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Autore: Deb    31/01/2014    10 recensioni
Dormire tra le sue braccia, con la testa appoggiata al suo petto, non mi bastava più. Il calore che avevo provato durante i settantacinquesimi Hunger Games era diventato ormai parte di me. Ogni suo tocco, ogni sua piccola carezza o bacio mi riempiva il corpo di brividi, il cuore cominciava a palpitare più velocemente nel mio petto ed il calore si irradiava attraverso le mie vene, fino agli arti.
{Post-Mockingjay | A LaGattaImbronciata ♥}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare a vivere'
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Alla mia pavonessah del cuoreh,
LaGattaImbronciata.
Ci sarebbero tante cose da dire,
ma è meglio non dirle,
dovrei mettere rating rosso, altrimenti! LOL
Alla sua spontaneità,
dolcezza, simpatia, comicità,
ai suoi pensieri pervy ♥
Ormai ho diverse storie che dico essere di qualcuno,
questa è tua.
Te l'ho già detto che l'ho scritta prima di conoscerti,
o almeno. L'ho scritta il 30/12 e ti ho conosciuta
il 29/12. ♥
Non eravamo entrate troppo nei dettagli a quel tempo,
ma questa fic mi ricorda molto te ♥
Chissà perché.
E continuo a pensare che sia stata tu
a farmela scrivere telepaticamenteh!
Ah! La telepatiah!
Ti adoro, pavonessah pervy.

Ricominciare a vivere

Dormire tra le sue braccia, con la testa appoggiata al suo petto, non mi bastava più. Il calore che avevo provato durante i settantacinquesimi Hunger Games era diventato ormai parte di me. Ogni suo tocco, ogni sua piccola carezza o bacio mi riempiva il corpo di brividi, il cuore cominciava a palpitare più velocemente nel mio petto ed il calore si irradiava attraverso le mie vene, fino agli arti.
Ho sempre pensato che non fossi una persona incline a certe cose, troppo pudica soltanto per pensarlo ed ancora oggi, di tanto in tanto, mi imbarazzo rimembrando le carezze che Peeta mi regala in posti che credevo fossero soltanto miei. Ma probabilmente sono sempre stata troppo ottusa. Non comprendevo la sua funzione, né la sua utilità e per me le cose che non hanno uno scopo non hanno importanza. Io non voglio figli, a cosa poteva servirmi il sesso?
Invece il corpo, con tutte quelle piccole sensazioni che mi faceva provare, cercava di spingermi verso esso. Ho capito che il sesso non ha la sola funzionalità di concepire. Tantissime sensazioni si accumulano, il calore si amplifica, i pensieri si annullano. C'è soltanto Peeta. Ci sono io, ci siamo solamente noi due. I nostri baci e carezze, il mio voler sentirlo più vicino, come se fosse me. Come se fossimo una cosa sola. La distinzione tra di noi scompare e cominciamo ad essere un'entità unica.
Non so bene quando questo sentimento sia cresciuto dentro di me, quando è diventato così forte da farmi dimenticare tutto ciò che credevo essere vero in passato. Ma volevo avere la possibilità di sentirlo in me. Non so quando arrivai alla consapevolezza di volerlo davvero. Per un certo periodo di tempo, ho cercato di cacciare dalla mente quell'idea, quell'immaginare i suoi baci caldi sulla mia pelle umida, o le sue mani muoversi per farmi provare piacere.
E così abbiamo ricominciato a crescere in un modo che non credevo possibile, facendomi diventare una persona che non credevo fosse parte di me e ho scoperto quanto fosse utile. Non soltanto per scacciare i pensieri, ma anche per battere quell'apatia che spesso è parte di me, quella tristezza che prende il sopravvento e che mi fa odiare la vita, rendendomi difficile anche alzarmi dal letto perché non vedo il bello del mondo. Perché Peeta, in modo tutto suo, mi fa sentire viva e protetta.
