Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: sango_79    30/01/2014    5 recensioni
Harry ottiene due biglietti di ingresso al primo Parco di divertimenti magico del mondo, e convince Draco ad accompagnarlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa doverosa.
L'idea per questa storia è nata più di un anno fa, durante una giornata passata a Gardaland, anche se allora pensavo di gestirla in modo diverso.
L'idea è rimasta lì fino a dicembre, quando ho deciso di scrivere una piccola oneshot drarry che ha partecipato alla Maritombola. Dopo averla scritta, però, mi sono resa conto che era monca, quindi dovevo assolutamente integrarla con altre cose.
L'ho ripresa in mano circa un mese dopo e sono finalmente riuscita a concluderla. Tra l'altro, erano trentuno pagine di quadernone scritte a mano, e le ho copiate tutte in un meno di dieci ore, con una focaccia, un arrosto, una cena, un lavaggio piatti e due telefonate chilometriche in mezzo. Ah, sì, e anche un quiz. Se mi fossi guardata allo specchio in quel momento credo che avrei visto il fumo che mi usciva dalle orecchie, ma ci tenevo a pubblicarla tutta insieme e sono piuttosto soddisfatta di me stessa ^_^

Detto questo, sappiate che le attrazioni sono state riadattate per renderle più vicine al mondo dei maghi, anche se ho cercato di mantenerne inalterato quantomeno lo spirito.
E se ve lo state chiedendo: sì, c'è molto di autobiografico, qui. Pure troppo ç_ç




 

Magicland


Harry non aveva mai apprezzato la popolarità derivante dal suo nome, ma era pronto ad ammettere che, in certi casi, poteva risultare utile. Guardò con un sano compiacimento il contenuto della busta che gli era stata recapitata solo dieci minuti prima da un imponente gruppo reale. Si sentiva quasi come quando, a undici anni, aveva ricevuto il suo primo regalo di Natale. Solo che, in quel momento, alla gioia si aggiungeva anche il piacere dell'attesa.
Perché Harry sapeva, senza ombra di dubbio, che si sarebbe divertito come poche altre volte in vita sua.


Giorno 1, tarda mattinata - Jungle Rapids

"Potter, seriamente, che razza di posto è questo?"
"Il primo parco giochi magico al mondo!" rispose entusiasta Harry, ignorando l'espressione più che perplessa di Draco.
"Che idea geniale!" Mormorò il giovane Malfoy, chiaramente ironico.
Harry, però, non fece caso al suo tono di voce.
"Lo pensi anche tu? È stata davvero una trovata geniale rendere magiche le attrazioni babbane. Hermione ha detto che sono molto più realistiche e che ci si diverte molto di più."
Draco lo guardò scettico, prima di guardarsi intorno.
"E noi perché siamo qui?" chiese dopo qualche istante.
"Perché io non sono mai stato in un parco giochi" pigolò Harry, con la sua migliore espressione da cucciolo indifeso.
Draco sospirò.
"Lo so che hai avuto un'infanzia deprivata, Potter. Quello che volevo sapere è cosa ci facciamo qui, in fila sotto della paglia, in mezzo a questa fiumana di bifolchi, a sudare e farci venire male ai piedi. Cosa c'è di così interessante là in fondo?"
"Oh, ti piacerà, vedrai" riprese vigore Harry. "Ci sono delle specie di zattere tonde che vengono portate dalla corrente del fiume, e ci sono cascate, e ostacoli lungo il percorso, e animali, e rovine, proprio come se si stesse navigando in mezzo a una giungla indiana. E poi ci faranno anche una foto!"
"Animali, Potter? Vivi?" si preoccupò Draco. "Spero per te che in questo parco non ci sia nulla di pericoloso, perché altrimenti..."
"Tranquillo" lo interruppe Harry, che sprizzava gioia da tutti i pori. "Ci sono incantesimi che rendono tutte le attrazioni assolutamente sicure."
Draco non fece in tempo a esprimere le sue perplessità, che non erano poche, perché erano ormai arrivati in prossimità della testa della fila. Pochi minuti dopo erano sulla piattaforma di legno, in attesa di salire sul trabiccolo tondo sul quale avrebbero fatto il giro sul fiume, insieme ad altre quattro persone.
Poi il viaggio iniziò.
La corrente del fiume portava la zattera a ruotare su se stessa, tanto che Draco iniziò a sentirsi nauseato. Harry, invece, sembrava al settimo cielo. Non smetteva di ridere e indicare tutte le cose che vedeva.
Fu quando arrivarono al primo ostacolo piazzato sul loro cammino che le cose precipitarono.
La zattera fu spinta dalla corrente verso il margine del fiume, proprio sotto una cascata. Non ci rimase molto, ma fu sufficiente perché la metà destra della maglietta di Draco si bagnasse completamente. Il giovane Malfoy guardò scioccato il tessuto nero completamente inzuppato e Harry fu costretto a soffocare una risata.
Da lì in poi le cose non fecero altro che peggiorare. Gli schizzi sollevati dal passaggio della zattera continuarono a colpire Draco, così come le altre cascate che incontrarono lungo il loro percorso e gli schizzi ideati per fare scena.
Il giro durò quindici minuti, per la gioia di Harry e dei suoi compagni di avventura. Draco, al contrario, aveva addirittura pensato di usare la magia per accelerare quel viaggio da incubo. Aveva desistito solo perché Harry sembrava davvero molto felice, anche se si stava divertendo un po' troppo delle sue disgrazie.
Sulla piattaforma, quando la tortura ebbe finalmente fine, Draco si guardò intorno. Con sua somma costernazione si rese conto che l'unico bagnato era lui, Harry e gli altri erano completamente asciutti. Mentre si avvicinavano all'uscita Draco continuò a guardarsi intorno, e si rese conto che nessun altro era stato colpito dall'acqua tanto quanto lui. Al massimo, si notavano alcune persone con poche macchioline umide sulle maglie e sui pantaloni. A quel punto iniziò a fumare di rabbia.
"Sai che ho pagato l'ingresso per sette giorni?" gli chiese d'un tratto Harry, interrompendo le sue elucubrazioni.
"Sette giorni?" ripeté Draco, al limite dell'isteria.
"Ho anche prenotato una stanza all'albergo del parco" continuò Harry, senza mai guardarlo negli occhi.
Draco stava per iniziare a insultarlo pesantemente, quando si rese conto che lo sguardo di Harry non si era mai staccato dalla sua maglietta bagnata.
"Quale gioco vuoi fare, adesso?" si arrese con un sospiro.
"In realtà, credo che andremo nella nostra stanza. Dopo aver recuperato la foto, naturalmente" buttò là Harry, con una strana luce negli occhi.
"Pensavo volessi divertirti" si stupì Draco.
"Oh, mi divertirò di certo!" lo rassicurò Harry, con un sorriso predatore.
"Cosa vuoi dire? E cosa stai guardando?" ricominciò a innervosirsi Draco.
"La tua maglietta è ancora più carina quando è bagnata."
"Potter, questa maglietta mi è costata svariati galeoni" gli fece notare Draco.
"Sono davvero molto dispiaciuto" mormorò Harry, il tono di voce palesemente falso.
"Per cosa ti dispiace? Aspetta..." quasi ringhiò Draco, con un'improvvisa illuminazione. "È colpa tua! Hai fatto qualcosa per ridurmi in questo stato, vero?"
"Sei molto sexy in questo stato" gli sussurrò Harry all'orecchio "e tra poco ti dimostrerò che effetto mi fai."
Draco rabbrividì e lo seguì in silenzio, la mente piena di immagini a luci rosse. Solo quando Harry pagò la fotografia e si avviò verso l'uscita del piccolo negozietto, pronto a smaterializzare entrambi nella loro camera d'albergo, Draco ritrovò al voce.
"Potter, non è che, per caso, hai un fetish per le magliette bagnate?"
Harry lo guardò con un luccichio negli occhi.
"Dovremmo accertarcene, non credi?" e lo afferrò per un braccio, sparendo insieme a lui un istante dopo.


