1)Un'ocra presa al laccio.
Cosa ci faccia un’ocra
in una banda di pirati rimarrà
sempre un mistero per tutti, tranne che per me.
Mi chiamo Cleo, ho iniziato la mia carriera nell’esercito
della città dei Cra, poi ho semplicemente disertato e me ne
sono andata.
Disertare è un grave crimine, credo mi stiano ancora
cercando e devo ringraziare mia sorella Evangeline se non sono
già nelle loro
mani.
Lei è completamente diversa da me, è
completamente ligia
agli ordini che le vengono dati, compreso quello di tenere
d’occhio la
principessina sadida.
Quando le hanno detto di andare se ne è andata, anche se
io avevo ancora bisogno di lei perché amavo avere una
sorella maggiore come
lei.
Penso di essere una delusione per lei per il fatto di
essere un disertore, il fatto è che non mi piace prendere
ordini – voglio
essere io a decidere della mia vita – e
nell’esercito cra la disciplina è
talmente spietata da superare il fatto che mi piaccia combattere.
Forse avrei dovuto essere una yop, ma ormai è tardi.
Sono libera grazie a Eva e ai suoi amici – la compagnia
del Tofu – e questo mi basta, anche perché loro
sono davvero forti. Li ho visto
all’opera contro Quilby e Rushu e, wow, non ho mai visto
nulla del genere.
Yugo ha dei poteri che non ho mai visto e che mi hanno
lasciata senza fiato, Amalia non è la principessina viziata
che credevo, ma una
vera avventuriera.
Ho visto i rovi di sadida alla massima potenza grazie a
lei e un ottimo esempio di stratega quando ha preso le redini del
sottomarino
di quel principe pazzo.
E poi ci sono Ruel e Tristepan, Ruel combatte ancora bene
per essere un vecchio anutrof e Pan Pan, beh, mi ha fatto prendere una
bella
cotta per lui.
È uno yop intrepido che ama combattere, si caccia spesso
nei guai come me e spesso viene rimproverato per questo come me.
Si sa persino fondere con il suo shushu mantenendo il
controllo, il problema è che ama davvero mia sorella e,
nonostante i miei
ripetuti tentativi di sedurlo, lui è rimasto di Eva.
L’ultimo della compagnia è Adamai, un piccolo
drago
fortissimo. Sono rimasta sorpresa quando ho visto che c’erano
ancora dei draghi
– pensavo si fossero estinti millenni fa fa – ma
vedere lui e Phaeris mi ha
dimostrato che ce ne sono ancora e sono pericolosi come nemici.
E poi c’è Lui:
Goultard,
Dio degli Yop.
Penso di essermi
presa una cotta ancora peggiore per lui e quando si è
sacrificato per
ricacciare Rushu nella sua dimensione il mio cuore ha urlato
“no”, ma ormai era
troppo tardi.
È troppo tardi
anche adesso, sono su una barca pirata in compagnia di una ragazzina di
nome
Elaine e di una stella marina parlante che io chiamo capitano.
La navigazione
procede tranquilla quando all’improvviso avverto la presenza
di qualcuno,
un’ombra nera, e ben presto un uomo dalla carnagione
grigiastra vestito di nero
fa la sua apparizione insieme a un gatto nero obeso.
Remington Smiss e
Grany.
Mia sorella mi ha
parlato di loro, sono alla ricerca di shushu, cosa vogliono da noi?
Non ne abbiamo
uno a bordo.
“Buongiorno,
signori!”
Si presenta educatamente.
“Voi avete
qualcosa che mi interessa.”
“Che cosa?”
Gli chiedo
sgarbatamente io.
“Non ci sono
Shushu su questa nave!”
“Ti sbagli, mia
piccola ocra, ne avete uno: la mappa che ti ha affidato tua
sorella.”
Quella stupida
mappa parlante che non fa altro che farci sbagliare strada è
uno shushu?
“È uno shushu
minore che tua sorella si è rifiutata di darmi.”
“E perché dovrei
dartela io, allora?
Mi è stata
affidata per proteggerla.”
“Posso affondare
questa bagnarola quando voglio.”
