<< -Sono
passate due ore dall’inizio del gioco e nessuno è ancora morto.- >>
<< -Sai, Los,
non posso credere che tu ti stia attualmente impegnando a fare qualcosa. Anche
se questo qualcosa è un continuo ed inquietante messaggio inviato ogni mezz’ora
per ricordare ai videogiocatori che la morte è dietro l’angolo.- >>
<< -Attualmente
sto ricordando alla morte che in teoria dovrebbe essere dietro l’angolo. Se
tutto continua con questa calma dovranno almeno degnarsi di portarci dei
dolci.- >>
Sentendo questo Shadi si fermò in mezzo alla strada,
sorridendo con fare malizioso.
Fece un occhiolino prima di mimare con le labbra un bacio
che, in teoria, era rivolto ai due speaker ma che in realtà fu recepito da un
NPG: Shadi non notò nemmeno l’aria di disgusto sul volto dell’uomo, occupato
com’era ad aspettare una risposta.
Bisognava dire che se il personaggio non giocante avesse
reagito in maniera positiva Shadi sarebbe stato felice lo stesso: d’altronde
l’importante era essere in compagnia.
<< -Ai tuoi
tempi provarci era stringere la mano a qualcuno. Comunque, io ci farei anche un
pensierino ma purtroppo non sono gay.- >>
<< -Uh, forse
mi sbaglio Los, ma credo di averti visto fare delle avanches a dei ragazzi, ad
alcune feste.- >>
<< -Mi
piacerebbe disquisire con te sulla sottile linea fra ‘omosessualità’ e ‘ubriaco
da far schifo’, però mi sono reso conto che mi è venuta voglia di dolci.-
>>
“E noi non vogliamo
mica che il bambino nasca con una voglia a forma di millefoglie, vero?”
Per pochi secondi si bloccò, braccio a mezz’aria e volto
congelato in una smorfia di disappunto – la fortuna, che all’inizio gli aveva
sorriso, aveva deciso di abbandonarlo nelle seguenti giocate che aveva fatto
arrivando al punto che i suoi crediti si erano dimezzati - , quasi temendo che
dalle finestre del casinò entrassero delle guardie dell’FBI. Passati cinque
secondi di assoluta tranquillità Dodger si ricordò che bene o male di vincere
al videogioco gli importava poco più di nulla: inserì quindi la moneta nella
slot machine e ritornò a pregare la dea bendata per un misero jackpot.
<< -Quell’uomo
è appena diventato il mio mito.- >>
<< -Sai, Goth,
sono spaventato. Intendo dire, siamo entrati in contatto con solo due
personaggi e tutti e due non erano normali. Non credo sia un caso.- >>
<< -Certo, in
realtà è un complotto per distogliere la nostra attenzione dall’assassinio dei
Kennedy.- >>
<< -Io mi
riferivo più al fatto che forse le selezioni sono state fatte un po’ a caso, ma
anche questa teoria è carina.- >>
<< -Comunque,
per quanto riguarda il… ragazzino posso dire che non fosse normale, ma cos’hai
contro il mio idolo?- >>
<< -Il
ragazzino, che penso d’ora in poi chiamerò ‘sgualdrinella’…- >>
<< -Stai gia
cominciando bene, complimenti.->>
<< -…bhè, la
sgualdrinella è, per l’appunto, una sgualdrinella. Il tizio con il cappello da
Al Capone, invece, ha evidentemente un problema. Intendo dire, posso capire se
stesse giocando con un videogioco, ma è da due ore che sta spendendo soldi in
una stupida slot-machine.- >>
Gwen si bloccò sul posto, chiudendo gli occhi mentre la sua
mente assorbiva l’ultima frase, quasi avvelenandola dentro- perché di ‘tizi con
il cappello alla Al Capone’ c’è n’erano tanti, ma l’unico che aveva anche il
vizio del gioco d’azzardo era Dodger. Suo
marito.
Per pochi istanti le venne da strillare, gridare, prendere a
pugni un povero NPG innocente per sapere dove fosse l’uomo che aveva avuto la
sfortuna di sposare- poi si calmò.