Giorno 2, mattina – La Giostra dei Cavalli

“So cos'è una giostra, Potter!”
Harry lo guardò con l'espressione di chi non crede a una parola di quello che sta sentendo e Draco si innervosì ancora di più.
“Ci sono anche nel nostro mondo, sai? Non so come siano quelle babbane, ma da noi si sale su delle scope che si librano a mezz'aria o su dei piccoli tappeti volanti. Ed è una cosa per bambini! Non capisco perché tu ci voglia salire.”
“Perché da piccolo non mi hanno mai permesso di farlo” mormorò Harry, con lo sguardo triste, e Draco si diede dell'imbecille per essersi fatto fregare a quel modo ancora una volta.
Con un borbottio scontento si avviò a grandi passi verso l'attrazione che, a quanto pareva, avrebbero provato di lì a poco. Harry lo seguì e riprese a parlare, di nuovo allegro.
“A quanto ne so, qui si sono ispirati alle giostre babbane. Loro hanno i cavalli di legno e le carrozze” lo informò.
“Hanno usato dei cavalli? E cosa ci sarebbe di divertente?”
Harry, però, non rispose. Sorrise divertito e lo afferrò per la mano, tirandolo perché si affrettasse. Solo quando furono davanti alla giostra Draco capì il perché di quel comportamento.
“Ippogrifi?” rantolò. “È un'accidenti di giostra con gli ippogrifi? E cosa sono quelle mostruosità?” aggiunse, a un passo dal cedere all'isteria.
“Sono Thestral” gli spiegò Harry. “Sono loro che tirano le carrozze di Hogwarts. Hanno una brutta fama perché possono essere visti solo da chi ha assistito alla morte di qualcuno, ma in realtà sono molto dolci. Non so che incantesimo abbiano usato per renderli visibili a tutti, ma è assolutamente geniale!”
“Sono orribili!”
“Solo perché ti fermi all'apparenza. Giusto per fare un esempio, sono animali molto più docili degli unicorni e, tra l'altro, credo sia proprio per questo che hanno scelto loro.”
“Potter, io non salirò lì sopra” si intestardì Draco.
“Perché no? Sarà divertente, vedrai” gli promise Harry, cercando di vincere le sue resistenze.
“Perché? Perché non ho nessuna intenzione di cavalcare quello che sembra essere un cavallo morto o, peggio ancora, di salire in groppa a un ippogrifo.”
“Ma volare su un ippogrifo è divertente” gli assicurò Harry.
“Forse te lo sei dimenticato, ma l'ultimo che ho visto mi ha quasi staccato un braccio!”
“Avevi iniziato tu, lo hai insultato. E poi ti ha fatto solo un graffio e Madama Chips ti ha curato subito, anche se tu hai fatto tutta quella scena.”
Draco decise saggiamente di ignorare quell'ultima frecciatina.
“Sono bestie pericolose, Potter!”
“Li cavalcano anche i bambini, Draco” ribatté il moro, indicandogli la giostra piena di piccoli maghetti. “Non mi dirai che hai più paura tu di loro, vero?”
Draco boccheggiò indignato, di fronte a quello che considerava un gravissimo insulto. Deciso a dimostrare che il compagno si sbagliava, si voltò e si avviò a passo deciso verso l'attrazione. Harry lo seguì con un sorriso affettuoso e, quando lo vide esitare di fronte agli animali, lo guidò con gentilezza verso uno dei Thestral. Lo aiutò a montare in sella e poi salì dietro di lui, stringendo le braccia intorno ai suoi fianchi e posandogli il mento sulla spalla.
“Rilassati” gli sussurrò all'orecchio. “Goditi il volo, io non ti lascio.”
Draco sospirò e si lasciò andare contro di lui.
“Ti odio, Potter.”
“Non è vero, mi ami.”
“Se questa bestiaccia mi farà cadere posso assicurarti che non ci sarà amore che tenga: non ti permetterò di toccarmi per almeno un mese.”
Harry ridacchiò.
“Ti adoro quando ti atteggi a crudele tiranno” e lo baciò, proprio nel momento in cui l'onnipresente macchina fotografica inquadrava loro.


Giorno 2, pomeriggio – Fuga da Atlantide

“Potter, vorrei che fosse chiaro: queste file iniziano a seccarmi.”
“Vedrai, ne varrà la pena! Sembra che abbiano creato un percorso per una zattera in fuga da Atlantide poco prima che sprofondasse.”
“E cosa ci sarebbe di divertente in qualcosa che affonda?”
“Non affonderà nulla, Draco. Sembrerà solo di passare in mezzo a un cataclisma.”
Draco lo guardò con un sopracciglio inarcato, l'espressione che diceva a chiare lettere cosa pensasse della sua sanità mentale.
“Credo che ci saranno delle raffigurazioni di Atlantidei che affogano, o che vengono schiacciati dalle macerie dei palazzi crollati” buttò là Harry, certo di colpire nel segno. Draco, infatti, sbuffò con sufficienza ma smise di lamentarsi.
Dieci minuti dopo stavano finalmente salendo sulla zattera, insieme ad altre sei persone. Harry era riuscito ad accaparrarsi i due posti in prima fila, con sua somma soddisfazione. Draco non era così sicuro che quelli fossero i posti migliori, ma il suo compagno sembrava così felice che non se la sentì di protestare ancora.
Il tempo di permettere ai maghi responsabili di quell'attrazione di lanciare gli incantesimi di sicurezza su tutti e poi, finalmente, partirono.
Draco dovette ammettere che l'inizio del loro percorso non era affatto malvagio. C'erano davvero degli atlantidei che affogavano, e rovine, vulcani che eruttavano, strani animali che scappavano da tutte le parti e onde non troppo alte ma abbastanza frequenti da far sbandare l'imbarcazione ed evitare che il viaggio fosse troppo noioso.
Tutto precipitò, letteralmente, dopo quasi dieci minuti dalla loro partenza. La zattera percorse un'ansa del fiume e Draco si accorse che, subito dopo, c'era una cascata. L'unica cosa che riuscì a fare fu gridare terrorizzato mentre l'imbarcazione, con tutti i suoi occupanti, precipitava per dieci metri.
“Grandioso, vero?” gli chiese Harry, quando furono di nuovo in piano.
“Era l'unica, vero?” soffiò Draco, che ancora respirava con affanno. “Perché se non era l'unica ti affatturo, Potter, te lo prometto!”
Harry, però, era stato distratto da un banco di delfini intenti a saltare, poco lontani da loro, e non lo sentì.
Il viaggio proseguì per altri cinque minuti e Draco si stava rilassando di nuovo, certo che ormai stesse per finire, quando si trovarono a passare in mezzo ai rami di un albero enorme che somigliava a un salice piangente. Ad aspettarli fuori dall'intrico di foglie umide c'era un enorme serpente marino che si chinò su di loro, come se fosse pronto a sbranarli tutti in un sol boccone. Draco urlò, di nuovo, e di nuovo maledì gli inventori di quel dannato parco e Potter, che lo aveva convinto ad accompagnarlo.
Il sospiro di sollievo che tirò quando il serpente si spostò per farli passare, però, gli si mozzò in gola. Subito dietro la sua coda c'era un'altra cascata, ancora più alta della precedente, e Draco si tenne con tutte le sue forse alla sponda della zattera, urlando disperato.
La piccola imbarcazione fermò la sua caduta di colpo, sollevando alti schizzi d'acqua che, per qualche terribile scherzo del destino, colpirono solo la fiancata in cui era seduto Draco. Ovviamente, visto che era in prima fila, lui ne venne fuori bagnato più di un pulcino bagnato.
Dopo qualche altro minuto, un paio di delfini che fecero il salto della morte e una spettacolare eruzione, la zattera si fermò finalmente al capolinea. Draco scese senza dire nemmeno una parola, facendosi aiutare da Harry perché le sue gambe non erano più in grado di reggerlo dopo tutti quegli spaventi.
“Ti odio, Potter” sibilò, mentre il compagno lo faceva entrare nella bottega che dovevano attraversare per uscire dall'attrazione.
“Non è stato divertente?” gli chiese Harry, come se fosse stupito dal suo cattivo umore.
“Sono precipitato due volte, sono quasi morto per la paura e sono di nuovo bagnato fradicio...”
“Sei sexy” lo interruppe Harry, squadrandolo dalla testa ai piedi.
“Potter, prima o poi dovremmo parlare di questa tua ossessione per le magliette bagnate, perché credo che ci sia qualcosa di insano. Al momento, però, le mie priorità sono altre. Me ne voglio andare” esigette.
“Prendo solo la foto...” disse Harry “e un regalo per te, per farmi perdonare” si affrettò ad aggiungere, quando Draco ruggì il suo disappunto.
“Potter!” lo avvisò il biondo, con lo sguardo lampeggiante, ormai al limite della sopportazione.
“Poi ce ne torneremo nella nostra stanza” lo rassicurò “dove tu, l'uomo più sexy che io conosca, mi potrai scopare come e quanto vorrai.”
Harry sorrise quando Draco si zittì di colpo, afferrò la prima cosa che gli capitava sotto mano, cioè la fedele riproduzione in scala uno a dieci del serpente marino, e iniziò a trascinarlo per il piccolo negozio fino a raggiungere la cassa. Cinque minuti dopo si stavano smaterializzando.


