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Autore: Miwako_chan    19/01/2014    9 recensioni
Naruto e Sasuke vivono una relazione a distanza, ormai vicina al tracollo. Naruto non si sente corrisposto, mentre Sasuke è soffocato dagli impegni lavorativi. Sono entrambi egoisti, anche se in modo diverso, e terribilmente confusi: stare insieme è sbagliato, ma lasciarsi lo è altrettanto.
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Prima classificata al 'At the opposite sides Contest' indetto da edvige.91 nel forum di EFP
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Collegato4 Nome autore: Miwako_chan
Pacchetto scelto: Bonaventure; Wrecking Ball, Miley Cyrus
Titolo della storia: Collegato
Introduzione: Naruto e Sasuke vivono una relazione a distanza, ormai vicina al tracollo. Naruto non si sente corrisposto, mentre Sasuke è soffocato dagli impegni lavorativi. Sono entrambi egoisti, anche se in modo diverso, e terribilmente confusi: stare insieme è sbagliato, ma lasciarsi lo è altrettanto.

















Collegato










“Che cazzo vuol dire che non puoi venire?”

Sasuke si alza di scatto dalla scrivania, pentendosi all'istante di aver risposto alla chiamata.
“Te l’ho già spiegato, hanno spostato la riunione a questa mattina, dipende tutto dai dirigenti ed è un gran casino. Non posso mancare, sono io a capo del progetto e piantarli in asso adesso è fuori discussione.”


“Eh? E allora? Mi stai dando buca un’altra volta! Ma lo sai da quanto cazzo non ci vediamo?”

“Finiscila di dire ‘cazzo’ a ogni frase, porca troia.” Lo riprende brusco, mentre esce in fretta e furia dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle.


“Quattro settimane.”

Rimane per qualche attimo in silenzio, cercando invano di ricollegare insieme date e giorni.

“Cosa credi?! Guarda che non posso fare altrimenti.” Prorompe poi, percorrendo a passo svelto il corridoio alla ricerca di un bagno libero dove poter parlare con un minimo di riservatezza.

“Certo! Possono cambiarti i piani come cazzo gli pare e chi se ne fotte se hai preso i giorni di ferie! Perché non ti fai rispettare una volta tanto?!”

Dà un’occhiata veloce all’orologio sul polso.
“Non c’entra niente,” Replica spiccio, senza neanche tentare di dosare l’arroganza. “al momento il lavoro ha la priorità. Non ho nemmeno il tempo di respirare e come se non bastasse mi devo pure subire le tue lamentele da rompicoglioni.”

“Qui il rompicoglioni sei tu, che riesci a smontare qualsiasi tentativo di avere una sana relazione!”
Una sana, cosa? Quell’idiota non fa altro che usare parole a caso. Non c’è niente di sano in tutta questa storia.
Fa appena in tempo a spalancare la porta dei servizi, quando viene intercettato da Kiba Inuzuka, suo collega oltre che ex-compagno casinista delle superiori.

“Yo! Uchiha! Vedi di darti una mossa, tra poco iniziamo.” Vocia, mollandogli una fin troppo energica pacca sul braccio.
Sasuke richiude la porta dei bagni davanti a sé con stizza, rinunciando ad andarci, e gli fa cenno di aspettare un secondo.
“Sì, ma muoviti, eh.” Dice iniziando ad avviarsi verso la sala riunioni. “Con la tipa ci parli un altro giorno.”

“O-i! Ci sei o no?”

“Pensi che mi diverta?” Mormora poi, dopo aver aspettato che il collega svoltasse l’angolo.


“Nah, penso che però potresti decidere meglio le priorità della tua cazzo di vita.”
Ha voglia di insultarlo, tanta. Parla come se fosse lui l’unico a starci male. “Dal momento che la situazione è questa, qualche compromesso significa che l’abbiamo già preso.” Replica sforzandosi di risultare democratico.