La prima volta è stata quella più difficile. Non mi sentivo giusta, non sapevo cosa aspettarmi e l'ansia si era totalmente impossessata di me, ma non potrei mai pentirmi della scelta che ho preso perché quella prima volta è stata, sì, imbarazzante, ma anche assolutamente emozionante. È stato un po' come avventurarmi per la prima volta nel bosco, quando avevo paura di allontanarmi troppo, quando ogni piccolo rumore mi faceva sobbalzare e spaventare. Ma la sua gentilezza, le sue parole dolci atte a calmarmi ed a rilassarmi mi hanno fatto capire che non ero da sola. Ero con lui e mi avrebbe protetto. Mi ha fatto sentire come se niente potesse farmi male, come se le sue braccia ed il suo corpo avrebbero attutito tutto il dolore che io provavo.
C'è stato poi il periodo successivo che è stato quello con più passione. Haymitch ogni tanto se ne usciva con frasi del tipo: «La luna di miele è ancora in corso?» che personalmente non ho mai capito. Cos'è la luna di miele? Forse qualcosa che si utilizza a Capitol City, penso. Io e Peeta, durante questo periodo, non avevamo la forza di staccarci l'uno dall'altro. Mi ritrovo spesso a pensare come sia imbarazzante e come io non sia così. Non è da me, non è nelle mie corde, ma ogni suo bacio me ne faceva desiderare altri dieci, poi venti, poi lo volevo ancora più vicino. Era come la morfamina. Quando non era con me, ritornavo nel mondo della mia apatia, risvegliandomi soltanto quando sentivo i suoi passi o la sua voce. Non che stessimo insieme tutto il tempo e non che non potessi stare lontana da lui, avevo sempre la caccia, ma mi ritrovavo sempre più spesso a desiderarlo. A desiderare Peeta e baciare il suo corpo, volere le sue carezze sulla mia pelle e le mie sulla sua. E Peeta non mi sembrava da meno. Sembrava insaziabile. Ogni momento era buono per baciarmi, che fosse sulle labbra, sulla nuca, sul collo o su una spalla non faceva differenza. Poi cominciava ad accarezzarmi la schiena, con calma, mentre la sua lingua era sulla mia bocca. Il passo successivo, per farmi capire cosa volesse, era quello di giocare con il bordo della mia maglia, infilare le mani sotto per accarezzarmi a pelle i fianchi.
Una sera, Effie mi ha regalato un vestito per la sua festa di compleanno, è elegante e semplice. Grigio come i miei occhi. O almeno così ha detto lei. La gonna si apre sulle cosce, il cui orlo arriva poco più su delle mie ginocchia.
«Puoi chiudermi la zip?»
Peeta appoggia una mano sulla schiena e con l'altra chiude il vestito, lentamente. È la prima volta che mi aiuta a vestirmi ed il suo tocco delicato mi provoca i brividi. Forse se ne è accorto, perché invece di lasciarmi andare, ha accarezzato le braccia. Ho sentito il suo respiro nel mio orecchio sinistro e successivamente le sue labbra appoggiarsi sulla curva del mio collo. L'ha praticamente sfiorato, si è allontanato per poi tornarvici, ancora ed ancora. Ed io non riuscivo a muovermi. Il mio cuore ha preso a martellarmi nel petto e l'agitazione, nonché il calore che provo, hanno reso il mio respiro un po' irregolare, non come dopo una corsa, ma comunque più veloce, come se i miei polmoni non riuscissero a inspirare l'aria necessaria. E lui lo sa l'effetto che mi procurano i suoi baci delicati, le sue carezze quasi sfiorate. Lo sa e gioca con me, mi provoca per divertirsi a vedermi annaspare, cercando una soluzione per farlo smettere, senza riuscirci mai. Lo sento, infatti, sorridere sulla mia pelle, accarezzare le braccia ricoperte dalla pelle d'oca e si crogiola nella soddisfazione del rendermi così mansueta.
«Dobbiamo andare». Dico, la voce non esce però come vorrei. È tremante e si nota come affermo una cosa, ma ne desideri un'altra.