Giorno 3, mattina – Transgardaland Express

“Per curiosità, Potter, cos'è questo coso?”
“È un treno.”
“Questo lo vedo, è indegnamente simile all'Espresso per Hogwarts.”
“Una trovata geniale, vero?”
“Opinabile. E ancora non mi hai detto cosa dovrebbe essere.”
“È solo un treno, fa il giro del parco per far vedere tutte le attrazioni.”
“E perché noi siamo in fila per salire su questo trabiccolo?”
“Perché pensavo che ti sarebbe piaciuta un'attrazione in cui non rischiavi di bagnarti.”
Draco sbuffò, ma non fece altri commenti. Harry sorrise soddisfatto e si guardò intorno.
“Ma non è Nott, quello?” disse poco dopo, indicando un ragazzo che era appena salito sulla pedana di legno di fronte ai binari.
“Theo non apprezza questo tipo di intrattenimenti” gli fece notare Draco, sicuro che l'altro si fosse sbagliato.
“Non li apprezzerà, ma quello è proprio lui. E la persona che gli sta palpando il culo è decisamente Seamus. Chi l'avrebbe mai detto!”
“Cos... Non è possibile!”
Draco si sporse per riuscire a vedere quello che stava guardando Harry e si lasciò sfuggire un gemito sconsolato.
“Io non ho visto nulla” dichiarò. “E tu nemmeno. Non ne parleremo mai più.”
“Ma...”
“Mai più!” si intestardì.
“Ceniamo con i miei vecchi compagni Grifondoro almeno una volta alla settimana” gli ricordò Harry, che si stava sforzando di non scoppiare a ridergli in faccia. “Prima o poi Seamus si presenterà con lui.”
Draco gemette di nuovo.
“Possiamo almeno rimandare l'inevitabile il più possibile?” quasi implorò.
Harry ridacchiò e se lo strinse al fianco, rassicurandolo.
Dieci minuti dopo erano seduti su un comodo sedile, in uno dei piccoli scompartimenti in cui era diviso il treno, per osservare da vicino tutte le grandi attrazioni del parco.
“Potter, non capisco. Non c'erano altri giochi tranquilli? Perché questo treno è noioso.”
“Però è comodo” si sentì rispondere.
“Comodo per cosa?”
Harry non gli rispose. Si limitò a sorridere con perfidia, subito prima di saltargli addosso.
“Fermo, ci vedranno!” cercò di divincolarsi Draco.
“Per questo dicevo che è comodo” e lo spinse a sdraiarsi di schiena sul sedile.
“Non avrai mica intenzione di... qui?” esalò Draco.
“Sì, qui. Una bella fortuna che il tour duri la bellezza di trentaquattro minuti, vero?” e riprese esattamente da dove si era fermato.


Giorno 3, tarda mattinata – Mammut

“D'accordo, Potter. Dove mi stai portando, adesso?”
“Lì!”
Draco seguì con lo sguardo la direzione indicata dal dito di Harry e si accigliò.
“Hai bisogno di soldi? Pensavo che fosse tutto gratis, qua dentro. Cosa ci fa una filiale della Gringott, qui?”
“I giochi sono gratuiti, ma il cibo, le foto e le altre cose si devono pagare. In ogni caso, quella non è la Gringott, è un altro gioco” gli spiegò Harry. “E sembra che, stranamente, non ci sia fila, quindi ne approfitteremo.”
Draco venne tirato fino all'ingresso di quella nuova attrazione e in pochi minuti si ritrovò accovacciato in un carrello da miniera, del tutto simile a quelli usati nei sotterranei della Banca dei maghi a Diagon Alley.
“Non è quello che penso, vero?” domandò con voce stridula.
“Sarà esattamente come essere nei sotterranei della Gringott” si esaltò Harry, per tutta risposta.
“Io ho sempre odiato quei trabicc...” ma il resto della sua invettiva si perse in un urlo sorpreso quando il carrello iniziò a muoversi, arrivando in pochi secondi a velocità folli.
Draco fu sballottato da una parte all'altra di quella piccola scatola di metallo, costretto a sentire Harry ridere divertito a ogni curva mentre lui pregava Merlino e chiunque lo stesse ascoltando di aiutarlo a non essere sbalzato fuori. Dopo qualche minuto di quella folle corsa accadde l'impensabile. Un drago fece capolino da uno dei tunnel di quel posto infernale e soffiò una vampata di fuoco dritto sulla loro strada. Il carrello stava viaggiando troppo in fretta perché si riuscisse a fermarlo e, con grande sgomento da parte del giovane Malfoy, lui e i suoi passeggeri finirono per attraversare la fiammata.
Draco urlò terrorizzato e Harry rise ancora più forte, chiaramente divertito da quello che stava succedendo. Solo qualche istante più tardi il biondo si rese conto che il fuoco non era affatto caldo e che anche il drago doveva essere finto, di certo un'illusione creata con la magia.
Qualche minuto ancora e si ritrovarono alla fine della corsa, con un folletto dall'aria arcigna che li accolse, pronto ad avvicinare una scaletta per aiutarli a uscire dal carrello.
“Non è stato grandioso?” esultò Harry, rivolgendo al compagno un sorriso enorme.
Draco lo fissò a bocca aperta.
“Grifondoro” ringhiò alla fine, disgustato, e si allontanò a passo spedito, rifiutandosi di rivolgere ancora la parola all'idiota con cui si accompagnava.


