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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    04/02/2014    2 recensioni
I pensieri di un personaggio dimenticato, nascosto tra le ombre mentre Hogwarts viene distrutta e la morte aleggia nel castello.
[Quinta classificata al contest "Che la battaglia abbia inizio!" indetto da S.Elric_ sul forum di EFP]
[Ottava classificata al contest "Contest al contrario (edite)" indetto da DonnieTZ sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory | Coppie: Cedric/Cho
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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È insolitamente facile ignorare le vicende umane quando esse non ti riguardano più.
Sarebbe così semplice, per te, voltarti ora e non guardarti più indietro, fare finta che non infuri la guerra alle tue spalle e lasciarti tutto il dolore dietro.
Vedere tuo padre e tua madre tentare di sopravvivere ogni giorno della loro vita.
Vedere quelli che erano stati i tuoi migliori amici cadere sotto quel dannatissimo lampo verde che era stato anche la tua morte.
Vedere gli orrori di un mondo fatto solo di terrore e paura, vedere padri piangere per i propri figli, bambini piangere per i loro genitori, fantasmi, come te, piangere per quelle vicende umane che, in fondo, ormai non possono più toccarli ma che, nel profondo dell’animo, se i fantasmi hanno un animo, li colpisce ancora.
Perché se è vero che non hai più un cuore in petto, che non puoi più provare ciò che un uomo prova (o almeno, non dovresti), che non dovresti sentire altro se non una triste pietà verso quegli esseri rimasti a soffrire sulla terra, è altrettanto vero che sei stato anche tu uno di loro.
Che come loro hai riso, amato, sofferto.
Pianto.
Quella guerra ti ha strappato via prima di poter vedere i tuoi migliori amici cadere e la ragazza che amavi soffrire come mai l’hai vista soffrire. Ma ti ha permesso di osservare tutto il dolore che ci sarebbe stato dopo, piangere le lacrime di chi aveva perso un caro, sopportare silenziosamente il loro dolore, sentirsi, in un certo senso, più vicino a loro di quanto mai ti fossi sentito.
Osservi tutti quei corpi sistemati nella Sala in cui una volta anche tu hai mangiato, riso, scherzato, in cui hai siglato, senza saperlo, la tua condanna a morte, con una semplice firma su un fogliettino misero e stropicciato, e senti quello che un tempo era stato il tuo cuore riempirsi di qualcosa di molto simile alla tristezza, ma che mai potrà eguagliare la tristezza umana.
Ricordati che sei un fantasma, ricordati che non sei come loro, ricordati che sei diverso.
Ricordati che ciò che provano loro tu non lo proverai mai, mai più.
Ti fa quasi più male che la consapevolezza di essere morto, sapere che non potrai mai più divertirti come un umano, essere felice come un umano, perfino essere triste come un umano. Ti fa così dannatamente male pensare a un’eternità senza null’altro che il senso di vuoto di chi non ha più nulla dentro che per un istante vorresti urlare per farti sentire. Ma nessuno ti sentirebbe. Nessuno ti considererebbe. Nessuno vedrebbe la tua ombra in mezzo a tante altre.
Osservi i visi dei caduti, osservi i visi di chi verrà a trascorrere il resto dell’eternità con te, a tenerti compagnia nel vedere i propri cari spegnersi lentamente, sicuri che mai potranno raggiungerli veramente. Loro diventeranno anime libere, probabilmente, se ne andranno in Paradiso, se davvero il Paradiso esiste. Potranno finalmente scrollarsi di dosso tutto il lerciume di questo mondo malsano. Perfino il Signore Oscuro avrà la sua fetta di libertà, mentre brucia tra le fiamme dell’Inferno. Ma tu e pochi altri resterete lì, sapendo che mai potrete permettervi il lusso di un sorriso o una lacrima.
Fred Weasley.
Lo conoscevi di vista, ma il vederlo lì, gli occhi chiusi e l’ultimo spettro di una risata ancora impresso in viso ti fa venire voglia di andare lì ad abbracciare uno a uno i suoi fratelli.
Se solo fossi umano…
Colin Canon.
Un Grifondoro di grande entusiasmo, lo ricordi bene. Scoppieresti subito a piangere, al pensiero della sua giovinezza perduta e di quel sorriso che mai più risplenderà nei corridoi di Hogwarts.
Se solo fossi umano…
Remus Lupin.
Ricordi ancora l’anno in cui venne, il tuo penultimo anno (l’ultimo che tu avessi passato ad Hogwarts), ricordi la sua passione per il lavoro, ricordi quanto ti avesse entusiasmato e quanto ti avesse reso triste quando se n’era andato. E il solo pensiero di lui lì, morto, ti strazierebbe e spezzerebbe il cuore in tanti piccoli, minuti pezzettini.
Se solo fossi umano.
Continui a guardare, lo sguardo perso in quella contemplazione, la sensazione sempre più struggente del nulla al lato sinistro del cuore, la consapevolezza che mai più lo risentirai battere, ora più prorompente che mai.
Ti mancano così dannatamente tanto, le tue emozioni, le dolce sensazioni a cui ti aggrappavi.
Non ti restano altro che ricordi, ormai, di cosa si provava ad essere umani, null’altro se non qualche immagine sbiadita, qualche odore confuso, qualche suono disarmonico e qualche tocco ancora impresso sulla tua pelle. O quello che resta della pelle.
Ci sono alcune cose che ricordi con la stessa chiarezza con cui ricordi il tuo nome, con la stessa, strana sicurezza con cui hai saputo, quando è venuto il tuo momento, che eri morto.
Il cielo ricoperto di stelle di quella magica notte, il freddo pungente sulla tua pallida pelle in quella magica notte, il leggero bacio sulle sue labbra in quella magica notte, la strana sicurezza -come quella con cui hai saputo che eri morto- che sarebbe durato per sempre.
