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Autore: Frytty    27/01/2014    2 recensioni
Pezzi di vita di Jake e Cora, della loro storia d'amore, delle loro giornate no, del loro vivere insieme, della loro famiglia, da ricomporre e scomporre per dar vita al loro essere unici ed insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All Too Well'
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Buonasera a tutte! <3

Dunque, rieccomi nella sezione dedicata a Jake Gyllenhaal (questa volta incolpate Love_in_London_night, ma fatelo con affetto (?), perché io la ringrazio tantissimo, in quanto, evidentemente, mi ha letto nel pensiero e ha capito che avevo ancora bisogno di scrivere di Jake per poterlo abbandonare così, insieme a Cora *.* quindi, GRAZIE, Cris <3).

Questa sarà una raccolta di One-Shot non collegate tra di loro, una serie di Missing-Moments di Jake e Cora a spasso nel tempo, no, quella era un'altra cosa, scusate :D

Insomma, l'avrete capito, non me la sono sentita di abbandonare questi due poveri personaggi al loro destino senza avervi svelato qualcosa in più su di loro, quindi mi sono convinta che volevate anche voi leggerne ancora e... niente, eccomi qui con la prima di... tante? (boh! Chi lo sa).

Volevo precisare il perché del titolo di questa raccolta, Fall to Pieces. I motivi sono principalmente tre (li elenco, così non rischio di essere troppo prolissa):

  • La canzone di Avril Lavigne mi ha prestato gentilmente il titolo ed io adoro Avril Lavigne, perciò ieri pomeriggio, risentendo questa canzone ho pensato che sarebbe stata adatta allo scopo;
  • Pieces in inglese significa pezzo e rappresenta un po' quello che ho in mente io con questa raccolta, cioè raccogliere i pezzi di questi due personaggi per ricomporli e far venire fuori la loro storia, ma per ricomporli li devo prima scomporre, ed ecco anche perché fall to pieces=cadere a pezzi.
  • Ultimo, ma non meno importante, perché credo che bisogna scomporre se stessi e trovare i pezzi giusti prima di potersi ricomporre accanto ad un altro essere umano, come nel caso di una relazione (ma potrebbe valere con qualsiasi cosa/persona/avvenimento ecc.).

Adesso che ho anche spiegato il titolo della raccolta, ci tenevo a ringraziare le persone che hanno letto la One-Shot You'll make my dreams come true, Cris che ha commentato e chi l'ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare (pazzi! <3) *.*

Credo di aver detto tutto quello che avevo da dire, perciò vi auguro una buona continuazione di settimana e, come di consueto...

 

 

 

 

 

Buona Lettura! <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. It's all About SEX

 

 

Coraline infilò la chiave di casa nella serratura, annunciando con un sonoro sbuffo il suo rientro.

Era vero che Jake le aveva spesso fatto notare che l'educazione avrebbe voluto che, almeno, salutasse prima di esprimersi in versi di stanchezza, ma lei, dopo una giornata intensa di lavoro, davvero non se la sentiva di essere accondiscendente e gioviale, perciò, puntualmente, appena entrava in casa sbuffava, chiudeva la porta dietro di sé, abbandonava le chiavi nello svuota-tasche dell'ingresso e sbuffava di nuovo.

Di solito Jake neanche si accorgeva di lei, impegnato com'era nella lettura di un libro o di un copione, una matita tra i denti e lo sguardo concentrato; lei lo osservava per un po', chiedendosi come facesse ad essere sempre così incredibilmente rilassato e a suo agio (anche se, sì, certo, quella era casa sua) e poi gli si avvicinava in silenzio, sedendosi accanto a lui sul divano, sbuffando per la terza volta.

Lo faceva apposta, perché sapeva che sarebbe stata rimproverata.

< Cosa ti ho detto? Devi salutare, non sbuffare. > E le colpiva ripetutamente la testa con il libro/copione che aveva tra le mani, ridendo divertito.

Era la loro solita routine, ma quella sera c'era qualcosa di diverso e Cora lo capì subito non appena mise piede nell'ingresso: la televisione era accesa, schiamazzi vari provenivano dalla camera da letto e qualcuno sembrava aver devastato la cucina, considerata la mole di farina e Dio-solo-sapeva-cosa sul pavimento.

