spero che potrai dire a lui cosa ti turba, se proprio non vuoi dirlo a me!” esclama accarezzandomi la guancia. Resto immobile. Non so cosa dire. Lei è convinta che Finnick sia ancora vivo. Che tra poco arriverà e che potrà stare con noi. Mi salgono le lacrime agli occhi, lo sento. Fortunatamente, arrivano Peeta e Sae con il cibo. Hearten lancia un urletto soddisfatto. Ancora scossa, guardo Peeta. Lui evita il mio sguardo e si limita a servirci il pollo. Stranamente, non riesco a mandarlo giù. O è troppo secco, o la mia gola non intende ingurgitare del cibo. Stiamo in silenzio, un silenzio interrotto, di tanto in tanto, da un versetto di Hearten, oppure dal rumore di qualcosa che fa cascare per terra. Forse per richiere la nostra attenzione. Ma neanche Peeta riesce a dargliela, stavolta. È come se fossimo in lutto. Dopo aver sparecchiato, Peeta afferma di volere andare un po’ a casa sua. Quando lo trattengo per il polso, lui scansa la mia presa bruscamente, prima di uscire dalla porta. Quindi, io, Sae, Annie e Hearten decidiamo di vedere un po’ di televisione. Vengo presa da una stanchezza allucinante proprio a metà film. Annie afferma che anche per Hearten sarebbe l’ora di andare a dormire, a mi propone di andare a letto portandomi dietro Hearten. Scuoto la testa, ma un’occhiata eloquente di Sae mi costringe ad accettare. Afferro il bambino titurbante, e insieme entriamo nella mia camera. Lo adagio sul letto, mettendolo accanto a me. Il bimbo mi guarda incuriosito. È piccolo, la sua pelle deve essere proprio morbida. Allungo una mano, esitante. Lui, inizialmente si ritrae. Ma dopo qualche istante, si lascia accarezzare la testolina. Sorrido. Lui sembra gioire del mio contatto. Bene. Chiude gli occhietti. Aspetto che si addormenti del tutto, prima di chiudere gli occhi. E, quando lo faccio, vengo assalita da una strana sensazione. Nonostante tutto, la felicità.

Vengo svegliata dal rumore di passi. Quando apro gli occhi, vedo Peeta. Guarda prima me e poi Hearten, che piange, appena sveglio. Lui mi siede accanto a lui, accarezzandogli le braccia. Si vede che con i bambini ci sa fare: Hearten smette subito di piangere. Prendendolo in braccio, esce dalla camera, gridando un neturo “ La cena è pronta” alle sue spalle. Mi costringo ad alzarmi dal letto, in preda ai morsi della fame. Scendo le scale e trovo Peeta che gioca con Hearten, mentre Annie li ammira soddisfatta. Gli tira un aereoplanino di carta e Hearten si diverte ad afferrarlo. E, immediatamente, capisco tutto. Peeta. Peeta vuole essere padre, lo vedo. La sua espressione è allegra, spensierata, bellissima. E in un attimo mi appare una scena davanti agli occhi: Peeta che gioca con mio figlio, biondo con gli occhi grigi, mentre io, seduta su una sedia, li guardo felicemente… la voce di Sae che mi dice di sedermi mi riporta alla realtà. Appena Peeta si accorge della mia presenza, si incupisce. Mangiamo delle verdure con delle focaccine preparate da Peeta. Annie, di tanto in tanto, parla da sola, sussurrando parole senza senso a un Finnick immaginario. Non so se ridere o piangere. Finiamo di mangiare velocemente. Poi, Annie sbadiglia. Vuole andare a letto. Mentre sale le scale con Hearten tra le braccia, mi si avvicina Sae.

“ Katniss, penso che sarebbe meglio per lei che qualcuno la controlli mentre dorme. Prima ha cercato di tagliarsi le braccia con un coltello. Non vorrei che commettesse qualche pazzia. Se vuoi ci penso io” mi dice bruscamente. Annuisco.
“ Sì. Grazie Sae” le dico. Lei mi sorride.

“ E’ una brava ragazza, ci ho parlato prima. Solo che non ha tutte le rotelle a posto, ecco” dichiara.

“ Già. Come tutti noi, del resto” osservo prima di vederla salire le scale. I miei occhi, poi, si poggiano su Peeta. Ha un’espressione dura, risoluta. Guarda prima me e poi il divano.

“ Io dormo qui. Ora. Buonanotte, Katniss” esclama prima di sdraiarsi. Lo raggiungo.

“ Non dire sciocchezze. Ora andiamo in camera. Alzati” gli dico con fare minaccioso. Lui scuote la testa, senza guardarmi. Mi siedo sul divano e mi sdraio accanto a lui.

“ Allora dormiremo tutti e due qui. Peeta, io senza di te ho gli incubi, ok? Quindi non c’è altra soluzione!” esclamo. Peeta si alza, allontanandosi.

“ Sì, c’è un’altra soluzione! Scappare da me! Da me che ti ho…” continua togliendomi la sciarpa e scoprendo il collo. Lo guarda terrorizzato.

“ Che ti ho fatto questo… questo orrore… io… non si può vivere così, Katniss! Io… ho paura a toccarti, davvero!” prosegue orripilato. Scuoto la testa.

“ Bhe, io no, quindi non vedo perché dovresti farti problemi!” dichiaro alzandomi a mia volta. Lui indietreggia.

“ E me lo chiedi? Katniss, ti ho… ti ho praticamente violentata, non so se il discorso ti è chiaro!” esclama.