Giorno 3, pomeriggio – Colorado Boat

“Una gita sul lago, Potter?”
“Qualcosa del genere” rispose Harry, vago.
Draco iniziò a nutrire i primi dubbi su che genere di attrazione fosse quando si ritrovò a pochi metri dalla testa della fila. Si sentivano delle urla provenire dall'altra parte della cortina di rami di salice piangente che impediva la visuale, e una normale gita sul lago non implicava urla, di solito. Non ebbe però il tempo di capire cosa stesse succedendo, né di trovare una buona scusa per allontanarsi da lì, perché in pochi minuti fu il loro turno.
Salirono su una piccola imbarcazione e si accomodarono sull'unica panca disponibile, fianco a fianco. Una rapida occhiata tutt'intorno gli fece notare che c'erano una decina di barche, in fila davanti alla banchina, e che alcune avevano una capienza maggiore della loro. Poi le imbarcazioni si staccarono dal molo, tutte insieme, e iniziarono a navigare verso il centro del lago, spinte dalla magia.
Draco si godette i primi istanti di quel viaggio. Farsi cullare dalle onde era rilassante e un'attrazione tranquilla era un bel cambiamento, rispetto a quello che aveva dovuto affrontare fino a quel momento. Non si peoccupò nemmeno quando le onde diventarono un po' più alte, perché il dondolio di quel piccolo guscio di legno gli stava provocando una piacevole sonnolenza.
I dubbi nutriti prima della partenza divennero certezza quando sentì Harry agitarsi al suo fianco. Gli bastò uno sguardo per capire che era eccitato e che stava aspettando qualcosa, e che quel qualcosa a lui non sarebbe piaciuto per niente.
“Che succede?” gli chiese preoccupato, ma Harry doveva essere convinto che lui apprezzasse le sorprese, perché si guardò bene dal dargli le informazioni che voleva.
“Tieniti” fu tutto ciò che disse.
Draco pensò che fosse molto più saggio seguire il suo consiglio, invece di continuare a insistere: con una mano si arpionò al bordo della barca e con l'altra afferrò il braccio di Harry, stritolandoglielo senza nessuna remora.
All'improvviso, l'acqua sotto le imbarcazioni salì di livello. E poi salì ancora e ancora, fino a quando si ritrovarono in cima a una grande onda. A quel punto, le barche si inclinarono un po' in avanti e scivolarono giù da quella grande altezza, per il divertimento di Harry e degli altri pazzi che condividevano il suo pessimo senso dell'umorismo.
Ebbero appena il tempo di rimettersi orizzontali prima che si creasse un'altra onda. Scivolarono giù di nuovo e di nuovo l'acqua si alzò, e loro caddero per la terza volta. Dopo, il lago tornò calmo e percorsero senza fretta i pochi metri che li separavano dal molo di arrivo.
Draco era ancora una volta bagnato dalla testa ai piedi.
“Credo che ci sia bisogno di una doccia calda” constatò Harry, guardandolo con un luccichio inconfondibile negli occhi.
“Ti avverto, Potter: niente più giochi acquatici, se non vuoi dormire sul divano per i prossimi sei mesi” lo avvisò, mentre gli permetteva di abbracciarlo.
Un istante dopo si erano smaterializzati.


Giorno 4, mattina – Spectacular 4D Adventure, primo spettacolo

“Spiegami un po' come funziona.”
“Hanno usato lo stesso principio dei Pensatoi, solo che qui non si usano i ricordi ma si inventano delle scene, e non c'è bisogno di infilare la testa in un bacile perché l'incantesimo si attiva su tutta la stanza.”
“Interessante! Quindi, possiamo vedere delle cose, che sono nient'altro che illusioni, semplicemente entrando lì dentro?”
“Sì, esatto. Non dobbiamo nemmeno muoverci, come succede quando osservi un ricordo da dentro un Pensatoio, perché l'incantesimo ci farà vadere le cose come se fossimo il protagonista della scena, quindi saranno loro a venirci incontro o ad allontanarsi.”
“Mi piace, Potter. Finalmente qualcosa in cui non rischierò di finire spiaccicato da qualche parte” approvò Draco.
“Ti ho già detto che non hai nessun motivo di preoccuparti, ci sono degli incantesimi che rendono tutte le attrazioni assolutamente sicure.”
In quel momento, un giovane strega sorridente li fece entrare nella struttura, dove incontrarono un elfo domestico che li condusse in una delle stanze libere. Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, le luci si spensero.
“Ma di preciso, cos'è che vedremo?” chiese Draco, un istante prima che la scena iniziasse.
“Oh, credo che ti piacerà” disse Harry, con uno strano tono di voce, mentre davanti a loro due serpenti di pietra si muovevano sinuosi su quello che aveva tutta l'aria di essere un portone.
“La Camera dei Segreti,” annunciò Harry “anche se c'è qualche particolare non è proprio preciso.”
Draco trattenne il fiato e gli lanciò un rapido sguardo, prima di concentrare di nuovo la sua attenzione su quello che succedeva davanti a lui. Vide la grande stanza e la statua di Salazar Serpeverde. Osservò i particolari man mano che si avvicinavano e guardò la sua bocca aprirsi e il basilisco uscire fuori. Poi si ritrovò a correre per cunicoli stretti e umidi, col mostro alle spalle. Lo seminò e tornò indietro, solo per vederselo piombare alle spalle all'improvviso. Vide la spada di Grifondoro e il braccio che la brandiva, che gli sembrò il suo, ed ebbe una visuale ravvicinata delle fauci del basilisco, per un lungo momento, prima che la spada lo infilzasse. Sussultò quando una delle sue zanne si piantò sul braccio teso, anche se non avvertì dolore, e tirò un sospiro di sollievo quando una fenice si posò vicino a lui e pianse sulla ferita.
A quel punto le luci si riaccesero e lui deglutì, per poi afferrare Harry per la nuca e unire le loro labbra in un bacio mozzafiato.
“Davvero interessante, ma non era necessario” gli fece notare, sapendo bene che al suo compagno non doveva aver fatto molto piacere rivivere certi avvenimenti.
“Oh, non so. Considerando il premio che ho ricevuto in cambio, io dico che ne è valsa la pena.”
Draco gli diede uno scapellotto e sbuffò la sua contrarietà.
“Forza” lo incitò, mentre usciva dalla stanza. “Dove andiamo adesso?”


Giorno 4, tarda mattinata – Magic Mountain

“Una macchina volante, Draco! Hanno preso l'idea dalla vecchia Ford Anglia del signor Weasley, quella che io e Ron abbiamo usato per arrivare a Hogwarts al nostro secondo anno.”
“E tu la trovi una cosa divertente?”
“Certo che lo è! Io e Ron ci siamo divertiti molto, quella volta. Almeno fino a quando siamo atterrati sul Platano Picchiatore, quella parte non è stata divertente nemmeno un po'.”
“E dove dovrebbe volare, questa macchina?”
“Vedi quei due nastri rossi che levitano lassù? Sono stati incantati, naturalmente, e delimitano una specie di strada d'aria.”
“Potter, perché si sentono delle urla?”
“Non ne ho idea. Forse non tutti sono abituati a volare, o magari la vista da lassù è talmente bella che non si può fare a meno di esternare la propria meraviglia ad alta voce.”
Draco lo guardò scettico ma non insistette oltre e, poco dopo, arrivò finalmente il loro turno.
“Cosa sta facendo quel ragazzo?” chiese, una volta che si furono accomodati sui sedili di pelle della decapottabile rossa che era toccata loro in sorte, indicando un giovane addetto del parco che si stava affaccendando intorno alle auto in fila davanti a loro.
“Allaccia le cinture di sicurezza” gli spiegò Harry in tutta tranquillità, mentre trafficava con la sua.
“Sicurezza? Perché c'è bisogno di quelle cose di sicurezza? E perché quel lavativo se ne sta andando senza preoccuparsi di sistemare la mia?” si agitò Draco, vicino all'iperventilazione.
“Tranquillo, ci penso io” lo rassicurò Harry, sporgendosi per allacciare la sua cintura.
“Potter, devi aver sbagliato qualcosa. Questa cosa è fissata solo a un'estremità. Fai qualcosa e stringila bene.”
“Più stretta di così soffochi. E non preoccuparti, è fatta apposta così, ma in realtà se venisse tirata bruscamente si bloccherebbe” e tirò la sua per provarglielo.
Draco fece appena in tempo a imitarlo, assicurandosi che la sua non fosse difettosa, e pochi istanti dopo partirono.
La macchina prese subito velocità e Draco capì a cosa servivano le cinture quando si ritrovarono a precipitare verso il suolo, dopo essere saliti per almeno trenta metri. Poi salirono di nuovo, affrontarono un paio di curve a tutta velocità, salirono, scesero, fecero due giri della morte semplici e uno doppio, curvarono ancora e poi l'auto, finalmente, rallentò.
Draco, che non aveva fatto altro che urlare terrorizzato per tutto il tempo, si arrischiò ad aprire gli occhi che aveva serrato con forza durante la prima discesa.
“È finita, vero? Dimmi che è finita” pigolò stremato.
“Sì, è finita. Ma stai bene?” si preoccupò Harry, notando il suo pallore esagerato.
“Sono quasi morto di paura, mi gira la testa e sto per dare di stomaco. Secondo te come sto, Potter?” si lamentò il biondo.
“Non pensavo che... dai, tra poco scendiamo. Prometto che non torneremo mai più su questa attrazione, va bene?”
“E ci mancherebbe altro!” bofonchiò Draco, mentre aspettava che facesse il giro dell'auto, ormai ferma, e lo aiutasse a scendere. “Portami in un bagno, Harry. Adesso! Se non vuoi che ti vomiti sulle scarpe” aggiunse subito dopo, con la faccia che aveva assunto un preoccupante colorito verdognolo.


