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Autore: Marytod    18/01/2014    1 recensioni
Si narra che alla fine dell'arcobaleno vi sia una pentola d'oro. Ma alla sua origine?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’orizzonte ancora era ornato dalle cupi nubi del temporale appena passato, ma il sole del tardo pomeriggio estivo splendeva con forza, quasi a cancellare ogni traccia di pioggia. Dal riverbero e dall’umidità, dal contrasto tra la tenebra della tempesta e la luce del giorno, si creò un ponte: un arco grigio ed etereo congiungeva cielo e terra.
Ohrel dalle Ali d’Argento discese dal Paradiso. Erano i primi giorni dell’uomo, il primo temporale della prima estate dell’ultima creatura del Signore. In quanto “Luce di Dio”, voleva far risplendere quella nuova strada di oro e argento, come se fosse formata da sole e luna, per lasciare chiaro il messaggio: il Padre veglia su di voi, dopo la tempesta Lui sempre ci sarà.
Lil dalle Ali di Porpora risalì dall’Inferno. Il suo padrone Lucifero già era stato condannato e l’uomo cacciato dall’Eden, ma il Signore ancora dimostrava premura per quell’ultima creazione. In quanto “Oscurità”, voleva ricoprire quella nuova via dei colori più scuri e opachi, come se fosse formata da marcio e nebbia, per lanciare nitido l’avvertimento: il Peccato grava su di voi, nemmeno dopo la tempesta troverete perdono.
L’angelo e il demone assieme giunsero all’inizio del ponte. Ohrel spalancò le proprie ali, accumulando i poteri celestiali: avrebbe prima scacciato il male, poi colorato l’arco. Anche Lil spalancò le proprie ali, richiamando i poteri infernali: avrebbe prima schiacciato il bene, poi rovinato l’arco.
Scattarono l’uno contro l’altro, palmi aperti e rivolti all’avversario. Le loro mani si sfiorarono: bagliore e ombra si scontrarono e fu grande il boato. Il suolo fu scosso dal suo primo terremoto. Quando ogni cosa si acquietò, l’angelo e il demone dividevano ora il medesimo corpo, metà divino e metà diabolico.
Ohrelil adesso si chiamava e giaceva in ginocchio all’inizio del ponte. Confuso e stremato, posò le mani sulla strada, lasciando che fosse solo il suo potere a fluire in essa, senza intenzioni. Non pensava più a Dio o Lucifero, non conosceva più il proprio scopo.
Luce e buio si mescolarono, dando origine a un evento non previsto: sette colori illuminarono quella via, le principali gradazioni che l’occhio umano poteva vedere, come fosse un semplice dono di pace. Il mezzo demone e mezzo angelo pensò unicamente che fosse bello, per poi assopirsi profondamente. Quand’egli chiuse gli occhi, il ponte svanì.
Da quel giorno, solo il tuono del temporale riesce a riscuoterlo dal sonno in cui è sprofondato. Celestiali e infernali poteri non gli danno tregua, portandolo in ogni momento di coscienza vicino alla follia. Ma in quei pochi minuti che Ohrelil passa sveglio, ecco, si ricorda dell’uomo e, passata la pioggia e venuto il sole, ricrea per lui l’arcobaleno, senza più pensare a messaggi di tenebra o luce.
   
 
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