«C'è tempo», risponde lui tranquillo. Non sono mai riuscita a capire come faccia a trattenersi così, a non far trasparire le sue emozioni in certe circostanze. E lo so che anche lui è agitato, o almeno, eccitato o qualcosa del genere. E non gliela voglio dare vinta, non questa volta.
«Dai, basta. Dobbiamo andare da Haymitch per la festa di compleanno di Effie. Sono vestita e prima arriviamo, prima possiamo andare via anziché sentire starnazzare lei e le oche». Mi scosto un po' e mi volto per guardarlo in viso. Grosso errore. Peeta mi sorride, sornione, si china per baciarmi. Mi porto una mano davanti alla bocca, sperando che si fermi, ma è tutto inutile visto che all'ultimo devia e ritorna a baciarmi il collo. Sento la sua lingua sulla mia pelle, poi mi mordicchia con delicatezza, rendendomi soltanto più complicato respirare, ma cerco di scacciare l'idea di andare oltre. Non ora. E poi perché dovrebbe piacermi tanto? Insomma, sta facendo finta di mangiarmi. Non dovrebbe essere così... eccitante. Dovrebbe farmi rivoltare lo stomaco soltanto l'idea.
«Vuoi proprio andare?» Mi alita addosso ed il suo odore mi colpisce le narici. Sa di pane e di tempere. E vorrei rispondergli di no perché effettivamente non ho voglia di partecipare ad alcuna stupida festa, ma è Effie ed in fondo le voglio bene.
«Sì». Sospiro in un qualcosa che sembra quasi uno sbuffo e non so perché questo lo faccia tanto ridere, probabilmente perché sa che preferirei stare a casa. A fare altro e non necessariamente quello che Peeta propone.
«D'accordo, allora». Si allontana di scatto, con la sua solita nonchalance, dando l'impressione che non vedesse l'ora di andare via, di lasciarmi andare. Odio quando fa così, quando la sua vena dispettosa prende il sopravvento su di lui. Come quando nell'arena mi disse che avrei potuto baciarlo ogni volta che volessi, visto che eravamo innamorati pazzi l'uno dell'altro. Non che non sia vero, ora. Perché adesso cerco sempre un pretesto per toccarlo o appoggiare le mie labbra sulle sue. E quello che più mi piace di lui è la sua sicurezza che, in qualche modo, trasmette anche a me. È genuino con i suoi sorrisi, le sue battute ed i suoi sentimenti. E finalmente ne riesco ad apprezzare tutte le qualità.
E ha scelto me. Mi ha scelta senza nemmeno conoscermi, mi ha scelto ancora, dopo, quando non mi fidavo di lui e credevo cercasse soltanto di uccidermi, e ancora una volta, quando ha combattuto contro il depistaggio per ritrovarsi, ma anche per ritornare da me. Non che ora non abbia episodi, forse li avrà per sempre, ma riesce a gestirli. Ma mi ha scelto, ancora ed ancora, anche quando aveva scoperto che la mia era stata solo una finta per gli sponsor. Ma lo era davvero, poi? Ogni tanto me lo domando e non riesco a trovarne risposta, ma non è più importante adesso. Anche se ancora non gliel'ho mai detto, ora è diventato lui la mia ragione di vita, proprio come un tempo lo era Prim.
Pensare a lei mi fa ancora un gran male, ma come mi ha detto Peeta ormai anni fa: «Reagisci, Katniss. L'ho fatto io, puoi farlo pure tu. Il dolore resterà sempre con te, ma puoi onorarli soltanto combattendo contro questa tua apatia, ricordandoli con amore». Quelle sono state quasi parole magiche perché, anche se all'inizio non avevo dato loro peso, con il tempo ho capito che Primrose non avrebbe mai voluto che diventassi come la mamma. Quindi mi sono fatta forte e, gradualmente, con l'aiuto di Peeta e lui con il mio, abbiamo ricominciato a vivere. Non viviamo una vita avventurosa, tanto meno ricca, o povera, ma è una vita. Un vita calma, con qualche suo episodio a movimentare un po' le cose che mi fa cadere nello sconforto, nella paura di perderlo e nell'apatia, ancora una volta, pensando che prima o poi – non c'è niente che possa fare – rimarrò da sola, senza nessuno al mio fianco. E sarebbe giusto perché come Haymitch mi disse tanto tempo fa, non meriterei Peeta nemmeno tra cento vite.
