Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Mitsuki91    26/01/2014    3 recensioni
[Elsa/Pitch]
“Chi sei?”
La voce trema, il cuore ti sembra scoppiare nel petto, e, mentre anneghi nelle tue paure, cerchi comunque di separare quel momento. Per poterlo ricordare, in futuro, in maniera diversa.
“Lo sai. Tu mi conosci.”
Il suo viso è triste, oh, così triste.
Lui ti ha vista crescere. Ti è rimasto accanto.
E, se quello che sospetti è vero, è anche la causa dei tuoi tormenti, oltre alla tua unica compagnia.
Ma non riesci a detestarlo, nonostante tutto.
“Sei l’essenza della paura.” rispondi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Orbene, ho appena letto una Pitch/Elsa bellissima e, ovviamente, mi è salito lo shipping (u.u XD), così… Ho deciso di scrivere qualcosina anch’io .-.
La mia OTP del fandom rimane sempre la Jack/Elsa, ma chi sono io per dire no alle altre coppie? :D
Ecco quindi il risultato. E sì, ho fatto di Pitch un uomo un po’ diverso da ciò che era nel film, forse troppo OOC… Beh, dovete sapere che nella mia linea temporale il mondo di Frozen viene qualcosa come secoli prima di ciò che è successo nelle cinque leggende, quindi magari si è inacidito con il tempo (e magari proprio perché non trova ciò che cerca alla fine – oppure nelle cinque leggende potrebbe anche solo aver mostrato una facciata, e se ci riflettete questa storia combacia anche con la sua paura finale di essere rinchiuso > quindi dimenticato > quindi non faccio spoiler u.u).
Buona lettura! :D


Con la coda dell’occhio

Lo vedi con la coda dell’occhio. Ogni volta che provi a controllare i tuoi poteri è lì.
E’ sempre stato lì, da quando hai colpito Anna per sbaglio. Una figura che altro non sembra che l’essenza del nero stesso. Ti distrae, e il ghiaccio sfugge al tuo controllo, si spande sulla parete e sui mobili, si fonde ovunque e senti il cuore battere nel petto e ogni volta duri sempre un secondo in meno, prima di rimetterti i guanti.

Mi dispiace.

Quando il mondo esplode, alla tua festa d’incoronazione, hai giusto il tempo di vedere quell’ombra riflessa nel ghiaccio che hai creato, prima di correre via.
Distruggerai il tuo regno.
Distruggerai il tuo regno ed è colpa della tua paura.
In tutto questo, la presenza dell’uomo nero ha un sapore confortante.
Casa.
E, poi, quando pensi che una parte di te vorrebbe solo chiudersi in una stanza e piangere, senti l’altra parte di ciò che eri reclamare quello che ti spetta: la libertà.
Il tuo terribile segreto è stato svelato. E, per una volta, vuoi provare ad essere egoista.

Non posso fare nulla.
Mi tenti, mi incateni.
Sei bellissima.

Nel tuo nuovo castello ghiacciato ogni parete è uno specchio distorto.
Il tuo uomo nero, fatto di ombra, ti ha seguito anche in questo luogo, ma, a differenza di altre volte, sembra scivolare via.
Non sai che fare. Pensi che lui potrebbe capirti, per una volta, perché è stato in grado di restarti accanto, nonostante tutto. Ma più impari a fidarti di lui, che credevi parte di te, ma che hai capito non essere così, più lui si allontana.
Ti giri, pronta ad affrontarlo.
Ti giri e lui rimane nel limite della tua visuale, e tu lo percepisci ancora con la coda dell’occhio, sempre un po’ meno.

Non è colpa mia.
Non ho scelto io di esistere in questo modo. E ora cerco di non lasciarti andare.
Ti desidero, ma tu perdi la presa…

Sono venuti a prenderti e, per un momento, mentre quell’uomo ti punta la freccia al petto, ti sei distratta.
Dietro di lui, visibile come non mai, in perfetta linea d’aria con il tuo sguardo, vedi il tuo uomo nero.
Alto. Scuro. E con gli occhi tristi; con gli occhi che cercano di comunicarti qualcosa.
Fino a ieri, avresti pensato a lui come essere impassibile.
Ora sai che non è così.

Perdonami se non riesco a fare a meno di te.

Quando ti risvegli nella cella, pensi di essere riuscita a svelare l’arcano.
Hai avuto tempo per rifletterci. Hai avuto una vita intera. Eppure, la paura che ti dominava quando pensavi che avresti fatto del male ad Anna non era ancora abbastanza.
Hai dovuto aspettare che l’istinto più primordiale, insito in ogni essere umano, si attivasse.
Paura di morire. Desiderio di vivere.
Ora sai come fare.
Vedi il tuo uomo nero riflesso nel ghiaccio che cerci di creare e ti aggrappi alla tua coda dell’occhio, alla sensazione di destino nefasto e inevitabile.
“Non ce la farò mai. Non mi libererò mai.”
Le mani tremano e il contorno dell’ombra di fa sempre più definito, più vicino.
“Ho paura.”

