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Autore: TheHellraiser    20/01/2014    1 recensioni
Fra tutti i sicari del mondo ce n'erano sette che risiedevano a New York e avevano formato una specie di gruppo. Facevano semplicemente il loro lavoro: tu chiamavi uno di loro, e loro uccidevano la tua vittima. Un lavoro pulito, spettacolare e completamente anonimo. E' impossibile risalire al mandante o anche avere una minima prova. L'unica differenza fra gli omicidi era che venivano compiuti con sette tipi diversi di arma, quindi la teoria dei sette killer iniziava a prendere forma. Ormai, la leggenda non era più tale. Se vai in un qualsiasi bar, tutti sapranno che puoi avere uno di loro per la modica cifra di tremila dollari a persona più varie ed eventuali. I sette killer si sono dati dei nomi d'arte, e hanno scelto quelli dei sette vizi capitali: Envy, Sloth, Lust, Greed, Pride, Gluttony ed infine il loro capo, Wrath.
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La storia è ambientata a New York e parla di una "leggenda metropolitana" su sette assassini con i nomi dei peccati capitali. Spero vi piaccia. :D
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The HitMen'
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----Premessa sulla storia----
La storia non è nè propriamente horror nè propriamente thriller, è un misto fra le due, quindi, beh, l'ho messa qui xD

Il piccolo appartamento era completamente immerso nel silenzio, fatta eccezione per il leggero russare di Dylan che spezzava il silenzio di tanto in tanto. Improvvisamente, Dylan fu strappato dal suo sonno.
-Dylaaaaaaaaaaaaan! Svegliati, cazzo! Sono già le otto!
Dylan si aggrappò al lenzuolo con le unghie, spaventatissimo.
-JULIA!- sbraitò. La ragazza rise.
-Un giorno o l'altro mi farai venire un infarto- ansimò, alzandosi. Dylan Stokes, 19 anni. Professione: Detective alle prime armi della Divisione Rapine/Omicidi di New York. Prontamente svegliato da Julia, 19 anni, sua compagna di stanza. Dylan sbuffò, e Julia non smise di ridere.
-Non è colpa mia se poi sei sempre in ritardo, eh- sogghignò, prendendo un cartone di succo dal frigorifero e versandone un po' in una tazza. Dylan rinunciò a rispondere perchè sapeva che aveva ragione, e si limitò a rifugiarsi in bagno per farsi la barba e prepararsi per andare al lavoro. Si lavò il viso e si pettinò bene i capelli.
-Ehi Dy, io vado al lavoro- gli fece eco Julia dall'altra stanza.
-Va bene- le urlò di rimando Dylan. In realtà, Dylan non aveva la minima idea di che lavoro facesse Julia. Erano coinquilini, ma non sapevano nulla l'uno dell'altra. Anzi, a dire il vero Julia sapeva tutto su di lui, ma lui non sapeva nulla su di lei. Aveva anche provato a fare una ricerca su di lei nei computer della polizia, ma non aveva trovato niente. Insomma, si era reso conto che dopo un anno che abitavano assieme, lui non sapeva nemmeno quale fosse il suo cognome. Ogniqualvolta lui le chiedeva qualcosa, lei rispondeva evasivamente e cambiava argomento. Insomma, era la ragazza del mistero. La sola cosa strana che avesse mai notato era che Julia aveva un tatuaggio sul petto, ma non era mai riuscito a vederlo completamente. Pensava fosse tipo una scritta o qualcosa del genere, che iniziava con una W. Dylan scacciò il pensiero dalla sua mente e si sciacquò la faccia, eliminando i residui di schiuma da barba. Si mise la cravatta, uscì dal bagno e prese lo zainetto nero appoggiato a terra vicino alla porta. Lui e Julia avevano due zainetti identici. Lui ci teneva il distintivo, la pistola e altra roba, mentre lei chissà cosa ci teneva. Dylan uscì. Abitava a breve distanza dalla centrale di polizia. Mentre camminava verso di essa, Dylan decise di prendere la pistola per sistemarla nella fondina. Mise una mano nello zaino e la tirò fuori, mettendola nella fondina destra. Non appena entrò in centrale e si avvicinò alla sua scrivania vide il suo partner. Si chiamava Ignacio Ramos, ed aveva più del doppio della sua età.
