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Autore: Sophias Doll    02/02/2014    0 recensioni
Aprii la porta cigolante e mi si schiuse un sorriso sul volto quando era intento a lucidare la sua chitarra malconcia. Al Forno la vendevano per 432 rubie e inutile dire che risparmiò per anni soldi guadagnati non cacciando ma svolgendo lavori qua e là nel Distretto 12 per comprarla.
“Sei sempre più bravo. Quando ti potrò chiedere un autografo?” Gli chiesi ridendo. Stranamente né mi rispose né sorrise ma appoggiò la chitarra a terra. Si avvicinò a me con passo lento e posò le sue mani sulle mie guance lattee “Mi devi promettere che non parteciperai mai e poi mai agli Hunger Games.” Sospirai e tolsi i suoi palmi dal mio viso per poi cingergli le spalle con entrambe le braccia.
“Sai che non lo possiamo decidere noi. Se ci toccherà partecipare agli Hunger Games però promettimi che rimarremo sempre insieme e non cercherai mai di uccidermi.”
“Te lo prometto, Katnip.”
Storia ispirata a Hunger Games e Battle Royale.
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Hunger Games



I Promise.
Rimasi immobile, accuratamente nascosta dietro un castagno ingiallito.
Dalla faretra sguainai una freccia leggera e veloce ma proprio quando tesi per la millesima volta la corda bianca dell’arco il coniglio, intento a mangiare una carota, scappò via spaventato dal passo inesperto di una terza persona.
Non dovevo stare lì. Se mi avessero trovata nel bosco mentre cacciavo i Pacificatori mi avrebbero ammazzato. Era illegale andare a caccia nel polveroso e fatiscente Distretto 12 ma se quello era l’unico modo per evitare lo sguardo affamato dei bambini dell’orfanotrofio avrei corso il rischio di qualche frustata.
La persona si avvicinava con passo pesante e quando avvertii la sua presenza dietro un albero distante da me qualche decina di metri mi inoltrai nella foresta correndo a perdifiato, cosciente di svegliare tutti gli animali che entro quella sera sarebbero stati serviti cotti su un piatto.
Mi arrampicai sul castagno più alto che intravedevo e una volta coperta dalle foglie ancora verdi mi sistemai comoda in una biforcazione attendeno con ansia l’arrivo della persona che mi seguiva.
Rallentai il respiro e lo resi più leggero quando una freccia sfiorò di poco il mio collo e si incastrò in un ramo più alto. C’era mancato un soffio. Immobile, squadrai la freccia rossa che mi stava per uccidere e sorrisi all’idea di sapere a chi appartenesse quella freccia unica nel suo genere. Louis.
Vidi una figura scura aggirarsi sotto l’albero, ero coperta dalle foglie dorate ma i miei capi sporchi di polveri e cenere sarebbero saltati all’occhio tra quel gruppo lucente. Saltai con grazia da un ramo all’altro e quando fui sicura che il ragazzo dai capelli castani non mi avesse visto, scagliai una freccia che non scoccò per poco sulla sua spalla scoperta.
Si girò attorno e in quel momento mi lasciai cadere a braccia aperte dal ramo secco che mi aveva ospitato per quegli istanti e caddi sopra a lui che anche se colto alla sprovvista non tardò a prendermi al volo.
“Oh mio Dio! Un Pacificatore si salvi chi può!” Urlai teatralmente divincolandomi dalla sua stretta. Ammirai i suoi occhi cristallini che con la luce del sole, tipica del cielo estivo del Distretto 12, brillavano come delle pietre preziose.
“Sa Signorina Everdeen che non dovrebbe andare a caccia? Le potrei infliggere una grave punizione nella piazza principale del Distretto.” Modificò la voce rendendola più bassa, tanto bassa da farmi ridere.
“Che tipo di punizione, Signor Pacificatore?” Domandai con la voce da bambina.
“Questa.” Allargò le braccia e mi fece cadere a terra. Strillai dal dolore e  massaggiai con calma il mio fondoschiena dolorante. Proprio quando stava per scappare dalla mia ira gli feci uno sgambetto che lo costrinse a terra assieme a me. Mi misi a cavalcioni su di lui e tesi l’arco davanti al suo naso, consapevole che non l’avrei mai centrato visto le mie larghe risate che non mi permettevano di stare immobile.
“Prima mi avevi quasi preso, razza di idiota.” Poggiai l’arco a destra del suo capo e gli tirai amichevolmente un orecchio.
“Sapevo che l’avresti schivata, Katnip.” Katnip. Mi dava i brividi questo soprannome. Mi chiamava così perché la prima volta che ci incontrammo io, molto intimidita dalla sua figura, sussurrai il mio nome. Lui non lo capì e lo scambiò per Katnip.
Rise e ribaltò la situazione così ritrovandomi sotto di lui. Aveva una foglia di castagno fra i capelli ma rimasi in silenzio, beandomi alla vista del suo volto dai tratti delicati incorniciato dai capelli castani e adornato dagli occhi azzurri come il mare.
“Muori Louis!” Gli dissi all’orecchio mentre mi divincolavo dalla sua stretta.
“Non se non mi ammazzi tu prima.” Si alzò da me e si spolverò i pantaloni marroni pieni di toppe dai colori sgargianti. Mi tese una mano e mi sorrise, la afferrai saldamente e mi alzai con il suo aiuto.
“Judith mi ha detto di cercarti. I mocciosetti hanno fame.”
“Andiamo a sfamare i pargoli.” Soffiai rassegnata “Ho preso 7 scoiattoli e due conigli tu?” Gli confidai mentre lo stomaco brontolava terribilmente, cosciente che di quei sette scoiattoli solo una minima parte sarebbe entrata nella mia pancia.
“Un fagiano e cinque scoiattoli.” Rispose a petto gonfio mentre gli davo un colpetto al braccio e gli lanciavo un’occhiata soddisfatta. Noi due avevamo il compito di portare cibo, cacciato illegalmente, all’orfanotrofio di cui eravamo ospiti da dieci lunghissimi anni in cambio di qualche rubia rovinata.
“Ci darà almeno tre rubie. Non sei felice?” Annuii energicamente e mi alzai in punta di piedi per poi stampargli un bacio sulla guancia.