Giorno 4, pranzo – La Tavola Rotonda

Il malessere di Draco non era passato, dopo la corsa in macchina, nemmeno con un po' di riposo all'ombra di una quercia secolare, e Harry aveva capito che la causa doveva di sicuro essere un calo di zuccheri. Sentendosi in colpa, da bravo Grifondoro, aveva deciso di portarlo a pranzo.
Nei giorni precedenti aveva preso qualcosa alle bancarelle dislocate per tutto il parco e avevano mangiato mentre camminavano fra le diverse attrazioni, ma quel giorno non era proprio il caso di mangiare in piedi, quindi sarebbero andati al ristorante. Nel parco ce n'erano quattro e la sua scelta era caduta su La Tavola Rotonda, un locale in stile medievale, con tanto di rappresentazioni dal vivo di combattimenti tra i cavalieri di Re Artù.
“Bevi il tuo succo di zucca, Draco” lo incoraggiò Harry, mentre aspettavano che i loro piatti si riempissero con gli hamburger e le patatine che avevano ordinato.
“Preferirei dell'acqua” si lamentò Draco, guardando storto il bicchiere di bibita gelata che aveva davanti e prendendo in considerazione l'idea di tirarlo dritto in fronte a uno dei due maghi che se le stavano suonando di santa ragione con delle ridicole spade finte a pochi metri da loro.
“L'acqua non ti farà alzare la pressione” gli fece notare Harry.
In quel momento apparve il loro cibo e l'ex Grifondoro iniziò a mangiare, senza perdere di vista il compagno nemmeno per un secondo, e notando che stava martoriando un paio di patatine con la forchetta ma che si guardave bene dal portarsele alla bocca.
“Hai bisogno di mangiare, Draco, o non riuscirai a stare meglio. Facciamo così:” contrattò, deciso a convincerlo “se bevi e mangi tutto ordinerò una doppia porzione di gelato al caramello ricoperto di cioccolato fuso, tutta per te.”
“Non sono un bambino, Potter!” si alterò Draco. “Doppia porzione?” chiese però subito dopo, senza riuscire a suonare indifferente come avrebbe voluto.
“Doppia” confermò Harry.
Draco fece una smorfia altezzosa, come se la cosa in fondo non lo riguardasse, ma iniziò a mangiare.


Giorno 4, pomeriggio – Spectacular 4D Adventure, secondo spettacolo

“Potter, perché siamo di nuovo qui?”
“Pensavo che ti fosse piaciuto” si giustificò Harry.
“Sì, è stato molto interessante, ma non è necessario vederlo due volte nello stesso giorno.”
“Oh, certo, ma non rivedremo la Camera dei Segreti. Ci sono diversi spettacoli.”
“Ah sì?”
“Sì, devi indicare quello che vuoi vedere prima di entrare. Non l'avevi notato, prima?”
“No, e non è importante. Muoviti o quei tizi ci fregheranno il posto in fila.”
Harry avanzò con un sorriso soddisfatto e dieci minuti dopo erano chiusi dentro una stanza, con le luci spente.
“Allora, cosa vedremo questa volta?” si informò Draco.
Harry ridacchiò quando le luci si riaccesero all'improvviso e lo sentì trattenere il fiato.
“Che cosa...?” si lamentò Draco, rendendosi conto troppo tardi che non avrebbe potuto stringere con le braccia la cosa su cui gli sembrava di essere seduto.
“Scacchi magici” annunciò Harry. “Esattamente come quelli che la McGranitt aveva messo a protezione della pietra filosofale, al nostro primo anno.”
“Quindi, se ho capito bene, stiamo per assistere a una partita di scacchi magici giganti da un posto in prima fila?” chiese conferma Draco, un istante prima che un pedone venisse fatto a pezzi proprio davanti a lui.
“Direi più dalla seconda, per il momento, ma il senso è comunque quello” confermò Harry, ridacchiando ancora una volta quando lo vide alzare le braccia per proteggersi dai pezzi di pietra che erano stati una pedina fino a qualche istante prima e che in quel momento volavano da tutte le parti.
Osservarono la partita per una quindicina di minuti, esultando o trattenendo il fiato a seconda delle mosse che venivano fatte. Poi Draco iniziò a guardarsi intorno con ansia.
“Oh no! No, no, no! Chi è il grandissimo idiota che ha pensato bene di sacrificare la pedina che lo trasportava?” gemette, un attimo prima di avere una folgorazione. “Questa non è una semplice partita, vero? Questa è la partita che ha giocato Weasley.”
“Preparati, sta arrivando” lo avvisò Harry, tranquillo.
Draco si lasciò scappare un piccolo urletto quando il cavallo su cui gli sembrava di essere seduto venne distrutto senza pietà. La scena era talmente realistica che si ritrovò instabile sulle gambe e dovette aggrapparsi a Harry per evitare di ritrovarsi col sedere per terra.
Quando la stanza tornò normale, il suo compagno lo guardò gongolante.
“Allora?” chiese, chiaramente in attesa di qualcosa.
“Questa volta il bacio te lo scordi, Potter!”


Giorno 5, mattina – Blue Tornado

“No, dai, non è possibile. Persino io ho viaggiato sul Nottetempo!”
“Potter, ti dimentichi forse che io sono un nobile Purosangue? I Malfoy non viaggiano su mezzi di trasporto per poveracci.”
Harry sbuffò di fronte alla sua aria da principino con la puzza sotto il naso.
“Oh beh, questa volta ci salirai” sentenziò, e lo trascinò in fondo alla breve fila.
L'attrazione non era altro che una riproduzione, in scala nemmeno troppo ridotta, del vero Nottetempo. A quanto sembrava, i dirigenti del parco avevano mandato alcuni loro dipendenti a imparare come si guidavano quei cosi direttamente da Ernie Urto.
Pochi minuti dopo si stavano accomodando nei loro sedili, in compagnia di un'altra dozzina di persone, mentre altrettante salivano al piano di sopra. Draco non sapeva cosa aspettarsi da un'attrazione che prevedeva un tragitto in bus, ma era abbastanza certo che, qualunque cosa fosse successa, non gli sarebbe piaciuta.
“Reggiti” lo avvisò Harry, quando le porte si chiusero.
Draco si sentì spinto con forza all'indietro mentre il veicolo partiva a tutta velocità, e si affrettò a seguire il suo consiglio. Il mini Nottetempo proseguì la sua folle corsa lungo il suo percorso, assottigliandosi quando la strada si restringeva, sollevandosi se trovava qualche ostacolo sul suo cammino e inchiodando a tutte le fermate. Di colpo. Ogni singola volta.
Draco rischiò di sfracellarsi contro il sedile che aveva davanti in almeno una decina di occasioni e dovette stringere i denti con forza per impedirsi di imprecare ad alta voce, o di mordersi la lingua, se era solo per quello. Quando il giro giunse al termine la sua colazione provò con un ammirevole impegno a rivedere la luce.
“Grandioso, vero?” si esaltò Harry, quando furono di nuovo con i piedi ben saldi per terra.
“Potter, io non so se è perché hai una parte di sangue babbano, se è perché hai avuto la sfortuna di essere smistato a Grifondoro e se è un effetto a scoppio ritardato dello shock post-traumatico causato dall'avere un Signore Oscuro che ha cercato di farti fuori per gran parte della tua vita, ma tu hai dei problemi seri” e si allontanò impettito, lasciandolo lì a chiedersi che cosa avesse detto di così strano.