Si chiude i bottoni dei polsini e quando rialza il mio sguardo, incontrando il mio, mi regala un altro sorriso. Sembra sereno, ma non posso sapere cosa si nasconda dentro la sua testa. A volte penso che si sforzi per sembrare sempre calmo e sereno come ora. Peeta lo farebbe, per me. Nasconderebbe i suoi sentimenti per cercare di non turbarmi.
Presa come sono dai miei pensieri, non lo sento avvicinarsi. Io mi ero accostata al portagioie – un regalo ovviamente di Effie – il cui esterno è in legno di mogano, ovviamente, e contiene soltanto un anello, quello che Effie stessa mi ha regalato per un mio precedente compleanno. Lo indosso un po' controvoglia, non mi piace non avere le dita libere. È quasi come se fosse una costrizione dover avvolgere il dito in un metallo. Sento un brivido quando la gonna mi accarezza la coscia e mi volto trovandomi il viso di Peeta poco distante da me. Sussulto, presa alla sprovvista e difficilmente accade. Il sorriso sornione sul suo volto ne è la conferma.
«Avevi la gonna un po' alzata». Afferma, posando le sue labbra all'angolo delle mie.
Al diavolo la festa di Effie. E lui lo capisce perché il suo sorriso si accentua e mi aiuta a sedermi sul comò.
Le mie mani trovano subito i suoi riccioli, mentre le sue sono nervose sui miei fianchi, e la nostra bocca si incontra subito, frenetica. Questo è uno di quei momenti che collego ai giorni vuoti, quando la fame è talmente tanta che non ti abbandona mai. È lo stesso con questi baci, ci sono momenti in cui non mi bastano mai. Le mie gambe cingono i fianchi di Peeta e mi sporgo un po' portandomi a contatto con il suo cavallo. Siamo ancora vestiti e stiamo perdendo tempo nel far crescere la tensione ed il desiderio. Come se non avessimo fretta, ma l'abbiamo, e cerco di farglielo capire sbottonandogli alla cieca i polsini, poi i bottoni della camicia. Accarezzo il suo petto, la sua pancia e stringo nelle mie mani i fianchi, come per dargli qualche pizzicotto, ma soltanto con l'intenzione di avvicinarlo ulteriormente a me.
Peeta porta le sue mani sulle mie natiche affinché nessuno dei due perda la presa e, con ancora le gambe strette intorno a lui, mi conduce nel letto posto nell'altra direzione. Espiro l'aria dai polmoni quando la mia schiena viene in contatto col materasso che, pur essendo morbido, mi fa scattare. Mentre Peeta ne approfitta per eliminare la camicia dall'equazione, io mi volto di schiena, cercando di tirare giù la zip, senza risultato, è troppo lunga. Mi aiuta lui e ritorno alla mente a poco fa, quando mi aveva aiutato a chiuderlo ed al fatto che ci sarebbe una persona che attende il nostro arrivo, impaziente. Sappiamo bene tutti e due che Effie Trinket ama la puntualità e noi, come due figli disubbidienti, ci divertiamo a farle i dispetti. Ma non è soltanto questo che ci spinge a ritardare.
Alzo le braccia al cielo e Peeta mi sfila l'abito. Rimaniamo lì, sentiamo il telefono cominciare a suonare, smettere di farlo, ricominciare altre tre volte. Sentiamo qualcuno battere sulla porta, ma non importa. Non esiste il mondo all'infuori di noi due. Ci siamo soltanto noi. Io e Peeta. Nessun'altra sensazione se non il calore sprigionato dalle nostre carezze, né alcun sentimento se non la passione e l'amore. Perché lo amo e lui ama me.