 
***

“Buon appetito a tutti.” Esclamò Judith, seduta comodamente sulla sua sedia, iniziando a mangiare la sua porzione di scoiattolo selvatico con le olive verdi. Era il suo piatto preferito ma comunque preferiva lasciarlo ai ragazzini più piccoli che dovevano crescere sani e forti. Aveva sempre amato i bambini e il tipico focolare domestico così sedici anni fa aprì un orfanotrofio nel Distretto 12 e cominciò ad accogliere nell’edificio pericolante tutti i bambini che non avevano genitori. Io e Louis eravamo uno di questi.
“Altrettanto.” Esclamarono all’unisono tutti i bambini unendo le voci in un coro angelico. Li guardai soddisfatta, si poteva dire che li avevamo allevati noi tre. Io, Louis e Judith. Soprattutto nell’ultimo periodo la povera Judith non godeva di ottima salute così eravamo io e Louis che mandavano avanti l’orfanotrofio visto che eravamo i ragazzi più grandi.
 Proprio accanto a Judith c’era il piccolo Mike seguito da Cassandra e Harold. Mancava qualcosa o meglio qualcuno. Ma certo! Mi sbattei una mano in fronte.
“Dov’è Chris?” Judith lasciò cadere la forchetta sul piatto creando un suono molto sgradevole che rimbalzò come una pallina di ping-pong per tutta la stanza. Portò lo sguardo sui bambini allineati a tavolo che, momentaneamente, avevano smesso di mangiare quell’ottimo stufato di fagiano. Con occhi colmi di terrore si alzò dalla tavola, lanciando il tovagliolo in un antro polveroso della stanza, che precedentemente si trovava sulle sue gambe magre.
“Lo vado a cercare.”
“Non ti preoccupare lo cerco io. Tu continua a mangiare, sei molto stanca.” Mi alzai dal tavolo “Ti seguo, Katniss.” Si offrì volontario Louis ad aiutarmi e a passo veloce lasciammo la stanza in cerca di Chris.
“CHRIS? CHRIS DOVE SEI?” urlammo in coro mentre guardavamo nei posti che a lui piacevano particolarmente. Come le siepi del giardino, dove una volta si era nascosto per un’intera giornata beccandosi dopo la paternale di Judith, la cesta dei giocattoli in legno marcio e la credenza della cucina.
“Io lo cerco in soffitta.” Avvertii Louis e con mano esperta abbassai la scaletta di acciaio che portava alla soffitta. “Io nello scantinato.” Appena entrai mi si chiusero le narici per tutta la polvere che vi era là dentro ma dovevo far finta di non notarla, consapevole che avessi contribuito anch’io a crearla, accatastando tutti i giocattoli rotti dei bambini invece che buttarli.
Ma ecco che sentii il rumore di un’esplosione e vidi  il muro illuminato da una luce bianca. Mi feci  spazio fra gli scatoloni e intravidi Chris mentre guardava la televisione come incantato.
“Eccoti piccola peste. Vedevi la televisione eh? Judith stava impazzendo!” Ma lui non mi rispose e indicò la televisione, alzai le sopracciglia scettica e mi sedetti con le gambe incrociate accanto a lui.
“Katnip l’hai trovato?” urlò Louis dal piano inferiore. “Si. Sto in soffitta. Sali!”
In televisione passava il telegiornale serale del Distretto 12, ovviamente diretto da  giornalisti rigorosamente provenienti da Capitol City. Odiavo Capitol City. Certo, non ci ero mai andata solamente perché era contro la legge viaggiare da un Distretto all’altro e farlo significava essere uccisi. Poi quando tanto tempo fa ci siamo ribellati contro questa ha deciso di cancellare per sempre il Distretto 13 dalle cartine geografiche, lui insieme a tutti i suoi abitanti.