D’altronde i crediti erano solo di Dodger, cosa le
interessava se si stava riducendo sul lastrico?
Quindi, rilassata, si voltò e ritornò a cercare un NPG dal
portafogli abbastanza gonfio.
<< -E comunque
tutto questo passa in secondo piano rispetto al fatto che voglio mangiare un
dolce.- >>
<< -Los, siamo
in un videogioco. Non sentiamo il sapore delle cose, perché dovresti sprecare
il tuo tempo cercando qualcosa da mangiare?- >>
<< -Prima di
tutto a portarmi il dolce sarà un cameriere, secondo non vedo cosa ci sia di
male a volere qualcosa di buono. Intendo dire, lo fa anche la signorina ‘ehi
ehi ehi è strepitoso essere vivi!’, perché non posso farlo io?- >>
Celia aggrottò la fronte, perplessa, ingoiando a fatica
quell’ultimo boccone di gelato.
<< -Ebbene si,
signorina che mangia il gelato da qualcosa come due ore. È sempre lo stesso o
ne hai presi altri dieci?- >>
La donna aprì e chiuse la bocca, arrossendo per l’imbarazzo.
Non le sembrava di aver fatto qualcosa di male ma i due non sembravano della
stessa opinione- e se avevano ragione loro allora come poteva giustificarsi? Il
suo non era altro che un atto di golosità e d’altronde era vero che non si
sentiva nemmeno il gusto, quindi era stata solamente una sciocca a fare
qualcosa che aveva infastidito i due ragazzi per niente…
<< -Rilassati,
Los non ti sta prendendo in giro. Lo vuole davvero sapere.- >>
<< -Ho fame.-
>>
<< -Sei peggio
di un neonato.- >>
Daniel non poteva lamentarsi. Il posto era carino, gli NPG erano
diversi e interessanti ed i due speaker riuscivano a far passare il tempo in
modo divertente. L’unico problema era che a volte si interrompevano per un po’
di tempo per poi riprendere con quella che sembrava una risposta ad una domanda
che solo loro avevano sentito. Probabilmente parlavano con uno degli altri
personaggi, ma comunque era irritante.
Nel corso del suo peregrinare era entrato in contatto con
tre altri PG. Li si riconosceva perché avevano qualcosa di diverso- in un
qualche modo erano più luminosi.
Bhè, i tre personaggi che aveva incontrato erano parecchio
strani. In ordine cronologico la prima era stata una bambina con in mano un
orsacchiotto: aveva dei vestiti da bambolina e in generale sembrava una piccola
vampira.
Poteva essere una protagonista perfetta per un suo libro: le
storia di una bambina eternamente giovane che vaga per il mondo succhiando il
sangue di chi la fa star male. Peccato che, come tutte le grandi storie,
sicuramente uno scrittore più bravo di lui l’aveva già scritta.
Il secondo che aveva incontrato era un ragazzo dall’aria
dimessa che correva avanti e indietro per le vie più scure della città alla
ricerca di qualcosa- non si accorse nemmeno di averlo urtato da quanto era
disperato.
Il terzo, invece, era un altro bambino. Per qualche secondo
Daniel aveva ragionato sulla possibilità di andare a salutarlo, ma il ragazzino
era troppo occupato a costruire qualcosa per dargli un minimo di attenzione.
Aveva poi continuato a girare per la città fino a quel
momento, in cui, nascosto dietro ad un albero, stava osservando un’altra
giocatrice.
Non era bella - era carina, se piaceva il tipo – ma era
comunque interessante perché, molto probabilmente, era la ragazza con cui i due
speaker avevano parlato fino a prima. La prova era il fatto che stesse
mangiando un gelato.
Cosa fare, quindi? Andare a presentarsi o rimanere
nell’ombra? In quel momento Daniel non aveva voglia di scegliere.
<< -Puoi
andartela a prendere.- >>
<< -Per
togliere così il lavoro al cameriere?- >>
“Adesso basta!”