“ Tu non mi hai violentata, ok? Hai avuto uno dei tuoi soliti attacchi e hai reagito male, stop! Adesso tu sali con me in camera e… e risolviamo questo blocco, ok?” domando. Sospira, dirigendosi verso le scale. Io lo seguo, irata. Non capisce. Appena entriamo in camera, lui si stende sul letto. Spegne la luce.

“ Buonanotte!” sbotta seccato. Mi adagio accanto a lui.

“ Buonanotte!” replico irritata. Passiamo qualche istante così separati, rimunginando sui pensieri che ci affliggono. Perché deve essere tutto così complicato? Poi Annie, Hearten, Finnick… La presenza di Annie mi inquieta un po’, a dirla tutta. Soprattutto quando parla da sola, pensando di rivolgersi a un Finnick immaginario vicino a lei. Sbuffo. Io, in realtà, non potrei farle la predica. Sono o non sono quella che si mette a urlare come una disperata sentendo le urla di Prim nella testa? Gli Hunger Games. Gli Hunger Games ci hanno cambiati, hanno cambiato tutto. E il mio ultimo pensiero, mentre chiudo gli occhi, va ad Angelique, che…

Sto salendo le scale. Alla fine vi è una porta. La apro, e mi ritrovo in una stanza imbrattata di sangue. Angelique accanto a me ride, pensando che sia una visione divertente. Ma non lo è neanche un po’. Vi è una vasca, lì in mezzo. C’è Annie che guarda un manichino di Finnick, con i polsi pieni di…

“ NO!!!” urlo tutta sudata. Un sogno, uno stupido sogno. Peeta è accanto a me. Mi fissa, nell’oscurità.

“ Ti ho sentito parlare. Le lame. Hai sognato Clove?” mi domanda. Scuoto la testa, ancora terrorizzata. No, magari avessi sognato Clove. Sarebbe stato sicuramente meglio. Lui sospira e mi fa cenno di avvicinarmi. Ma non mi basta. Mi butto tra le sue braccia. Lui, inizialmente titubante, mi asseconda. Un respiro di sollievo esce dalle mie labbra. Peeta. Mi bacia la testa, ancora e ancora. MI accarezza le braccia. La cosa mi rilassa parecchio.

“ Ascolta… ascoltami… io e te non possiamo allontanarci, capito? Guarda Annie, io… non posso…” sussurro a pezzi.

“ Ho capito. Lo so. Davvero. Ma…

“ Ma niente. È così e basta. Io non voglio finire come Annie che…

“ Che si taglia le vene per colmare l’assenza di Finnick. Penso di aver intuito bene” conclude Peeta annuendo. Lo imito, sospirando.

“ Sì. Tu devi restare con me, non ci sono altre soluzioni. Non mi importa quanto tu possa farmi male, ok? Io resisto, lo sai” esclamo con una voce acuta che non mi appartiene.

“ Va bene. Ma dobbiamo fare un accordo, Katniss” mi dice duro.

“ Che tipo di accordo?

“ Che non… che non faremo… per un bel po’… quello che abbiamo fatto l’altro giorno. Non finché sto ancora così. Ok? E tu non cercare di provocarmi, sennò…” continua. Arrossisco, pensando che la cosa migliore sia troncare direttamente il discorso.

“ Va bene. Ma anche io devo chiederti un favore.

“ Quale?” mi domanda.

“ Devi aiutarmi a organizzare tutto. Tra una settimana faremo il pranzo con i Vincitori di questi Hunger Games e con i loro familiari. Io… avevamo detto che l’avremmo fatto” affermo quasi per rinfacciarlo a me stessa.

“ Certo. Inviteremo anche Johanna, no?” chiede lui. Annuisco. In realtà… in realtà ci sarebbe dell’altro. Avevo fatto una promessa ad Angelique. Una promessa che non so se riuscirò a mentenere.

“ Io… dovrei invitare anche Gale” sussurro. Peeta sospira.

“ Se è questo quello che vuoi…

“ No. Non voglio fargli del male. Ma… Ci sono delle priorità. Angelique…io a lei avevo detto che avrei invitato anche lui, quando… quando gliel’ho promesso. E c’è dell’altro. Voglio vedere come gli Hunger Games hanno cambiato quei ragazzi. E, se posso, li aiuterò. Sei d’accordo?” domando esistante.

“ Sì. Sono d’accordo. Allora lo faremo domani. Insieme” sussurra.

“ Sì, insieme…” mormoro prima di chiudere gli occhi. E, con una carezza di Peeta, scappo nel mondo dei sogni.

 

Spazio autrice: ESAMI, ESAMI OVUNQUE! Care ragazze, non sono morta! Sono ancora qui! Scusate le mie negligenze, gennaio e febbraio sono due mesi orrendi ( chi, come me, va all’università, mi capirà fin troppo bene), ma da marzo aggiornerò di nuovo una volta a settimana :D Spero che vi sia piaciuto il capitolo… bhe, un chiarimento per la condizione di Annie. Sfortunatamente ho avuto la bruttissima esperienza di incorrere in questa forma di autolesionismo… in un periodo della mia vita non mi sentivo accettata, andava tutto storto. Ma poi, grazie alla mia forza di volontà, sono riuscita a tirarmene fuori. E chiunque faccia ciò, sappia che non è solo, e che uscirne fuori è possibile! Spero di non avervi annoiato! A presto

angelikakiki

  
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