“Non so nemmeno di che stai parlando!”
Che diavolo! Ora lo ammazza! Non tenta neppure un minimo di mitigare la discussione. Si ritrova a stringere le nocche della mano libera con fare nevrotico.

“Io non sono sceso a patti con nessuno. Sono lo stesso di sempre e se c’è qualcuno che ha cambiato idea quello sei tu.”

“Naruto, ora…”

La porta dei bagni si apre di colpo e riesce a pelo a scansarsi per non rimanere in mezzo al passaggio. È uno dei suoi superiori, quello alto e allampanato che sopporta poco.
“Uchiha, ma sei ancora qui! Vedi di non farti aspettare.” Commenta con tono irritato, come se per lui non valesse la stessa cosa. “Dobbiamo dare un’ottima impressione se vogliamo convincerli a dovere.”

Sasuke annuisce e corruccia le sopracciglia, esasperato, poggiando la schiena al muro.

“Ti amo, ‘ttebayo.”

Glielo dice così, all’improvviso. Imprevedibile e sconcertante al solito, senza filtri. Pessimo tempismo.


“Devo andare. Ti richiamo più tardi, appena poss—”

Prima di poter finire la frase, la linea cade di colpo.
Risposta sbagliata, Sasuke.


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“Ohi, Naruto.”

Sono le due di notte, che razza di orario per chiamare.

Sbadiglia mollemente in faccia al telefono.
“Lo sai che ore sono?”

“Sì, no
Uzumaki attende una risposta coerente, non che gli importi, intanto però il cervello si riattiva.

“Sono le due. Sono tornato a casa da poco, volevo un attimo di tranquillità per parlarti, magari ti sbollivi anche la rabbia nel frattempo.”
‘E dove diavolo sei stato fino adesso?’ Vorrebbe chiederglielo, pretendere una risposta, ma si trattiene. Non saprebbe che farsene delle sue spiegazioni, fatto sta che si è deciso a comporre il suo numero soltanto ora.

“Che c’è?” Biascica, grattandosi una chiappa da sotto i boxer. Il lenzuolo si è ammassato in fondo al letto durante la notte, in mezzo ai piedi. È fastidioso e per questo lo scalcia via in malo modo.


“Ascolta, mi dispiace per oggi. Se avessi potuto fare diversamente, l’avrei fatto.”

“Uhm, yeah.”


“Potrei farmi dare il prossimo fine settimana, se riesco a smaltire tutte le pratiche per tempo e se per te va bene.”
Se lo immagina mentre sfoglia un’agenda, un’agenda piena d’impegni e cose forse importanti di cui però non capirà mai il senso. Gli viene l’amaro in bocca se pensa a come abbiano fatto a creare una distanza del genere tra loro senza quasi accorgersene. Sono sempre stati diversi, è vero, ma non in quella maniera insostenibile.

“Non saprei, dovresti chiedere alla mia segretaria.” Replica un po’ ironico, un po’ disperato.


“Ah? Sto parlando seriamente, idiota.”

“Mi hai fatto girare così tanto le palle oggi, Sasuke, e ora vieni ancora a rompere con ‘ste boiate. Se fossi stato al tuo posto non ci sarebbe stata scusa che tenesse, il problema è che dai sempre l’impressione che non te ne importi mai abbastanza, o almeno non quanto a me. E questa situazione sinceramente mi fa schifo.”


“Cosa non capisci quando ti dico che non potevo fare altrimenti?!”

“Niente, non capisco un cazzo di niente, Sasuke.” Ribatte con lo stesso tono spocchioso, calcando bene l’accento sul nome dell’amico nel pronunciarlo.


“Non ho detto questo.”

“Nah?”


Uchiha sospira con forza, non ha più voglia di portare avanti una conversazione del tutto insulsa e snervante come questa.

“Mi sembri stanco, forse è meglio se ci sentiamo domani mattina. Che diavolo mi è venuto in mente di chiamar—”

“Vero. Sono stanco di te.” La spara con rabbia camuffata da menefreghismo.