Si ricompose, spostando una ciocca dei suoi biondi capelli
color ‘oro che riluce grazie ad un raggio di sole al tramonto’ dietro
l’orecchio, e con un’espressione fredda ma furiosa riprese a parlare.
<< -Gne gne
gne!- >>
<< -E voglio i
giocattoli! I giocattoli! VOGLIO I GIOCATTOLI!- >>
<< -E invece no
invece no invece no, bu-HA!- >>
Ma certo, era ovvio: loro, come gli altri, erano solo
invidiosi della sua intelligenza e bellezza e incredibile forza, nonché contro
il suo diverso stile di vita. Non riuscivano ad accettare che potesse esserci
qualcuno superiore a loro, erano spaventati dalla sua suprema perfezione.
<< -Temo che
sia morto il cameriere, altro ché.- >>
<< -Distraiti
cantando qualcosa, Los.- >>
<< -Voglia di
sentire la mia meravigliosa voce?- >>
<< -No,
speranza che tu non possa più sprecarla per le tue inutili richieste da bambino
viziato.- >>
Oliver non stava realmente ascoltando ciò che i due speaker
stavano dicendo: era troppo occupato ad essere sicuro che Nicolas stesse
svolgendo esattamente ciò che aveva chiesto.
La verità era che Nicolas non era riuscito a pensare a nessun
piano per vincere, in quelle due ore, per cui lui e il gemello avevano
solamente vagato per la città fino a raggiungere un circo.
Nicolas, così come il fratello, odiava gli spettacoli degli
animali e un contorto piano aveva preso forma nella mente di Oliver.
Avevano rubato un camion e uno dopo l’altro avevano
caricando gli animali: c’era però da dire che non si fidavano a mettere gli
orsi con i cavalli – a dire il vero ancora erano sorpresi dal fatto che ci
fossero gli orsi – , ed avevano quindi deciso di fare due viaggi. Nel primo
avevano liberato gli orsi, i leoni ed i lupi.
Stavano- o, per essere più sinceri, Nicolas stava cercando
di far salire l’elefante (che avevano deciso di mettere assieme ai cavalli) nel
camion quando Oliver si accorse che una bambina li stava guardando.
La prima reazione fu quella di scappare, ma si rese conto
che se il fratello l’avesse poi ritrovato l’avrebbe ucciso con le sue mani:
decise quindi che avrebbe zittito la bambina con le buone.
Il ragazzo aggrottò la fronte, sorpreso dalla mancanza di
reazioni, ma non si scoraggiò e continuò a cercare un modo per liberarsi di
lei.
Ebbe improvvisamente l’illuminazione: alle bambine piacevano
i cavalli, no? Poteva regalargliene uno, così avrebbe comprato il suo silenzio
e liberato uno di quei poveri animali in un colpo solo.
<< -Ti
piacciono, vero? Allora dai, entra nel camion… ti farò vedere il mio pony…-
>>
<< -Questa è la
prima volta in tanti anni che mi sorprendi, Los.- >>
<< -Non pensavi
avessi un pony?- >>
Oliver continuò a sorridere, nascondendo con maestria il
fatto che stava recitando mentalmente un rosario di insulti.
La bambina strinse a se l’orsetto, senza però dire nulla.
<< -Sento che
tutto il tempo in cui siamo rimasti qui sta finalmente per avere un senso.-
>>
<< -Mi dispiace
fartelo notare, ma siamo qui da due ore.- >>
<< -Due ore
senza una torta sono due ore che non valgono la pena vivere, Goth.- >>
<< -In un
secondo capisco come deve essere stato il momento più felice della tua vita, ed
improvvisamente mi sento triste.- >>
Ninon osservò i due fratelli mentre litigavano, stringendo a
se il suo orsacchiotto.
C’era una sorta di accordo dietro quel litigare- dietro il
loro modo di agire. Lo si poteva capire ad occhi chiusi che i due erano legati
in modo speciale.
Forse era perché erano fratelli, o forse era una prerogativa
dei gemelli: lei non lo poteva sapere, perché era figlia unica.
