Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DorotheaBrooke    23/01/2014    4 recensioni
Mi sono ispirata alle scene finali dell’episodio 09 della seconda stagione, in cui c’è il parallelismo fra il racconto che Cersei fa a Tommen della leonessa e del suo cucciolo e la battaglia. E’ come se Tyrion in quella scena assumesse il ruolo del piccolo leone che si domanda se mai sarà in grado di uguagliare il padre.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyrion Lannister, Tywin Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Il respiro affannato di Pod gli sfiorava delicatamente il viso ferito. Quant’era grave il colpo subito?  Non riusciva a comprenderlo  e, in fondo, non era interessato a capirlo. Sentiva il bruciore della ferita dilaniargli il volto e il calore del sangue spandersi sulle guance, ricoprendo l’occhio sinistro di un velo rosso. Solo il tepore delle braccia dello scudiero gli dava conforto, se non ci fosse stata quella dannatissima armatura a impedire il contatto diretto, avrebbe potuto quasi sentirsi al sicuro. Aveva fatto bene a fidarsi di quel ragazzo così ingenuo, così leale. Inarcò appena il lato delle labbra in un sorriso, era sempre stato bravo a capire le persone, a parte Shae. In lei c’era qualcosa che non riusciva a cogliere.
Non l’avrebbe mai più rivista. Perché non riusciva a vincere la battaglia come faceva suo padre? Dove aveva sbagliato? La sua mente continuava a ripercorrere gli eventi della notte. Tornava indietro nel tempo per rimanere di nuovo accecato dal terribile bagliore dell’altofuoco e udire di nuovo le urla disperate dei marinai. Rivedeva il coraggio del mastino prima e di quell’imbecille di suo nipote poi venir meno. Li osservava abbandonare il campo. Rimaneva di nuovo da solo ad affrontare il terribile avvilimento dipinto sui volti dei soldati. Ripeteva loro le stesse parole e riaccendeva di nuovo le loro speranze, arrivando alle spalle del nemico. Dov’era  l’errore che avrebbe potuto evitare? La sua astuzia, la sua intelligenza, quel poco di coraggio che aveva dimostrato. Tutto inutile. Tutti strumenti di tortura con cui aveva prolungato la sua agonia, prima dell’inevitabile fine. I soldati di Stannis sembravano un’infinità e un’infinità per un piccolo nano come lui era davvero troppo. Forse era giusto così. Joffrey non era il figlio di un Baratheon, nessuno dei discendenti della regina lo era.
 I figli di Cersei e Jaime, i figli di suo fratello, l’unico familiare che gli aveva mai dimostrato un po’ di affetto, i suoi adorati nipoti. Forse non aveva fallito del tutto, Myrcella almeno l’aveva salvata. Cosa ne sarebbe stato di Tommen? Cosa sarebbe accaduto a quel fanciullo così delicato e buono? Cersei non gli avrebbe perdonato di non essere riuscito a proteggerlo. Sarebbe morta odiandolo per aver ucciso i suoi due figli maschi, come in vita l’aveva odiato per aver assassinato sua madre. Possibile che i suoi sforzi non fossero serviti a nulla? Tutta quella fatica solo per essere spezzato da un suo stesso alleato? Suo padre una volta gli aveva detto che se tra le fila dei soldati c’era indisciplina, ciò dipendeva dal comandante. Dopotutto, forse, aveva ragione. Se al posto di Tyrion ci fosse stato Tywin, forse le cose sarebbero andate  diversamente.
 
 
Un rumore di zoccoli lo fece voltare. Stannis doveva aver inviato la cavalleria per finirli. Il colpo di grazia non arrivò.
Poco distante da lui un cavaliere su un bianco destriero sbaragliava i nemici. Tentò di aguzzare la vista per penetrare il velo di sangue che gli ricopriva gli occhi e distinguerne i lineamenti. Il fiato gli si spezzò.
Suo padre era giunto ad aiutarli. Era lì, terribile come il fuoco. Cavalcava il suo destriero come un’onda pronta a travolgere ogni cosa. Invincibile, inarrivabile.
Gioia. Non l’avrebbe mai ammesso, ma provava gioia nel vederlo. Solo però perché il suo sguardo non era posato su di lui. Quando Tywin Lannister lo guardava non era difficile percepire l’odio, il disprezzo, la nausea. Il suo sorriso sarcastico e le sue battute di spirito non erano altro che uno scudo fragile, che non lo proteggeva in alcun modo dal dolore. Ogni volta che suo padre gli parlava, chiedendo agli altri di rimanere da soli, il cuore gli si riempiva di paura, già presago della pena che sarebbe seguita.  L’odio con cui cercava di difendersi, non avrebbe mai eguagliato quello con cui Tywin lo detestava. Tuttavia, finché lo sguardo di suo padre rimaneva rivolto contro il nemico, inconsapevole della presenza dell’assassino della sua amata moglie, era libero di non provare vergogna di se stesso, libero di ammirarlo, libero di amarlo perfino. Il nemico indietreggiava piegato dalla forza, dalla ferocia che lui non era stato capace di dimostrare. Eppure, se fosse morto quella notte, forse suo padre l’avrebbe rivalutato, forse sarebbe giunto, se non a rimpiangere il figlio perduto, almeno ad apprezzarne gli sforzi. Un altro soldato si avventò contro il cavallo di suo padre, un altro cadavere cadde a terra. Se fosse sopravvissuto, sarebbe mai stato forte e coraggioso come lui?
 Si abbandonò fra le braccia di Pod, mentre la figura di Tywin Lannister veniva inghiottita nel buio.
 
  
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