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Autore: jas_    25/01/2014    17 recensioni
E lei aveva provato ad indossare meno camicie, a truccarsi un po’ di più e a prendersi meno sul serio, a tornare a casa tardi e bere birra al posto dell’acqua ma non era stato sufficiente. Avrebbe dovuto essere un’altra persona, se fosse stata un’altra persona Harry l’avrebbe guardata con occhi diversi, lei si sarebbe sentita più libera e meno imbarazzata sotto il suo sguardo intenso. Però lei era Juliet Hamilton, l’educata e studiosa Juliet Hamilton, lui invece era un ragazzo che illudeva suo padre, che indossava camicie con le maniche strappate e bandane in testa.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 
 
 
Dobbiamo festeggiare
Juliet si preparò con quelle due parole in testa e l’ultima canzone di Pharrel Williams nelle orecchie. L’estate era quasi giunta alla fine ma solo da quella mattina lei si era sentita completamente libera: libera da impegni, scadenze e libri di diritto il cui solo pensiero le faceva venire la nausea.
Ancora non ci credeva che nel giro di una settimana sarebbe stata a Roma, con Harry, ad ammirare il Colosseo e a gustare cibo italiano, ancora non ci credeva che Harry era al suo fianco da cinque mesi, che erano passati in un batter d’occhio.
Juliet si passò un po’ di cipria sul viso e prese in mano le scarpe nell’esatto istante in cui sentì il campanello al piano di sotto suonare. Non si affrettò ad indossarle sapendo che Harry se la sarebbe cavata da solo in balia dei suoi per alcuni minuti. Quando scese le scale, però, nessuna chioma riccia né tantomeno alcun paio di occhi verdi l’aspettavano. Gli occhi del ragazzo erano azzurri, i capelli sì scompigliati ma lisci e il suo sorriso non era né malizioso o maligno, era semplicemente gentile e, fu strano a Juliet stessa ammetterlo, sincero.
«Louis» disse la ragazza, senza preoccuparsi di nascondere la sua sorpresa nella voce.
«Ciao Juliet» la salutò lui, con le mani nelle tasche dei pantaloni arrotolati fino alle caviglie e il peso del suo corpo che passava da una gamba all’altra, forse per cercare di contenere l’agitazione e il nervosismo.
«Louis e la sua famiglia passeranno il weekend qui» intervenne Mary, Juliet si voltò di scatto verso di lei, sorpresa nel vederla lì. Era stata presa così tanto dalla presenza di Louis che nemmeno si era accorta di sua madre.
«Oh» mormorò la ragazza. «Okay.»
Juliet tornò a guardare Louis che non si preoccupò di distogliere lo sguardo da lei quando i loro occhi s’incrociarono. Sembrava così diverso da come lo ricordava, pensò Juliet, le faceva tenerezza e sebbene avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che le aveva fatto passare, non riusciva a farlo perché in fondo lui era Louis e lei lo conosceva da una vita. Provava una strana forma di affetto nei suoi confronti, un sentimento che nemmeno lei sapeva descrivere. Non avrebbe mai dimenticato i loro trascorsi ma la sua presenza lì sembrava dire “ehi, lo so che sono stato un coglione ma sto provando a cambiare” e Juliet dava sempre una seconda possibilità, anche a chi non se lo meritava.
«Harry dovrebbe essere qui tra poco» disse quindi. «Ti va di uscire con noi e gli altri?» propose, sotto lo sguardo scioccato di Mary e di suo padre che era appena entrato in casa con al suo seguito i coniugi Tomlinson.
 
 
 
