Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    27/01/2014    8 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  O N E –
 
 
Per definire l’ora di quel giorno lontano, potremmo dire che era esattamente il momento in cui tutti erano andati a dormire da poco, ma era abbastanza per non svegliarsi al minimo rumore.
Il silenzio regnava tra quelle stradine fatte di pietra e, mentre nei boschi vi era solo il buio che avvolgeva le sue belve, nelle vicinanze di Arendelle non era poi così difficile vedere, con la luna che sembrava cullare la città con la sua luce perlacea.
L’unico brusio era il vento che si faceva a poco a poco sempre più forte e freddo, ma nessuno poteva udirlo, perché tutti erano rintanati al sicuro nelle loro piccole case, sotto le coperte, al sicuro da ogni male. E un’ombra si divertiva a cavalcare quel vento del nord sopra le loro teste, quando nessuno poteva vederlo, per una ragione e per un’altra. 
La figura snella e lunga veniva trasportata leggera e si spostava in volo con grande maestria, considerando il vento come un saggio amico. Portava i capelli scompigliati di un bianco argenteo, candidi come la neve; gli occhi di un azzurro ghiaccio, intensi, e a proteggerlo vi erano solo una semplice felpa blu coperta di brina e dei larghi e comodi pantaloni. I piedi erano nudi, ma la cosa che più colpiva in quell’essere era il lungo bastone di legno ricurvo che stringeva saldamente in una mano, come un vecchio saggio il quale non era, perché in effetti dal suo aspetto si poteva dedurre fosse un ragazzo che neanche aveva raggiunto la maggiore età.
Lentamente dei piccoli fiocchi iniziarono a scendere dal cielo e a posarsi su ogni cosa che toccavano.
L’albino volava indisturbato, beandosi di quella notte silenziosa e serena, allontanandosi sempre di più dalla città e prendendo quota, quasi a voler toccare la luna. Dall’alto vide un qualcosa ergersi sopra la città, imponente e maestoso, che avrebbe fatto sentire chiunque piccolo e insignificante. Il diciassettenne lo osservò e, deciso, volò velocemente verso la sua meta.
Era vero, ne aveva visti tanti di palazzi, ma quello sembrava il più maestoso di tutti e non per la sua grandezza, bensì per la cura nei piccoli dettagli; sembrava una di quelle dimore calde e invitanti. Si avvicinò ad una delle fineste, ma non vedeva quasi nulla all’interno, era troppo buio.
D’un tratto sentì un rumore leggero di piccoli passi e abbassò il capo per vedere chi fosse. Lentamente scese di quota, avvicinandosi sempre più a quella che riconobbe come una bambina: aveva i capelli così chiari da potersi quasi confondere con la neve che aveva ricoperto il suolo, un paio di grandi occhi azzurri ed era vestita con una piccola vestaglia blu da notte. Era intenta a raccogliere la neve e modellarla per farne una sfera perfetta da appoggiare sopra ad un’altra che aveva già creato.
Lo spirito si appoggiò ad un muro immaginario nel vuoto, guardandola dall’altro verso il basso e sorridendo.
« Non hai i guanti, prenderai freddo » mormorò, convinto che quella bambina non potesse sentirlo.
Improvvisamente quella si fermò e alzò il capo proprio nella direzione del ragazzo, il che gli fece perdere un battito del cuore. No, non era possibile, sicuramente si stava sbagliando.
La bambina spalancò la bocca, sorpresa. « Come riesce a volare? » chiese.
Mancò poco che all’altro venisse un infarto… se non fosse per il fatto che era già morto!
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »
Timorosamente, il ragazzo scese a terra e si avvicinò lentamente verso la minore, inginocchiandosi alla sua altezza e scrutandola, per trovare qualsiasi cosa fosse diversa da una normale altra bambina di quell’età.
« Sei la prima a potermi vedere » confessò il diciassettenne in un sussurro, continuando a fissarla incantato.
La bionda si sentì in soggezione e fece qualche passo indietro, intimorita. « E come mai? » biascicò timidamente, iniziando ad avere paura.
L’altro, accorgendosi dell’effetto che stava suscitando, scosse la testa, per riprendersi immediatamente. Non poteva farla di certo scappare. Era la prima volta in tutta la sua vita da spirito che parlava con qualcuno che potesse sentirlo e vederlo.