Sasuke non risponde subito, sembra rimuginare. Naruto percepisce la sua presenza distinta dall’altra parte del telefono. In una stanza d’hotel, perché no? Lo immagina in una stanza d’hotel alla luce di un’abatjour, con l’agenda poggiata sulle ginocchia. Uno di quei tipi in giacca e cravatta che ti vien voglia solo di stendere a craniate in piena fronte.

“Prendiamoci una pausa.” Dice poi, interrompendo il silenzio. Il suo tono di voce è duro e freddo, senza nessuna flessione particolare.


“Che intendi?” Naruto lo sa, ma detesta quando Sasuke gira intorno alle cose, gli fa capire che non ha abbastanza palle per dirle chiaramente. Prendersi una pausa è dire tutto senza dire un cazzo.


“È evidente che non siamo in grado di gestire una relazione a distanza.”

Non l’ascolta nemmeno. “Mi stai mollando?”

‘Mollare’. I ragazzini si mollano, i post-adolescenti come loro al minimo si lasciano, ma il verbo ‘lasciare’ è davvero troppo difficile da pronunciare anche per uno come Uzumaki.
È un termine solido e concreto, ha una sua dose di realtà che non può essere ignorata.

“Non facciamo altro che litigare, discutere su questioni inutili. La verità è che ci stiamo rovinando.”

Vuole chiudere la chiamata, possibilmente dopo avergli sbraitato un bel ‘vaffanculo!’contro. Ha il bisogno quasi fisico di stritolare la sua stupida compostezza tra le mani, il suo imbecille nascondersi dietro muri d’impassibilità, che alla fine sono solo muri fatti di niente. Lo sa perché ne ha già distrutti a decine, sempre nuovi e sempre più alti.


'Non voglio che ci lasciamo’
Se l’avesse davanti agli occhi ora, lo abbraccerebbe stretto e gli direbbe queste esatte parole. Ma Sasuke non c’è.

In questo momento ha soltanto un cellulare tra le mani che gli attira rabbia su rabbia, dei sentimenti non corrisposti e un buco allo stomaco perché non ha cenato.








‘giorno.
Naruto Uzumaki, ventitré anni di fancazzismo, proclamazioni ad alta voce e migliori amici boicottatori.
Lavora part-time come fattorino, il datore è suo zio dinonsoqualegrado Jiraiya che si prende cura di lui da quando era un ranocchietto brutto e spennacchiato. Al sabato cerca di fare il cameriere in un pub, — cerca — perché spacca più cose che altro, ma finché non lo licenziano va più che bene.
Iscritto dall’anno scorso alla facoltà di Lettere, esami dati: tre.


‘Che resoconto di merda, così sembro uno sfigato’
Medita, sfregandosi la zazzera bionda. Le cose comunque sono andate nettamente peggiorando da quando lui e Sasuke si sono lasciati, lasciati… mah, hanno deciso di relegarsi nel limbo del: ‘non ce la faccio, è troppo difficile’. Non lo sente più da settembre.
Ha cercato di inculcarsi in testa che era meglio così, che erano fatti per essere amici e non amanti, compagni, — partners —, gli s’intorta la lingua a cercare una definizione per loro due. Più di una volta l’ha pure considerato una sorta di fratello, indi per cui è meglio lasciar perdere la questione.


Entrambi non erano riusciti a mettere da parte quelle che al momento consideravano le priorità della vita: lui con l’università e lo zio chenonsipuòlasciaresolo! a cui badare, l’altro con la sua carriera appena avviata, i suoi progetti per progettare, progettare cose che diventano altre cose… che diavolo faceva Sasuke?
Forse avrebbe dovuto interessarsi prima.

Magari dirgli che gli mancava, qualche volta in più non avrebbe guastato e poi sarebbe stato sincero. ‘Troviamo una soluzione prima di… Come aveva detto lui? Prima di rovinarci, ecco’.

