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Autore: kk549210    13/02/2014    5 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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JAG 1.0
 
Disclaimers: i personaggi e il marchio JAG appartengono a Donald P. Bellisario. Questa fanfiction è stata scritta senza alcun fine di lucro.
 
NdA: La prima serie di JAG non viene quasi più trasmessa, forse perché ebbe a suo tempo una scarsa risposta di pubblico. Ora, con buona pace delle/gli shipper di Harm e Mac, la ripropongo in un AU che è una sorta di antefatto di “Amare è per sempre”. Confesso che mi è dispiaciuto molto dover uccidere il personaggio di Livia, nel cap. 10 di quella FF. Ora quindi lo faccio rivivere, riprendendo alcuni episodi della prima serie, ovviamente da una prospettiva totalmente mutata.
 
 

La nuova carriera da procuratore militare aveva molteplici aspetti accattivanti. La fase delle indagini, con il fascino emozionante della ricerca della verità, tra mille pieghe e ombre misteriose. L’alacre costruzione di una inattaccabile strategia processuale. Il dibattimento in aula, in cui sentiva sgorgare di nuovo quell’energia combattiva e quella grinta che avevano fatto di lui un Top Gun. Ma prestare servizio al quartier generale del JAG, all’ombra del Campidoglio e della Casa Bianca, presentava inevitabili risvolti politici duri da digerire. E così, il trentaduenne tenente Harmon Rabb jr aveva ricevuto l’ordine tassativo di partire su due piedi per Napoli. Un caso inquietante lo aspettava: la sparizione dalla portaerei Seahawk del tenente Angela Arutti, ormai una vera celebrità per i media. Era infatti la RIO del capitano Thomas Boone, il quale il giorno prima aveva abbattuto due Mig serbi sopra il cielo della Bosnia. Rabb era cosciente di essere stato gettato in pasto agli squali dal suo superiore, l’ammiraglio Albert Brovo, un pacioso clarinettista, ma ancor più dalla vera e propria eminenza grigia del JAG, il capitano di corvetta Theodore Lindsey. Quei due, dietro l’innocente parvenza di simpaticoni inetti al comando, nascondevano in verità l’astuzia volpina di due consumati politicanti. “Non si cade accidentalmente da un ponte di volo: ci sono troppe reti di protezione” pensava il giovane avvocato in divisa.  Omicidio o suicidio, quindi? Qualunque fosse la verità, era comunque scomoda. A maggior ragione in un momento in cui ferveva più che mai il dibattito sull’opportunità di mandare le donne in combattimento e l’opinione pubblica era spaccata in due.
“Ho proprio vinto alla lotteria!” rimuginava tra sé e sé. Non solo era dovuto salire su un C-130 con ancora indosso l’alta uniforme che aveva all’ambasciata francese per il tediosissimo ricevimento del 14 luglio, ma in quella missione gli era pure toccata per partner Caitlin Pike.  Una giovane tenente che si dava un po’ troppe arie da prima della classe –“E’ laureata ad Harvard, lei!”- e lo stuzzicava in continuazione, nonostante lui non facesse altro che piantarle dei semafori rossi davanti al naso. Primo fra tutti, l’anello che notificava con patente chiarezza il suo recente matrimonio.
 
 
 
-Eccola! – gridò entusiasta la Pike, quando dall’elicottero si poté scorgere la Seahawk – E’ la prima volta per me su una portaerei! E per lei?
Rabb non rispose nulla, limitandosi all’abbozzo di un tenue sorriso di circostanza, mentre il vento che entrava nell’abitacolo gli scompigliava il ciuffo.
“No, carina! Non è la mia prima volta su una portaerei… posso quasi dire di esserci nato! Ma non siamo qui per fare terapia di gruppo e io non ho voglia di raccontarti i fatti miei!” e ripensò quando, all’età di cinque anni, suo padre lo aveva messo per la prima volta a sedere a bordo di un caccia. Da quando era al JAG, non portava più il distintivo da pilota, per evitarsi la solita gragnuola di domande tanto curiose quanto inopportune e insensibili. Erano anni che non metteva più piede su una portaerei, dal giorno del suo incidente, e provò una lancinante emozione nel vedere le manovre del ponte di volo. Solo l’arrivo di un guardiamarina, responsabile delle pubbliche relazioni, tale Roberts, un giovane un po’ sovrappeso ma  simpatico e zelante, lo sottrasse alla catena di pensieri che lo aveva avvinto.
 
