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Autore: SignoraKing    11/02/2014    3 recensioni
Bianco.
Era tutto così bianco.
E freddo.
Molto freddo.

Questa storia ha partecipato al contest 'Chiedi agli altri' di Melinda Pressywig.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha partecipato al contest 'Chiedi agli altri' di Melinda Pressywig
Chi mi ha ispirato: Il barista del parco
Traccia: Una ragazza, di 17 anni, in una cascina, con una donna di due e tre anni (che ha specificato essere il cane).
La ragazza è triste.
Parola chiave: solitudine.


Neve rossa
 

Bianco.
Era tutto così bianco.
E freddo.
Molto freddo.
Tutti gli edifici, gli alberi e le strade erano ricoperte di neve.
Non si notavano più le forme, i colori.
La luce chiara dell'alba rese tutto più luminoso ma non meno bianco.
I riflessi rendevano la neve diversa ma in fondo il bianco era lì, nascosto.
E lei odiava il bianco.
Lei che per anni non sopportava neanche la vista di un colore diverso da quello, lei che per anni ha vestito di bianco e che soffriva alla vista di sfumature troppo forti.
Stava in piedi, in mezzo al suo cortile a guardare gli alberi lontani.
I suoi genitori avevano deciso che era meglio farla vivere lontano dalla città.
La neve le arrivava quasi al ginocchio.
Aveva i pantaloni zuppi.
I piedi nudi ogni tanto accennavano dei piccoli movimenti nel manto candido.
Si rigirava da ore un coltello tra le mani, non si preoccupava del freddo o dei malanni.
Rigirava in continuazione quel coltello, si feriva le dita ma continuava come in una sorta di preghiera salvifica che di sicuro non l'avrebbe salvata.
Piccole goccie di sangue cadevano sulla neve e macchiavano il bianco puro.
Forse era quella la vera salvezza, vedere il bianco diventare rosso.
Le mani erano ormai piene di tagli.
Ad un certo punto prese il coltello con una stretta ferrea e si ferì profondamente il palmo sinistro facendo cadere il sangue sulla neve che piano piano era diventata vermiglia.
Non sentì dolore e quindi decise di ferirsi ancora più profondamente.
Guardò lontano, si perse con lo sguardo sulle montagne così infinitivamente lontane e così paurosamente vicine.
Guardò gli alberi, le cascine in lontananza.
Pensò a quello che avrebbe perso, ai suoi genitori lontani.
Pensò alle chiamate a cui non aveva risposto e al fatto che nessuno si fosse preoccupato.
Mille pensieri le attanagliavano la testa, la solitudine le strinse il cuore.
Senza altri pensieri si trafisse lo stomaco con il coltello.
Cadde in ginocchio sulla neve, la vide rossa poi si sdraiò e chiuse gli occhi cadendo nel suo ultimo sonno.
Prima di morire sentì la sua cagnolina leccarle le mani e il viso, la sentì ululare al sole appena sorto.
La sentì piangere e poi sdraiarsi di fianco a lei.
Credette per un attimo di sentire sua madre urlare e piangere.
Poi il buio.

   
 
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