La dinamica fra i fratelli le faceva capire che c’era sempre
un ordine, dietro le azioni: anche quelle che sembravano più caotiche ed
incomprensibili erano governate da qualcosa.
Tutto era ordine e non le piaceva, perché voleva dire che
qualcuno aveva gia deciso tutto. Solo lei poteva decidere come andavano le
cose- solo lei era la regina.
Mentre i due fratelli litigavano, cercando di tenere sotto
controllo gli animali, Ninon prese la testa dalla tasca. L’osservò, analizzando
la perfezione di quel lavoro ancora non finito: le fessure per gli occhi vuoti,
le labbra sbavate, le guance tinte di un pallido rosa- un piccolo oggetto che
rimaneva fuori dalla convenzione.
Lo gettò a terra, contro un sasso, e si permise di sorridere
nell’osservare il tragitto scomposto e imprevedibile di ogni coccio di
porcellana.
<< -Ah!-
>>
<< -Cos’era
quel rumore? Ci siamo persi qualcosa? Ehi?- >>
I gemelli sentirono il fragore – era come il rumore di un
piatto che si rompeva – ma non ebbero il tempo di cercarne la causa: l’elefante
ed i cavalli si erano spaventati e i due fecero appena in tempo ad abbassarsi
per evitare un puledro che saltò sopra di loro.
Presto l’elefante e i restanti cavalli avrebbero seguito
l’esempio del primo: intuendo il pericolo i fratelli scattarono da terra e
corsero ad appiattirsi contro un muro, prendendo la bambina al volo.
<< -L’unico
modo per salvarsi è dire per tre volte ‘jumanji’!- >>
<< -Eh?-
>>
<< -La tua ignoranza mi perplime, Los.- >>
La ricerca di Sid era andata a buon fine: aveva fra le mani
due pillole di una droga che si vendeva solo nel videogioco (Zathura, se non si
sbagliava) e dell’eroina rosa- non aveva abbastanza soldi per l’eroina bianca,
ma aveva deciso di provare una delle migliori almeno per una volta nella vita.
Era eccitato come un bambino con dei nuovi giochi. Aveva
solo bisogno di trovare un angolo tranquillo per provarli e poi…
<< -Dà la
precedenza.- >>
…stavano parlando con lui?
Sid alzò lo sguardo dall’eroina per guardarsi attorno,
cercando di capire a che cosa si stessero riferendo: da una parte la strada
continuava ad essere tranquilla, mentre alla sinistra c’era un qualcosa che si
stava avvicinando.
Socchiuse gli occhi, tentando di mettere a fuoco l’immagine:
quel qualcosa era sempre più vicino e- ed ovviamente non poteva essere vero.
Cavalli e un elefante, certo. Probabilmente la droga che il
pusher gli aveva dato aveva effetto a contatto.
C’era qualcosa che non andava in quelle allucinazioni, però.
Da che ricordava gli allucinogeni
creavano immagini, come dire, ‘piatte’, come se fossero disegnate su un foglio,
mentre quelle che stava guardando erano tridimensionali. Sembravano davvero
reali.
Sid scosse la testa: ovvio che sembrassero reali, era in un
videogioco. Probabilmente il grafico del videogioco non aveva mai provato l’LSD
o un semplice fungo allucinogeno.
<< -Non capisco
se ha dei riflessi molto lenti o cosa.- >>
<< -Bisogna
ammettere che non si vedono tutti i giorni elefanti e cavalli per la strada.-
>>
<< -Perché
finire in una realtà virtuale è una cosa da tutti i giorni?- >>
Se anche i due speaker vedevano quella mandria impazzita allora…
Sid fece uno scatto all’indietro, finendo però per inciampare e cadere a terra: appena in tempo, comunque, per evitare cavalli ed elefanti impazziti ed aver salva la vita al costo- dell’eroina, che finì sbriciolata sotto gli zoccoli degli animali.
Cacciò un urlo e cominciò a scavare, nel vano tentativo di dividere i granelli d’eroina da quelli di terra.
