{ Darling don’t be afraid,
I have loved you for a thousand years.
I love you for a thousand more.
Sarah Jane Smith, chiamata molto più semplicemente Sarah, non era mai stata una donna con poca pazienza. Ed era ovvio, perché per viaggiare con un Signore del Tempo che nonostante l’età si comportava spesso come un bambino capriccioso, di pazienza ce ne voleva, tanta.I have loved you for a thousand years.
I love you for a thousand more.
Sopportava le sue lamentele, il suo essere riservato sulle questioni personali, il suo dare per scontato che gli altri sapessero sempre di cosa stava parlando, tutto. Si, perché quell’uomo che si faceva chiamare il Dottore aveva tanti, tantissimi segreti; puntualmente, lui frugava il naso negli affari degli altri, ma Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse tentato di fare lo stesso con lui.
Comunque, a Sarah andava bene così. Lei sapeva di conoscerlo, basta.
Certo, non poteva dire di sopportarlo 24 ore su 24. Non poteva dire di amare ogni cosa di lui; decisamente no. Viaggiare con un uomo come il Dottore, sicuramente, aveva i suoi pro e i suoi contro.
Sarah adorava il fatto che fossero anatomicamente simili, quasi uguali, ad eccezione del cuore. Lui aveva due cuori da entrambe le parti del petto, lei solo uno –ci mancherebbe altro–. E ovviamente lui approfittava di quel particolare tutto sommato irrilevante per metterla nelle situazioni più imbarazzanti e strane, quando erano soli. Non le dispiaceva che un uomo le dicesse qualcosa tipo: “questo cuore batte solo per te. E anche quest’altro!”, ma, per l’amor del cielo, forse non era la cosa adatta da dire mentre il TARDIS era alla deriva, pericolosamente vicino all’atmosfera della Terra.
Adorava anche i suoi capelli, terribilmente. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma quando l’aveva visto rigenerarsi, ed assumere quell’aspetto, decisamente più giovane, con quei capelli castani e così, così ricci, oltre ad abbracciarlo ed accertarsi che stesse bene, aveva desiderato passare una mano in mezzo a quella massa castana. Senza un motivo. Infondo, viaggiando col Dottore, non c’è bisogno di un motivo per fare certe cose.
Per la cronaca, c’erano stati anche momenti in cui aveva detestato profondamente quei capelli ricci. Le rare sere, durante le quali giacevano insieme nello stesso letto, o magari sull’erba insieme, guardando le stelle, quei capelli le solleticavano il collo quasi fino a darle fastidio. Quelle rare, rarissime notti che passavano insieme, durante le quali lui si limitava a cullarla, guardarla addormentarsi tra le sue braccia, magari con il viso poggiato contro il suo petto, in modo da poter sentire battere solo per lei almeno uno dei due cuori del Signore del Tempo. Non c’era malizia nel loro rapporto, non andavano mai oltre un bacio, delle carezze; il Dottore non voleva privarla della possibilità di avere, un giorno, una storia stabile con un umano. Perché, lo sapeva, se si fossero spinti troppo oltre, lasciarsi prima o poi, sarebbe stato difficile, e l’avrebbe fatta soffrire molto, e l’ultima cosa che il Signore del Tempo voleva era vedere piangere Sarah, ancora una volta.
«Una lacrima, Sarah Jane? No, non piangere…»
E poi erano partiti, ancora una volta, insieme.
«Ti va di venire con me?»
«Sempre.»
E lei gli aveva sorriso, prendendogli la mano, ed erano tornati insieme all’interno di quella cabina, più grande all’interno, che era un po’ come una casa per Sarah.
Beh, era una casa perché c’era lui. Lui, che lei amava, con tutti i suoi difetti, le sue particolarità impossibili, il suo essere uno stravagante adulto che si divertiva a comportarsi come un bambino inesperto.
E il Dottore, beh, lui l’amava, l’aveva amata, l’avrebbe amata, e avrebbe continuato a farlo per un miliardo di anni ancora, e poi un altro miliardo. Avrebbe ricordato per sempre com’era viaggiare con lei;
Perfetto.