Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: millyray    01/02/2014    1 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO QUARANTACINQUE

Stavano camminando da ore ormai, erano stanchissimi e quel che era peggio avevano l’impressione di non star andando da nessuna parte ma di star girando continuamente attorno. Erano sperduti in mezzo ad un bosco, o meglio, sembrava più una foresta tropicale, piena di alberi e l’erba era talmente alta che faticavano a camminare.

John si fermò per riprendere fiato e si asciugò il sudore dalla fronte. Portò lo sguardo al cielo, scorgendo il sole attraverso i rami degli alberi.

“Stai bene?” gli chiese Frank, in piedi dietro di lui.

Il ragazzo si riscosse d’un colpo e si voltò a guardare il padre, annuendo debolmente. “Sì, sì”.

“Vuoi che la porti io?” si offrì l’uomo, indicando lo zaino che il ragazzo aveva sulle spalle.

“No, ce la faccio”.

Il biondino riprese il cammino seguendo gli altri che erano davanti. James, con la carta in mano, apriva la fila e dietro di lui c’erano Harry e Sirius che l’aiutavano a capire qual era la strada da prendere e subito dopo procedevano Joel e John e Frank. Quest’ultimo, però, fece una rapida corsa e in poche falcate raggiunse i due uomini davanti.

“Ragazzi, dovremmo fare una pausa”, disse “e mangiare qualcosa”.

James arrestò il cammino e rifletté sulle parole dell’amico; effettivamente non aveva tutti i torti, anche lui sentiva un certo languorino. Durante tutto quel tempo aveva continuato a camminare per inerzia e i piedi gli dolevano.

Alla fine decisero di fermarsi per un po’ e trovarono riparo sotto ad un albero, accomodandosi per terra o sulle rocce, e tirarono fuori quello che avevano portato da mangiare.

“Siamo sicuri che sia la strada giusta? A me sembra che stiamo girando in tondo”, fece John, addentando un pezzo di pancetta.

“La mappa dice che è questa”, lo rassicurò Potter senior, frugando nel suo zaino.

“Sempre se la stai tenendo nella posizione corretta”, lo prese in giro Frank mostrandogli un sorrisetto malizioso.

“Spiritoso!”

Dopo quel breve scambio di battute, restarono a mangiare in silenzio, ognuno perso nelle proprie riflessioni. Evitavano persino di guardarsi, forse anche per la troppa stanchezza.

 

Emmie lesse velocemente i procedimenti che seguivano nella ricetta per i souflè, mescolando con energia la crema contenuta in un pentolino. Non aveva scelto dei pasticcini semplici, però aveva bisogno di distrarsi un po’ e di sfogare in qualche modo la sua ansia. E poi JamesRemus adorava i soufflè e, siccome non riusciva a mangiare niente, magari con quelli ci sarebbe riuscito, a mettere qualcosa nello stomaco, oltre che a farsi venire il buon umore.

Tirò fuori le piccole ciotole in cui avrebbe infornato i dolcetti e osservò se la sua crema fosse pronta. Magari un altro paio di rimestamenti potevano starci, con i soufflè bisognava stare attenti.

In quel momento venne raggiunta in cucina da Teddy che, senza dirle una parola, si accasciò su una sedia con aria piuttosto stanca. Come biasimarlo? Quella notte c’era stata la luna piena e ancora soffriva i postumi della trasformazione.

Emmie fece finta di niente, non voleva disturbarlo con domande inutili e di certo non gli avrebbe chiesto come stava, la domanda era più che scontata. Così continuò a rimescolare la crema, sentendosi lo sguardo del fratello addosso.

“Fai i soufflè?” le chiese lui.

“Sì, per James. Ma magari li mangia anche qualcun altro”.

“Sei gentile”.

La ragazza gli sorrise teneramente e poi posò la crema per accendere il forno. Rilesse un’ultima volta la ricetta per controllare di non aver scordato niente e infine riportò di nuovo lo sguardo sul fratello.

“Sei andato a trovare James?”

Teddy abbassò lo sguardo mentre un certo senso di colpa lo pervadeva. No, non ci era ancora andato e non ne aveva il coraggio. Gli faceva male vederlo soffrire e, soprattutto, ciò gli avrebbe acceso immediatamente la consapevolezza che… che… no, non doveva pensarci. Gli altri erano tutti sicuri che si sarebbe salvato, perché non poteva crederci anche lui? Perché doveva essere sempre così pessimista?

“Dovresti andarci. Gli farebbe piacere”, lo incoraggiò la sorella, infornando i soufflè.