Giorno 5, metà mattina – Spectacular 4D Adventure, terzo spettacolo

“Ti avviso, Potter, se è un'altra cosa come quella partita a scacchi io...”
“Tranquillo, ti ho promesso qualcosa di rilassante” lo placò Harry, portandosi alle sue spalle e abbracciandolo con gentilezza nel momento in cui l'elfo domestico chiudeva la porta della loro stanza.
Le luci si spensero e si riaccesero di colpo dopo qualche secondo.
“Una nave?” si stupì Draco.
“Guarda” lo incoraggiò Harry, indicandogli la bandiera di Durmstrang che sventolava in cima all'albero maestro.
In quell'istante la nave iniziò a inabissarsi e Draco si irrigidì tra le braccia di Harry, trattenendo il fiato per riflesso.
“È magica, ricordi? L'acqua non arriva sul ponte” gli sussurrò il moro all'orecchio, riuscendo a calmarlo. “Goditi il viaggio.”
E Draco se lo godette davvero. Sembrava di essere veramente immersi nelle acuqe del mare, con tutti i tipi di pesci e di strane creature che nuotavano a pochi centimetri da loro.
Restarono in silenzio, abbracciati, per tutti i quindici minuti in cui durò la scena, e anche quando finì Draco non pronunciò una parola. Ritrovò la voce solo quando furono di nuovo all'aperto.
“Mi è sfuggito qualcosa” affermò.
“In che senso?”
“Nel senso che c'erano troppe cose da guardare e non sono riuscite a vederle tutte. Quindi adesso lo rifacciamo. Muoviti!” e lo afferrò per un polso, tirandolo fino a quando non raggiunsero la coda della fila, per la seconda volta.


Giorno 5, pomeriggio – Ramses: il risveglio

“Una piramide.”
“Già.”
“Non ci saranno mummie che escono improvvisamente dai loro sarcofagi, vero?”
“No, niente mummie” ridacchiò Harry.
La fila per quella particolare attrazione era molto lunga e Harry non ne era rimasto affatto stupito, anche se aveva sperato che a quell'ora i vistatori del parco si sarebbero indirizzari verso altri giochi. Era certo che quella cosa dovesse avere un effetto catartico su molte persone.
Nonostante il lento avanzare, giunse anche il loro turno senza che dovessero star lì fino a notte inoltrata. Una streghetta carina, tutta lentigini e fossette, li fece accomodare su un grazioso divanetto di velluto bordeaux, informandoli che avrebbe seguito un percorso prestabilito e che sarebbe stato molto più sicuro, per loro, non alzarsi fino a quando il gioco non fosse finito. Poi indicò loro degli strani anelli legati a delle cordicelle dorate, che pendevano dai due braccioli, e passò ai giocatori successivi.
Mentre il divano iniziava a muoversi, Harry fece scivolare la sua bacchetta dentro uno degli anelli e indicò anche al compagno di fare la stessa cosa.
“Ma, di preciso, cos'è che dobbiamo fare?” indagò Draco, perplesso, dopo aver sistemato quello stano pezzo di metallo.
“Caccia al Mangiamorte!” proclamò Harry, fiero di se stesso per essere riuscito a non scoppiare a ridere davanti alla sua faccia sconvolta. “La storia è questa: una setta di maghi molto cattivi, molto incappucciati e molto mascherati, vuole rubare il tesoro del Faraone. Noi dobbiamo riuscire a impedirglielo lanciando loro delle maledizioni. Questi anelli servono a contare quante fatture vanno a segno e a memorizzare i punti guadagnati da ciascun partecipante. Alla fine, per chi supera un certo punteggio c'è un premio.”
“Premio? Che premio?”
“Non lo so, cambia ogni volta.”
“Beh, non mi interessa che cosa sia, ma è un premio e io lo voglio, Potter. Sarà meglio per te che ti impegni e ti dimostri all'altezza della tua fama.”
Harry scoppiò a ridere, per niente stupito di sentire quell'ordine uscire dalle labbra del suo dolce compagno. Poi i primi fantocci che rappresentavano i maghi oscuri cominciarono a comparire ai bordi della strada e loro si impegnarono a schiantarli.
Quando tornarono al punto di partenza trovarono ad accoglierli una decina di addetti del parco con stelle filanti e fuochi d'artificio, uno striscione di congratulazioni e gli applausi di tutte le persone ancora in fila. La stessa strega che li aveva assistiti alla partenza si avvicinò loro non appena si alzarono dal divano, con un enorme sorriso, e consegnò a Harry una busta da lettere dorata.
“Il suo premio, signor Potter. È stato grandioso!”
“Cos'è?” si intromise Draco, prima che il discorso deviasse troppo da ciò che lo interessava.
“Un buono per una cena per due al La Stanza di Cleopatra” rivelò la ragazza, con un sospiro di piacere.
“E cos'è?”
“Un ristorante, signore.”
“Oh, tutto qui?” borbottò, chiaramente deluso che il loro premio non fosse qualcosa di più sostanzioso.
“Ci sono i triclinii, Draco, e le candele, le foglie di palma, le tuniche trasparenti e l'uva sgocciolante” gli mormorò Harry all'orecchio, insinuante, e lui si ritrovò a deglutire un groppo d'aria.
“Ho sempre adorato l'uva” affermò con voce roca. “E ora che ci penso, ho anche un certo appetito” e quel giorno fu lui ad afferrare Harry e a smaterializzare antrambi, impaziente di ritirare il suo premio.


Giorno 6, mattina – Il Labirinto di Prezzemolo

Quando Harry gli aveva proposto di entrare nel Labirinto, Draco aveva pensato che non ci sarebbe stato nulla di male. Erano maghi, uscire da un posto del genere non sarebbe stato un problema e, cosa molto più importante, aveva creduto che quella fosse una delle attrazioni più tranquille di tutto il parco.
Era stato un errore, ovviamente. Un errore enorme!
Non solo erano lì dentro da mezz'ora, senza aver intravisto nemmeno l'ombra dell'uscita, ma quel posto era anche pieno di creature pericolose. Draco si era rifiutato di staccarsi dal fianco di Harry da quando, ormai più di quindici minuti prima, si erano imbattuti in un Troll di montagna. E aveva avuto ragione, visto che in quel momento avevano davanti un piccolo esercito di Pixie indemoniati.
“Voglio uscire da qui” pretese Draco, stizzito, dopo che Harry li ebbe resi innocui.
Per uscire, uscirono. Dopo altri venti minuti e una mezza dozzina di altri incontri ravvicinati con bestie potenzialmente mortali. Draco stava prendendo in seria considerazione l'idea di citare il parco per danni, convinto com'era che i sistemi di sicurezza che dovevano impedire incidenti invalidanti in realtà non esistessero, e che fossero delle semplici invenzioni pubblicitarie per far sentire al sicuro i visitatori prima di farli perire tra atroci sofferenze.