‘Mi masturbo ogni volta dopo aver sentito la tua voce al telefono’
Ha come l’impressione che avrebbe dovuto dirglielo, urlarglielo in faccia. Ancora adesso, a distanza di mesi, gli viene l’impulso di comporre il suo numero e dichiararglielo senza remore, come se realmente servisse a qualcosa, poi.

‘Ho ventitré anni e ho voglia di fare sesso con te’ È normale che sia così, eppure Sasuke, mentre erano lontani, non gli ha mai confidato nulla del genere. Naruto avrebbe capito che in fondo erano uguali, che non era necessario guardarsi in cagnesco da fronti nemici. Che erano alla pari.
‘Sarebbe stato bello sapere che non ero il solo a piangere come un ameba spiaggiato sul letto’ Lo pensa con una smorfia sconsolata, tirando fuori tutta la sua lagnosità da ragazzo terrorista.
‘Non sono mai caduto in depressione prima, non riuscivo nemmeno a immaginarmi cosa volesse dire essere depressi, l’ho capito soltanto quando dopo una settimana senza lavarmi non ne sentivo ancora la necessità. Mi sono obbligato a farlo prendendomi a schiaffi’.


Tiene le mani cacciate nelle tasche del parka marrone scuro, ancora quello della prima superiore, con l’ecopelliccia sul cappuccio ridotta a una sorta di deiezione di topo.

Il nevischio s’interrompe non appena scende gli scalini della metropolitana. Perde minuti a cercare il biglietto, arrotolato in fondo a qualche meandro del cappotto consunto. Il cellulare nel frattempo squilla. Guarda velocemente lo schermo: è Jiraiya.
Si piazza il cellulare sulla spalla pigiandoci contro l’orecchio per tenerlo fermo, e intanto continua a cercare.

Il vecchio gli chiede le solite cose: se la consegna è andata bene, se erano soddisfatti dei nuovi articoli, se torna per cena, se ha speso soldi in giro. Il solito, il solito.
“Sì-sì, no, certo! Come no? Assolutamente sì, ‘ttebayo!” Blatera, estraendo il biglietto non dopo poche difficoltà. Aveva la tasca bucata — ma ovvio! — e gli era finito in mezzo alla fodera del parka.

“Guarda che non lo so!” Ribatte a voce alta, mentre tenta d’inserire il ticket spiegazzato nel tornello.

Il macchinario glielo risputa fuori lampeggiando rosso, disgustato.

Taglia corto con lo zio e torna indietro, cercando di farsi spazio tra la folla. Finisce per urtare un signore di mezza età e non fa manco in tempo a scusarsi che quello gli sbraita degli improperi contro, che subito degenerano in insulti verso la gioventù in generale. Naruto gli risponde a tono per poi dileguarsi.

Si piazza dietro alla fila più breve di una biglietteria automatica e come minimo ha dieci persone davanti.
Che sfigadimerda.




“Cosa pensi di fare dopo?”

È il tipico domenica-pomeriggio ritualizzato: studio — obbligato dal bastardo! —, merenda svuncia, partitone a Halo.

Sasuke è sdraiato sul suo letto quando gli fa quella domanda, il joystick poggiato sullo stomaco e una rivista di ragazze in costume tra le mani.

“Festa.”

È la sua risposta immediata, mentre s’abbarbica sulla sedia per trovare una posizione comoda.
“Non voglio più vedere un libro fino alla fine dell’anno, se passo la maturità.”
Specifica poi.
“Potremmo andare a Okinawa con Kiba e gli altri, che dici, eh?”

Sasuke sbuffa, gettando la rivista sul comodino.

“Non intendevo quest’estate, idiota, ma cosa vuoi fare della tua vita, se hai intenzione di frequentare l’università o andartene a lavorare.”

