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Autore: Deb    07/02/2014    5 recensioni
Non c'è da stupirsi del fatto che Peeta si irrigidisca quando sente le mie labbra sulle sue per un bacio a fior di labbra, casto. Il nostro primo bacio senza telecamere. È normale che ne rimanga stupito.
I suoi occhi sono sorpresi quando lo guardo, scostandomi da lui. Le guance mi si colorano immediatamente e abbasso lo sguardo per rialzarlo quando sento le dita di Peeta sul mio collo. Ha lo sguardo serio, come se dovesse chiedermi il permesso, non so cosa legge dalla mia espressione, ma lo vedo avvicinarsi al mio viso e chiudo gli occhi in attesa di sentirlo nuovamente sulla mia bocca.

{Everlark || What if su Catching Fire/Mockingjay}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Presto saremmo rientrati nell'arena. Sento lo stomaco contorcersi, non per paura, ma perché so con certezza che non uscirò mai da lì. Mi sta bene. La mia decisione è giusta, devo proteggere Peeta, devo far sì che vinca questa edizione.
La notizia di avere il giorno libero, prima dell'intervista, è una manna dal cielo. L'ultimo giorno di tranquillità, se così posso chiamarla, prima di trovare la morte.
Ordiniamo un sacco di cibo, rubiamo qualche coperta e andiamo sul tetto
per un picnic. Un picnic che dura tutto il giorno nel giardino fiorito che tintinna al suono delle campane tubolari. Mangiamo. Prendiamo il sole. Io strappo qualche viticcio e uso le mie nuove conoscenze per fare pratica di nodi e intrecciare reti. Peeta mi fa dei ritratti. Ci inventiamo un gioco con il campo di forza che circonda il tetto: uno di noi lancia una mela contro il campo di forza e l'altro deve prenderla al volo.
Nessuno viene a darci fastidio. Nel tardo pomeriggio sono sdraiata con la testa sulla pancia di Peeta a intrecciare una corona di fiori, mentre lui giocherella coi miei capelli sostenendo che gli serve per fare pratica di nodi. Dopo un po' le sue mani si bloccano.
«Cosa c'è?» Gli chiedo.
«Vorrei poter fermare il tempo e vivere così per sempre», dice.
Di solito questi riferimenti al suo imperituro amore nei miei confronti mi fanno sentire in colpa e a disagio. Ma mi sento così tranquilla e rilassata e al di là di qualsiasi preoccupazione per un futuro che comunque non avrò che mi lascio sfuggire due semplici parole: «Va bene».
Sento il sorriso nella sua voce. «Allora sei d'accordo?»
«Sono d'accordo», dico io.
Le sue dita tornano ad accarezzarmi i capelli
e per un momento penso di poter concedermi un sonnellino, ma cerco di rimanere sveglia. Non voglio sprecare questa giornata dormendo.
Cerco lo sguardo di Peeta con il mio e ci guardiamo per un po'. Sorride in mia direzione e mi sento improvvisamente in imbarazzo. Abbasso velocemente gli occhi e mi stringo le gambe con le braccia. È praticamente l'ultimo giorno delle mia vita. Dopo oggi mi butteranno nell'arena e la mia concentrazione sarà completamente rivolta nei confronti della protezione di Peeta.
«Tutto bene?» Chiede continuando ad accarezzarmi i capelli, ha la voce tranquilla, senza alcuna preoccupazione. Tutti e due entreremo nell'arena con la consapevolezza che ci proteggeremo a vicenda, che uno dei due - spero che sia io - morirà e non vedrà più la luce del giorno.
Annuisco, appoggiando la testa sulle ginocchia. Ci hanno lasciato fare quello che volevamo, niente tattiche, niente riunioni su cosa dire durante l'intervista con Caesar. Ci hanno dato la possibilità di vivere l'ultimo giorno insieme, da amici quali siamo. Non c'è da stupirsi del fatto che Peeta si irrigidisca quando sente le mie labbra sulle sue per un bacio a fior di labbra, casto. Il nostro primo bacio senza telecamere. È normale che ne rimanga stupito.
I suoi occhi sono sorpresi quando lo guardo, scostandomi da lui. Le guance mi si colorano immediatamente e abbasso lo sguardo per rialzarlo quando sento le dita di Peeta sul mio collo. Ha lo sguardo serio, come se dovesse chiedermi il permesso, non so cosa legge dalla mia espressione, ma lo vedo avvicinarsi al mio viso e chiudo gli occhi in attesa di sentirlo nuovamente sulla mia bocca.
Questo bacio è diverso dai precedenti, da quelli nella grotta o quelli davanti alle telecamere al nostro ritorno dopo i settantaquattresimi Hunger Games. È dolce inizialmente, un tocco delicato tra due labbra che poi si trasforma in qualcosa di più, ma non so dire con certezza cosa. Porto le mia braccia sopra le sue spalle, abbracciandolo e stringendomi a lui. Sento la sua lingua seguire il contorno delle mie labbra ancora chiuse e mi avvicino ulteriormente, schiudendo poi la bocca, incontrando la sua lingua con la mia. Il mio petto sfiora il suo e le mie mani si aggrappano senza forza ai suoi riccioli. Ci allontaniamo l'uno dall'altro soltanto per riprendere fiato. Peeta ha uno sguardo strano, gli occhi gli brillano e credo che mi stia chiedendo cosa significhi ciò che è appena successo. Ed io non lo so. Non ho pensato, ho agito e basta. Volevo soltanto baciarlo e l'ho fatto, senza pensare alle conseguenze che poi nemmeno ci saranno visto che devo morire. Perché rinunciare ad un istinto proprio ora, quando non si ha più nulla da perdere?
