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Autore: Nocturnia    05/02/2014    1 recensioni
"Perché mi hai salvato quel giorno?"
"Per curiosità."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Haytham Kenway, Kaniehtì:io (Ziio)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Haytham KenwayKaniehtí:io e tutti gli altri personaggi appartengono alla Ubisoft e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

"Un gentiluomo è un lupo paziente."
- Henrietta Tiarks -


Era mio padre


"Perché mi hai salvato quel giorno?"
"Per curiosità."

Sono sempre state le mani a tradirlo.
Quelle mani che nascondeva ovunque - nei guanti, dietro la schiena, nei tuoi capelli - parlavano e dicevano sempre la verità.

"È stato allontanato e ignorato. Non può fare più niente per te."
"Un intoppo temporaneo. Verrà richiamato."

E non scorge la fine Haytham, perché il sogno è diventato una carcassa da cui attingere solo menzogne e sangue: altre illusioni che poi muoiono nell'inverno della speranza.

"Io lo impedirò!"

Urla Connor - e graffiano le parole giù per la gola, in bocca, negli occhi - la tomahawk stretta in pugno e una puntura al centro del petto.

"Pensi forse di avere il diritto di giudicare? Di dire che io e gli altri siamo il male?"

E lo vedi nella ferocia con cui Connor replica agli attacchi di suo padre, colpo su colpo, ferita su ferita.

"Eppure ciò che ti ho mostrato, tutto ciò che ho detto e fatto, dovrebbero dimostrare il contrario. Non abbiamo ucciso la tua gente."

Chini il capo e piovono meteore di fuoco dal cielo, orbite roventi che rendono il tutto ancora più surreale, più sbagliato.

"Non abbiamo sostenuto la Corona."

Un pugno fermato, il lamento rabbioso di Haytham quando Connor gli incide la pelle tenera del braccio e la ginocchiata che lo manda a terra.

"Vogliamo che questa terra sia unita e in pace. Sotto di noi tutti saranno uguali."

Bugiardo. gridano gli occhi di Connor Bugiardo.
Ti porti le mani al viso, un gesto di negazione e resa.
È solo un bambino sperduto, Haytham. vorresti dire Un bambino che non ha mai conosciuto la pace. Un bambino: il tuo.

"Promettono lo stesso i Patrioti?"

E tu, Haytham? Le tue promesse sono state mantenute? mormori al suo orecchio, una presenza invisibile eppure così ingombrante.
Allunghi le dita e oltrepassi la barriera della stoffa e della carne, incontrando un animo che taglia e morde, una polpa morbida e morente.
Le muovi incerta, sfiorando ricordi che piangono e memorie che uccidono.

"Promettono la libertà."

Singhiozza di frustrazione e desolazione Connor, un pigolio solitario nel mezzo del rombo dei cannoni.
Le tue mani continuano la loro marcia, scansando voci tristi e un'infanzia rubata - ingannata.
Oltrepassano un ragazzo testardo e un uomo appena accennato, trovando quello che cercavano.
Trovando...

Tutto rallenta, tutto si dilata.
Il legno si spezza, il fumo divora l'orizzonte e la pioggia continua a cadere, incurante - bruciante.

"Arrenditi e ti risparmierò."

Attraversa l'aria un sibilo che diventa ruggito, il terreno che cede, il respiro che si spegne.

"Parole ardite da uno che sta per morire."

Si muovono leggere le tue dita, blandendo cavità stanche e affaticate.

"A te non va meglio."

Non preghi - non supplichi - perché il destino è già scritto e ti macchia i polpastrelli come cera bollente e scarlatta.

"Anche quando sembrate trionfare... noi risorgiamo sempre."

Non questa volta, Haytham.

E stringi.

****

Ti si è schiuso tra le dita quel cuore corroso e annerito, una pietra durissima e spigolosa.
Connor ha estratto la lama celata, una gesto gentile come una carezza e mortale come il morso di un lupo.
Hai sentito la pietra spaccarsi nella tua mano e hai raccolto quello che cadeva, fiocchi di carne pesanti come la verità.
Hai guardato Haytham crollare in ginocchio - e che strano era vederlo sconfitto, nella polvere e nel fango - sporca fino al gomito d'una vita che lo stava abbandonando.

"Avrei dovuto ucciderti molto tempo fa."

La pioggia manca un battito.

****

Non sai quanto ci voglia (nel tuo caso sono stati... giorni?) ma il tempo non ti manca di certo.
Fissi in silenzio le tue dita, incrostate di sangue rappreso e quasi nere, l'odore del metallo un sapore che si insinua nelle narici, sotto la pelle.
Connor è già lontano e ha detto addio a suo padre nella vostra lingua, forse un omaggio, forse un insulto.
Ha smesso di piovere e Fort George giace sulle sue stesse fondamenta, esangue scheletro.
Il mare ha inghiottito il cadavere di Haytham e sulla superficie galleggia ancora un nastro rosso, piccolo e insignificante simbolo di un passato che non c'è più.
Sospiri, socchiudendo gli occhi e rilassandoti contro l'unica parete superstite; poi aspetti.

Le sue mani non hanno mai mentito.
Poteva controllare le espressioni del viso, oppure quelle del corpo, ma le mani - quelle mani - no.
Se le porta al collo, percorrendo la cicatrice d'una ferita che gli è costata tutto.
Rimane immobile, squadrandoti come se fosse la prima volta

"Hai per caso picchiato la testa?"

e un leggero tremolio rivela il suo nervosismo.

"Ziio?"

Quando intrecci le sue dita alle tue, è una morsa quasi dolorosa quella con cui si aggrappa a te - così orgogliosa, rabbiosa, assoluta - che ti ritrovi a sorridere involontariamente.
No, le sue mani non hanno mai saputo mentire davvero, neppure ora che parlano d'incertezza e confusione; d'un cuore che ha ripreso, finalmente, a fare male.
A vivere.
   
 
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