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Autore: AryYuna    24/01/2014    4 recensioni
[SPOILER NONA SERIE]
È passata quasi una settimana dagli eventi della 9x10 e Sam guarda per la prima volta la data. Castiel è con lui. Dean è… solo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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   Conosco SPN da anni, ma, un po’ per colpa di raidue, un po’ perché la descrizione “scooby-doo per adulti” decisamente non mi ispirava, mi sono decisa a dargli una chance vera solo qualche mese fa. E me ne sono innamorata *-* Ci sono state puntate stupide e alcune proprio brutte, e sicuramente mi manca terribilmente Kripke, ma è uno dei migliori telefilm che abbia mai visto, e sono innamorata dei personaggi, tutti - beh, Dean in particolare, ma andiamo, come si fa a non amarlo? - e ho deciso che dovevo scriverci qualcosa. Ho rimandato per mesi, aperto tre o quattro documenti di word che contano tipo dieci righi l’uno di idee e niente più, e alla fine mi è uscita questa qualche sera fa, ripensando alla 9x10. A mio parere è stata la puntata più bella di questa serie e degna di essere paragonata alle migliori delle serie di Kripke.
   
   So, people: la fanfiction è ambientata più o meno una settimana dopo la 9x10; nella puntata non viene fornita una data, per cui ho deciso di seguire più o meno quella di messa in onda e scrivere la mia prima “fanfiction di buon compleanno per un personaggio” (e non credevo fosse un’idea così gettonata ._.) Dean fa di questi effetti XD
   Volendo si può allacciare all’inizio della 9x11, ma non so fino a che punto, visto che l’ho scritta prima di vederla.
   Enjoy! :D
   
   Potete trovare questa storia in inglese qui.
   
   Disclaimer: sfortunatamente SPN non mi appartiene. Se mi appartenesse… beh, tanto per cominciare significherebbe che avrei contatti con Jensen Ackles e Jared Padalecki (e a proposito, nel caso ve lo chiedeste, nemmeno loro mi appartengono, purtroppo), e poi non avremmo avuto quella parentesi cretina di Sam senz’anima, l’ottava serie sarebbe iniziata in tutt’altro modo e la nona… beh, diciamo che avrei tolto qualche puntata, ecco. Tipo sei o sette puntate.