«Zayn sei sempre il solito!»
Il moro scosse la testa e ignorò le parole di Niall che aveva perso la facoltà di intendere e di volere tre cocktail prima.
«Agathe tieni a bada il tuo fidanzatino» mormorò poi lanciando uno sguardo alla bionda che, dietro al bicchiere di birra che aveva in mano, sorrise.
«Ho ancora una dignità da difendere» ribatté questa, guardando impotente l’irlandese che si era alzato dalla sedia e aveva cominciato a ballare da solo dopo il rifiuto di Zayn di farlo con lui.
«Amore vieni!» esclamò proprio in quel momento Niall, avvicinandosi ad Agathe con le mani protese verso di lei, pronto ad afferrare le sue. La bionda si scostò bruscamente.
«Stammi lontano!» squittì, picchiandogli una mano proprio come si fa quando qualcuno vuole toccare qualcosa che non può nemmeno sfiorare.
«E dai…» la pregò lui assumendo un tono lamentoso reso ancora più biascicato dall’alcol che gli impediva di pronunciare bene le parole.
«Non se ne parla!» ribatté lei, bevendo un altro sorso della sua birra.
«Dai! Un solo ballo!» intervenne Harry scoppiando a ridere di fronte a quella scena.
Agathe lo fulminò con lo sguardo. «Ballaci tu insieme!»
«Ma sei tu la sua ragazza, non io!»
La bionda stava per rispondergli a tono ma Niall approfittò del suo attimo di distrazione per farla alzare contrò la sua volontà. Prima che Agathe potesse liberarsi di quella presa Niall le cinse i fianchi con forza e la guardò sornione, gli occhi socchiusi ed uno strano sorriso sul volto.
«Sei ancora più bella da vicino» le sussurrò lui, baciandola.
«Vaffanculo Niall, vaffanculo!» ribatté lei, distogliendo lo sguardo da quelle iridi azzurre ma senza riuscire a nascondere un sorriso divertito.
«Dici che staranno mai insieme per dieci minuti senza insultarsi?» domandò Juliet, rubando un sorso del gin-tonic di Harry.
«Credo che quando ci danno dentro non si prendano a parole» rispose lui.
«Non ne sarei così sicuro!» ribatté Zayn, scatenando l’ilarità di tutti. «Magari Niall si eccita quando Agathe gli da del deficiente.»
Louis rise di fronte alle parole del pakistano, si rigirò il suo bicchiere mezzo vuoto tra le mani prima di portarselo alle labbra e bere alcuni sorsi.
«Io esco un attimo a fumare» affermò poi, alzandosi dalla sedia.
Harry annuì. «Vengo anch’io» disse poi, seguendolo fuori dal locale.
Louis accese la propria sigaretta e porse l’accendino al riccio che l’aveva lasciato sul tavolo all’interno del pub. Aspirò una lunga boccata di fumo e si guardò intorno per alcuni secondi prima di parlare.
«Ti devo delle scuse» disse, mettendosi la mano libera in tasca.
Harry scosse impercettibilmente la testa. «È tutto a posto» lo rassicurò accennando un sorriso. «Ormai quello che è fatto è fatto, non mi piace portare rancore. Inoltre Juliet ha deciso di darti un’altra possibilità, mi sembra giusto assecondarla.»
Louis annuì. «Sono stato un vero e proprio stronzo» ammise.
Harry si strinse nelle spalle. «Chi non ha mai fatto qualche cazzata nella propria vita?»
 
 
 