“Ah, i miei sogni per il futuro.” Replica, mentre sventra un gruppo di Sangheili, pigiando sui tasti del controller con furia animale.


“Sinceramente pensavo a qualcosa di più terreno, ad esempio dei progetti, ma puoi chiamarli come ti pare.”


Naruto mette in pausa il gioco e si volta verso l’amico guardandolo intensamente.

“Se te lo dico, promettimi che non ti metterai a ridere.” Gli dice serio.

Sasuke inarca un sopracciglio, perplesso: “Se vuoi fare il venditore di ramen ambulante, non ho nulla incontrario.”


“Nah, ovviamente non è questo!” Abbaia e si alza dalla sedia di colpo per andare a sbracarsi in fondo al letto, accanto all’amico.

“Voglio diventare insegnante di lettere, quindi m’iscriverò all’università.” Afferma convinto, incrociando le braccia dietro la testa.

Sasuke lo fissa per un po’, in silenzio, fino a convincersi che forse sì, la stoffa ce l’ha per diventare insegnante. Beh, magari più sullo stile di Eikichi Onizuka, ma sempre insegnante è in un certo senso.


“Non hai niente da dire?”


“Guarda che dovrai mettercela tutta, molto più di quanto puoi immaginare. E scordarti di fare il coglionazzo come ora.”


“Ehi sì, ma pensi che…“


“Certo che ce la puoi fare.”


“Ma quello lo so già da me! È ovvio che ce la farò, non c’è bisogno che sia tu a dirmelo.” Esclama scoppiando a ridere.

Naruto Uzumaki è semplicemente felicissimo.




A quel tempo erano ancora migliori amici, non che poi le cose siano cambiate tanto.




Scende la scalinata della metro di corsa, spulciando il portafoglio per recuperare il ticket che si è premunito di fare nella mattinata, onde evitare di perdere tempo inutilmente in coda durante l’orario di punta. Una volta preso rimette il portafoglio in tasca e si toglie giacca e cappotto, infilandoseli sottobraccio. Fa un caldo atroce rispetto alle temperature di un novembre polare all’esterno, contando anche che ha corso come un dannato per arrivare fin lì, lo sbalzo termico non è indifferente.

Lui è Sasuke Uchiha. Ha la camicia bianca pezzata da due grossi aloni di sudore sotto le ascelle, e da quando si è alzato alle sei e mezza di questa mattina ha già bevuto cinque caffè, di cui due dello studente
dove al posto dell’acqua ci metti altro caffè .
Uchiha è quello tra i due che si è iscritto subito all’università, che l’ha terminata nei tre anni previsti e col massimo dei voti. In seguito è stato presto contattato da un’azienda informatica molto influente, la Monogakari Corporation , e assunto in tempo record. Progetta cose che servono ad altre cose per fare cose, in pratica. E deve dire, a esser sincero, che è molto bravo in questo.

Imbocca il corridoio per la linea verde, ritrovandosi in breve sulla pensilina gremita di gente. Sul display in alto della fermata, in scritte digitali arancioni, risulta che mancano ancora quattro minuti e mezzo all’arrivo del treno.

Afferra il cellulare per controllare eventuali chiamate e, destreggiandosi tra i soprabiti e la ventiquattrore, cerca di tenere tutto in mano. Tra meno di dieci minuti ha un appuntamento di lavoro estremamente importante e deve evitare figure di merda in genere, tra cui arrivare con ritardi indegni, cosa che invece accadrà con certezza quasi matematica.

Dall’altra parte è appena passato il metrò, col suo rumore assordante, il fischio acuto e persistente dei freni.

Con sguardo annoiato osserva, attraverso i vetri, i vagoni riempirsi. Si passa due dita sulle palpebre, è davvero stanco e… Ah, puzza di sudore!



“Woah! Sembra di essere in Gantz! Già ci vedo le nostre teste schizzare fino al soffitto!”



Di riflesso un sorriso appena accennato gli affiora alle labbra.
Perché gli viene in mente ora una cosa del genere?!

