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Autore: donalbain    30/01/2014    0 recensioni
"L'inizio di qualcosa" è il primo capitolo di "Le dodici fatiche di Ernesto". Ernesto operaio quarantacinquenne viene lasciato dalla moglie e colto dalla disperazione decide di ubriacarsi. Seduto al bancone del bar conosce un uomo affetto da nanismo, Lino, che gli chiede di aiutarlo in dodici misteriose fatiche.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ernesto guidava tranquillamente dopo la rassicurazione di Lino sulla ferita, invece il nano era abbastanza agitato e pallido in volto, ma questo non lo trattenne da leggere il settimo punto della sua lista giallastra:”Dobbiamo … catturare un toro inferocito”. Ernesto disse mentre rideva:”Come sempre è facilissimo” Lino rispose anch’egli ridendo:”Hai ragione, amico”. Guidavano nella notte senza una metà precisa, ma poco dopo il nano volle scendere per vedere i danni provocati alla macchina nello scontro precedente. Ernesto si fermò. Lino scese; in effetti la fiancata sinistra era praticamente distrutta, ma per il resto era tutto apposto, scese anche il gigante, si sgranchì le gambe stanche e guardò la zona circostante. C’era un bar, una banca e l’ufficio delle poste. Fuori dal bar c’era un po’ di gente, due pakistani che sedevano ai tavolini, un uomo all’entrata che fumava una sigaretta, due signore che sorseggiavano un aperitivo e un gruppo di ragazzi che discuteva. Ernesto disse:”Vado a bere un goccio” “Ancora?!” “Ne ho bisogno!” “Allora vai!” Ernesto entrò e ordinò una birra fredda, il barista gliene diede una abbastanza seccato. L’operaio uscì, vide Lino sconvolto che guardava la fiancata distrutta. Ernesto si sedette accanto ai due pakistani che guardarono divertiti il suo singolare copricapo. L’operaio invece guardava i ragazzi discutere, gli ricordava la sua gioventù volata come niente. I ragazzi dicevano così: “Non c’è la farai mai, è impossibile!” disse il ragazzo con il casco. “Io ci riuscirò" esclamò il ragazzo con gli occhiali da sole. “Ti ho detto di no! Conosci Filippo?” domandò quello con il casco. “Ma certo” rispose quello con gli occhiali da sole. “Ecco non ci è riuscito nemmeno lui a resistere un minuto sul quel dannato toro meccanico! Ma per me c’è sotto un trucco, perché il proprietario mi ha detto che se resisti più di un minuto lo vinci!” esclamò quello con il casco. Ernesto sentita la parola “toro” scattò in piedi e si diresse verso i ragazzi dicendo:”Ehi ragazzi! Dove si trova questo toro meccanico?” il ragazzo con il casco:”Si trova in un bar poco avanti,il locale si chiama “da Mimmo”, ma se vuoi provare fai pure, ma vincere è praticamente impossibile” “Grazie,ragazzi” disse Ernesto e se ne andò,Lino lo vide e lo seguì correndo. Raggiunto l’amico domandò:”Ernesto ma dove andiamo?” “A prendere il toro” “Dove?” “Da Mimmo” entrambi videro l’insegna luminosa. Entrarono. Era stracolmo di gente che incoraggiava il temerario che aveva osato combattere contro il toro meccanico. “Peccato! Sarà per un’altra volta. Adesso chi vorrà sfidare l’imbattibile toro? Fatevi avanti cinque euro tre tentativi per dominare questa bestia selvaggia e portarsela a casa!” disse Mimmo. Era di origine greca trasferitosi in Italia nel ’95, infatti parlava benissimo l’italiano e accennava di tanto in tanto qualche parola in dialetto. Davanti alla sua proposta si fece avanti un omone rosso in viso, gli diede i cinque euro che avidamente il proprietario si mise in tasca e salì sul toro. Mimmo fece partire il cronometro. Dopo dieci secondi era a terra. Secondo tentativo:dopo nove secondi era a terra. Terzo tentativo, dopo dodici secondi era a terra. La gente applaudiva come matta e Mimmo esclamò:”Peccato! C’è qualcun’altro che vuole provare? Signori fatevi avanti!” il concorrente precedente si rialzò e disse all’amico:”Questo non è un toro come gli altri”. Ernesto si diresse verso Mimmo e gli diede i cinque euro e Mimmo esclamò nuovamente:”Un nuovo concorrente!” nel frattempo Lino faceva a gomitate con la folla per vedere l’amico, ma era inutile, così uscì. L’operaio salì sul toro e partì. Era indomito, Ernesto resisteva, ma a fatica. Dopo trenta secondi cadde. Mimmo applaudì dicendo:”Notevole signore. Un applauso a gatto morto!” e tutti applaudirono gridando in coro:”Gatto morto!”. Secondo tentativo. Il gigante era determinato più che mai ,ma il toro era furioso: cadde dopo quarantatre secondi. Tutti lo incitavano con il suo nome di battaglia ,il proprietario disse:”Ultimo tentativo!” Ernesto prima di salire guardò le sue grandi mani e si convinse di farcela. Il toro era nervoso come al solito, ma le sue mani lo tenevano stretto come non aveva mai fatto con il suo matrimonio. La sfida era ardua, era su quel toro meccanico da cinquanta secondi. Il pubblico lo incitava, la presa veniva a mancare, stava per cadere, ma proprio quando stava cadendo a terra il minuto scoccò. Ernesto scese vittorioso,tutti gli andarono intorno dicendo:”Gatto morto!”. Mimmo era ammutoliti. Come aveva fatto a farcela? Non lo sapeva neanche lui, ma una cosa la sapeva. Doveva per forza dargli quel dannato toro. Un paio di uomini lo portarono fuori e lo caricarono in macchina; abbassarono i sedili posteriori per farcelo stare apposta. Lino era seduto in macchina da un po’ con una birra in mano, Ernesto si sedette alla guida, guardò il piccoletto sorridente che gli porse la birra, Ernesto ringraziò e la bevve. Partirono con il toro che occupava l’intera macchina. Il campanile segnava l’una e un quarto.
  
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