<< -I drogati sono deprimenti.- >>
<< -Però fa
pena.- >>
<< -Dubito te
ne farà ancora quando comincerà a dare di matto per una dose.- >>
<< -Già, sarà
insopportabile quando andrà in giro a strillare ‘voglio un dolce!’… Ops, devo
aver avuto un piccolo lapsus.- >>
Dodger non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo-
perché qualcosa stava sicuramente succedendo, lo si capiva dall’emozione nelle
voci dei due speaker.
Parlavano in modo spezzettato, frammentario… e Santo Cielo,
avevano davvero nominato elefanti e cavalli?
Scosse la testa, inserendo una monetina nella slot machine.
Di sicuro non erano problemi suoi, in fondo lui era all’interno di un casinò: a
meno che non fosse una mandria di cavalli d’azzardo, li non sarebbero potuto
sicuramente entrare.
Fu dopo queste ultime parole famose che un muro alla
sinistra di Dodger cedette sotto la forza di un elefante.
<< -Oh,
andiamo! Neanche fosse fatto di paglia!- >>
<< -I tre
porcellini avrebbero dovuto costruirlo di mattoni.- >>
<< -Si, poi sul
tetto avrebbero dovuto metterci dei cecchini con kalashnikov...- >>
<< -“E il lupo
cattivo mangiò piombo”.- >>
Dodger perse secondi preziosi a convincersi che quei cavalli
e quell’elefante non fosse solo frutto della sua immaginazione malata: subito
dopo prese i crediti, portandosi in piedi sullo sgabello, e con la forza che
solo la disperazione poteva dare fece un salto all’indietro atterrando in
ginocchio- appena in tempo per vedere gli animali distruggere la lunga fila di
slot-machine su cui stava giocando fino a prima.
<< -Se fosse
davvero così allora non riesco a capire perché nell’esercito non hanno
continuato ad usare elefanti e cavalli.- >>
Dodger strabuzzò gli occhi più volte, cercando di capire se
fosse stata solo la sua mente malata a fargli quello scherzo: la lunga fila di
slot-machine distrutte gli confermò che tutto era successo.
Si rialzò, ancora piuttosto circospetto- e solo in quel
momento si accorse che nelle macerie c’erano tutti i crediti che poveri malati
di gioco d’azzardo avevano perso.
Prima sorrise, pensando fosse solo un sogno: poi, vedendo
che i soldi continuavano ad essere di fronte a lui, esplose in un grido di
gioia.
<< -Ho gia
detto che quell’uomo è il mio mito?- >>
<< -La cosa
divertente è che raccoglie i soldi e ritorna a giocare allegramente.- >>
<< -Non ho
detto che è sveglio, ho detto che è il mio mito.- >>
Gwen non ebbe bisogno di chiedere per capire chi fosse
l’idiota di cui stavano parlando.
Per la seconda volta in venti minuti le venne voglia di
strillare e picchiare un povero NPG innocente, ma fortunatamente per i passanti
fu distratta da delle grida.
Lei non era mai stata una di quelle persone che si
precipitano a salvare le povere vittime indifese, quindi si guardò bene dal
fare qualcosa di più di guardarsi attorno: quando poi vide che la persona in
pericolo era una ragazza dai capelli biondi che scappava da una mandria di
cavalli capitanati da un elefante, Gwen decise che l’unica cosa da fare era
ignorare il tutto e mettersi al riparo.
Sfortunatamente per lei, però, la ragazza aveva deciso che
Gwen doveva essere il suo ‘principe azzurro’- il che voleva dire che stava
correndo verso di lei, portandosi appresso tutto il circo.
<< -Due al
prezzo di uno, Los.- >>
<< -Persino
meglio di quanto sperassi!- >>
Corey alzò lo sguardo dai suoi esperimenti, chiedendosi cosa
fosse quel rumore infernale, solo per trovarsi di fronte ad una delle più
strane immagini che potessero capitare- e che comunque non riuscì a
sorprenderlo.