«Ci credi che stiamo per andare in Italia?» domandò sorridente Juliet, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo per posarlo su Harry che, seduto accanto a lei, osservava in silenzio il via vai della sala imbarchi dell’aeroporto. «Vedremo il Colosseo, il Vaticano, magari pure il Papa! T’immagini?»
Harry sorrise. «Riesco ad immaginarmi meglio i piatti di pasta di cui mi rimpinzerò» ammise il riccio, mostrando due simpatiche fossette ai lati della bocca.
Juliet alzò gli occhi al cielo. «Sei sempre il solito» ammise rassegnata, tornando con lo sguardo sul libro che teneva in mano e con la testa sul braccio di Harry, allungato dietro di lei.
«Perché, non ti piace il cibo italiano?» domandò dopo alcuni attimi di silenzio il ricci, abbassando gli occhi sul viso concentrato di Juliet.
«Sì ma non c’è solo quello in Italia» continuò imperterrita lei. «Ho fatto una lista di tutti i posti che dobbiamo vedere prima di tornare qui.»
«Illuso io che pensavo avrei passato almeno una giornata di relax al mare…» bofonchiò Harry fingendosi rassegnato.
Juliet gli rifilò una leggera gomitata sulle costole. «Antipatico» borbottò.
Il riccio rise mentre le lasciava un leggero bacio tra i capelli che fece sorridere anche lei. Amava questo lato del suo carattere, era organizzata ed efficiente in tutto ciò che faceva. Aveva un ritmo che Harry aveva imparato a rispettare soltanto col tempo: quando si svegliava doveva sempre trascorrere cinque minuti sveglia nel letto a pensare, non le si doveva rivolgere la parola e nemmeno coccolarla. Doveva sempre fare colazione, Harry aveva imparato a tenere un pacchetto di biscotti nella sua dispensa per quando lei si fermava a dormire da lui la sera, ma soprattutto, odiava il disordine.
Da quando stavano insieme la casa di Harry e Liam era quasi sempre pulita e ordinata, non perché loro due si fossero cimentati nelle pulizie ma perché era lei che si preoccupava di rifare il letto alla mattina, prima di uscire, e di lavare i piatti ammucchiati nel lavandino. Harry a volte si sentiva in colpa, l’aiutava ad asciugare le stoviglie e passava l’aspirapolvere anche quando non era il suo turno, lei però gli sorrideva e scuoteva la testa e “mi piace fare le pulizie” ammetteva serena, nonostante in casa sua ci fosse la domestica.
Harry amava sentire il suo respiro rilassato alla mattina e il profumo di lei sul suo cuscino quando trascorrevano la notte insieme. Gli piaceva fare colazione alla domenica mattina con i suoi, soprattutto quando trovava il tavolo apparecchiato in veranda e il pane tostato ancora caldo sul piatto. Robert alla fine l’aveva accolto in casa quasi come un figlio, erano andati alcune volte allo stadio insieme e Mary gli aveva comperato più volte dei vestiti che “erano fatti apposta per lui”, così diceva.
Aveva trovato il suo equilibrio grazie a Juliet.
Il flusso di pensieri di Harry fu interrotto dal suono del suo cellulare. Il ragazzo lo prese dalla tasca dei suoi jeans ed osservò incredulo per alcuni istanti il nome sul display. Juliet si accorse della sua espressione, senza dire nulla allungò il collo per leggere il nome del mittente. «Ma non rispondi?» chiese poi, quasi con urgenza.
Harry rimase in silenzio, senza essere in grado di pensare lucidamente. Perché suo padre lo stava chiamando? Non si era fatto vivo per mesi, l’ultima volta che Harry gli aveva parlato gli aveva confessato i suoi peccati e lui se n’era andato senza proferire parola. Sua madre, seppur arrabbiata quanto lui, l’aveva chiamato per sapere come se la cavava ma Des no. Allora perché contattarlo proprio in quel momento? Fu proprio la curiosità a spingere Harry a rispondere e portarsi il cellulare all’orecchio.
«P-pronto?» domandò incerto, cercando con lo sguardo Juliet che lo guardava attentamente cercando di captare dal suo viso qualcosa di quella conversazione. Harry allungò istintivamente una mano verso la sua, la ragazza gliel’accarezzò prontamente cercando di infondergli coraggio.
«Harry.»
La voce di suo padre gli arrivò forte e chiara, il solito tono distaccato che aveva sempre usato con lui, tranne che in presenza di Juliet.
«Sì?»
«Ti ho iscritto all’università, ho pagato la retta a nome tuo e farò così fino a quando non finirai gli studi. Devi andare a scuola a completare l’iscrizione, ti ho chiamato per comunicartelo.»
Harry rimase in silenzio per alcuni istanti, troppo scioccato da quelle parole per rispondere subito.
«Ecco, io sto partendo adesso. Posso andarci tra una settimana» disse poi.
«Dove stai andando?» domandò Des, lasciando trasparire da quella domanda una curiosità che contrastava col tono formale e distaccato che aveva utilizzato fino ad allora.
Harry si ritrovò a sorridere ingenuamente. «A Roma. Con Juliet» aggiunse poi, sicuro che quell’ultimo particolare avrebbe fatto piacere a Des che non aveva mai nascosto la sua simpatia per la ragazza – che allora non era ancora tale – di suo figlio.
«Oh, bene. Salutamela, e ricordati di fare ciò che ti ho detto non appena torni.»
Harry annuì improvvisamente felice. «Lo farò» disse, senza riuscire a togliersi il sorriso dalla faccia. «E… Papà?»
«Dimmi Harry.»
«Grazie.»
Sentì un sospiro dall’altra parte del telefono. «Non deludermi di nuovo» disse Des, prima di riattaccare.
Harry si limitò a fissare lo schermo del cellulare oscurarsi fino a diventare completamente nero, solo quando Juliet lo strattonò per un braccio si ricordò di lei al suo fianco e delle loro mani ancora intrecciate. Era stato preso così di sorpresa dalle parole del padre che per un attimo aveva perso di vista tutto il resto.
«Ti saluta» disse, accennando un sorriso.
Juliet alzò gli occhi al cielo spazientita. «Cosa ti ha detto?» domandò curiosa, ignorando le precedenti parole di Harry.
Il ragazzo si grattò la nuca, gesto che faceva sempre quando voleva guadagnare tempo. «Beh…» cominciò indeciso, con un’aria confusa che in quel momento non gli si addiceva molto. Guardò Juliet che pendeva letteralmente dalle sue labbra e non riuscì a trattenere un sorriso di fronte al suo sguardo in attesa di risposte. «Credo che da quest’anno tornerò a frequentare l’università. Quella che voglio io, però.»
Juliet si lasciò scappare un gridolino di gioia che fu poi leggermente soffocato dall’abbraccio che regalò ad Harry. Strinse le sue esili braccia attorno al collo del ragazzo che barcollò leggermente sotto l’entusiasmo incontenibile di Juliet.
«Ma è bellissimo!» squittì lei estasiata. «Harry sono felicissima per te!» continuò con un tono di voce più alto del normale, che attirò l’attenzione di alcuni viaggiatori. «Lo sapevo che ce l’avresti fatta!»
Harry annuì, la mente ancora in disordine e una gioia che manifestava diversamente dalla sua ragazza che improvvisamente aveva perso tutto l’interesse per il suo libro.
Dagli altoparlanti chiamarono il volo per Roma, entrambi si alzarono dalle sedie e Juliet abbracciò nuovamente Harry.
«Sono così fiera di te» gli sussurrò in un orecchio.
Il ragazzo strinse le braccia attorno alla schiena di Juliet facendo aderire ulteriormente i loro corpi. «Senza di te non ce l’avrei fatta» ammise sincero, guardandola negli occhi e baciandole delicatamente le labbra.
«Harry, sei più in gamba di quanto tu voglia ammettere, devi smetterla di sottovalutarti così.»
«Io non mi sottovaluto, ma sei tu che riesci a tirare fuori il meglio di me.»
Juliet accarezzò lentamente una guancia di Harry, sfiorandogli la pelle con i polpastrelli. «Credo che ci siamo trovati. Ci compensiamo un po’ a vicenda» spiegò la ragazza sulle sue labbra. «Credo che… Credo che sia questo l’amore, infondo.»
Harry baciò nuovamente le labbra di Juliet che sapevano di burro cacao alla fragola e sorrise.
«Allora ecco spiegato perché ti amo.»


