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Autore: Nocturnia    28/01/2014    3 recensioni
È troppo vecchio Ezio per lasciarsi mangiare vivo dai rimorsi, troppo oltre il suo stesso destino per non capire gli angoli di un mondo nebuloso e incerto.
[Seconda classificata al contest "A ciascuno il suo - scegli il genere" indetto da Shirangel sul forum di EFP]
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Ezio Auditore, Sofia Sartor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Ezio Auditore, Sofia Sartor e tutti gli altri personaggi appartengono alla Ubisoft e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto


"Il delitto coronato da successo prende il nome di virtù."

- Lucio Anneo Seneca -


Per un respiro


È troppo vecchio Ezio per lasciarsi mangiare vivo dai rimorsi, troppo oltre il suo stesso destino per non capire gli angoli di un mondo nebuloso e incerto.

Allora perché adesso?

Alza gli occhi al soffitto e studia la notte con la stessa brama d'un cacciatore - di un assassino.
Sofia si muove lungo il suo fianco, tiepida e morbida d'un futuro che non credeva più di poter avere - di meritare.

Era solo un ragazzino.

Sospira Ezio e mostra la pelle a una notte - a un passato - che gli ha regalato solo cicatrici e ricordi scomodi.

Era uno tra i tanti; un effetto collaterale.

Si alza, aprendo la finestra e annusando l'aria profumata della campagna toscana.
Appoggia i piedi oltre il bordo, dondolando sul cornicione e roteando su se stesso, afferrando poi una sporgenza del tetto e raggiungendo le stelle e il buio.
Bel lavoro per un vecchietto come te si ritrova a pensare davvero niente male.
Ma è vacuo il conforto della soddisfazione, labile quanto il potere per cui avevano tanto combattuto i Templari.

E tu? Per cosa avevi lottato e gridato e poi ucciso?
Per cosa avevi indossato una lorica di sangue e nebbia?

Essere un Assassino aveva comportato tante - troppe - cose per potersi ora sottrarre al giudizio della propria memoria, giudice e giuria e boia.

Vittima.

La verità?
Non c'era un motivo esatto.
I ricordi - come le scelte - sono correnti improvvise e letali, risacche d'un mare in tempesta e mostri che credevamo d'aver sconfitto.
Sono un puntolino disturbato e disturbante all'orizzonte, l'incubo che ti sveglia la notte e la paura - quel nodo al centro del petto, quel singulto bloccato - che ti cattura nel mezzo d'un sorriso.

Quanti anni poteva avere?

Spuntano fuori dal fango con cui costruiamo le nostre esistenze, induriti dalla neve e accuditi dal rimpianto.
E mordono; fin quando c'è carne, fin quando c'è cuore e coscienza.

Non ha senso.

Un gatto si muove lungo le tegole rossastre, squadrandolo dubbioso e scegliendo poi d'ignorarlo, coda dritta e denti scoperti.
Ezio stira le labbra in una piega indecisa, a metà tra il sorriso e l'amarezza di non saper apprezzare la bellezza di quel momento.
Un grillo frinisce nell'erba e coglie un riflesso nel cielo Auditore, lontano eppure così chiaro.

Come si chiamava?

Dire che erano stati gli occhi di sua figlia a ricordarglielo sarebbe stata una menzogna.
Non si può ricreare quella disperazione - quel senso assoluto di nulla - perché la vita è una e la morte con lei.
Non erano stati neppure i bambini giù per le strade di Firenze, quanto piuttosto un curioso senso di inadeguatezza.

Hai fatto la guerra per troppi anni, Ezio, e ora non sei nemmeno buono a zappare la terra.

Un filo fastidioso che scivolava sotto la pelle - nel cuore - e congelava ogni altra cosa.

Raffaele? Pietro? Forse era...

"Mauro."

Lo dice ad alta voce Ezio, perché il suono - le parole - danno una consistenza tutta diversa ai ricordi.
Non li ammantano di leggenda e nemmeno li fanno sembrare meno pesanti: li spogliano, fino al nudo osso.

Sarei dovuto stare più attento. Avrei dovuto calcolare meglio la traiettoria. Avrei dovuto aspettare, bilanciare prima la lama e poi...

Ma il passato non può - non vuole - essere cambiato, per cui rimangono solo evidenze con cui fare i conti e strade mancate.
Rimane il volto di un bambino riverso nella strada, sangue sulla pietra e silenzio tra le tue mani.
Rimane la passione d'un giovane uomo che poco sapeva del mondo e l'arroganza di un maschio dal nome altisonante e il futuro già scritto.

Cesare Borgia.

Dare la colpa al vento, alla fretta, persino alla guardia di Cesare, sarebbe stato più comodo, ma non avrebbe lenito lo sconcerto in alcun modo, anzi: avrebbe infettato la ferita, fino a renderla suppurante e richiedere poi l'amputazione dell'arto.

Ma si può amputare la memoria?

No: la risposta è semplice quanto crudele.

Si può lenire il dolore?

Forse.
Non serve a questo l'amore di una donna come Sofia?

Si può... si può riparare al danno?

Non ha risposta a questo Ezio, perché non c'era una madre a cui chiedere scusa e nemmeno un padre a cui fare ammenda: solo il desolante vuoto d'un fantoccio di carne sull'impiantito e il suo senso di colpa.

C'eri tu.

C'è chi aveva detto che era nessuno.
Che non importava, che erano incidenti di percorso.
E non era stato tanto strappare una vita, quanto il fatto che non ci fossero lacrime per lui, nemmeno tra le sue stesse ciglia.
Era solo Mauro e si era arreso a questa evidenza molto prima d'essere colpito per sbaglio, sabbia nel cuore e un deserto negli occhi.
Era un randagio, un nessuno, ma in quella pupilla, dilatata nella morte, Ezio aveva scorto un terribile gemello, la simmetria di due anime che avevano percorso strade parallele, senza mai incrociarsi.

Diventerò come lui? Oppure lo sono già?

Espira piano Ezio e accoglie l'alba ancora avvolto dalle ombre dei suoi dubbi.
Osserva la notte ritrarsi come un serpente braccato ed è solo quando coglie il mormorio soffocato di Sofia che si decide a rientrare, scivolandole alle spalle e cingendole la vita sottile.

Mi dispiace.

L'ha detto tante volte nel corso di quegli anni, eppure non gli sembra mai abbastanza.
Strofina il naso nella curva del collo di Sofia e sente le sue dita stringersi attorno al proprio polso, in una carezza rassicurante.

Mi dispiace.

Il Credo - il suo Credo - è ancora tutto lì, tra i primi capelli grigi e un respiro strappato alla Morte.

Niente è reale...

Ha lasciato la sua eredità a Desmond, chiunque egli sia, e quando sente i primi lamenti di sua figlia non può fare a meno di sorridere.

No, non c'è modo di scappare dai ricordi.
Non c'è alcuna via d'uscita, nessuna scelta comoda e nessuno sconto della pena.

...tutto è lecito.

Ma per essere ciò che è stato - un figlio e un fratello, un Assassino e infine solo un uomo - valeva davvero la pena di rischiare tutto: di vivere tutto, sofferenza compresa.

Nel cielo, un'aquila che non ha mai avuto paura del futuro.
   
 
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