Un elefante e una mandria di cavalli che inseguivano una
bella ragazza era un clichè. Certo, l’elefante e la mandria di cavalli di
solito erano mostri, ma comunque la scena era piuttosto normale: l’unica
aggiunta degna di nota era una donna che stava per essere investita da tutto il
resto del quadretto.
Sapeva che quelle due erano sicuramente due giocatrici (si
riconoscevano grazie ad uno strano chiarore che gli NPG non avevano) e che
quindi la loro morte era solo un lato positivo per lui- però aveva alcuni
piccoli ‘gadget’ che doveva provare e quello poteva essere il momento perfetto.
Corey prese la pistola che stava cercando di costruire da
tutto il giorno: non era ancora perfetta, mancavano molte funzioni e Corey
doveva ancora lavorare su alcuni piccoli codici, ma sparava già alcuni colpi e
bisognava vedere se la potenza era effettivamente controllabile.
Impostò in fretta i proiettili su ‘non perforanti’ e mirò
alle due ragazze.
Gwen era pronta ad essere investita da ogni tipo di animale quando qualcosa la colpì, facendola volare fuori dalla traiettoria- precisamente contro un muro, ma quelli erano particolari irrilevanti.
Stava bene- stava incomprensibilmente bene, per una che in quel momento avrebbe dovuto essere una poltiglia di sangue e ossa.
“Lo sapevo che mi
sarei salvata! Il mio destino è vincere questo videogioco, e non potrò morire
fino a quando non esaudirò il mio sogno!”
Meredith era sicura che sarebbe sopravvissuta, eppure in
quel momento era sorpresa della sua abilità nel sopravvivere ai danni: a quanto
pareva, infatti, era stata capace di modificare la realtà virtuale con la sola
volontà riuscendo ad imporsi di volare.
Fiera ma modesta, Meredith sorrise alla donna quasi avvenente come lei che era seduta
poco distante.
“Oh, mi dispiace così
tanto averla messa in pericolo di vita! Stia tranquilla, ora me ne vado e la
lascio sola!”
Si alzò, con grazie eppure con decisione, continuando a
sorridere alla donna che, dal canto suo, continuava a guardarla in modo strano.
Probabilmente aveva visto le sue straordinarie doti e non
sapeva se essere spaventata o se idolatrarla, ma Meredith era sicura che appena
si fosse voltata l’avrebbe fermata.
“Certo, ovviamente so
che tu stai per fermarmi perché sicuramente vuoi essere mia discepola, giusto?”
Gwen pensò seriamente di rispondere con un ‘vade retro puttana!’, ma poi decise di
limitarsi alla più chiara ed eloquente occhiata di disgusto.
<< -Otto
persone su undici sono sopravvissute.- >>
<< -Forse il
Tristo Mietitore sta perdendo qualche colpo.- >>
<< -So solo che
se non ne uccide qualcuno potrei perdere la mia fiducia verso il genere umano.-
>>
Shadi stava usando tutte le sue armi: il sorriso, le parole
più dolci che una donna poteva sognare, un miscuglio di movimenti sensuali e
gentili carezze ed, ovviamente, il suo bell’aspetto. Le barriere della ragazza
stavano quasi per cedere (era al punto in cui ormai lei replicava alle sue
frasi con parole di pari malizia) quando una mandria di cavalli e un elefante
la investirono.
<< -Olè!-
>>
Il ragazzo rimase ad osservare il punto vuoto in cui fino a
poco tempo prima c’era la ragazza, troppo scioccato per cambiare posizione- o
anche solo per abbassare lo sguardo e notare che i suoi pantaloni erano
macchiati di sangue. Semplicemente continuò a guardare il vuoto fino a che un
altro ragazzo non lo fece ritornare alla realtà con un grido di dolore.
Shadi lo guardò ad occhi sbarrati, ancora troppo stordito
per dire qualcosa- e notò che, dopo tutto, quel ragazzo non era poi così tanto
male.
