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Autore: Midnight the mad    01/02/2014    5 recensioni
Un vecchio diario trovato per caso, una pagina che racconta una storia di cui non c'è memoria.
Un segreto che centinaia di persone proteggerebbero con la vita, e che altrettante sarebbero disposte a rubare allo stesso prezzo.
Una scelta sbagliata, un potere perduto.
Come puoi scegliere da che parte stare?
E, soprattutto, come puoi essere certo di stare facendo la cosa giusta, se sai di non poterti fidare neanche di te stesso?
"Lo guardai. - Credo che tu non pensi davvero quello che stai dicendo. -
- E come fai a saperlo? Sai che non ho mentito. -
- Sì, ma so anche che non l'hai fatto neanche prima. Non hai mentito, quando hai detto che mi amavi. -"
"- Per proteggere te. E' per questo che l'ho fatto, dannazione! -
- Ah, davvero? Secondo me non è la verità. Secondo me l'hai fatto solo per proteggere te stesso, la tua felicità. Non ti è mai importati di quello che ne sarebbe stato di me. -
- Loro volevano ucciderti. - sussurrò, gli occhi lucidi.
- Anche tu mi hai uccisa. Non sono più io, questa, accidenti! Come fai a non rendertene conto? -"
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! :)
Questa storia è nata da un sogno... e anche da una pagina di diario ;) Spero che vi piaccia, e avverto che le recensioni non mi fanno schifo ;)
P.S. Il prologo è cortissimo, lo so, ma prometto che i prossimi capitoli saranno più lunghi.
P.P.S. Uso un numero incalcolabile di faccine negli "Angoli Autrice". RassegnateviXD

PROLOGO
Era una vecchia stanza. Dico vecchia perché le pareti erano grigiastre, come se la vernice bianca che le ricopriva, negli anni, si fosse sporcata di polvere.
C’erano tante cose, dentro. Penso che fosse una specie di camera da letto, visto che c’era, appunto, un letto. Niente di che, era sfatto, le lenzuola stinte per metà gettate sul pavimento, che quasi non si riusciva a vedere per via della quantità di oggetti, soprattutto vestiti, che c’era sparsa sopra. C’era anche una scrivania, appoggiata su una piattaforma rialzata alla quale si arrivava tramite una scaletta di legno. Anche il legno della piattaforma era vecchio, scolorito, qualcosa di scadente sin dall’inizio, probabilmente.
Ah, e poi c’era l’attaccapanni.
Era stranamente alto, e stracarico di roba. Cappotti, per lo più, ma strani, lunghi, soprattutto. Somigliavano vagamente a quello che ero abituata a vedere addosso a Sherlock Holmes nei film, soprattutto uno, che però era di un assurdo rosa shocking, troppo accesso per una stanza del genere, che in generale era piuttosto spenta. Un altro era un impermeabile beige, o qualcosa di simile. Tutti i cappotti erano abbandonati uno sopra l’altro, accatastati, come se fossero caduti e qualcuno li avesse rimessi tutti sopra l’attaccapanni in fretta e furia, a bracciate.
E dietro l’attaccapanni, quasi completamente nascosta dai cappotti, c’era la porta.
Era piccola, e lievemente sollevata da terra, dipinta di una vernice scrostata blu scuro. Ci si arrivava tramite una scaletta dai gradini così stretti che bisognava stare sulle punte dei piedi per riuscire ad appoggiarcisi senza cadere all’indietro. La porta era bassa, bisognava abbassarsi per passarci.
E, dentro...
Dentro mi svegliavo.
  
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