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Autore: Beatrix98    18/01/2014    1 recensioni
Questa piccola storia racconta di cosa mai succederebbe sé fondessimo il futuro al passato...in un paesino incastonato nelle montagne e nel tempo un oggetto misterioso, indescrivibile, oscuro, viene ritrovato.
Cosa sarà? A cosa servirà? Gli abitanti capiranno la natura dell'oggetto?
Genere: Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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L'OGGETTO


Era una giornata pigra e senza aspettative nel paesello di Pivanò, una giornata come tutte, forse un po' troppo primaverile per un giorno d'inverno.
Pivanò era un piccolo paesello su una montagna, ma più che sulla montagna, si poteva dire che era incastonato nel monte Piva, da cui derivava il nome del paesello.
Quel monte era appollaiato tra le numerose alpi che segnano il confine tra Svizzera e Italia, dietro ad altre famose
cime, nascosto dalle ombre incombenti di quelle montagne, si puó esser certi che non fosse un luogo molto popoloso e frequentato.
Il monte Piva era un monte solido e boscoso, interamente coperto dalla selvaggia vegetazione, a parte pochi spazi soleggiati liberi dagli alberi, aree occupate da pascoli e praticelli in cui si scorgevano ruscelli resi dapprima invisibili per la fitta boscaglia.
In queste radure pascolavano a volte greggi e mandrie, infatti la caccia e l'allevamento erano le attività principali delle persone di Pivanò .
In un luogo così radicato nelle antiche tradizioni non era mai successo qualcosa che potesse sconvolgere la pace e la tranquillità di quei boschi freschi.
Era la fine dell'inverno quando successe, precisamente il 12 gennaio 1964, in una di quelle giornate che sapevano ancora di inverno, anche se la luce del sole era forte e i raggi scioglievano la brina di mattina con il dolce caldo del pomeriggio.
Il vento sottile portava un odore di miele, resina di pino, corteccia, foglie e funghi, mentre dal paese saliva il profumo del pane appena sfornato e dei dolcetti.
"La giornata più bella del decennio", esclamavano i signori nel bar vicino ai peschi, sicuri di avere ragione anche perché era domenica e questo la rendeva ancor più bella.
Proprio in quella giornata arrivò l'oggetto, nessuno sapeva da dove o come era arrivato, si sapeva solo che un giorno il bracco del signor Andrea che era andato alla mensile battuta di caccia come aveva sempre fatto, fece qualcosa di insolito.
Il vecchio cane, che non riusciva a pigliare neppure un coniglio tanto l'età si faceva sentire, si era destato ringhiando e abbaiando come un folle davanti a una piccola sporgenza di metallo che fuoriusciva dal terreno.
Ecco come fu trovato l'oggetto.
Venne portato in città, nella piazza, turbando la pace cittadina e la consuetudine  degli abitanti.
Non si poteva descrivere, perché non aveva descrizione e non si poteva usare, perché non aveva uso, nessuno riusciva a capire ne cosa fosse, ne da dove fosse arrivato.
Era solo un ordigno, un oggetto, non poteva essere altro, perché in realtà non si sapeva neppure come potesse esistere un manufatto tanto insolito.
La gente fu spaventata da questo oggetto, peró vollero tenerlo,non si sa perché lo fecero e ancora oggi molti storici cercano di dare una risposta a questo comportamento.
Cercarono di dimenticarlo, di continuare la loro vita normale, ma l'oggetto e il non sapere cosa fosse, ne cosa facesse, influenzò le loro menti.
La paura serpeggiava per le strade e nessuno non pensava che all'oggetto, ormai tutto aveva preso quella forma indefinibile, perché non era una forma, esattamente come lui.
Tutto poco a poco diventò oggetto, la gente vedeva solo quello. 
Nessuno riusciva più a dormire, era colpa dell'oggetto.
Alla signora della mensa era bruciata la polenta, era colpa dell'oggetto.
Tutti credevano che le disgrazie del paesino derivassero dall'oggetto.
La paura si trasformò in terrore e il pensiero in ossessione.
Dal canto suo ,l'oggetto, chiuso nel granaio con finestre e porte sprangate, non aveva emesso suono, nè si era azionato, ne mosso.
La situazione precipitò quando dall'oggetto, una notte, uscì un ululato profondo e metallico, che fece tremare il paesino e anche le persone.
Sembrava un ululato disperato e profondo.
Il signor Andrea, in balia dell'ira, prese allora l'oggetto e lo lanciò giù dalla gola del monte Piva.
Rotolò parecchie volte, ma non si ruppe e sempre continuò a cacciare ululati strazianti.
Però la gola era profonda, così l'oggetto sparì nell'abisso.
Il signor Andrea tornò al paese da eroe, dicendo che aveva rimandato all'inferno quell'oggetto, tra l'altro si supponeva venisse proprio dagli inferi quel marchingegno.
Così l'oggetto e il suo mistero vennero apparentemente cancellati dal paese di Pivanò, ma cosa era veramente l'oggetto?e a cosa serviva se serviva? È di che forma era se aveva una forma?
Il suo mistero giace ancora oggi in quell'abisso nero.
Fino a che ...  

 
  
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