<< -Non ci
posso credere!- >>
<< -Neanche io…
sai, penso che la sgualdrina, dopotutto, sia da stimare.- >>
<< -Io parlavo
del fatto che nove persone su undici siano sopravvissute. Los, santo Cielo…-
>>
<< -Però devi
ammetterlo, il soprannome ‘la sgualdrina’ è semplicemente perfetto.- >>
Daniel reputava estremamente irritante non sapere di che
cosa diavolo stessero parlando i due speaker. Da quello che aveva capito
centrava una mandria di cavalli ed un elefante- e doveva essere per forza un
messaggio in codice perché, sinceramente, cosa ci faceva un elefante insieme a
dei cavalli dentro ad una città?
Era però ovvio che presto li avrebbe visti anche lui: se
nove persone su undici li avevano evitati, allora era il suo turno e della
ragazza.
La ragazza sembrava piuttosto sorpresa, probabilmente stava
ascoltando anche lei i due speaker: Daniel decise quindi di andarle a parlare,
giusto per avere un minimo di supporto morale in quel momento.
Aveva appena fatto tre passi verso di lei quando sentì un
frastuono alla sua sinistra: si voltò e, allibito, si rese conto che ‘cavalli e
un elefante’ non era una frase in
codice.
<< -Eeeee
strike!- >>
<< -Fuori uno,
salvi dieci: media un pochettino bassa, bisogna ammetterlo, ma è pur sempre un
modo per cominciare.- >>
Le gambe di Daniel cedettero di schianto, rese deboli dalla
nausea. Abbassò lo sguardo, fissando il sangue della ragazza: per un qualche
strano motivo sembrava troppo irreale, come se fosse solo un sogno.
La nausea- non aveva senso, non poteva sentire nausea. Era
in un videogioco, no? Eppure la testa gli girava e sentiva un crampo allo
stomaco, qualcosa che premeva per uscire.
Spostò gli occhi ai propri vestiti, anche loro sporchi di
sangue. Daniel sorrise, chiudendo gli occhi- quello non era vero. Non poteva
essere vero.
Riaprì gli occhi: il suo corpo fu scosso da un fremito di
orrore e cominciò a strillare senza nemmeno rendersene conto.
Prima morte: Celia Boyd. Modus operandi: è
stata uccisa da una mandria di animali impazziti.
Giocatori rimasti: 10
Quando Celia aprì gli occhi si ritrovò in una stanza che
tanto assomigliava ad un laboratorio.
Si alzò, togliendosi il casco dalla testa: sapeva che era
quello che l’aveva collegata al videogioco e ormai, purtroppo, non ne aveva più
bisogno.
Attaccato al suo braccio sinistro c’era una flebo di
glucosio. Avevano spiegato che era per nutrire il corpo.
Celia sospirò, staccando l’ago. Anche di quello non ne aveva
più bisogno.
Gli occhi le si gonfiarono di pianto quando capì che
l’avventura per lei era finita: il giorno dopo avrebbe dovuto andare al lavoro,
avrebbe dovuto spiegare ai colleghi perché era assente e- e avrebbe dovuto
passare la giornata a fare fotocopie e a sopportare gli scherzi del suo capo.
Si alzò, tenendo lo sguardo basso, e corse verso la porta
per uscire- o almeno tentare. Abbassò la maniglia e spinse, tirò- tirò persino
una spallata alla porta che non ebbe però effetto.
Alzò lo sguardo e finalmente notò il cartello affisso alla
porta.
Che idiota, pensò
diventando rossa.
“I concorrenti non
possono uscire fino alla fine del gioco…?”
Sorrise, trattenendosi a fatica dal gridare per la gioia,
quindi continuò a leggere: le provviste erano nell’armadio e sugli schermi in
fondo alla stanza si poteva vedere e sentire come procedeva il gioco.
Si voltò, cercando con lo sguardo l’armadio e gli schermi-
li trovò in fretta. Uno di questi riportava la scritta della sua dipartita, ma
sugli altri si potevano vedere gli altri giocatori.
Si sedette sulla sedia di fronte agli schermi e aprì un sacchetto
di patatine, senza far niente per trattenere l’enorme sorriso che le andava da
un orecchio all’altro.