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Autore: pralinedetective    03/02/2014    2 recensioni
Aprile 1943: il patto è scritto col sangue, e sigillato con un bacio. Per quanto Agnes si sforzi, non riesce a ricordare una parola della lunga conversazione avuta con la strega – una cosa sola sembra essere stampata nella sua mente, un’idea senza colore che non riconosce come sua, e un obbligo al quale non può né vuole sottrarsi.
Un patto demoniaco ha corroso Claudia Stilinski dall'interno; quella stessa maledizione è adesso nel sangue di Stiles, scorre nelle sue vene, e la morte si avvicina rapidamente con passi silenziosi.
[magic universe; dark stiles is dark]
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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I - APPROACHING DOOM



È il 12 aprile 1943 quando una lettera arriva a turbare la quiete di casa Lenardo. Henry ti guarda, e sorride con gli occhi pieni di lacrime.
Tornerò, amore mio, ti promette – e la commozione storpia le sue consonanti, riportando a galla quel forte accento italiano che ti ha fatto battere il cuore all
’inizio dei vostri giorni insieme. Annuisci per dargli forza, ma non hai alcuna fiducia nel suo giudizio.
Nel giro di due settimane tuo marito è partito per la guerra; vostra figlia Ginevra è rimasta aggrappata alla sua gamba piangendo istericamente fino all’ultimo momento. Non ti penti però di averle detto la verità poiché sei sicura del fatto che Henry tornerà incolume. A ogni costo.

C’è una negra che abita appena fuori dalla tua comfort zone, in una di quelle strade dalla moralità incerta, fra i quartieri benestanti e quelli che ancora non si sono risollevato, dopo la crisi del ’29.
Indossi uno dei tuoi abiti più vecchi e meno appariscenti, e nella borsa hai due fette di pane con cui pranzare nel caso in cui dovessi rimanere fuori casa più del previsto; non indossi gioielli né porti con te del denaro. Sei disperata, ma non imprudente.
La negra apre la porta prima che tu abbia il tempo di bussare, e senza proferir parola ti fa segno di entrare. La chiave gira nella toppa tre volte con un inquietante cigolio.

“Signora Lenardo” ti saluta con un inchino sarcastico, e prende posto sull’unica poltrona nella stanza. La sua è una casa incredibilmente vuota, priva di qualsiasi ospitalità o calore.

“Come conosci il mio nome?” domandi, aggrottando la fronte in maniera poco femminile.

La negra ride con cattiveria, poi si acciglia. Quando riprende a parlare, lo fa con parole lente e misurate, come se calcolasse il peso di ogni sillaba sulla lingua prima di pronunciarla.
“Siete qui perché volete qualcosa da me. La… salvezza di suo marito? La sua anima è già perduta, però posso riportare a casa il suo corpo.”

Io lo voglio vivo!” gridi, quasi isterica, e abbandoni ogni finzione. Ti strappi dalla testa il cappello e lo getti ai piedi della strega. “Non abbiamo molto denaro, però possiamo trovarne: abbiamo amici facoltosi. Ho bisogno solo di un po’ di tempo. Qualsiasi cosa tu voglia da me la avrai. Voglio solo che il mio Henry torni a casa, abbiamo una figlia e un mutuo, e gli stipendi per le donne in fabbrica sono troppo bassi…”

“Una figlia?” ti interrompe la tua ospite, alzando un sopracciglio. Sembra quasi sorpresa.

“Ginevra, di cinque anni.”

“Una bella bambina? È obbediente? Mangia le sue verdure?”

Ti tormenti le unghie della mano destra, improvvisamente preoccupata di aver detto qualcosa di troppo. L’improvviso interesse della negra per la tua famiglia è… inquietante, e non sembra promettere nulla di buono. “Sì, è molto buona, però cosa c’entra lei con tutto questo?”

La negra sorride – ha denti bianchi e perfetti, sembra un filo di perle teso dietro a labbra rotte dal freddo e dai morsi. Per la prima volta dimostra qualcosa di diverso dall’amarezza: sembra soddisfatta delle tue risposte, e annuisce con solennità.
“Qualcuno dovrà pur raccogliere la vostra eredità, signora. Non dovete pensare neppure per un istante che le vostre azioni non avranno delle conseguenze.”

*

Il patto è scritto col sangue, e sigillato con un bacio. Per quanto Agnes si sforzi, non riesce a ricordare una parola che sia una della lunga conversazione avuta con la strega – una cosa sola sembra essere stampata nella sua mente, un’idea senza colore che non riconosce come sua, e un obbligo al quale non intende sottrarsi.

*

Nel 2005, Claudia Stilinski si spegne nel proprio letto d’ospedale. I medici non hanno idea di quale sia il male che la corrode dall’interno, rendendola sempre più pallida e rubandole l’energia necessaria a stare al mondo, però la donna non sembra essersene mai curata.
Ha affrontato la notizia della malattia con un sorriso, e gli occhi pieni di lacrime.
Lo Sceriffo trascorre molto più tempo al lavoro del solito, trovandosi incapace di sopportare quel sentimento di impotenza di fronte alla morte imminente della moglie. Il piccolo Stiles, però, prende ogni giorno l’autobus degli adulti per poter vegliare sulla madre.

I momenti di lucidità sono sempre più rari: ormai quando la donna non dorme delira a causa della febbre. Il ragazzino ha però l’occasione di dirle addio due giorni prima della morte di lei.
Al suo ingresso nella stanza d’ospedale Claudia alza un braccio nella sua direzione – da due settimane ha a malapena la forza di deglutire. Stiles corre al suo fianco, prendendo la mano bianca fra le proprie, accarezzandole i capelli arruffati con infinito affetto.

“Mamma, cos’hai? Non ti senti bene? Serve che io chiamo il dottore, l’infermiera, un esorcista? Aspetta solo un momento, torno subito, vedrai.”

La donna però lo interrompe con un bisbiglio, la sua voce rotta dal pianto.

“Mi dispiace, amore mio… Mi dispiace così, così tanto, non vo-volevo che questa cosa ricadesse su di te, io ho… Ho cercato di rompere la maledizione, però ho fallito, e mi dispiace, piccolo mio, mio tesoro…”

“Mamma, non… non fa niente” risponde, preoccupato e confuso dal comportamento di Claudia. La abbraccia con più forza di quanto non sia raccomandabile con una persona tanto debole, e la culla dolcemente avanti e indietro, ascoltando il modo in cui le parole e le lacrime di lei suonano contro la sua felpa, la pelle del collo. “Non ti preoccupare, andrà tutto bene.”

“Non è vero” replica lei, e già il sonno le invade il cervello.

“Andrà tutto bene, vedrai. Papà sarà con noi, e tu starai meglio, e io diventerò molto più alto degli altri ragazzi della mia età e ti aiuterò ad arrivare agli oggetti sugli scaffali più in alto e mamma, andrà tutto bene.”

Claudia però non può ascoltare queste parole; sta già dormendo, e non si sveglierà se non per trarre i suoi ultimi, dolorosi respiri.

 

 

  
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