Avresti dovuto saperlo, Cedric Diggory, fiero Tassorosso, Prefetto perfetto, unico ad aver mai battuto Harry Potter (il grande Harry Potter) a Quidditch, che il “per sempre” è un’illusione a cui chi, come te, non vuole rassegnarsi al taglio netto della morte, si aggrappa illudendosi che ci sia davvero l’eternità davanti ai propri occhi.
Ora come ora, ti risulta difficile credere che tu abbia potuto credere in qualcosa di effimero come l’eternità, ora che riesci a pensare con la razionalità fredda e meccanica di un automa o di un robot. Sai che non ci sono possibilità, è matematico, è logico che nulla possa durare per sempre.
Tenti di aggrapparti ancora al ricordo -che in fondo è l’unica cosa che ti resta della tua breve e inutile vita- di ciò che eri, delle tue speranze, dei tuoi sogni, per tentare di non cambiare, dicendoti che non puoi cambiare, non anche tu. Ma è un compito così arduo, un peso così doloroso -se ciò che provi è dolore- il rumore della guerra che copre tutto il resto, tentare di essere chi eri tenendo ben presente solo alcuni sfocate rimembranze…
Gli altri, almeno, sanno chi sono, sanno cosa sono, sanno che ruolo giocheranno in quella notte infernale. Ma tu chi sei? Cosa sei? Cosa farai? Esisti, Cedric? Esisti, o forse ti illudi che la tua morte non sia stata definitiva, ti illudi ancora con quello stupido “per sempre”?
Ti illudi forse ancora, Cedric Diggory, perché non vuoi accettare la crudele realtà? Preferisci il freddo cupo di quella stanza, il rumore dei pianti, le mura distrutte, la tua casa distrutta al freddo della morte e il rumore del nulla? Sei così stupido da credere che tutto il dolore sulla Terra sia peggio di ciò che si deve provare nell’Altro Mondo -se c’è un altro mondo-?
È per questo che non te ne sei voluto andare? È per questo che infesti ancora questo luogo? È per questo che rimani a fissare il dolore degli altri? Hai paura, Cedric? Hai paura di andartene?
Osservi gli occhi di quanti se ne sono andati, alcuni chiusi, alcuni aperti, che sembrano trapassarti da parte a parte con la loro espressione di terrore dipinta sul viso.
Quante vittime ha già mietuto quella Guerra senza senso? Quante ancora ne mieterà? Quando finirà?
È iniziata con te e probabilmente non finirà mai, questo ciò che hai sempre pensato.
E anche se finisse? Cosa faresti tu? Come agiresti? Che fine faresti?
Sono tre anni (tre anni lunghi l’eternità) che sei rinchiuso in quel castello, invisibile a tutti, nascosto in un angoletto lontano dagli occhi di tutti e tutto, solo, solo come non sei mai stato. Te ne andrai dopo la fine di tutto questo? Il tuo cuore -o ciò che dovrebbe essere il cuore- potrebbe finalmente accettare l’idea della morte dopo averne viste così tante? Potrai davvero staccarti da ciò che ti tiene ancora attaccato a questa Terra -a questa scuola- dopo la fine di questo orrore? L’ancora che ti tiene ben fermo a terra si spezzerà e potrai volare finalmente libero, libero dalle catene che ti tengono in loro potere?
Ti avvicini alla barella ospitante il piccolo Colin.
Sedici anni.
Solo un anno meno di te quando sei…
Sedici anni e se n’è già andato via.
Sedici anni e ha già lasciato i suoi cari.
Avrebbe potuto fare così tanto…
Avrebbe potuto diventare tutto ciò che voleva…
Avrebbe potuto compiere le più grandi gesta come le malefatte più crudeli…
Avrebbe potuto vivere.
Come te, in fondo.
Ma sai, Cedric, che la possibilità che ti è stata data non tornerà, e non tornerà per nessuno in quella Sala.
Nessuno ti -vi- riporterà indietro, nessuno potrà fare nulla sebbene magari lo vorranno.
Ti senti quasi sollevato a quella consapevolezza, alla consapevolezza che tutti, tutti quella notte verrete uniti dallo stesso, crudele destino, che tutti sarete uguali. I Serpeverde non faranno tanto gli sbruffoni nell’Altro Mondo, –se c’è un Altro Mondo- non potranno sbraitare “Mio padre lo verrà a sapere”. Alla fine si arrenderanno anche loro a quella fine orrenda, chinando la testa come tu hai fatto già da tempo.
Harry ti passa accanto senza neppure notarti.
Alzi lievemente lo sguardo solo per vederlo un istante, solo per vedere i suoi occhi brillare di quella luce di cui, ti sei accorto da molto, solo gli occhi dei vivi brillano.
Vorresti chiamarlo, per un istante, gridargli di voltarsi e poter vedere il suo volto confuso e sofferente. Si ricorderà di te, Cedric? O ti ha già dimenticato? Si ricorda del Tassorosso che con lui  vinse il Torneo Tremaghi? O come tutti, ha dimenticato? Sei solo un’ombra tra tante nella sua testa, una voce nella folla?
Poi non fai nulla. Ti sentirebbe? Non sei neppure sicuro di essere visibile.
E se anche ti vedesse, non vuoi che soffra ancora: ha perso già troppo, e la notte è ancora lunga.
Appoggi quello che resta della tua mano sulla fronte di Canon in quella che sembra una carezza e poi ti rigiri, gli occhi chiusi per non vedere la Sala Grande distrutta.
La notte è ancora lunga, pensi.
La Guerra sarà ancora lunga.

 
  
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