E non so se tutti siano come lui, o se a volte la violenza del depistaggio, il volermi fare male affiora nuovamente nella sua mente, ma ci sono certi momenti, certi attimi, che la dolcezza lascia il posto alla frenesia e sembra che il tempo sia accelerato, che abbia paura di perdersi o di perdermi ed allora velocizza i suoi movimenti che poi creano attrito tra i nostri corpi. Ma non mi dispiace, non mi crea alcun problema. Io cerco di seguire il suo ritmo aiutandolo e cercando di fargli provare ciò che lui provoca in me. Gli voglio dare piacere tanto quanto lui lo dona a me.

Ci presentiamo alla festa con almeno due ore di ritardo, proprio nel momento del taglio della torta e soltanto perché l'aveva fatta Peeta e la doveva ancora consegnare.
Nessuno ci fa domande, ma ci osservano con sguardi accusatori. Effie per prima. Noto Haymitch sorridere compiaciuto ed alzare il bicchiere in mia direzione quando i nostri sguardi si incontrano. So cosa mi voglia dire e non riesco a nascondere il rossore delle mie guance perché avrò anche acconsentito a fare tardi, ma l'imbarazzo, ora, è palpabile. La camicia di Peeta è stropicciata, i miei capelli legati dalla treccia anche se Effie aveva trascorso il pomeriggio per farmi la messa in piega. Il trucco è stato fatto velocemente e dalla mia mano inesperta, e soltanto perché Effie mi ha fatto promettere di mettere un po' di matita per occhi e lucidalabbra. L'unica cosa rimasta al suo posto è l'anello che continua a fasciarmi l'indice.
«La vostra maleducazione non ha limiti!» Esclama Effie a festa conclusa, quando gli invitati – quasi tutto il Distretto 12 – se ne sono andati. «Avevate preso un impegno! E siete riusciti ad arrivare in ritardo, quando voi dovevate portare la mia torta!» Fa una piccola pausa, la testa che muove in segno di disapprovazione. «A proposito, era bellissima. Grazie mille, Peeta!» Continua con voce più calma e dolce, poi torna a guardare me e penso che mi odi. «Quanto a te, signorinella! Sono sicura che è colpa tua per questo mega ritardo! Avrai sicuramente fatto i capricci e...»
Si blocca quando la mano di Haymitch stringe il suo avambraccio. «Lasciali in pace, se la festa non fosse stata in casa mia anche io l'avrei saltata, dolcezza».
«E tu sempre a difenderla!» Scaccia la mano con una scrollata e riprende a guardare la sottoscritta. Eh, sì. Sono sempre io la cattiva compagnia, colei che muove le persone affinché facciano ciò che voglio. E non posso nemmeno dire che non è vero perché se no dovrei entrare nei dettagli e dire che Peeta mi ha... mi ha corteggiata con... non riesco nemmeno a formularne la frase.
«È stata colpa mia, Effie. Purtroppo ho avuto degli intoppi con la torta e ho impiegato di più a finirla». Lui sì che sa inventarsi scuse plausibili e che sembrano assolutamente vere. Peccato che Haymitch non ci creda e grugnisca qualcosa in risposta. Effie, invece, arriccia la bocca per poi schioccare la lingua.
«Ormai è andata così. Non importa cosa sia successo realmente».
Alla fine, siamo riuscita a giocarcela bene, Peeta l'ha fatto, io sono rimasta zitta ad annuire alla sue parole.
Quando rientriamo a casa mi sento stanchissima, vorrei soltanto prendere il letto, se non fosse che so che arriveranno gli incubi. Dormire è sempre più difficile anche stretta tra le braccia di Peeta. Gli incubi sono sempre presenti, a volte più vividi che mai. Ed anche se vorrei soltanto chiudere gli occhi ed addormentarmi, spesso cerco di rimandare il più possibile quel momento, terrorizzata di ciò che mi attende. Così, cerchiamo sempre nuovi modi per rimandare quel momento.
«Ti preparo un bagno?» Mi domanda senza alcuna malizia nella voce.