I neuroni che abitavano la parte più sensibile del suo cervello cominciarono ad inviarle una serie di immagini poco gradevoli di un Jake che se la spassava tranquillamente con un'altra nella loro camera da letto.

< Jake? > Non osava proseguire oltre per scoprire dove si fosse cacciato.

Temeva che i neuroni avessero ragione.

E poi le venivano in mente le mille discussioni che aveva avuto con sua madre.

Ti scaricherà appena ne troverà qualcuna del suo ambiente che gli faccia drizzare l'uccello.

Non è adatto a te. Tu sei una semplice impiegata e lui una star, come pretendi che possa funzionare?

Se dovesse tradirti, non venire a piangere da me, d'accordo?

Sua madre non era il massimo del romanticismo, se ne rendeva perfettamente conto, ma Cora la capiva; suo padre le aveva abbandonate quando lei era ancora una neonata e sua madre non era più riuscita a fidarsi di nessuno.

Voleva solo che non soffrisse e se era un po' dura, a volte, era soltanto perché voleva il meglio per lei e un attore costantemente circondato da bellissime donne, non lo era, non per la sua Coraline.

Invece, la sua Coraline, di Jake si fidava. Si sentiva al sicuro con lui e in quei pochi mesi di relazione non le aveva mai dato modo di dubitare del suo amore e della sua lealtà.

< Ciao, zia Cora! > Venne bruscamente riportata alla realtà da sua nipote (in realtà, ancora non si sentiva a suo agio a chiamarla così, visto che non era sposata con Jake, ma la bambina continuava a chiamarla zia, perciò...), Ramona, che le saltò in braccio ad una velocità stupefacente, tanto che Cora barcollò, presa alla sprovvista dal suo peso.

< Ehi, sei diventata più pesante! > Fu il suo saluto divertito.

Adorava quella bambina.

Era vivace, curiosa, intelligente ed estremamente sincera, di una sincerità che, il più delle volte, la sconcertava, perché non era la sincerità tipica dei bambini, quella mista ad innocenza che li caratterizzava, era una sincerità adulta, schietta e concisa.

E poi, le ricordava molto lei da piccola.

< Ho sette anni adesso. > Rispose, poggiando nuovamente i piedi a terra.

< Già, lo dimentico un po' troppo spesso. > Si allontanò per posare la borsa sul divano e liberarsi del cappotto.

< Zio Jake sta facendo il bagnetto a Gloria. > Quasi le lesse nel pensiero.

Cora le accarezzò i capelli, lasciandola libera di sedersi a terra per godersi i cartoni animati e si diresse verso il bagno.

Bussò appena, anche se la porta era socchiusa e si affacciò soltanto con il viso, giusto in tempo per assistere all'azione di Gloria che, divertita dall'acqua e dalle paperelle che Jake le aveva disposto intorno, aveva deciso che bagnare lo zio era divertente, solo che, nonostante le sue dimensioni ridotte, la sua mano aveva raccolto una così grande quantità d'acqua da riversare su di lui un vero tsunami che gli bagnò la maglietta, lasciandolo sorpreso e incapace di reagire.

Si voltò al suono della risata di Cora, che non era davvero riuscita a trattenersi.

< Grandioso. > Borbottò, afferrando un asciugamano e sollevando Gloria per avvolgerla nella spugna soffice. < Direi che il bagnetto è concluso. > Continuò.

Le passò accanto senza neanche degnarla di uno sguardo, ma Cora lo seguì in camera da letto dove, nel frattempo, lui aveva adagiato la piccola sul piumone, asciugandola e aveva recuperato un pannolino dalla borsa che gli aveva lasciato sua sorella.

Cora prese posto dietro la bambina, solleticandole la pancia, facendola ridere divertita.

< Non mi saluti neanche? > Lo apostrofò, osservandolo recuperare il necessario per Gloria.

< Hai riso di me, non te lo meriti un saluto. > Svolse il resto delle operazioni con precisione e concentrazione.

< Che permaloso! > Cora si spostò dall'altro lato del letto, la sua metà, per disfarsi delle scarpe, pizzicandogli un fianco.

Jake le afferrò un polso prima che potesse allontanarsi, attirandola a sé, sorprendendola.

< Non farlo mai più. > Le mormorò ad un centimetro di distanza dalle labbra, prima di baciarla con trasporto. Cora si strinse di più a lui, accarezzandogli la schiena.

