Orbene, ho
appena letto una Pitch/Elsa bellissima e, ovviamente, mi è salito lo shipping
(u.u XD), così… Ho deciso di scrivere qualcosina anch’io .-.
La mia OTP del
fandom rimane sempre la Jack/Elsa, ma chi sono io per dire no alle altre
coppie? :D
Ecco quindi il
risultato. E sì, ho fatto di Pitch un uomo un po’ diverso da ciò che era nel
film, forse troppo OOC… Beh, dovete sapere che nella mia linea temporale il
mondo di Frozen viene qualcosa come secoli prima di ciò che è successo nelle
cinque leggende, quindi magari si è inacidito con il tempo (e magari proprio
perché non trova ciò che cerca alla fine – oppure nelle cinque leggende
potrebbe anche solo aver mostrato una facciata, e se ci riflettete questa
storia combacia anche con la sua paura finale di essere rinchiuso > quindi
dimenticato > quindi non faccio spoiler u.u).
Buona lettura!
:D
Con la coda dell’occhio
Lo
vedi con la coda dell’occhio. Ogni volta che provi a controllare i tuoi poteri
è lì.
E’
sempre stato lì, da quando hai colpito Anna per sbaglio. Una figura che altro
non sembra che l’essenza del nero stesso. Ti distrae, e il ghiaccio sfugge al
tuo controllo, si spande sulla parete e sui mobili, si fonde ovunque e senti il
cuore battere nel petto e ogni volta duri sempre un secondo in meno, prima di
rimetterti i guanti.
Mi dispiace.
Quando
il mondo esplode, alla tua festa d’incoronazione, hai giusto il tempo di vedere
quell’ombra riflessa nel ghiaccio che hai creato, prima di correre via.
Distruggerai
il tuo regno.
Distruggerai
il tuo regno ed è colpa della tua paura.
In
tutto questo, la presenza dell’uomo nero ha un sapore confortante.
Casa.
E,
poi, quando pensi che una parte di te vorrebbe solo chiudersi in una stanza e
piangere, senti l’altra parte di ciò che eri reclamare quello che ti spetta: la
libertà.
Il
tuo terribile segreto è stato svelato. E, per una volta, vuoi provare ad essere
egoista.
Non posso fare
nulla.
Mi tenti, mi
incateni.
Sei bellissima.
Nel
tuo nuovo castello ghiacciato ogni parete è uno specchio distorto.
Il
tuo uomo nero, fatto di ombra, ti ha seguito anche in questo luogo, ma, a
differenza di altre volte, sembra scivolare via.
Non
sai che fare. Pensi che lui potrebbe capirti, per una volta, perché è stato in
grado di restarti accanto, nonostante tutto. Ma più impari a fidarti di lui,
che credevi parte di te, ma che hai capito non essere così, più lui si
allontana.
Ti
giri, pronta ad affrontarlo.
Ti
giri e lui rimane nel limite della tua visuale, e tu lo percepisci ancora con
la coda dell’occhio, sempre un po’ meno.
Non è colpa mia.
Non ho scelto io
di esistere in questo modo. E ora cerco di non lasciarti andare.
Ti desidero, ma
tu perdi la presa…
Sono
venuti a prenderti e, per un momento, mentre quell’uomo ti punta la freccia al
petto, ti sei distratta.
Dietro
di lui, visibile come non mai, in perfetta linea d’aria con il tuo sguardo,
vedi il tuo uomo nero.
Alto.
Scuro. E con gli occhi tristi; con gli occhi che cercano di comunicarti
qualcosa.
Fino
a ieri, avresti pensato a lui come essere impassibile.
Ora
sai che non è così.
Perdonami se non
riesco a fare a meno di te.
Quando
ti risvegli nella cella, pensi di essere riuscita a svelare l’arcano.
Hai
avuto tempo per rifletterci. Hai avuto una vita intera. Eppure, la paura che ti
dominava quando pensavi che avresti fatto del male ad Anna non era ancora
abbastanza.
Hai
dovuto aspettare che l’istinto più primordiale, insito in ogni essere umano, si
attivasse.
Paura
di morire. Desiderio di vivere.
Ora
sai come fare.
Vedi
il tuo uomo nero riflesso nel ghiaccio che cerci di creare e ti aggrappi alla
tua coda dell’occhio, alla sensazione di destino nefasto e inevitabile.
“Non
ce la farò mai. Non mi libererò mai.”
Le
mani tremano e il contorno dell’ombra di fa sempre più definito, più vicino.
“Ho
paura.”
Sono qui,
davanti a te. E tu mi vedi.
Per la prima
volta, finalmente, mi è concesso avvicinarmi, e non solo osservarti da lontano.
Oh, quanto
vorrei rimanerti accanto… Oh, quanto so di non poterlo fare.
“Chi
sei?”