Il ragazzo decise di seguire il suo consiglio, perciò, prima di ripensarci, si alzò dalla sedia e corse su per le scale.

Arrivato in camera di JamesRemus, trovò l’amico seduto sul letto, appoggiato a molti cuscini, intento a scrivere qualcosa su un blocchetto. Il licantropo esitò sulla soglia per osservarlo un po’ da lontano. Ad un tratto il moro alzò lo sguardo e, quando lo vide lì, inarcò le sopracciglia.

“Guarda che puoi entrare, non ho la lebbra”, scherzò, allargando le labbra nel suo tipico sorriso malandrino.

Allora Teddy si avvicinò al letto e ci salì sopra, sedendosi accanto all’amico a gambe incrociate.

“Stai scrivendo una nuova canzone?” chiese a bassa voce.

“Ci sto provando, ma ho un po’ di nausea”.

“Vuoi che scriva io?”

James lo guardò dritto negli occhi color caramello. “No, non serve. Tanto non ho ispirazione”. Scivolò sui cuscini andando a sdraiarsi un po’. “Pensavo che non saresti venuto. Mancavi solo tu al mio capezzale”. Tentò di sdrammatizzare con una risatina, ma tutto quello che ne uscì fu un colpo di tosse.

“Mi dispiace”. Teddy abbassò lo sguardo, sentendosi gli occhi pungere per le lacrime. Non era uno che piangeva di solito e in parte era anche colpa del suo essere licantropo. A volte si sentiva peggio di una donna incinta.

“Ehi!” lo chiamò l’amico, allungando una mano verso di lui. “Non ti sto accusando”, lo rassicurò. “Era una battuta. Dai vieni qui”. James alzò un braccio per fargli spazio, in modo che l’altro potesse stenderglisi accanto e poggiare la testa sulla sua spalla. Il Metamorfomagus non se lo fece ripetere due volte e si strinse forte al moro. Gli piaceva stargli vicino e spesso avevano dormito abbracciati, fin da quando erano piccoli. E lo stesso valeva per James; il corpo di Teddy era caldo e terribilmente comodo.

“Mi prometti una cosa?” gli chiese Black.

“Cosa?”

“Ti prenderai cura di Ariel e Joel?”

Teddy esitò un attimo prima di rispondere. Non voleva fare quella promessa perché ciò avrebbe significato che accettava una cosa che non avrebbe mai voluto accettare, ma allo stesso tempo voleva accontentarlo.
Aveva sempre immaginato che sarebbero cresciuti insieme, che sarebbero rimasti amici per tutta la vita e che avrebbero raggiunto la vecchiaia insieme, sostenendosi nei momenti felici e tristi della vita. E poi era persino certo che lui sarebbe morto prima di James.
Però erano in guerra e in guerra poteva succedere di tutto.

“D’accordo”, rispose infine, cercando di tenere la voce il più ferma possibile. Ma la verità era che le lacrime avevano preso a scorrergli lungo le guance e non aveva certo intenzione di farlo capire all’amico.
Come avrebbe fatto senza di lui? Non riusciva nemmeno a pensarci…

 

Charlie e Severus si materializzarono nel salotto di Grimmauld Place, trovando solo Victoire che sedeva su una poltrona e leggeva un libro.

“Ciao, Vicky”, la salutò il ragazzo un po’ frettolosamente. “Abbiamo portato la pozione”.

“Bene. Mettetela in cucina”.

Il professore si diresse subito verso la porta della cucina, con la pozione ben stretta in mano. Charlie invece rimase con l’amica, sedendosi sul divano.
La ragazza poggiò il libro sul tavolino e si scostò i lunghi capelli biondi.

“Come sta?” chiese il moro, senza specificare a chi si stesse riferendo ma era chiaro.

“Per ora resiste”, rispose lei. “Ma spero che i ragazzi arrivino presto.

“Lo spero pure io”.

“Sei preoccupato?”

“Tu no?”

Victoire rimase a fissarsi le mani pensierosa. Tutta quella situazione rendeva nervosa anche lei. Ne avevano viste di cotte e di crude nel loro tempo, ma nessuno di loro aveva rischiato la vita né comunque si era ritrovato sul punto di morte.
E aveva paura…

 

Si erano rimessi in cammino già da un’ora e finalmente si erano liberati di quella foresta e quell’erba che arrivava fino alla vita per giungere però a una zona in salita. Quindi non è che la cosa fosse cambiata tanto. Però almeno si erano riposati e avevano mangiato un po’.  

“Ehm…”, bofonchiò John, cercando di attirare l’attenzione degli altri.