Intravidi la testa di Louis sbucare dal pavimento e si sedette accanto a me lanciandomi un’occhiata perplessa.
“E anche la settantanovesima edizione annuale degli Hunger Games si è conclusa con la piccola vincitrice più sponsorizzata del Distretto 1. La piccola Lamp, infatti, dopo aver ucciso Liuk si è aggiudicata il primo posto.” La giornalista si fermò un attimo e si premette l’indice sull’orecchio, ascoltando gli ordini da un suo informatore. “Lo studio ci dice che possiamo vedere la vincitrice di questo edizione.”
La schermata si oscurò di colpo.
“Togli questa merda, Katniss.” Il tono fermo e roco di Louis mi fece sobbalzare. Odiava Capitol City, lui aveva contagiato anche me. Odiava quegli stupidi giochi e detestava qualunque persona o oggetto che rappresentasse solo lontanamente lo stato di Panem governato da un’atroce dittatura.
“Non si dice.” Stupito, Mike si mise una mano davanti alla bocca. Fra qualche anno lo avrebbe detto anche lui capendo cosa facevano gli abitanti di Capitol City per svagarsi.
“Questo è il camion che trasporta la piccola vincitrice, fra poco apriremo le porte e le chiederemo un’intervista.” Le ante del furgone si aprirono bruscamente e un urlo di dolore squarciò il brusio dei giornalisti. In fondo al furgone, in penombra, vi era un’esile figura a testa bassa che si dimenava come un animale in trappola mentre due uomini le tenevano le braccia ustionate.
“Lamp come è stato nell’arena?” La ragazzina alzò la testa e non ci volle nemmeno una frazione di secondo prima che io chiudessi gli occhi a Chris. Il volto sfigurato, l’occhio destro non c’era più mentre il viso era solcato da profondissime cicatrici e ustioni. Urla, urla forte.
E primi che io abbassassi il volume, Louis con un gesto lascivo spense la televisone.
“Basta ora! Andate a mangiare.” E nonostante la televisione fosse l’unica fonte di luce riuscii comunque a vedere il viso amareggiato e irato di Louis.
Scendemmo dalla soffitta e lui invece di tornare a mangiare se ne andò nella nostra stanza per dormire. O meglio per suonare.

 
***

Aprii la porta cigolante e  mi si schiuse un sorriso sul volto quando era intento a lucidare la sua chitarra malconcia. Al Forno la vendevano per 432 rubie e inutile dire che risparmiò per anni soldi guadagnati non cacciando ma svolgendo lavori qua e là nel Distretto 12 per comprarla.
“Sei sempre più bravo. Quando ti potrò chiedere un autografo?” Gli chiesi ridendo. Stranamente né mi rispose né sorrise ma appoggiò la chitarra a terra. Si avvicinò a me con passo lento e posò le sue mani sulle mie guance lattee “Mi devi promettere che non parteciperai mai e poi mai agli Hunger Games.” Sospirai e tolsi i suoi palmi dal mio viso per poi cingergli le spalle con entrambe le braccia.
“Sai che non lo possiamo decidere noi. Se ci toccherà partecipare agli Hunger Games però promettimi che rimarremo sempre insieme e non cercherai mai di uccidermi.”
“Te lo prometto, Katnip.”

 
Buongiorno.Buongiorno Un Cazzo. Risponderei se mi conosceste.
Ma visto che è sera entrerò in scena con un Buonasera.
Ho deciso di scrivere una storia completamente ispirata a Hunger Games per piacere personale.
Ovviamente ispirandomi anche al meraviglioso manga 'Battle Royale' da cui anche la Collins s'è ispirita.
Se lascerete recensioni senza dubbio vi risponderò.
Baci e al prossimo capitolo,
Sophias Doll.
   
 
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