< Cosa? Baciarti, dirti che sei permaloso, o ridere di te? > Sorrise, separandosi da lui.

Jake scosse la testa divertito, finendo di vestire Gloria.

< Ho promesso a mia sorella che mi sarei occupato di loro stanotte, per te è un problema? > Le chiese, osservandola disfarsi anche dei collant e della gonna, per infilarsi gli shorts che utilizzava sempre per dormire.

< No, nessun problema. Come mai? E' successo qualcosa? > Si informò.

< E' il loro anniversario e vogliono festeggiare in santa pace senza minori intorno. > Fece una boccaccia a Gloria, costringendola a ridere.

< Sono tutta bagnata! > Sbottò lei, osservandosi la camicia.

< Non so come l'immagine di mia sorella e suo marito che ci danno dentro possa eccitarti, comunque... > A lui quasi venne da vomitare.

Cora arrossì per quell'allusione.

< Hai bagnato anche me, scemo! Dovresti cambiarti la maglia. > Osservò, sbottonandosi la blusa e sostituendola con una delle magliette di lui.

< Vado ad affidare Gloria a Ramona. > Disse soltanto prima di sparire nel corridoio.

Quando tornò, Cora, a piedi nudi, stava cercando di sistemare il disordine che regnava nella stanza, suddividendo i vestiti puliti da quelli da lavare, fin quando non si scontrò con Jake in boxer che con tutta tranquillità rovistava nell'armadio alla ricerca di qualcosa di più comodo e di asciutto da indossare anche per la notte.

Arrossì prima ancora di rendersene conto e non perché non l'avesse mai visto in boxer, quanto piuttosto perché era in quelle occasioni, quando lui era mezzo nudo davanti a lei, che le tornava in mente il perché non aveva voluto confessare alle sue amiche com'era Mister Occhi Blu a letto.

Non aveva potuto, semplicemente perché non c'era ancora stato assolutamente nessun tipo di approccio sessuale tra di loro, se non si teneva conto di quello del loro primo incontro che, comunque, non era andato in porto, alla fine.

Avevano dormito insieme, ma nel senso letterale del verbo dormire; non erano mai andati oltre i preliminari.

Non che non ci avessero pensato; almeno, lei ci aveva pensato eccome, ma non aveva mai agito e, sebbene la domanda (perché?) se la fosse posta così tante volte da aver rischiato di fondere davvero il suo già precario cervello, non era riuscita ad ottenere alcuna risposta.

La verità era che, forse, aveva paura.

Un'inspiegabile paura.

Un'illogica paura.

< Cosa c'è? > La osservò stralunato.

Cora scosse la testa e distolse lo sguardo, ancora più in imbarazzo.

< N-niente. > Rispose, sistemando una maglietta.

< Sei accaldata... > Come se ci fosse bisogno di farglielo notare.

Le si avvicinò, sfiorandole la fronte con le dita e Cora rimase lì, ipnotizzata dalle sue mani e dai suoi occhi.

Scese a carezzarle le guance, delineando con l'indice il percorso che dalla gola lo condusse al centro del seno, nascosto dalla sua maglietta troppo grande.

Cora trattenne il respiro, come se si aspettasse chissà cosa, come se fosse più sicuro non respirare neanche.

< Zio! Dove hai nascosto il telecomando? > Ramona irruppe nella stanza, allontanandoli di scatto.

Jake si schiarì la voce, si infilò la prima maglietta che aveva recuperato dall'armadio e seguì la nipote in salotto, sorridendole appena.

Cora lo seguì dopo qualche istante e, mentre lui, aiutato da Ramona a cui aveva anche fatto indossare un grembiule rosso, preparava la cena, che sarebbe consistita in una meravigliosa pizza fatta in casa, lei intrattenne Gloria, giocando con le costruzioni colorate che la bimba si divertiva, puntualmente, a far crollare entusiasta.

Non c'era stato modo di dedicarsi altre attenzioni, non con le bambine presenti.

Ramona che, ormai, pareva si fosse appropriata della stanza degli ospiti, tanto che rifiutava di farci dormire altri all'infuori di se stessa, pretese una storia della buonanotte per addormentarsi e la presenza di entrambi.

< E così il lupo mangiò Cappuccetto Rosso e la Nonna e il gatto, anche. Fine. > Cora si trattenne dallo scoppiare a ridere.