Sono qui, davanti a te. E tu mi vedi.
Per la prima volta, finalmente, mi è concesso avvicinarmi, e non solo osservarti da lontano.
Oh, quanto vorrei rimanerti accanto… Oh, quanto so di non poterlo fare.

“Chi sei?”
La voce trema, il cuore ti sembra scoppiare nel petto, e, mentre anneghi nelle tue paure, cerchi comunque di separare quel momento. Per poterlo ricordare, in futuro, in maniera diversa.
“Lo sai. Tu mi conosci.”
Il suo viso è triste, oh, così triste.
Lui ti ha vista crescere. Ti è rimasto accanto.
E, se quello che sospetti è vero, è anche la causa dei tuoi tormenti, oltre alla tua unica compagnia.
Ma non riesci a detestarlo, nonostante tutto.
“Sei l’essenza della paura.” rispondi.
“Immagino che questo possa essere corretto.”
La sua voce si spezza e lui non riesce a sostenere il tuo sguardo.
“Per me, sarai sempre e solo il mio Uomo Nero.”

Dolcezza, dolce innocenza.
Ti ho corrotto. Non avrei voluto.
Ma staccarmi da te… Quello era male.
Male per me.

“Non sei spaventata?”
“Ovviamente. Ma non da te.”
Lui ti osserva, come se volesse leggerti dentro. E’ evidente che sei riuscita a stupirlo.
“Sto cercando di aver paura. Se questo è l’unico modo che ho per vederti, lo farò.”
E l’Uomo Nero scuote piano la testa.
“No, non lo farai. Ti ho tormentato abbastanza: è ora che ti lasci andare.”

Come posso sentire il cuore spezzarsi, se non ne possiedo uno?
Credevo fosse divertente, all’inizio. Diventare il tormento di una bambina, come lo ero stato per tante altre.
Ma poi tu sei cresciuta. Non mi hai mai lasciato andare e, forse per quello, io non sono riuscito a lasciare andare te.

“… Perché? Perché ora? Perché non l’hai fatto anni fa?”
L’Uomo Nero, il tuo Uomo Nero, sembra sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensa. Allunga una mano a sfiorarti il viso, poi si avvicina di più e, in men che non si dica, le vostre labbra si toccano.
E tu, che avevi chiuso gli occhi per gustarti quel momento, cercando di tener ben presente la paura in mezzo a tutte le altre emozioni, consideri che si è staccato troppo presto.
“Non puoi restare, senza che io sia spaventata?”
“Pensi forse che io abbia desiderato questa vita, Elsa?” ti chiede di rimando, con un dolore indicibile negli occhi, che forse ora riesci a comprendere sul serio.
E allora rifletti sul suo destino, che tutt’a un tratto ti sembra più miserabile e temibile del tuo.
Quale Dio crudele può far sì che un uomo esista solo attraverso la paura degli altri?

Eccole, le parole.
Mi spiace.
Ho cercato di combattere la mia natura, ma soffrivo ogni giorno di più. La mia era un’esistenza a metà, in mezzo a uomini che non mi vedevano e con cui non potevo interagire.
Pur di vivere, sono disposto a pagare questo prezzo ingiusto.

“Io potrei… Io potrei…”
Già lo vedi, nei suoi occhi, mentre il dolore sostituisce il resto, e l’Uomo Nero sfuma e torna ai margini.
Non sarai mai in grado di tenerlo con te. E, se questo vuol dire che riuscirai a dominare la paura e a non distruggere il tuo regno, sai anche che una parte di te è morta in quel preciso istante, con quella consapevolezza.
Il potere ti scorre dentro e tu lo liberi, decisa più che mai a rivendicare ciò che ti è rimasto.

Addio, Elsa.
Grazie.

***

Non si può smettere di provare paura per sempre.
Anche quando il regno è al sicuro e salvo, ti rimangono sempre le piccole cose. Ragni, scarafaggi, il dipinto scuro della sala blu, che ti ha sempre trasmesso inquietudine.
Hai congelato la tela in una cornice, accanto a quel dipinto. E’ diventato uno specchio distorto, davanti a cui ti rechi ogni giorno. E lì, dopo aver osservato il quadro, lo vedi riflesso, poco più di un’ombra.
Non puoi sperare di girarti e trovarlo, perché lui si muove sempre con la tua coda dell’occhio.
Così ti limiti a lasciare un bacio sulla punta delle dita e a sfiorare l’ombra sullo specchio.
Un messaggio per il tuo Uomo Nero.

***

Ho cercato di vivere lasciando gli altri liberi. E’ stata una vita a metà, una solitudine opprimente.
So che è sbagliato, so che è triste e discutibile in molti modi, ma ho ripreso a fare ciò che serve perché io possa esistere. Ma, mentre tormento quei bambini innocenti e popolo i loro sogni di incubi, io non posso far altro che pensarti.
Sto aspettando.
Sto aspettando chi riuscirà a vedere oltre la maschera di un essere che è costretto a vivere delle paure degli altri.
Sto aspettando chi, come te, cercherà di conoscere davvero l’Uomo Nero.
   
 
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