Giorno 6, tarda mattinata – Kaffeetassen

Per farsi perdonare la pessima idea del Labirinto, Harry aveva proposto a Draco di salire su una giostra davvero tranquilla. Talmente tranquilla che era frequantata quasi solo da famiglie con bambini piccoli.
Draco storse il naso di fronte all'uso degradante che si era fatto di un simile e nobile strumento di lavoro, ma da buon Serpeverde apprezzò la sottile ironia che stava alla base dell'attrazione. Girano i calderoni!
Quello che nessuno di loro aveva preso in considerazione era quanto, in effetti, quei calderoni girassero, e a che velocità. A vederlo da fuori sembrava davvero un modo tranquillo per passare qualche minuto, i problemi iniziavano solo quando si entrava dentro uno di quei grossi affari. I calderoni giravano su se stessi a velocità sostenuta e, come se non bastasse, ciascuno di loro compiva dei cerchi intorno agli altri, il tutto mentre la pedana su cui erano posizionati ruotava tranquilla su se stessa.
Quando il gioco finì persino Harry aveva problemi a camminare senza sbandare. Draco si sentì assalire di nuovo dalla nausea e si fece portare quasi di peso su una panchina.
“Credo che avrò bisogno di un'altra doppia porzione di gelato” affermò con un filo di voce, quando fu certo che dalla sua bocca non sarebbe uscito altro che non fossero parole.
“Credo che ti farò compagnia” approvò Harry.


Giorno 6, pomeriggio – Top Spin

Draco non ci sarebbe voluto salire. Aveva adocchiato quell'attrazione già da qualche giorno e aveva saggiamente deciso che non faceva per lui. Poi, però, Harry lo aveva sfidato, e un Malfoy non si tira indietro davanti alle sfide. Soprattutto se vengono da un Potter e, ancora di più, se riguardano il volo.
Era per tutti quei motivi che in quel momento si ritrovava in sella a una scopa, in fila con altri nove maghi e streghe, pronto a partire.
Il gioco consisteva nel fare dieci giri della morte consecutivi, senza cadere dalla scopa. Tutti quei dannati pezzi di legno erano incantati perché aumentassero la loro velocità a ogni giro effettuato, tanto che tutta la prova durava solo pochi minuti. Draco aveva saputo che quasi nessuno era riuscito nell'impresa.
Appena la scopa si sollevò, portandolo all'altezza giusta, strinse forte la presa con le mani e con le gambe e si concentrò sul restare attaccato al suo manico a tutti i costi. Non aveva nessuna intenzione di perdere contro Harry, e ancora di meno ci teneva a fare una caduta del genere di fronte a dei testimoni, e poco importava che le reti magiche avrebbero impedito a chiunque si farsi male.
I giri iniziarono e finirono e il tutto si concluse prima di quanto si fosse apsettato. Gli unici ancora in sella erano lui e Harry.
“Ho vinto, Potter” constatò quando furono di nuovo con i piedi per terra.
“Abbiamo vinto entrambi.”
“Sì, ma l'idea è partita da te, quindi ho vinto io!”
Harry ridacchiò divertito.
“E cosa vuoi per premio?”
“Un massaggio, tanto per iniziare” rispose pronto Malfoy. “Mi sono aggrappato con così tanta forza a quella maledetta scopa che adesso ho tutti i muscoli del corpo che gridano vendetta. E visto che la colpa è tua, devi porre rimedio alla mia sofferenza.”
“E massaggio sia” accettò Harry. “Non vedo l'ora di averti nudo e rilassato sotto di me!” e smaterializzò entrambi.


Giorno 7, mattina – Flying Island

“Potter, ma ne sei sicuro?”
“Fidati! Ti ho promesso solo giochi tranquilli per il nostro ultimo giorno qui, no?”
“Il problema è che la tua idea di tranquillo è qualcosa di alquanto discutibile.”
Harry si imbronciò, ma non ebbe il coraggio di ribattere a quell'affermazione.
“Allora, cos'è quella cosa enorme?”
“Una carrozza,” si riprese subito il moro “ trainata da cavalli alati.”
“Come quella di Beauxbatons?” si stupì Draco. “Ma questi hanno rubato idee a chiunque?”
Harry scoppiò a ridere, di nuovo rilassato.
“È un po' più piccola e non è incantata per permettere alle persone di viverci dentro, ma il principio è lo stesso.”
“E cosa dovrebbe fare?”
“Vola sul parco. È un tour dall'alto, per vedere le cose da una prospettiva diversa da quella che si ha dall'Espresso.”
“Io non ho visto nulla dall'Espresso” gli ricordò Draco.
“Già! Un vero peccato che qui non ci siano gli scomparitmenti.”
E in effetti non c'erano. La carrozza era stata studiata per trasportare una ventina di persone, accomodate sui sedili di velluto addossati alle pareti circolari. Il fondo era stato reso trasparente con un incantesimo, per permettere ai viaggiatori di osservare quello che c'era sotto di loro, man mano che la carrozza lo sorvolava.
Il viaggio durò quasi venti minuti. Fu molto tranquillo, per la gioia di Draco, e a tratti perfino divertente. Harry riuscì anche a indicargli un paio di attrazioni che non avevano ancora visitato, spiegandogli che erano in programma per quel giorno.
Quando scesero Draco si girò verso il compagno e gli diede un dolce bacio sulle labbra.
“Allora, qual è la prossima tappa?”


Giorno 7, tarda mattinata – I Corsari

“Non avevamo detto niente più acqua, Potter?”
Harry aveva deciso che quella sarebbe stata l'ultima attrazione della mattinata, prima di andare a pranzo, e sembrava parecchio eccitato.
“Il canale serve solo come scenografia e per far muovere i visitatori lungo un percorso obbligato, impedendogli allo stesso tempo di fermarsi troppo a lungo. Devi solo stare seduto e goderti la rappresentazione.”
“La rappresentazione di cosa, se posso chiedere?”
“Hanno ricreato l'antica Grecia. Lo sai che gli dei greci erano in realtà dei maghi, vero?” Draco lo guardò come se quella domanda fosse un insulto alla sua intelligenza e lui si affrettò a proseguire con la sua spiegazione. “Ci sono dei maghi che li interpretano e che ricreano delle situazioni tratte dalle loro biografie. Ci saranno incantesimi, e rievocazioni storiche, e ancora altri incantesimi. Sarà grandioso, vedrai!”
Draco, in effetti, sembrava positivamente colpito, tanto che iniziò il viaggio determinato a fare attenzione a ogni particolare.
Dopo pochi metri, alla loro destra comparvero delle ninfe che giocavano a nascondino su un prato: alcune di loro si erano malamente trasfigurate in alberi, tanto che sembrava che dovessero uscirne fuori da un momento all'altro. Nemmeno il tempo di perderle di vista che alla loro sinistra le Muse intonarono il loro canto, accompagnadosi col suono di cetre e flauti magici. Più avanti ancora, il carro volante di Helios passò davanti a loro, trasportando la sua sfera di cristallo per le divinazioni, dalle proporzioni e dal colore fuori del comune, che i babbani avevano creduto fosse il disco solare. Poi fu la volta di Eros, con le sue famose ali, risultato di un esperimento andato male, che si divertiva a scagliare le sue freccette magiche imbevute di pozione d'amore a chiunque gli capitasse davanti. Quelle tirate verso Harry e Draco si trasformarono in enormi lecca lecca non appena li colpirono.
Videro Zeus trasfigurarsi a più riprese per correre dietro a una bella donna e a un ragazzo molto carino, alternativamente, mentre Era lo rincorreva facendo levitare un enorme mattarello, con intenti molto poco fraintendibili; Efesto nella sua fucina, intento a comandare con la magia i suoi arnesi perché forgiassero dieci spade contemporaneamente; Artemide che si allenava col tiro con l'arco, per poi assumere la sua forma di cerva e correre nei boschi insieme alle sue amiche, Animagus come lei.
Videro Ade che accarezzava la testa di Cerbero, e Harry notò la strana somiglianza di quel cane a tre teste con Fuffy, mentre porgeva una melagrana a Persefone. Lei la prese e ne mangiò qualche chicco, prima di piantare gli altri per terra e incantarli perché diventassero degli alberi rigogliosi in pochi minuti, mentre Caronte solcava il fiume alle loro spalle con la sua barca prodigiosa che poteva trasportare cento persone tutte insieme e Demetra, poco lontano da loro, si disperava perché lei, al contrario della figlia, non aveva nemmeno l'ombra del pollice verde e i suoi fiori erano tutti morti.
Videro Ercole tagliare tutte le teste dell'idra, una per una, e poi schiacciare l'ultima con una grande roccia che gli aveva fatto levitare contro; Teseo che combatteva contro il Minotauro, mentre poco lontano da loro Arianna teneva ben stretto tra le mani il rotolo di filo che aveva incantato come Passaporta perché li portasse fuori dal labirinto; Perseo che si faceva aiutare da Medusa, che era un portento con gli incantesimi di pietrificazione, a salvare la principessa Andromeda, intascava la ricompensa e poi se ne andava con la Gorgone alla ricerca di altri lavori così facili e remunerativi.
Videro Estia che sistemava un calderone sul suo leggendario fuoco inestinguibile; Apollo che creava incantesimi ammalianti per conquistare il suo amore di turno; Ermes che si allontanava furtivo da una stalla, portandosi dietro un'enorme mandria di mucche, con i suoi calzari levitanti ai piedi per evitare di lasciare impronte; Ares e Afrodite che si materializzavano nella stanza in cui si incontravano in segreto per amoreggiare e che finivano per essere catturati dalla rete magica di Efesto.
Il viaggio si avvicinava alla fine quando giunse il turno di Atena e Poseidone. Poterono osservare il loro duello a suon di incantesimi, uno più spettacolare dell'altro, e la giuria assegnare la vittoria a lei, dirimendo così il contenzioso che si era aperto tra loro su chi avesse il diritto di ereditare un grande appezzamento di terra appartenuto a un loro lontano zio, deceduto senza altri eredi. Videro Atena che piantava gli alberi di ulivo che l'avrebbero resa famosa per l'olio che ne avrebbe prodotto, e Poseidone allontanarsi infuriato, mentre si preparava per il gran finale tra un'imprecazione colorita e l'altra.
Il figurante, infatti, lanciò un paio degli incantesimi che avevano dato la notorietà all'antico mago, provocando una leggera scossa tellurica, con tanto di crepe sul terreno, e una forte mareggiata. Peccato che prese male le misure e gli schizzi finirono tutti su Draco, bagnandolo dalla testa ai piedi.
“Ops...” si sentì nell'attonito silenzio generale, e il biondo fulminò con lo sguardo il povero babbeo che aveva pensato bene di dire quella fesseria, invece di scusarsi.
“Potter!” ringhiò, ma Harry diede prova di un'insolita furbizia, chiudendogli la bocca con la sua e baciandolo fino a stordirlo, per poi asciugarlo con un rapido incantesimo.
“Scusa, il bagno non era previsto” gli sorrise. “Ma a parte quello è stato divertente, vero?”
Draco sospirò sconfitto.
“Sì, mi è piaciuto, e questo pomeriggio possiamo anche rifarlo, se ci avanza tempo. Ma se quell'idiota mi fa un altro scherzo del genere lo affatturo. Sei avvisato!”