Intreccio le mie dita con le sue. Sono impacciata, ma mi lascio guidare da quel piccolo desiderio, per una volta, che mi dice di volere Peeta vicino come non lo è mai stato.
«Vieni», sussurro alzandomi in piedi.
Lui non fiata e mi segue dentro l'appartamento, poi nella mia stanza. Lo abbraccio, appoggiando la mia testa sul suo petto e lui mi stringe. Mi deposita un bacio tra i capelli. Non mi ha chiesto nulla su ciò che è successo poco fa, ma forse non è importante. Non c'è niente da dire.
Mi alzo in punta di piedi e ritrovo la sua bocca. Continuiamo così per un po', fino a che non mi trascina sopra il letto. Non dico nulla, va bene così. Nessuno soffrirà se mi lascio andare. Morirò tra pochi giorni e Gale andrà avanti con la sua vita. Non devo sentirmi in colpa nei suoi confronti, non sto facendo nulla di male.
Gli provo a sfilare la maglietta, senza staccarmi dalle sue labbra se non per riprendere fiato.
«Ehy». La sua voce mi riporta alla realtà e lo osservo un attimo, rimanendo in attesa. «Cosa stiamo facendo?» Chiede allora, senza spostarsi da sopra il mio corpo.
«Non ci sarà nessuna conseguenza». È l'unica cosa che riesco a dire, ponendo nuovamente fine alla nostra distanza, ma Peeta non sembra esserne convinto.
«Certo che ci saranno, Katniss. Quando uscirai dall'arena».
Inarco un sopracciglio. «No. Non uscirò io dall'arena, Peeta».
Sospira, scostandosi e sedendosi al mio fianco, «non mi sono offerto volontario per vederti morire».
«Lo so, ma la decisione non spetta a te. Sarai tu a vincere».
«E se non andasse come dici? Se morissi? Se noi ora ci spingiamo troppo in là tu potresti…» Lascia la frase a mezz'aria, senza completarla, ma so cosa vuole dire. Se andiamo avanti, se decidiamo di fare l'amore, io potrei rimanere incinta non avendo alcuna protezione con noi. Ma io sono certa di non avere questi problemi perché io morirò e Peeta vincerà.
«Ci sono degli accorgimenti per fare in modo che non succeda, no? Anche senza contraccettivi di Capitol City», dico senza imbarazzo, meravigliandomi di me stessa. Conoscendomi, so che a questo punto mi sarei tirata indietro, ma il pensiero che questi siano i miei ultimi giorni mi spingono ad essere più intraprendente.
«Non è sicuro, però».
Alzo le spalle, «pazienza».
«Tu non morirai, Katniss!» Esclama, quasi esasperato.
«Nemmeno tu, ma sappiamo che solo uno dei due può uscire vincitore questa volta e non voglio essere io. Non posso».
L'intraprendenza oggi non mi abbandona, mi porto a cavalcioni sopra di lui e prima che possa parlare lo zittisco con un altro bacio. Peeta prova ad allontanarmi per poter aprire la bocca, ma ogni volta non gli do il tempo per farlo. Alla fine si lascia andare e riprende anche lui a contraccambiare le mie effusioni. Ed io riesco finalmente a sfilargli la maglia, poi la mia. È imbarazzante da un certo punto di vista. Non sono mai stata brava con la nudità, ma non mi dà più di tanto fastidio, sembra quasi normale.
Sono impacciata e imbarazzata, ma Peeta riesce a farmi lasciare andare. Ho sempre pensato che non l'avrei mai fatto, ma forse la sicurezza di morire ti spinge a voler provare quante più cose possibili negli ultimi giorni che ti rimangono.
Mi accoccolo sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore. Non mi sento in colpa per quello che è successo, né credo di averlo fatto per i motivi sbagliati. Non me ne pento minimamente.
Sento le sue mani accarezzarmi la schiena nuda, mentre io disegno cerchi concentrici sulla sua pancia, giocando con i peli biondi sotto al suo ombelico. A lui non gli hanno fatto la ceretta.
Torniamo poi sul tetto su richiesta di Peeta. Osserviamo il tramonto. È una spettacolare vampata gialla e arancione dietro il profilo dei grattacieli di Capitol City. «Ho pensato che non te lo volessi perdere», si scusa.
«Grazie», gli rispondo, perché potrei contare sulle dita di una mano i tramonti che mi restano, e non voglio perdermene neanche uno
, ma soprattutto per aver assecondato il mio desiderio, prima.

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Che dire? Argh!
La verità è che mi sono detta di cominciare a pubblicarla, perché siamo a Febbraio 2014 e questa storia l'ho scritta nell'Agosto 2013. :')
Nel frattempo, sono un po' cambiata io, credo. Non so cosa pensare di questa long. Quando la scrissi, mi sono divertita un mondo. :)
E' una what if? Non è molto originale in quanto non si discosta tantissimo dal libro – ve lo dico subito – ma ho cercato di descrivere il modo in cui il rapporto tra Katniss e Peeta possa cambiare modificando una piccola cosa.
Sicuramente, se la scrivessi ora, sarebbe diversa. Ma non sono solita cambiare ciò che scrivo, perché amo scrivere di getto. :') E nell'Agosto 2013 è venuto fuori questo ;)
Ringrazio tantissimo la mia cara amica Ili91 ♥
Spero che la storia vi piaccia :) Ah, a proposito... sarà composta 12 capitoli, più il prologo e l'epilogo, ergo 14 capitoli totali!
Baci
Deb
   
 
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