Per tutta
risposta io lancio una serie di frecce dall’arco che ho al
polso nella speranza
di centrare almeno il gatto, ma sono molto veloci e rispondono con una
serie di
colpi.
Merda, rischiamo
davvero di far colare a picco questa bagnarola!
Io comunque
continuo a lanciare frecce su di loro, ho già detto che amo combattere?
Mi piace
l’adrenalina, il vento nei capelli, sentire i colpi del
nemico che mi mancano e
i miei che lo raggiungono.
Lui però è
davvero abile, a parte fargli buchi nel mantello non riesco a fare
molto,
chissà se Eva è riuscita a fargli più
male?
“Sei davvero la
sorella di Evangeline, ma questo non ti salverà!”
Mi urla lui.
Io vorrei
replicare, ma qualcosa mi colpisce violentemente alla testa e io perdo
conoscenza.
Mi sveglio dopo
quelle che sembrano ore in un posto buio e umido, legata mani e piedi.
Merda!
Cerco di darmi da
fare per liberarmi con un po’ di abilità sciolgo i
nodi ed è questo modo che mi
accorgo che purtroppo manca qualcosa: l’arco che ho sul polso!
“Ladro, figlio di ladri!”
Oltre alla mappa
si è preso il mio arco, ma nessuno può prendere
un arco a un ocra, è la cosa
più importante che abbiamo.
Ora che sono
libera, apro piano la porta e sbircio, un lungo corridoio con pavimento
e
soffitto di legno si stende davanti a me: siamo su una nave.
Mi muovo con
cautela e percorro il corridoio che porta giusta a una grande stanza
con un
tavolo al centro, ingombro di varie cose, incluso il mio arco.
Faccio per
prenderlo, ma sento un click alle mie spalle.
“Io non lo farei
se fossi in te!”
Io allungo lo
stesso la mano e schivo per un pelo il suo colpo, mi rimetto il mio
arco sul
polso e lo punto verso di lui.
“Ridammi la
mappa, ladro o ti riduco a un colabrodo.”
Lui la tira fuori
e punta una delle sue pistole contro la mappa che inizia a piagnucolare.
“Tu fai partire
una freccia e io darò fuoco alla tua preziosa
mappa.”
Io sposto il mio
braccio per puntarlo contro Grany.
“Tu fallo e io
ammazzo tuo fratello, Smiss.”
Lui mi guarda
sorpreso.
“Ne hai di
coraggio, sei persino più stuzzicante di
Evangeline.”
“Non nominare mia
sorella e molla la mappa.”
Rispondo dura.
“Te la ridarò, ma
a una sola condizione.”
“Non sei nella
condizione di dettare condizioni.”
Lui ride.
“Grany schiverà
quelle tue frecce, lo sai piccola ocra?”
“Se non sarà la
prima a ucciderlo, sarà la seconda o la terza, io non
sbaglio mai.”
Lui ride
divertito, senza spostare di un millimetro la pistola, odio le
situazioni di
stallo.
“Ti ridarò la tua
preziosa mappa solo se mi aiuterai.”
Io faccio partire
una serie di frecce verso Grany, stanca di questa pietosa situazione,
ma –
incredibilmente – le schiva tutte e salta sulla spalla di suo
fratello.
Maledetto gatto!
“Allora, adesso
vuoi sentirla la mia condizione?”
“Dimmi.”
“Il re di Bonda
ha una cosa che mi interessa molto.”
“Uno shushu,
immagino.”
“Sì, uno shushu molto potente, un
anello.”
“Lascia perdere,
Ombrosa, finirai per essere il suo schiavo.”
“Oh, e così la
conosci.”
“Me ne ha parlato
mia sorella, assorbe le anime e trasforma gli uomini in ghoul, ma vuole
anche
liberarsi e ottenere un nuovo corpo. Una volta ha provato anche a
prendersi il
corpo di Eva.”
“Interessante.
Beh, la eliminerà dalla lista e prenderò
l’altro shushu, una spada infuocata,
ma ho bisogno di una mano. Qualcuno che distragga il re e le guardie
con la sua
bellezza.”
Io lo guardo sorpresa.
“Tu vuoi che io
faccia da puttana?”