Deglutisce rumorosamente. Naruto era un coglione anche a tredici anni, quando sono andati per la prima volta insieme nella metropolitana di Tokyo. Gli aveva risposto cinicamente che se si fosse buttato a salvare un barbone ubriaco sui binari, li avrebbe lasciati crepare entrambi. E Uzumaki per tutta risposta gli aveva bellamente riso in faccia
perché non lo prendeva mai sul serio.
Erano andati insieme al TAF quel giorno, una delle fiere dedicate agli anime più importante del Giappone. Già, si era divertito davvero tanto.
A parte che con Uzumaki è difficile non divertirsi, rimanere seri, indifferenti.
Per quanto si fosse sforzato, non era mai riuscito a ignorarlo — cosa che invece gli riusciva facile, praticamente naturale, con tutti gli altri —.
Naruto è entrato nella sua vita con la prepotenza degna di un terremoto e lui l’ha lasciato fare, consapevole che ormai qualsiasi difesa avesse opposto sarebbe stata del tutto inutile, anzi, l’avrebbe fatto esaltare se possibile ancora di più, come di fronte a una nuova sfida.
Uzumaki è quel tipo di persona che ti entra dentro, non la puoi dimenticare e ti manca costantemente se non ce l’hai intorno. È il suo migliore amico, quello imprevedibile, caotico, imbecille e invadente.
Per Sasuke, Naruto è sempre stato qualcosa di assolutamente inevitabile.


Da quando sono distanti, è come se ogni piccolo dettaglio quotidiano perdesse un po’ del suo valore e diventasse di volta in volta più trasparente ai suoi occhi.

Vorrebbe tornare indietro sui suoi passi, ma come al solito deve fare i conti con un orgoglio nevrotico e con quella sensazione opprimente di non essere mai abbastanza, di non meritarsi mai nulla di quello che l’altro gli elargisce con una semplicità disarmante.

Sente una fitta alla punta del cuore, decisa eppure lieve, come un monito gentile. I ricordi non si scelgono, ma lui ha praticamente più di dieci anni di Naruto da portarsi appresso.





Si precipita su per le scale mobili facendo gli scalini quattro a quattro. Ha sentito il treno arrivare ed è certo di riuscire a prenderlo in tempo, finché non vede le porte automatiche chiudersi con un tonfo secco davanti ai suoi occhi. Serra i pugni, infuriato, sibilando un: “E checazzo!” a denti stretti, mentre il mezzo scivola via rapidissimo lungo le rotaie.

Caccia le mani in tasca, incassando la testa nelle spalle.


Se ne accorge così, per caso. Come per caso ci ha impiegato anni a ritrovare il ticket, come per caso ha dovuto fare una fila troppo lunga, come per caso ha mancato il treno di prima. Per una banale concatenazione di eventi si ritrova a osservare la gente in attesa sulla pensilina di fronte alla sua, gente che cambia ininterrottamente ogni tre minuti circa.


È c’è quel tipo tutto scombinato, dalla camicia bianca e i capelli scurissimi che gli assomiglia in modo sconcertante, tanto da costringerlo a fissarlo per almeno un minuto intero a bocca aperta dallo stupore.

Poi, quando si convince che trattasi semplicemente di Sasuke Uchiha in carne e d’ossa, Naruto esplode.
E lo fa nel modo più caotico e sbagliato, ma coerente con se stesso fino al midollo.

“Stronzo!”
L’ha righiato fortissimo, in pratica urlato, e ha fatto girare tutti nella sua direzione.
Uchiha pare l’unico a non averlo sentito. Guarda altrove, getta un’occhiata veloce al cellulare e continua a farsi gli affari suoi. Naruto lo detesta. Si sente ribollire il sangue e gli tremano le mani. Ma cosa fa? Finta di niente? Tanto vale chiamarlo di nuovo, anche perché non può permettersi che gli sfugga così.