 

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Eccomi qua! (per l'ultima volta)
Mi è stato un po' difficile iniziare a scrivere questo Epilogo, non mi venivano in mente idee convincenti poi oggi mi sono auto costretta ad aprire Word e buttare giù qualcosa e questo è quello che ho scritto in poco più di un'ora.
Come alcune di voi mi hanno chiesto, ho fatto chiarire Louis e Juliet perché, infondo, lui mi faceva un po' pena e ho dovuto inserire una scena Agathe/Niall perché nonostante durante tutta la storia non li abbia citati molte volte, mi piacciono come coppia e non dimentichiamoci che è grazie a loro se Harry e Juliet si sono conosciuti!
Per quanto riguarda i protagonisti di questa storia che dire, mi sono soffermata di più sul punto di vista di Harry perché in generale non è che l'abbia fatto molto. Des ha chiarito col figlio a modo suo (lo trovavo un po' troppo sforzato farlo riapparire felice e contento come se niente fosse successo visto quanto l'ha combinata grossa Harry) e niente, questo è tutto! :)
Spero di non avervi delusi con questo finale, se volevate leggere qualcosa di diverso non abbiate paura di dirmelo!
Vi ringrazio di cuore per aver letto questa storia fino alla fine, giusto per non restare con le mani in mano ho già postato una nuova fan fiction, sempre su Harry, che s'intitola Spotlights, vi lascio il link col banner sotto!
Jas 


 






 

   
 
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