< Ma la storia non è così! Vero, Cora? Vero che non è come dice lo zio Jake? > La bambina, imbronciata, volse gli occhi a lei in cerca di conferme.

< Però è vero che se non fai la brava, il lupo verrà a prendere anche te e ti mangerà. > Jake ne imitò il ringhio, facendo finta di azzannarla, costringendola ad urlare di paura e poi, subito dopo, a ridere divertita.

< I lupi non esistono... > Ribatté lei sicura.

< Certo che esistono. Sono cattivi e mangiano i bambini. > Rispose lui di rimando.

< Jake! > Lo rimproverò Cora, lanciandogli un'occhiataccia.

< Ma io sono brava e a me non faranno del male. > Aveva perso un po' della sua convinzione e del suo coraggio.

< Certo che non ti faranno del male. Ci siamo noi a proteggerti. > La rassicurò Cora, sistemandole la frangetta e sporgendosi per baciarle la fronte.

< Grazie, sei la migliore zia del mondo. > Ramona l'abbracciò e Cora, quasi commossa da quel gesto spontaneo e pieno di fiducia e affetto, tirò su col naso, augurandole la buonanotte.

Socchiusero la porta e si diressero nella loro stanza, dove Gloria già dormiva beata nel suo passeggino, in compagnia del suo peluche preferito.

Tuttavia, Cora, sebbene avesse chiuso gli occhi qualche istante dopo aver poggiato la testa sul cuscino, nella speranza di addormentarsi, non riuscì a prendere sonno.

Non poteva neanche cambiare posizione, perché Jake, che le aveva circondato la vita con un braccio quando l'aveva baciata per augurarle la buonanotte, non si era spostato di un millimetro e lei aveva paura di svegliarlo.

Lo osservò dormire, ripensando alla questione che la sua mente aveva risollevato quella sera.

Insomma, il sesso era importante in una coppia, no?

Certo, non era l'unica cosa che contava, ma rivestiva sicuramente un ruolo decisivo e loro, che non ci si erano neanche mai avvicinati?

Di occasioni ne avevano avute tante e Cora sapeva che Jake la desiderava; non ne aveva fatto mistero durante il loro primo incontro.

Di cosa esattamente aveva paura? 

Forse il suo problema era che aveva sempre considerato il sesso come qualcosa di assoluto, da vivere solo con la persona giusta. Non le era mai piaciuto il sesso occasionale.

Cominciava ad avere gli stessi timori di sua madre?

Eppure, era sicura che Jake fosse quello giusto. Prima di incontrarlo, se qualcuno gliel'avesse chiesto, si sarebbe detta assolutamente impreparata per una relazione. Non che avesse sofferto, o che avesse il cuore spezzato; semplicemente, sapeva che avrebbe dovuto prima sistemare i pezzi sparsi della sua vita e poi, forse, avrebbe potuto cominciare a dedicarsi a qualcuno.

Poi, l'aveva incontrato, del tutto casualmente e la sua realtà si era capovolta.

Aveva ottenuto quello che desiderava: il suo attore preferito, quello per cui aveva una cotta da anni, l'aveva degnata di uno sguardo, le aveva fatto capire che potevano costruire qualcosa insieme e lei, sebbene non si fosse tirata indietro, temeva di vedere minata la sua integrità, la sua consapevolezza di dover prima mettere ordine in se stessa.

Era accaduto tutto alla velocità della luce e, sì, era sicura di quello che faceva, che aveva fatto, ma era anche sicura di non essere ancora, davvero la ragazza di Jake.

Era ancora presto, non si erano promessi niente, stavano solo provando, ma lei già temeva di aver compromesso tutto.

Il pianto di Gloria, improvviso e inaspettato, quasi la spaventò.

Jake si mosse, ormai sveglio, stropicciandosi gli occhi come un bambino.

< Ci penso io. > Gli mormorò lei, trovando la scusa perfetta per alzarsi e pensare ad altro.

Sollevò la bimba in braccio e la portò con sé in bagno per cambiarle il pannolino, una cosa che aveva imparato a fare grazie a Jake, e poi si mosse in cucina per riscaldarle il biberon.

Quando la rimise nel passeggino, il più silenziosamente possibile, dormiva già.

La osservò qualche istante prima di intrufolarsi nuovamente sotto le coperte.