La
voce trema, il cuore ti sembra scoppiare nel petto, e, mentre anneghi nelle tue
paure, cerchi comunque di separare quel momento. Per poterlo ricordare, in
futuro, in maniera diversa.
“Lo
sai. Tu mi conosci.”
Il
suo viso è triste, oh, così triste.
Lui
ti ha vista crescere. Ti è rimasto accanto.
E,
se quello che sospetti è vero, è anche la causa dei tuoi tormenti, oltre alla
tua unica compagnia.
Ma
non riesci a detestarlo, nonostante tutto.
“Sei
l’essenza della paura.” rispondi.
“Immagino
che questo possa essere corretto.”
La
sua voce si spezza e lui non riesce a sostenere il tuo sguardo.
“Per
me, sarai sempre e solo il mio Uomo Nero.”
Dolcezza, dolce
innocenza.
Ti ho corrotto.
Non avrei voluto.
Ma staccarmi da te…
Quello era male.
Male per me.
“Non
sei spaventata?”
“Ovviamente.
Ma non da te.”
Lui
ti osserva, come se volesse leggerti dentro. E’ evidente che sei riuscita a
stupirlo.
“Sto
cercando di aver paura. Se questo è l’unico modo che ho per vederti, lo farò.”
E
l’Uomo Nero scuote piano la testa.
“No,
non lo farai. Ti ho tormentato abbastanza: è ora che ti lasci andare.”
Come posso
sentire il cuore spezzarsi, se non ne possiedo uno?
Credevo fosse
divertente, all’inizio. Diventare il tormento di una bambina, come lo ero stato
per tante altre.
Ma poi tu sei
cresciuta. Non mi hai mai lasciato andare e, forse per quello, io non sono riuscito
a lasciare andare te.
“…
Perché? Perché ora? Perché non l’hai fatto anni fa?”
L’Uomo
Nero, il tuo Uomo Nero, sembra sul
punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensa. Allunga una mano a sfiorarti il
viso, poi si avvicina di più e, in men che non si dica, le vostre labbra si toccano.
E
tu, che avevi chiuso gli occhi per gustarti quel momento, cercando di tener ben
presente la paura in mezzo a tutte le altre emozioni, consideri che si è
staccato troppo presto.
“Non
puoi restare, senza che io sia spaventata?”
“Pensi
forse che io abbia desiderato questa vita, Elsa?” ti chiede di rimando, con un
dolore indicibile negli occhi, che forse ora riesci a comprendere sul serio.
E
allora rifletti sul suo destino, che tutt’a un tratto ti sembra più miserabile
e temibile del tuo.
Quale
Dio crudele può far sì che un uomo esista solo attraverso la paura degli altri?
Eccole, le
parole.
Mi spiace.
Ho cercato di
combattere la mia natura, ma soffrivo ogni giorno di più. La mia era un’esistenza
a metà, in mezzo a uomini che non mi vedevano e con cui non potevo interagire.
Pur di vivere,
sono disposto a pagare questo prezzo ingiusto.
“Io
potrei… Io potrei…”
Già
lo vedi, nei suoi occhi, mentre il dolore sostituisce il resto, e l’Uomo Nero
sfuma e torna ai margini.
Non
sarai mai in grado di tenerlo con te. E, se questo vuol dire che riuscirai a
dominare la paura e a non distruggere il tuo regno, sai anche che una parte di
te è morta in quel preciso istante, con quella consapevolezza.
Il
potere ti scorre dentro e tu lo liberi, decisa più che mai a rivendicare ciò
che ti è rimasto.
Addio, Elsa.
Grazie.
***
Non
si può smettere di provare paura per sempre.
Anche
quando il regno è al sicuro e salvo, ti rimangono sempre le piccole cose.
Ragni, scarafaggi, il dipinto scuro della sala blu, che ti ha sempre trasmesso
inquietudine.
Hai
congelato la tela in una cornice, accanto a quel dipinto. E’ diventato uno
specchio distorto, davanti a cui ti rechi ogni giorno. E lì, dopo aver
osservato il quadro, lo vedi riflesso, poco più di un’ombra.
Non
puoi sperare di girarti e trovarlo, perché lui si muove sempre con la tua coda
dell’occhio.
Così
ti limiti a lasciare un bacio sulla punta delle dita e a sfiorare l’ombra sullo
specchio.
Un
messaggio per il tuo Uomo Nero.
***
Ho cercato di
vivere lasciando gli altri liberi. E’ stata una vita a metà, una solitudine
opprimente.
So che è
sbagliato, so che è triste e discutibile in molti modi, ma ho ripreso a fare
ciò che serve perché io possa esistere. Ma, mentre tormento quei bambini
innocenti e popolo i loro sogni di incubi, io non posso far altro che pensarti.
Sto aspettando.
Sto aspettando
chi riuscirà a vedere oltre la maschera di un essere che è costretto a vivere
delle paure degli altri.
Sto aspettando
chi, come te, cercherà di conoscere davvero l’Uomo Nero.