«So prepararmelo anche da sola, grazie». Rispondo senza alcuna intonazione, un po' scocciata dal suo essere disponibile a fare quello o quell'altro.
«Oggi volevo provare il bagnoschiuma al cioccolato e frutti di bosco. Effie dice che rende la pelle morbida e vellutata».
Rido nel sentirgli imitare la voce acuta di Effie e devo ammettere che non gli viene nemmeno male. Ogni sera cerca qualche pretesto per farmi ridere, o almeno sorridere. Vuole tirarmi su il morale, sapendo che questo è il momento del giorno che odio maggiormente. Come quando, sentendolo sussurrare il mio nome nel sonno, comincio a baciargli tutto il viso e stringerlo con più fermezza così che possa sentire che io sono lì, vicino a lui, insieme a lui. Oppure quando vuole a tutti i costi fare il bagno con me, come questa sera, ed io gli insapono i capelli con lentezza perché so che si rilassa, come io mi rilasso nel sentire le sue braccia durante la notte.
Con la nostra presenza, le nostre azioni ed i nostri sentimenti, abbiamo ricominciato lentamente a vivere. Come lui vive per me, io vivo per lui.
Ci infiliamo sotto le coperte, mi stringe a sé come ogni notte e ci scambiamo il solito bacio della buonanotte, sperando così di esorcizzare ognuno gli incubi dell'altro. Non funziona, ma non importa.
«Ti amo». Mi sussurra all'orecchio ed il mondo mi sembra un luogo un po' meno triste. Non so come faccia, ma ogni sua parola è come un anestetico per i miei mali e mi ritengo una delle persone più fortunate della terra per essere riuscita a ritrovarlo, anche dopo averlo dato per spacciato. Non so proprio dove sarei se non ci fosse lui a tenermi in piedi, a darmi la spinta per alzarmi in piedi ogni mattina, a donarmi la forza di vivere.
«Anche io, Peeta». Rispondo, stringendomi maggiormente a lui, come se ciò potesse nascondermi alla sua vista, come se fosse un mio nascondiglio segreto. Perché ogni volta che rispondo a queste sue due parole, la Katniss che non capisce cosa provi torna in superficie e si chiede perché debba amare qualcuno se poi ci sarà il male a portarti via tutte le gioie. Ma non voglio pensare di perdere Peeta, come non posso fare finta di nulla e cercare di chiudere i miei sentimenti dentro di me. Anche se scappo da loro, rimarranno sempre lì. Dentro di me. Pronti ad esplodere.

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La carne è debole. E diciamocelo, Katniss ha Peeta. Peeta. È normale che prima o poi si lasci andare, no?! u.u Eh, no, perché non capisco come non gli sia saltata addosso non appena l'ha visto. u.u
A parte i miei scleri da fangirl innamorata, volevo scrivere una sorta di rossa sui nostri amorini – che poi non mi sembra rossa, ma arancione, visto che non sono entrata poi nei dettagli – e poi perché credo che Peeta sia, uhm, un po' impetuoso. Diciamo che è bravo, dolce, ma da quando ha il via libera di Katniss e vede come a lei non dispiaccia certo... certe attenzioni... le piace stuzzicarla :3 E poi lo sappiamo che lui ci sa fare, non era colui che riusciva a rapire i capitolini con le interviste? Con il suo umorismo? Eh, non credo che abbia soltanto quello. ;) Come sappiamo bene quanto sia abile con le mani :3
Spero che i personaggi siano IC :3 Ho cercato di mantenere Katniss il più IC possibile, pur facendole desiderare Peeta e tutto il pacchetto Peeta. E ci sono anche Effie e Haymitch ♥ No. Non me li aspettavo, sinceramente. XD
Uhm, che altro dire? Non lo so. :0 E' stato abbastanza difficile scriverla, perché mi sono bloccata una volta. :° E odio bloccarmi perché di solito non riesco a proseguire. T_T Spero di non aver fatto troppi casini xD
Baci
Deb
   
 
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