“No, solo da
esca. Potresti essere una principessa che viene da lontano e vuole
sposare il
principe, tutti dedicherebbero la loro attenzione a te e io potrei
prendere ciò
che voglio indisturbato.”
“Io non sono una
ladra!”
“Ma rivuoi la tua
mappa e questo è l’unico modo che hai per
riottenerla.”
Io lo fulmino con
un’occhiataccia, mi ha preso al sacco e lo sa.
Due
settimane
dopo siamo alle porte del regno di Bonda, io sono stanca e affamata,
lui
tranquillo come sempre.
“Non fare quella
faccia, carina. Tra poco ci fermeremo in una locanda, abbiamo bisogno
tutti di
un buon pasto, una doccia e
una dormita
prima che il grande piano abbia inizio.”
“Ti ho già detto
che ti odio?”
“Almeno una volta
al giorno, cara.”
“Bene, ti odio!”
Gli ripeto
fissandolo per l’ennesima volta con uno sguardo infuocato.
“Buona, piccola.
Tra poco riavrai la mappa!”
“Per prima cosa,
non chiamarmi piccola! Seconda, chi mi garantisce che sia
così e che
all’improvviso non ti serva una complice per fare qualche
altro furto?”
“Alla fine di
tutto questo avrai la mappa o saresti capace di darmi fuoco la
notte!”
“Potrei farlo anche stanotte.”
Lui ride.
“No, sei vincolata a un giuramento e voi ocra non li
tradite mai.”
“Ti odio!”
Gli urlo per l’ennesima volta, non ho mai incontrato un
tizio così bravo a farmi saltare i nervi.
Entriamo in una locanda e lui prenota due stanze, una per
me e una per lui, quando finalmente raggiungo la mia stanza mi butto
subito
sotto la doccia. Sono secoli che non riesco a lavarmi decentemente, di
solito
mi lavavo nel primo fiume nelle vicinanze con la paura che quel ladro
mi
spiasse.
Una volta fatta la doccia mi metto un altro paio di
pantaloni e una maglia con una striscia verde, mi aggancio il mio
cinturone,
metto i miei stivali e in un ultimo l’arco sul braccio.
Perfetto, sono pronta per scendere a cena.
Arrivo nella sala pranzo e trovo Remington e Grany già
seduti al tavolo.
“Alla buon’ora! Stavo per ordinare senza di
te!”
“Il solito gentiluomo!”
Mugugno io, sedendomi.
Ordiniamo la specialità della casa alla cameriera e lei
torna con un arrosto da leccarsi i baffi, non ne ho mai mangiato uno
così
buono.
Almeno di una cosa sarò riconoscente a Smiss, ma solo di
una.
“Buono questo arrosto.”
“Io scelgo solo il meglio.”
“Ma perché non sono stata zitta?”
Mi dico ad alta voce, lo odio quando si vanta.
Finito di mangiare do un’occhiata fuori: piove.
Niente passeggiata, andrò dritta a dormire, così
salgo
nella mia camera lasciando il ladro e il suo vile gatto a chiacchierare
con
alcuni ospiti della locanda.
Arrivata in camera mi tolgo i miei vestiti e mi metto una
camicia da notte bianca con le spalline e che mi arriva appena sopra il
ginocchio.
Mi butto a letto sperando che il sonno giunga subito a
farmi visita, cosa che fortunatamente accade, non ho voglia di pensare
che tra
poco oltre a essere un disertore sarò anche una ladra.
La mattina dopo vengo svegliata alle undici da Smiss che
fa irruzione nella mia camera, per la sorpresa gli lancio qualche
freccia che,
purtroppo, si limitano a bucare il suo dannato mantello nero.
“Come ti permetti?”
Urlo furiosa.
“Abbiamo da fare, o meglio: io ho da fare, tu devi solo
metterti questi.”
Deposita una catasta di cose sul mio letto e se ne va, io
controllo e impallidisco: c’è un bel vestito da
principessa, scarpe a tacco
alto, cose per i capelli, trucchi e una borsa.
“Non posso credere che io stia per fare una cosa del
genere!”
Sospiro sconsolata per poi buttarmi sotto la doccia.