24 gennaio 2014



   Era passata quasi una settimana da quando si erano separati su quel ponte. Non era la prima volta che accadeva, ma era la prima volta che Sam si ritrovava solo per scelta di Dean e non sua - era lui ad andarsene, ogni volta.
   « Sono veleno ».
   Le parole di Dean continuavano a ripetersi a loop nel suo cervello. Lo credeva davvero? Credeva davvero di essere un male per Sam e per chiunque altro fosse intorno a lui? Sam scosse la testa: nonostante ciò che Dean probabilmente credeva, non era per quello che era arrabbiato con lui, non credeva che suo fratello fosse un veleno. Non credeva che fosse colpa sua se Kevin era morto. Era arrabbiato, ovvio. Era arrabbiato perché ancora una volta Dean aveva preso una decisione al suo posto, perché ancora una volta aveva preso su di sé il fardello di prendersi cura del suo fratellino, come se Sam fosse ancora un bambino incapace di difendersi, di scegliere. Di scegliere di morire.
   E ora Dean avrebbe portato la colpa della morte di Kevin sulle spalle, insieme alle altre mille colpe che non gli appartenevano ma che troppo era sempre troppo pronto ad assumersi. Quel peso sarebbe cresciuto sempre di più fino a schiacciarlo, e Sam non poteva sopportare di vedere suo fratello distruggersi in quel modo. Stare divisi per un po’ avrebbe fatto bene a entrambi, si era detto. Avrebbe solo voluto che Dean la vedesse allo stesso modo, che capisse che Sam non lo odiava, non lo incolpava. Non lo vedeva come veleno.
   Stava per uscire a fare la spesa. Ed era sbagliato, comportarsi come se nulla fosse accaduto, come se Dean e Kevin stessero ancora dormendo e lui si fosse alzato presto per godersi le prime luci, fare una corsa all’aria aperta. Era sbagliato. Ma non aveva una pista su Gadreel, non aveva idea di come muoversi e non si era ancora ripreso del tutto dalle Prove. Castiel era rimasto con lui per guarirlo, come aveva promesso a Dean. Sam lo sapeva, sapeva che l’angelo era rimasto per Dean. Suo fratello e Castiel avevano un legame di cui lui non aveva mai fatto parte e, benché l’angelo avesse più volte aiutato entrambi, Sam sapeva di essere sempre “il ragazzo col sangue di demone” per lui.
   « Buongiorno » gli disse l’angelo raggiungendolo ai piedi delle scale che portavano all’esterno.
   « Ehi » rispose lui, un po’ a disagio. Sam e Cas non si erano mai trovati da soli sotto lo stesso tetto. E non potevano certamente dirsi amici. Ma erano alleati e tenevano entrambi a Dean, anche se in modo diverso.
   « Uh… hai visto il mio cellulare? Vado a fare la spesa, e… » Sam fece un cenno verso le scale.
   Castiel annuì e indicò il tavolo. Il ragazzo fece un mezzo sorriso di ringraziamento, chiedendosi come rompere l’imbarazzo, poi prese il cellulare e lo accese. Quando però vide la data sul cellulare, la situazione con l’angelo non gli parve più così importante.
   “24 gennaio 2014”.
   « Sam? Tutto a posto? » gli chiese Castiel avvicinandosi.
   « Uh… sì. Tutto a posto » rispose distrattamente fissando lo schermo.
   « Non sembra » insistette l’angelo. La sua voce era calma, ma non era chiaro cosa pensasse.
   « È il 24 gennaio ».
   Castiel aggrottò la fronte.
   « Sì ».
   « È il compleanno di Dean » disse Sam quasi in un sussurro.
   « Lo so ».
   Il giovane Winchester alzò la testa. Si era chiesto più volte per quanto tempo effettivamente Castiel avesse seguito le loro vite prima di entrare a farne parte… li aveva visti nascere? Aveva seguito le vite dei loro genitori? Dei loro nonni? Il Paradiso, a quanto avevano capito, aveva partecipato attivamente nel far incontrare la figlia di una famiglia di cacciatori col figlio di un Uomo di Lettere, ma Sam ancora non riusciva a comprendere bene la cosa. All’inizio, ricordava di essere stato emozionato al pensiero di trovarsi di fronte a un angelo. Conoscere gli angeli aveva irrimediabilmente mutato il suo modo di pensare e di Credere, però.
   Prese un respiro e bloccò il cellulare per metterselo in tasca. « Allora io vado a fare la spesa. Se hai bisogno di qualcosa mi trovi sul cellulare, il numero dovresti averlo… »
   « Sam » interruppe Castiel, e Sam desiderò non essersi mai fermato a prendere quello stupido telefono - doveva solo fare la spesa, a che diavolo gli serviva il telefono?
   Sospirò.
   « Potresti chiamarlo ».
   « Non risponderebbe ».
   « Ma saprebbe che ti ricordi ».
   « Dean sa che mi ricordo del suo compleanno ».
   Non che i Winchester avessero avuto molte opportunità per festeggiare i compleanni, soprattutto negli ultimi anni. Ma nonostante la loro infanzia non fosse stata propriamente delle più normali - o delle più felici - John aveva sempre cercato, per quanto possibile, di festeggiare coi suoi figli i loro compleanni, di celebrare i due giorni benedetti in cui aveva stretto tra le braccia una nuova vita, di ricordare il frutto dell’amore suo e di Mary. E no, forse non c’erano mai state torte decorate o feste coi palloncini, ma ogni 24 gennaio e 2 maggio, John Winchester li aveva portati in una caffetteria che serviva pancakes e quello per loro era un compleanno. Crescendo la caccia aveva assunto un ruolo sempre più presente nelle loro vite. Ma mai, fino al giorno in cui era partito per Stanford, un compleanno era andato dimenticato; e, stando a quanto gli aveva detto Dean, Sam ora sapeva che John aveva guidato fino alla California in più di un’occasione - compleanno compreso - solo per vedere come stava il suo secondogenito.
   Ora poteva essere passato tanto tempo, potevano essersi perse le abitudini, ma Sam ricordava sempre il compleanno di suo fratello e Dean il suo. Non c’era bisogno di telefonargli per fargli gli auguri.
   « Non del suo compleanno » disse seraficamente Castiel e per Sam fu come uno schiaffo in pieno viso.
   « E questo cosa dovrebbe significare? »
   « Indipendentemente dal perché tu lo abbia lasciato andare, hai sentito perché lui ha ritenuto di doverlo fare » rispose l’angelo guardandolo negli occhi. Era strano guardare un angelo negli occhi: le loro emozioni non trasparivano mai, eppure era impossibile distogliere lo sguardo. « Senza di te, lui non ha nessun altro. Non ha nient’altro ».
   « Questo non è vero » ribatté Sam senza pensarci. « Ha te. E… » si bloccò.
   E? Chi altri aveva Dean? Bobby era morto, Benny - l’unico amico che Dean avesse mai avuto, benché Sam fosse riluttante ad ammetterlo - era morto, ucciso dalla sua stessa mano per salvare Sam, Lisa e Ben non ricordavano di averlo mai conosciuto…
   Chi altri aveva Dean? Cosa aveva? Una macchina?
   Castiel andò in cucina per dare a Sam il tempo di pensare e capire. Il ragazzo tornò a guardare il cellulare e la data scritta in bianco contro lo sfondo. Con un sospiro deciso compose la chiamata rapida per il numero di Dean.
   « Ehi. Uh… Buon compleanno, fratello » disse non appena sentì il bip della segreteria, ma poi si bloccò. E ora?
   Ti voglio bene.
   Mi manchi.
   Torna indietro.
   Non volevo che te ne andassi.
   Non è vero che sei veleno.
   So perché lo hai fatto.
   La morte di Kevin non è colpa tua.