< Tutto ok? > Le domandò Jake, sbadigliando.

Cora annuì.

< Le noie di avere bambini piccoli in casa. > Scherzò lui, attirandola a sé per abbracciarla e riscaldarla. < Sarà così anche per noi, quando decideremo di avere dei bambini. > Continuò.

Cora quasi non si risollevò a sedere dallo sgomento.

< Io non voglio dei bambini. > Rispose punta nel vivo.

< Possiamo sempre adottarli. > Fece spallucce, del tutto ignaro della guerra che aveva scatenato in lei tra le sue metà costantemente in competizione.

< Non voglio dei bambini e basta. Non voglio adottarli, non voglio partorirli, non li voglio neanche in regalo. Non voglio bambini. > Precisò con foga.

Jake la osservò confuso, poi assunse un'espressione di consapevolezza che la spaventò.

< Quindi è per questo che non abbiamo ancora fatto sesso? Hai paura di rimanere incinta? > Le domandò cauto, quasi avesse paura di offenderla.

< No! Non è quello che mi preoccupa. > Esclamò subito lei, arrossendo.

Dunque, non era stata l'unica ad interrogarsi su quell'aspetto del loro rapporto.

< Cosa allora? Non fraintendermi, non sono un ninfomane o chissà cosa e non voglio metterti fretta se non ti senti pronta, è solo che quella sera stavamo per farlo in una macchina e adesso, che avremmo tutti i posti del mondo, decisamente più comodi, non ci siamo neanche andati vicino. E' chiaro che c'è qualcosa che ti spaventa. > Cercò di essere il più delicato e comprensivo possibile. Non era un argomento semplice, se ne rendeva conto, e non voleva metterle fretta o farla scappare.

La sentì sospirare e stringerlo un po' più forte.

< Voglio che sia importante, voglio essere sicura che sia quello che voglio. > Rispose, cercando di mettere in ordine le idee.

< Quindi, vuoi solo aspettare? Un po' come se fossi ancora vergine. > Le sorrise, facendola arrossire di nuovo.

< Ma come ti permetti? Chi ti dice che io non lo sia? > Gli colpì un braccio, riuscendo solo a divertirlo di più.

< Oh, ecco allora la verità: sei vergine e hai paura di fare una figuraccia con lo scapolo più ambito d'America! > Quasi la vide andare letteralmente a fuoco, il che contribuiva a meravigliarlo ancora di più; le era sembrata così spregiudicata durante il loro primo incontro... in senso buono, certo, ma non le aveva dato l'idea di qualcuna che arrossisse spesso, invece, si era dovuto ricredere.

Era un po' il bello di conoscere meglio le persone; riuscivano sempre a sorprenderti.

< Sì, ti piacerebbe... > Borbottò lei, imbronciandosi.

< Certo che mi piacerebbe attentare alla tua verginità. > Continuò a prenderla in giro.

< Smettila! Sei un maiale! Non sono vergine! > Quasi urlò, ricordandosi all'ultimo minuto che c'era una bambina di un anno nella loro stessa camera e che avrebbe potuto svegliarla.

< Non ci sarebbe niente di male, sai? > Un guizzo malizioso gli riempì lo sguardo.

< Sì, d'accordo, ma non sono vergine! Smettila di prendermi in giro! > Sbuffò, colpendolo nuovamente.

< Cora, Cora, Cora... ti sei conservata per me, è un bel gesto da parte tua. > Le si avvicinò, sfiorandole una guancia con la punta del naso.

< Guarda che vado a dormire con Ramona se non la smetti! > Sbottò, già pronta a sgusciare via dalle coperte.

< Permalosa. > Le sussurrò in un orecchio, prima di abbracciarla e baciarle una tempia, coccolandola come una bambina.

Cora rise, intrecciando una gamba tra le sue e chiudendo gli occhi, completamente rilassata.

< Se vuoi ti presto i libri di Cinquanta Sfumature, puoi farti un'idea. > Le disse dopo qualche istante di assoluto silenzio.

< Di questo passo non faremo mai sesso, Jake. Io ti ho avvertito. > Rispose, non spostandosi di un centimetro dalla sua posizione.

< Sei davvero permalosa, allora. > Borbottò, prima di chiudere anche lui gli occhi.

Cora li riaprì solo per alzarli al cielo, rinunciando a controbattere.

   
 
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