Dopo essermi lavata, rasata e profumata mi metto il
vestito che Remington ha scelto per me. Un vestito verde con
un’ampia
scollatura, il busto stretto e una gonna a balze. Sembra fatto di
materiale
prezioso, probabilmente l’avrà rubato.
Lo specchio in camera mi rimanda l’immagine di una
ragazza dagli occhi verdi, un ciuffo biondo di capelli, una treccina da
un lato
e la coda sollevata.
Immagino dovrò scioglierli e farmi dei boccoli odiosi e
togliermi l’orecchino, ma di quello non se ne parla,
è il mio marchio e nemmeno
quel gran furfante di Remington può costringermi a toglierlo.
Con un sospiro rassegnato mi sciolgo la coda e la
treccine, senza costrizioni i miei capelli sono lunghi fino a
metà schiena, li
pettino accuratamente e inizio a farmi i boccoli.
L’operazione mi porta via parte della mattinata e quando
ho finito sputerei alla mia immagine, odio quella fighetta che mi
guarda
ammiccante dallo specchio.
Con uno sbuffo di rabbia prendo la mia pozione cambia
colore per gli
occhi che da verdi
diventano di un bel castano profondo. Almeno dopo questa storia non mi
riconosceranno.
Mi trucco e mi metto i gioielli che Remington mi ha dato,
ho appena finito quando lui entra in camera mia, senza bussare
ovviamente.
“Mh, sì! Puoi essere scambiata per una
principessa, devi
solo toglierti quell’orecchino.”
“Scordatelo!”
Replico dura, lui fa per avvicinarsi e togliermelo, ma io
sono più veloce e stringo il suo polso in una presa ferrea.
“Non mi toglierò mai quest’orecchino,
prendere o
lasciare.”
Ringhio io.
“Perché? È solo un orecchino!”
“Non è solo un orecchino! È un modo per
dire a tutti che
sono diversa da Eva!”
Lui sbuffa scocciato.
“Va bene, non voglio entrare in queste cose da ragazze.
Mettiti i tacchi e andiamo.”
Questa volta è il mio turno di sbuffare.
“Ai suoi ordini.”
“Non ti piace prendere ordini, vero?”
“No, soprattutto da uno come te.”
Lui ride divertito.
“Entro stasera sarai libera e con la tua mappa, non
capisco perché tu ci tenga tanto.”
“Perché sono una mappa che vale!”
Urla lei.
“Perché è proprietà di Yugo,
un amico di mia sorella e io devo prendermene
cura.”
“Oh, così è di quel
ragazzino!”
“Conosci Yugo e gli altri?”
Gli chiedo mentre scendiamo le scale.
“Certo, le nostre strade si sono incrociate un paio di
volte. È per colpa loro che sono finito nel mondo degli
Shushu.”
“Sei finito nel mondo degli Shushu, interessante.
E come ne sei uscito?”
“Quando Quilby ha aperto il portale.”
“È davvero un peccato che tu non ci sia
rimasto.”
Lui ride, Grany gli salta sulle spalle.
“Basta, Remy! Adesso dobbiamo andare al castello.”
“Giusto, Grany.”
Noto solo ora che il ladruncolo si è cambiato e ha
indossato un’elegante vestito da maggiordomo, lo stesso per
il gatto.
Fuori dalla locanda c’è una carrozza.
“Entra.”
Io ubbidisco,
Grany entra con me.
“Dove l’avete presa?”
“Sei sicura di volerlo sapere?”
“No, dopotutto non voglio saperlo. Meno so e meno
sarò coinvolta.”
“Non capisco perché tu ti faccia tutti questi
problemi,
in fondo sei un disertore.”
“Un conto è mollare l’esercito
perché ti piace combattere
per conto tuo, un conto è rubare.
Questa è una vergogna per un’ocra come me, ma
dubito che
voi possiate capire.”
Il gatto ride, la carrozza si ferma: siamo arrivati al castello.
Sento Remington parlare con la guardia, ma non capisco
molto cosa si dicano so solo che dopo sento il rumore del pesante
cancello in
ferro alzarsi.
La carrozza percorre ancora qualche metro, poi si ferma e
Grany apre la porta.