“Che c’è?” gli chiese Harry, preoccupato che ci fosse qualcosa che non andava.

Il biondino assunse un’espressione mortificata. “Devo fare la pipì”.

Sirius si sbatté una mano in fronte e gli altri sospirarono. “Non potevi farla durante la pausa?” lo rimproverò Joel.

“Ma prima non mi scappava”.

“D’accordo, d’accordo!” esclamò Frank prendendo in mano la situazione prima che gli altri si mettessero a litigare. “Falla qua”.

John mise a terra lo zaino e si avvicinò a un cespuglio slacciandosi i pantaloni. Gli altri restarono ad aspettare, non mancando di guardarsi un po’ attorno. Non avevano ancora ricevuto nessun attacco e non avevano incontrato trappole e questo li preoccupava assai. Quando qualcosa filava tutto liscio allora non era mai un buon segno.

Quando il ragazzo ebbe finito e si fu pulito le mani sui jeans, James guardò un’ultima volta la mappa e la chiuse. “Adesso dovrebbe esserci un ponte. Voi ne vedete uno?”

Sirius alzò una mano indicando un punto non molto lontano. “Quello è un ponte?”

Gli altri guardarono nella direzione che l’uomo stava indicando, constatando che sì, si trattava di un ponte.
Corsero in quella direzione ma quando lo videro, rimasero un po’ raggelati: il ponte non era proprio stabile, anzi, il vento lo stava facendo oscillare pericolosamente e mancavano un paio di assi qui e là. Per non parlare del fatto che era lungo, almeno tre metri, e copriva il passaggio che andava da una sponda all’altra, tra le quali turbinava un fiume impetuoso, spinto da una forte corrente.

“Bene”, commentò Frank, controllando che non ci fosse una via d’uscita più sicura.

“Direi che ora ci tocca sfidare la gravità”.

“E se attraversassimo uno alla volta?” propose Sirius.

“Ci metteremmo troppo”.

“Allora andiamo due alla volta”.

Decisero che quella era la soluzione migliore, perciò i primi ad avviarsi furono John e Joel. Ma appena ebbero attraversato mezzo metro, il vento si alzò ancora più forte facendo dondolare il ponte instabile ancora di più. I due cercavano di reggersi alla ringhiera, ma stare sul bordo del ponte non era proprio un’idea saggia.
Si muovevano a piccola passi, attenti a non mettere un piede in fallo, ma ad ogni asse si sentiva scricchiolare qualcosa e temevano che presto o tardi il ponte avrebbe ceduto. Cosa che infatti successe: Joel mise un piede su un asse rotta e quella crollò sotto di lui, facendo precipitare il ragazzo di sotto che scomparve in un battibaleno.

“Joeeeeeeel!” gridò John, gli occhi spalancati e il vento che fischiava nelle orecchie.

 

 

MILLY’S SPACE

Ce l’ho fatta!

Lo so, lo so, è veramente da tanto che non aggiorno questa fanfiction, ma vi confesso che ero poco ispirata a mandarla avanti. Sono anche stata presa da un’altra storia, nel fandom di Sherlock (si intitola “It’s elementary, Watson. The fact that I love you”, se volete darci un’occhiata), però mi dispiace aver aggiornato così tardi. Tenterò di non farlo più succedere.

Va bene, non sto a rompervi troppo.
Spero mi lascerete qualche recensione e vanno bene anche minacce di morte ^^

Un bacione,
Milly.

FEDE15498: wow, sono contenta che le mie storie ti facciano questo effetto ^^ spero non fosse niente di brutto la cosa che ti ha spaventata. Ahaha, John sarà anche un pirla ma noi lo adoriamo proprio per questo, vero, Charlie? ^^ Charlie: “Eh? John? Io non adoro John”.
Sese… va be’ ^^ un bacione, M.

PUFFOLA_LILY: oddio, spero tu non ce l’abbia con me per questo mega ritardo. Scusa, davvero. *si fustiga da sola* Purtroppo per James e Jolie dovrai aspettare il prossimo capitolo, mi sa… ma arriveranno anche loro, non ti preoccupare.
Fammi sapere, un bacio. Milly.

POTTER_92: guarda che ti vedo lo stesso anche se entri di soppiatto ^^ James, Jolie, accuccia! Purtroppo nemmeno io mi sono fatta sentire per un po’, I’m so so so so so sorry. Tuttavia, spero di aver rimediato con questo capitolo.
Che cosa ne pensi?
Un abbraccio stritolaossa. Milly.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: millyray