   Non sapeva cosa dire. Non sapeva come dirlo perché Dean lo ascoltasse, gli credesse. Rimase col telefono all’orecchio per lunghi minuti, aprendo la bocca per parlare solo per richiuderla subito ripensandoci, finché la voce metallica della segreteria non annunciò che il messaggio aveva raggiunto la lunghezza massima ed era stato registrato.
   Bloccò il telefono e se lo mise in tasca prima di salire le scale e uscire dal bunker.
   

---


   Stare solo gli dava troppo tempo per pensare e questo non era mai una cosa buona: pensare significava ragionare sui suoi errori, rimpiangere le sue scelte. Pentirsi. Come se non si fosse già pentito abbastanza… come se poi facesse qualche differenza.
   Dean preferiva agire. Certo, se avesse avuto una maledetta pista, o almeno un’idea di dove cominciare, sarebbe stato tutto più facile. Ma non sia mai che qualcosa sia facile per un Winchester.
   Smettila di autocommiserarti, si rimproverò Dean fermando l’Impala al lato della strada.
   Era tardi e lui non dormiva da più di dodici ore. Considerò per qualche istante la possibilità di cercare un motel, ma poi la scartò: non era la prima volta che dormiva in auto e non sarebbe stata l’ultima. Spense il motore e cercò una posizione comoda sul sedile per addormentarsi, ma il sonno si rifiutò di venire. Non che non fosse stanco: era stanco in ogni possibile senso del termine. Solo che… era come se mancasse qualcosa.
   Rimase a lungo a fissare il cruscotto dell’Impala aspettando di addormentarsi, ma non ci riusciva. I suoi pensieri continuavano a tradirlo, a tornare a quel ponte e all’ultima volta in cui aveva visto suo fratello.
   Cercò a tentoni il suo cellulare sul sedile a fianco per controllare l’ora, ma la cosa che attirò la sua attenzione fu la data: 25 gennaio.
   25 gennaio? Era passato il suo compleanno - da quattordici minuti, secondo il suo cellulare - e non se n’era nemmeno accorto. Quanti anni aveva ora? Dovette fare un rapido - non troppo rapido - calcolo per saperlo.
   Trentacinque anni.
   Non ricordava di averne compiuti trentaquattro, né trentatré. Né… qual era l’ultimo compleanno che ricordava? Prima del Purgatorio. Prima della morte di Bobby. L’anno trascorso da Lisa? Quello prima? Quanti anni aveva allora? Era stata la prima volta in cui si era ritrovato a chiedersi se contare anche i quarant’anni trascorsi all’Inferno.
   Aveva compiuto trentacinque anni o settantacinque? Si sentiva molto più vecchio di ciò che sosteneva il calendario.
   Stava per spegnere il cellulare quando qualcos’altro attirò la sua attenzione: l’icona che indicava un messaggio sulla segreteria.
   Confuso, la selezionò e si portò il telefono all’orecchio.
   « Ehi. Uh… Buon compleanno, fratello » disse la voce di Sam e suo malgrado Dean sorrise, improvvisamente più leggero.
   Ascoltò per i cinque minuti di messaggio il respiro di suo fratello. E finalmente si addormentò.




   Note varie. Perché io parlo, parlo taaaanto.
   Le date. Le date sono sparate a caso, diciamocelo. Soprattutto perché sono sparate a caso nel tf: la prima serie è ambientata nel 2005, ma Halloween nel 2005 non è stato nel fine-settimana come, a quanto ricordo, dicevano nella prima serie. All’inizio della quinta Dean si ritrova nel futuro e dice di provenire dal 2009. E Charlie all’inizio della nona legge la data e dice che è il 2013, il che farebbe pensare che il tempo nella serie scorre come nella realtà… ma l’anno che Sam passa a cacciare con Samuel e Dean da Lisa? E quello che Dean passa in Purgatorio e Sam con Amelia? Ho deciso di credere che non tutte le serie durino un anno preciso e al diavolo la coerenza cronologica XD
   Se odiate John Winchester probabilmente avrete storto il naso. A me però John piace e mi sono letta - a pezzi - il “Diario di John Winchester”, e mai una volta dalla morte di Mary a quando si divide da Dean dimentica il compleanno dei figli. E ok, non so quanto sia canon rispetto al telefilm - perché le info su come ammazzare i mostri non le ho lette con tanta attenzione - ma almeno sul diario se ne ricorda, per cui scelgo di credere che in qualche modo lo abbia fatto sapere anche ai figli. Tough love is tough, but it’s love nonetheless.
   Qualcuno vedrà Destiel. Io con tutto l’impegno del mondo non riesco a vederlo nemmeno nelle scene in cui - mi dicono - è palese, quindi sappiate che era involontario.
   E… boh, parlo troppo e ‘ste note sono inutili. Spero vi sia piaciuta :) Io intanto non vedo l’ora di vedere le prossime puntate *-*

   
 
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