Eresse la schiena e tese la mano, cercando di apparire il più allegro possibile. « Sono Jack Frost, lo spirito dell’inverno. »
La bionda aggrottò le sopracciglia, ancora più confusa. « Come, prego? »
Jack ridacchiò, divertito da quella piccola figura che non gli arrivava neanche in vita se si fosse messo in piedi. « Sono uno spirito, ecco perché nessuno mi vede. Sono colui che porta l’inverno, crea il ghiaccio e la neve. »
La bimba ci rifletté un po’ su e poi porse il dorso della mano a Jack, senza stringere la sua, come aveva visto fare a sua madre. « Io sono Elsa, principessa di Arendelle » si presentò, facendo un piccolo inchino. Jack sorrise e sfiorò la sua piccola mano, posandole un delicato bacio sulla pelle chiara. Elsa rispose a quel sorriso, soddisfatta, ma poi tornò la curiosa bambina qual era. « E perché io ti vedo? »
Jack si sedette a gambe incrociate sul terreno bianco e freddo, pensieroso. « Non lo so » ammise, alzando le spalle. « Non mi era mai capitato prima d’ora. »
Il ragazzo spostò lo sguardo su Elsa, che lo fissava incuriosita, e poi sul piccolo pupazzo di neve che prima stava cercando di costruire. Impugnò il suo bastone e lo indirizzò verso il cumulo di neve; da esso fuoriuscì una flebile luce bianca, che sembrava formata da mille fiocchi di neve uniti, e andò a colpire il punto indicato. Subito la neve prese a modellarsi da sola, la bocca si formò con un grosso dente sporgente, dei sassolini si posizionarono al posto degli occhi e dei bottoni, mentre i rametti fecero da capelli e da braccia.
La piccola principessa si coprì la bocca con le mani, meravigliata. « Come hai fatto? » cercò di trattenersi dal gridare per non farsi scoprire, benché fosse visibilmente eccitata e puntasse i piedi nella neve.
« Te l’ho detto: controllo l’inverno. Posso fare tutto quello che mi pare con la neve e il ghiaccio e nessuno può dirmi niente! » esclamò fiero. Non lo disse apertamente, ma chiunque avesse conosciuto Jack Frost – peccato però che nessuno potesse farlo – almeno un po’ poteva capire quanto fosse felice in quel momento: non era più solo, non c’erano più soltanto lui, la luna e basta, ora c’era qualcun altro con cui poteva parlare e non avrebbe voluto smettere per un bel po’.
Elsa si allontanò di poco, correndo a prendere una lunga carota posata sulle scale e aggiustandola sul pupazzo di neve costruito, proprio all’altezza del naso. Sorrise, felice e soddisfatta.
« Come vuoi chiamarlo? » le chiese Jack, tamburellando sulle proprie ginocchia.
La bionda si strinse nelle spalle. « Non lo so. Tu come lo vuoi chiamare? »
« Tu come lo vuoi chiamare? » ripeté l’altro. « E’ tuo, devi decidere tu. »
La bambina fece un piccolo giro attorno al pupazzo e l’abino la seguì.
« Olaf » rispose la minore, timidamente.
Il ragazzo si accucciò dietro il loro “nuovo amico” e mosse piano i rametti delle braccia. « Ciao, sono Olaf e amo i caldi abbracci! » esclamò, cercando di imitare una voce buffa.
Elsa ridacchiò, abbracciando il pupazzo di neve e osservando Jack buttarsi indietro con la schiena ed iniziare a muovere braccia e gambe sul soffice letto bianco. Si avvicinò a lui, buttandosi a sua volta sul terreno innevato e creando un angelo.
L’albino la osservò incuriosito, dando voce alle proprie domande: « Non senti freddo senza guanti e niente? »
La biondina si voltò, scuotendo la testa. « No, mi piace la neve. Non sento mai freddo. »
Jack incrociò le braccia, pensando che era la stessa sensazione che provava lui, che forse andava vestito anche più leggero.
Elsa alzò il busto, fissando timidamente il ragazzo e attirando la sua attenzione. « Come riesci a volare? »
A sua volta il maggiore si tirò su e scrollò le spalle. « Non è che volo, riesco solo a controllare il vento e così lui mi porta ovunque io voglia. E’ più facile spostarmi, sennò come farei a portare l’inverno in ogni città? » spiegò. « Guarda, così. »
Jack puntò il bastone di legno verso la piccola principessa che, neanche se ne accorse, stava fluttuando a qualche centimetro di distanza dal suolo. Elsa sgranò gli occhi dallo stupore, sentendosi indifesa e piccola per quel potere. Fece scattare gli occhi azzurri verso quelli del maggiore, notando che si era avvicinato velocemente e ora entrambi stavano levitando da terra. Il diciassettenne porse la mano alla minore, così fragile e minuscola a confronto, e poi Elsa si lasciò cullare dal vento, stringendosi al petto di Jack e guardando il mondo oltre la sua spalla, che diventava sempre più piccolo e insignificante.
Andavano sempre più in alto, sempre più veloci, fino a che non vide neanche più i tetti delle case, i fiocchi di neve si facevano più violenti, ma lei non obiettava e teneva salda la presa sulla felpa dell'altro, quando per un tratto vide una leggera e umida nebbia avvolgerla e poi sparire. Lì si rese conto che Jack l'aveva portata oltre le nuvole, ma poi fece una capriola su sé stesso e si lasciò cadere in picchiata. Elsa strinse gli occhi dalla paura, cercando di non gridare, e quando sentì cambiare direzione e non udì nessuno schianto, aprì di nuovo gli occhi e si accorse che stava nuovamente volteggiando nell'aria, rasserenandosene.