“Ehi! Stronzo!”


Questa volta Sasuke alza lo sguardo su di lui. Sgrana leggermente gli occhi e nulla più.

Sul viso ha un’espressione cupa, le labbra piegate in una smorfia contrariata.

“Oh! Ti sei morso la lingua, Uchiha?!” Vocia incazzoso. “Va che sto parlando con te!”


L’altro assottiglia le iridi scure in modo esasperato. “Hai finito di dare spettacolo, coglione?” Replica dopo una lunga pausa con una calma forzatissima.


“Perché diavolo non mi hai detto che saresti venuto qui?!”


“Ch’? Secondo te come cazzo facevo a sapere che eri anche tu a Ikebukuro oggi?!” Obbietta, incredulo per il livello d’idiozia della domanda.

Questa situazione stessa è assurda, al limite del paradossale: loro due che si sbraitano contro da un lato all’altro della metro. Dovrebbe andarsene o ignorarlo fino all’arrivo del prossimo treno, non ha né la voglia né la forza di affrontarlo così allo sbaraglio, alla mercé di tutti, nessuno ce l’avrebbe a suo parere.

Naruto rimane un momento perplesso, in effetti Sasuke ha ragione, non ha di certo il dono della preveggenza e poi magari anche sapendolo si sarebbe ben visto dal cogliere l’occasione per incontrarsi, però, questo non basta a fargli passare la sua grinta rancorosa.


“Non ha nessuna importanza.” Decreta poi. “Ti rendi conto che mi hai piantato con una telefonata? Invece di parlarmi faccia a faccia sei sparito come un traditore bastardo quale sei!”


Sasuke avvampa, la gente li osserva, alcuni ridono, altri commentano ad alta voce. È la cosa più estenuante che gli sia capitata da quando si è trasferito per lavoro.

“Non è questo il luogo dove parlarne, lo capisci? Ci stiamo rendendo ridicoli e basta.” Dice allargando le braccia come per segnare una resa, riuscendo a stento a mantenere un tono pacato.

“Dove dovremmo parlarne quando ti schifa addirittura vedermi, eh?” Bercia, possibilmente ancora più innervosito per la facciata di finta maturità che sta mettendo in atto l’amico.


“Che stai blaterando? Se non avessi messo una fine, non so quanto in basso saremmo potuti cadere. Ed è esattamente quello che sta succedendo ora e che volevo evitare.” Replica con voce dura.


Naruto inspira forte, ha le sopracciglia corrucciate e gli occhi azzurri accesi dall’esaltazione.


“Se pensavi di mantenere con il sottoscritto le tue stupide apparenze da uomo civile, puoi anche scordartelo. Che senso ha cercare di darsi un contegno, quando non si ha nemmeno il coraggio di dire quello che si pensa!” Spara brusco. “Te lo ripeto: io non sono cambiato, sono sempre lo stesso, nemmeno quello che provo è cambiato. Tu invece hai relegato tutto in secondo piano per un lavoro più importante, e per rispetto di quello che c’è stato tra noi o anche solo per la nostra amicizia mi aspetto delle spiegazioni, mi aspetto che tu mi dica la verità senza scappare da qualche parte.”


“Vuoi la verità? La verità è che nessuno dei due ha saputo fare delle rinunce, tu per la tua vecchia vita, io per il mio lavoro. Siamo egoisti entrambi, probabilmente io più di te, ma a questo punto che vuoi che importi!”

Quello che spaventa davvero Sasuke è poter rovinare ciò che di che bello ha realizzato con Naruto, d’imbrattare un’amicizia e un amore con porcate frutto della situazione in cui si trovano, come gelosia, incomprensioni e insulti a gratis. Se certe questioni, in sé e per sé insignificanti, si accumulano in quel modo esponenziale, il rischio è di non poter più tornare indietro perché diventano troppe e troppo ingombranti per passarci sopra.