-Ciao, pivello- rise. Ramos era uno "della vecchia guardia", e chiamava sempre Dylan pivello. La cosa non lo disturbava particolarmente, anzi, era quasi divertente. Dylan, di canto suo, non era ancora riuscito ad inventare un soprannome sensato per il suo partner.
-Ciao, Ignacio- rispose Dylan. Ramos aveva in mano un plico, e lo stava sfogliando con aria seccata.
-Ehi, guarda qua. Stanotte hanno ammazzato un tizio a Central Park. Un solo proiettile in mezzo alla fronte, un 9 millimetri Parabellum. Quelli della balistica pensano che sia di una Beretta, ma stanno ancora facendo le loro ricerche. Gandle vuole che chiudiamo il caso in fretta, ma non so se sarà possibile. Questa è opera di un professionista- disse Ramos, mostrando i documenti del caso a Dylan e scuotendo la testa.
-Penso che sia un regolamento di conti, visto che hanno usato proiettili Parabellum. Sai da dove deriva il loro nome? Dalla frase Si vis pacem, para bellum. Significa "Se vuoi la pace, prepara la guerra". Quindi, presumo che questo sia l'inizio o la fine di un lungo conflitto fra qualcuno- disse poi. Spostando lo sguardo, notò qualcosa di insolito nella pistola di Dylan.
-A proposito, non usi più la Glock?- chiese, perplesso.
-Come?- disse Dylan, che stava esaminando la foto del cadavere sulla scena del crimine.
-Hai una pistola diversa dal solito, perchè?- disse Ramos nuovamente. Dylan guardò la pistola. Normalmente portava una Glock 17, la loro arma di ordinanza. Ma quel giorno nella sua fondina c'era una Beretta. Le due pistole si assomigliavano un po', per questo Dylan guardandola frettolosamente non aveva notato la differenza. Probabilmente aveva preso lo zaino di Julia...
Un attimo, ma che cazzo-? pensò Dylan Lo zaino di Julia?
Dylan afferrò rapidamente lo zaino.
-Ignacio, vado un attimo in bagno, io... ehm... non mi sento molto bene- disse sbrigativamente, mettendo giù i documenti. Ramos annuì come per dire "ooook", e Dylan si precipitò nella toilette. Si chiuse in uno dei bagni ed aprì lo zaino, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno in giro. Non c'era niente di quello che si aspettava. Niente fondina, niente blocco per gli appunti, nulla di suo. Dentro stavano due pacchi di cartucce per pistola, una foto, un foglietto e uno smartphone, per la precisione un iPhone. Dylan prese la pistola dalla fondina e la osservò. Una Beretta modello M9, con proiettili 9mm. Lesse la scritta sui pacchi di cartucce. Due pacchi di proiettili Parabellum 9mm. Un pensiero orribile attraversò la mente di Dylan, ma non ci credeva ancora. Prese il foglio e lo lesse. Sopra, pochi laconici appunti. "Central Park, ore 23.40. $3000" Dylan deglutì, e guardò la foto. La visione lo colpì come una pugnalata in pieno petto. La foto era stampata fronte-retro. Sul primo lato ritraeva un uomo dal viso scarno, i capelli neri e gli occhi grigi e profondi. Sembrava essere uno spacciatore o qualcosa del genere. Sul secondo lato, c'era il suo cadavere. Un proiettile in mezzo alla fronte. Era lo stesso cadavere che aveva visto nemmeno un minuto prima nel plico di Ramos. Dylan inorridì. Lo zaino di Julia... Si sentì svenire. Nella sua testa rimbombava la frase di Ramos.
Presumo che questo sia l'inizio o la fine di un lungo conflitto fra qualcuno. Si vis pacem, para bellum.

  
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