Giorno 7, tardo pomeriggio – Magic House

“Che razza di nome è Pigmy la Puffola?”
“Credo sia stato studiato per i bambini. Le puffole pigmee sono esserini dall'aspetto tenero e coccoloso, e Pigmy la Puffola è un gioco di parole semplice e simpatico.”
“Se lo dici tu... Piuttosto, cosa dovremmo fare qui?”
“Visiteremo la casa di Pigmy. Una cosa semplice, tranquilla e rilassante, per chiudere in bellezza questa settimana.”
In effetti, la casa di quell'affare rosa sbrilluccicoso doveva essere qualcosa di tremendamente infantile, ma visto che erano lì tanto valeva vedere anche quell'ultima attrazione.
Entrarono nella struttura da soli, dato che le visite erano organizzate in modo da non mescolare i gruppi, indipendentemente da quanto numerosi fossero. Si ritrovarono in un'anticamera, dove vennero accolti da una voce fastidiosamente squillante che si presentò come Pigmy e che chiese loro di accomodarsi sulle due comode poltrone che erano state preparate per l'occasione. Pigmy li avvisò che lei era una puffola all'avanguardia e che la sua casa rispecchiava la sua personalità, poi augurò loro di divertirsi e si congedò.
Le poltrone su cui erano seduti si mossero, scivolando sul pavimento come se avessero le ruote, e li condussero in una cucina piena di cose strane. Per alcuni secondi non successe nulla, poi si sentì un click e i due videro i fornelli accendersi con una caratteristica fiamma azzurra.
“Ma tu pensa!” commentò Draco, incuriosito, mentre Harry si accigliava, presagendo quello che sarebbe successo.
Il fuoco si spense e, all'improvviso, si attivò la centrifuga della lavatrice. Dracò sobbalzò e fissò orripilato quella cosa che girava, ma non fece in tempo a dire nulla perché, con un forte ronzio, partì il risciacquo della lavastoviglie. Ancora pochi secondi e il robot da cucina iniziò ad affettare cetrioli e a frullare banane come se non ci fosse un domani, mentre il tostapane lanciava in aria una fetta di pane dopo l'altra e il macinino si metteva d'impegno per polverizzare quintalate di chicchi di caffè.
A un certo punto, Draco lanciò un urlo e sollevò di scatto le gambe.
“Cos'è quello?” chiese isterico, indicando una specie di scatolina rotonda che se ne andava tranquillamente a spasso per tutto il pavimento.
“È un'aspirapolvere” cercò di spiegargli Harry. “Una specie di scopa automatica che si sono inventati i babbani per faticare di meno.”
“Quella cosa non può essere una scopa, Potter. Non somiglia per niente a una scopa!” obiettò Draco, un istante prima che gli sportelli del frigo e del forno cominciassero ad aprirsi e chiudersi da soli e il microonde iniziasse a emettere dei forti suoni acuti.
Per un paio di minuti la stanza fu satura del rumore provocato da tutti quegli elettrodomestici in azione, poi tutto tacque all'improvviso e Draco tirò un sospiro di sollievo. Sospiro che gli si bloccò in gola quando la poltrona su cui era seduto cominciò a cambiare forma e si mise a vibrare.
“Harry?! Harry, che sta succedendo?” gemette, a un passo dalle lacrime.
“È una poltrona massaggiatrice, rilassati.”
“Rilassarmi? Come faccio a rilassarmi? Questa poltrona si muove. Le poltrone non dovrebbero muoversi! Falla smettere, Harry!”
Harry, però, non ebbe bisogno di fare nulla perché dopo pochi secondi la poltrona riassunse la sua forma originaria e davanti a loro comparvero due tazze di tè fumante.
“Mi dispiace, non sapevo che fosse una casa babbana, altrimenti ti avrei spiegato come funzionavano gli elettrodomestici, prima di entrare” si scusò Harry. “Vuoi bere il tuo tè, così magari ti aiuta a tranquillizzarti?”
“Non ci penso nemmeno!” si rifiutò Draco. “Per quello che ne so, potrebbe essere corretto con una pozione diuretica. Puffola di merda!”
In quel momento le poltrone ripresero a muoversi e, dopo meno di un minuto, erano di nuovo all'aria aperta.
“Questo era l'ultimo?” chiese il biondo, ancora pallido.
“Sì.”
“Allora ce ne possiamo tornare a casa?”
“Sì, i nostri bagagli sono già stati spediti.”
“Ottimo! Sbrigati a smaterializzarci, Potter, perché ne ho abbastanza di acqua, bestie pericolose, improbabili mezzi di trasporto e puffole psicopatiche. Sappi che hai molto da farti perdonare, e che non ho nessuna intenzione di muovermi dal nostro letto per almeno tre giorni. Sarà meglio che inizi a organizzarti, perché esigo che tu faccia di tutto per compiacermi. E comunque, la prossima volta i giochi li scelgo io.”
“Come vuoi, Draco. Compiacerti è la mia ragione di vita” gli assicurò Harry, con una luce eccitata nello sguardo.
Un attimo dopo erano scomparsi.

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sango_79