“E quindi?! Anche se siamo egoisti come delle merde, non vuol dire che dobbiamo mandare tutto a fanculo!”

‘Dovremmo andare a letto insieme, Sasuke, questo risolveva sempre tutto.’ Riflette ostinato e si passa una mano tra i capelli. La frangia gli rimane su in piedi, scompigliatissima.

“Naruto, basta, sta’ zitto.”


E Uzumaki tace davvero, ma solo per una manciata di secondi.

“Io non ce la faccio a dimenticarti.”
È semplice, si gioca il tutto per tutto. E non c’è gioco senza sofferenza, questo è qualcosa che dovrebbe mettersi in testa pure Sasuke. “A dirla tutta essere innamorato di te, è la cosa peggiore che mi sia mai capitata.”

Uchiha corruccia lo sguardo, irrigidendo i tratti del volto. Vorrebbe dirgli che è vero, è tremendo ed è difficilissimo, e che per lui è lo stesso identico calvario. Tuttavia in qualche modo devono imparare a conviverci.

Anche se ancora, purtroppo, non comprende completamente il senso di dover lottare così tanto e a tutti i costi per far sì che le cose funzionino.
Socchiude le palpebre, rassegnato. Il display segna un minuto, manca poco, sente già il rimbombo del metrò nella galleria.

“Mi dispiace” Dice, tirando le labbra in una linea severa. “per te.” Sta cercando di farsi detestare.

E Naruto lo insulta con forza, con i suoi modi da spiantato, disperato ragazzo.

Uchiha ormai non lo sente più, lo vede solo agitarsi finché il treno non gli copre la visuale. Ha sempre dato per scontato molte cose, ha sempre dato la priorità a qualcosa che poi in realtà non la meritava fino a questo punto. È sempre stato Naruto a protendere una mano verso di lui, a umiliarsi, a mettere a nudo le sue debolezze senza vergogna.
Lui invece è completamente diverso, non riesce in tante di queste cose e fa fatica in molte altre, quella mano però non è mai riuscito a rifiutarla, anzi, spesso l’ha afferrata come se non gli fosse rimasto nient’altro.

Ora sarà come tuffarsi e trattenere il fiato: tutto il resto può aspettare.

Naruto guarda il metrò, confuso e arrabbiato, con una gran voglia in corpo di spaccare il mondo o mettersi a piangere come un moccioso. In pochi istanti perde Uchiha di vista, tra il via vai di persone che salgono e scendono.

Si sente così idiota, un emerito imbecille con il groppo alla gola e senza niente a cui aggrapparsi.
Perso.


Il treno riparte e sulla pensilina non è rimasto quasi più nessuno. Qualche persona sopraggiunge adesso dalle scale.

Il ragazzo pallido con il cappotto sottobraccio e la valigetta in mano però è ancora lì, di fronte a lui, immobile.
Naruto resta a fissarlo accigliato e non capisce proprio. Sente solo un forte calore propagarsi dal petto e raggiungere il viso. Gli sudano le mani e gli pizzicano gli occhi.
In breve si ritrova a sorridere senza nemmeno accorgersene.


Sasuke ricambia il suo sguardo per pochi istanti, poi si volta e corre verso l’uscita.

E a quel punto Naruto non ha più dubbi.
“Arrivo!” Vocia, inarcando le sopracciglia, elettrizzato.


















Angolino dell'autrice:

Ringrazio tanto edvige.91 per aver indetto un contest tanto bello originale, ha avuto un'idea splendida e credo che questa sia la tremillesima volta che lo ripeto xD
Mi sono divertita un sacco a scrivere questa fanfic, anche perché ho dato sfogo finalmente alla mia voglia di AU con la mia coppia preferita *3*
Un grazie di cuore a chi vorrà lasciarmi il suo parere e a chi leggerà soltanto <3

Oh, giusto, il banner, il banner! 
È una gioia per gli occhi ed è bellissimo! Grazie!




  
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