“Forza, ragazzina. È ora di giocare la tua
parte.”
Io scendo con il mio miglior passo, quello aggraziato
delle grandi occasioni, solo che è dannatamente difficile
farlo con queste
scarpe, mi riuscirebbe meglio con un paio di stivali da soldato, ma le
principesse non li indossano.
“Ecco a voi la principessa Marie de la Mort.”
Io sorrido e faccio un lieve cenno come di saluto.
“Abbiamo viaggiato a lungo per vedere il principe di
Bonda, magari dopo questo incontro troverà una
moglie.”
Riprende Remington leggero, ci sa fare con le lusinghe e
le maniere affettate della nobiltà.
Io sorrido di nuovo, il ciambellano mi sorride di
rimando.
“Pensavo che la vostra famiglia si fosse estinta due
generazioni fa, sono lieto di constatare che le voci si sono sbagliate,
i
vostri occhi scuri sono tipici dei De La Mort.”
“Siamo caduti in disgrazia, purtroppo.
Mio nonno ha perso molto del suo patrimonio nella guerra
contro Brakmar.”
Lui annuisce, la storia dei De La Mort contro Brakmar è
leggenda e parabola della stupidità umana. Una famiglia
nobile contro una città
come quella non ha nessuna possibilità di vincere.
In ogni caso si sono bevuti la mia nuova identità e mi
fanno entrare a palazzo, ci assegnano due camere e quando io entro
nella mia,
per prima cosa mi siedo sul letto e mi tolgo le scarpe con un sospiro
di
sollievo.
Subito dopo Grany si materializza.
“Pensi di riuscire a intrattenerli fino a quando io e
Remy avremo finito?”
“Ho qualche altra possibilità?”
“No, ma mi piacerebbe sapere se sei in grado di
farlo.”
Io sospiro.
“Penso di sì, al massimo li farò bere
molto e questo
dovrebbe tenerli occupati.”
Il gatto nero salta sul letto.
“Va bene. Se la cosa salta non rivedrai mai più la
tua
mappa.”
“Grany, di’ a Remington che lo odio, penso di non
averglielo detto abbastanza oggi.”
Il gatto ride e se ne va e io mi chiedo come farò a
intrattenere un principe stasera, non è esattamente come
intrattenere un gruppo
di guerrieri.
“Accidenti a me, mi sono cacciata in un brutto guaio, se
lo sapesse Eva mi ammazzerebbe.”
Mi dico prima di addormentarmi.
Una volta svegliata dal mio pisolino pomeridiano vedo che
su una sedia è appoggiato un altro vestito: un corpetto
verde con delle
decorazioni dorate e una gonna più corte a balze bianche.
Io lo indosso senza pormi problemi e metto le scarpe,
sistemo i miei boccoli e poi prendo un ago, lo scaldo e mi buco anche
l’altro
orecchio, inserendo subito un altro orecchino d’oro.
Così conciata raggiungo la sala da pranzo, ben presto
affiancata da Grany e Remington, il re di Bonda ci aspetta a capotavola
sorridendo, il principe è seduto alla prima sedia libera
alla sua destra. È un
ragazzo della mia età con dei lunghi capelli castani
raccolti in una coda e un
sorriso ammagliante che io ricambio.
“Che onore avere qui qualcuno della vostra casata! Venga
Marie, si sieda alla mia sinistra!”
Il re mi guarda con attenzione.
“Mi ricordate tanto vostra nonna, siete graziosa e
incantevole come lei!”
Io arrossisco come se conviene a una principessa.
“Siete troppo buono mio re!”
Lui sorride e io mi siedo, cercando di ignorare il mio
nervosismo crescente, all’improvviso mi sembra
un’impresa folle che non mi
porterà altro che al carcere.
“Raccontatemi
qualcosa della vostra casata, sono curioso di sapere come
siete sopravvissuti.”
Remington tace, così tocca a me gestire la patata
bollente, il re ha posto a me la domanda, dannazione!
Sorridendo, cerco di ricordarmi tutto quello che il ladro
mi ha procurato su di loro e con un sorriso inizio a raccontare una
storia
plausibile.
Che la festa abbia inizio!