Sulle labbra della giovane si dipinse un sorriso di felicità; si sentiva immensamente libera a farsi trasportare da quella brezza pungente, ma allo stesso tempo gentile. Volteggiava stretta a quel ragazzo da poco conosciuto, con cui non si sentiva in dovere di comportarsi da principessa; voleva essere libera come lui, fare quello che le pareva, poter controllare il freddo a suo piacimento... Ma ad Elsa, come primogenita dei sovrani di Arendelle, era stato insegnato quando i giochi dovevano finire.
Chiuse gli occhi, facendosi trasportare.
« Puoi portarmi fino a quella finestra lassù? » chiese, indicando una vetrata sul lato destro della facciata.
Jack non obiettò, anzi, la prese in braccio e, una volta arrivati lì, la sostenne per non farla cadere, mentre quella apriva pian piano la finestra, cercando di non fare rumore. Saltò dentro la stanza, facendo cenno a Jack con una mano di entrare, mentre con l'altra gli intimava di fare silenzio. L'albino toccò il tappeto sul pavimento con la punta dei piedi, sporcandolo di neve, mentre il gelido vento che lo accompagnava entrava con esso dall'apertura.
Il diciassettenne portò le mani - e il bastone - dietro la schiena, sfregandosele per bene.
« E' ora di andare a dormire? » chiese Jack in un sussurro e la minore annuì tristemente, guardandosi le punte dei piedi.
Il maggiore si avvicinò furtivo a lei, le sistemò una piccola tiara di ghiaccio cristallino sui morbidi capelli e poi le accarezzò le guance, posandole un bacio sulla fronte.
« Per te, principessa » le fece l'occhiolino.
Elsa toccò la corona, meravigliata, per poi buttarsi sulla felpa del ragazzo e non mollarla più.
« Non andartene, non voglio stare sola » bofonchiò, con il viso immerso nel tessuto che le tappava la bocca.
L'albino sorrise, sentendosi a disagio, e le accarezzò i capelli sperando che lo lasciasse andare.
« Verrò a trovarti anche domani » mormorò.
La biondina fece qualche passo indietro, cercando di trattenere qualsiasi lacrima o sentimento che avesse voluto uscire in quel momento. « Me lo prometti? »
Jack si alzò e fece un inchino verso la piccola principessa e lei rispose al saluto, prendendosi i lembi della vestaglia. Non staccò mai gli occhi da Jack dal momento che spiccò il volo dalla finestra fino a quando non lo vide più in cielo.
Chiuse la finestra, benché non sentisse freddo, e si mise sotto le coperte, imponendosi di dormire, anche se le riusciva maledettamente difficile.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Dovevo studiare storia dell'arte, dovevo guardare GoT, dovevo fare un sacco di cose ed alla fine ho pubblicato ciò... Non so nemmeno se ne sono felice o no. Penso di sì, penso... forse no. Lasciamo stare.
E' solo l'inizio, ma spero vi abbia almeno un po' incuriosito. Per ora so per certo che ci saranno una quindicina di capitoli, o forse più. Non li ho scritti tutti, ma magari, effettivamente solo questo per ora, ma ho fatto il background a quasi tutti per non dimenticarmi cosa voglio scrivere.
Quindi ora ho qualche domanda da porvi: sto scrivendo un crossover AU su Big Four, ambientato ad Hogwarts, e fin qui è tutto ok. Il problema è che non ho la minima idea di che titolo mettere. Perché, sinceramente, The magic rise of the tangled brave frozen dragons mi sembra un po' troppo scontato, anche se è quello che ci starebbe più a pennello. Non ho una canzone d'ispirazione, non ho una parola chiave, nulla di nulla.
Prossimamente dovrei anche iniziare:
  • Una raccolta di quattro drabbles/flashfics sui Big Four, una per ogni stagione.
  • Altra sui Big Four/Super Six, che si svolgerà sia dopo The Brave che molto probabilmente dopo/prima Dragon Trainers 2, ma prima de Le 5 leggende. Il punto è che non so se inserirla prima o dopo Frozen, in fatto di tempo.
  • Modern AU perché i disegni Jelsa ai nostri tempi sono troppo #swag e mi fanno morire. Se avete da consigliarmi, fate pure, della serie "Ommiodio, io vedrei bene Tizio a fare Cotoletta!" (???)
  • Dovrei fare un'altra AU Genderbender sempre sui Super Six. Il problema è che non ho la minima idea del contesto in cui collocarla.
  • Altre tremila cose che ora, ovviamente, non ricordo.
Inoltre ho da poco scritto una Pitch/Elsa *coff* Dark Elsa *coff* che è molto spoilah per questa long, ma dettagli. <3
Sinceramente non vi prometto assolutamente di finirla, ma lo spero, più che altro non contate che io aggiorni presto. Scordatevelo. Quindi o controllate le storie seguite, se decidete di seguirla, sennò arrendetevi al fato.
Ben presto, per mia gioia, ci sarà il banner della storia all'inizio e migliorerò l'html perché così mi fa un po' schifo, ma è molto provvisorio quindi bao.
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook. Diffidate dalle imitazioni e se decidete di iniziare a seguirmi, sappiate che vi amerò forevah. <3
Ah, copia-incolla is per sempre the way. #hashtagarplatano
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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