 
 
Harm aveva il forte sospetto di trovarsi di fronte a un caso di omicidio. All’alto comando di Napoli era pervenuto un lapidario messaggio, “è stata uccisa”, che però, come erano riusciti a dimostrare i tecnici in sala cifra, non era partito dalla Seahawk. La Pike invece era convinta, anzi ostinatamente radicata su quella stessa ipotesi, e non voleva essere contraddetta in nessun modo. Una RIO donna, molto graziosa per di più, non poteva non aver scatenato gelosie e invidie incontrollate su una nave con ben cinquemila uomini  a bordo. Tom Boone, il CAG, dissentiva completamente. “Non voglio donne sui miei aerei”, si andava ripetendo. Per lui la Arutti era solo una biondina cacasotto che non aveva retto alla tensione del suo primo combattimento e nottetempo si era buttata a mare. La Pike lo incalzava. Insisteva nel volerlo interrogare lì, sul ponte di comando, in pubblico. Voleva risposte subito, ma il CAG non era affatto dell’avviso. La tensione tra i due era al limite. Per evitare un’irreparabile esplosione, Rabb le ordinò di lasciare il ponte.
-Il CAG risponderà alle nostre domande al momento opportuno. Gliel’ha già detto, tenente! – le disse con uno sguardo molto eloquente, intimandole di recedere dalle sue intenzioni kamikaze. La sua collega si allontanò stizzita.  
 “Non ha i baffi, ma è la fotocopia di Hammer!” pensò Boone osservando il figlio del suo vecchio compagno di squadriglia, abbattuto in Vietnam. Aveva la sua stessa energia vibrante e lo stesso sorriso franco e luminoso.
-Come sta sua madre, tenente?
-Bene, signore. Ha aperto una galleria d’arte a La Jolla.
-E’ ancora sposata con quel venditore di macchine?
-Sì – rispose il giovane con un sorriso beffardo. Frank era un top manager della Chrysler, ma comprendeva l’ironia del CAG. Il suo patrigno non era un  Top Gun.
-Vedo che anche lei si è deciso al grande passo – osservò il CAG. Sapeva che il giovane Rabb aveva una fama di autentico ribelle e che si favoleggiava che prima dell’incidente e della diagnosi di cecità notturna fosse un aviatore degno della fama di suo padre. Ma non si aspettava certo che quella testa calda fosse sposato.
-Da tre mesi – rispose il giovane tenente. I suoi occhi cerulei brillavano fieri, proprio identici a quelli di Hammer.
-E anche lei è in Marina?
-No, signore. È un medico. Ed è italiana.
-Ottima scelta, ragazzo. Ha già in cantiere un piccolo aviatore di Marina?
-Non ancora, signore. Ma ci sto lavorando – fece Rabb con un sorriso.
 
 
 
Frammenti di verità. Voci di bordo che non sembravano potenziali testimonianze, quanto semplici pettegolezzi da comari indispettite. Nell’armadietto della vittima, un nastro magnetico vuoto. “Angela registrava tutte le missioni e poi le studiava. Probabile che l’abbia cancellato”, aveva detto Cassie Puller, la sua compagna di cabina. Una lettera di dimissioni, poi cestinata, e una ai suoi familiari, carica di nostalgia e di tristezza. Il berretto dell’Arutti recuperato dal fondo di una rete di protezione. Le indagini erano davvero intricate e sembrava che non si riuscisse a venire a capo di nulla. La Pike non aiutava certo a sbrogliare la matassa, ma continuava a scambiare la Seahawk  per una nave da crociera e Rabb per il suo fidanzatino. Stava diventando davvero intollerabile. Come quando Roberts aveva finalmente procurato loro un abbigliamento più consono alla portaerei e lei, vedendo Harm in tuta da aviatore, si era lasciata andare alle solite ammiccanti battutine sul fascino del distintivo. Poco ci mancava che tentasse di sbatterlo contro una paratia per sedurlo spicciamente. Ma ora finalmente si vedeva uno spiraglio nell’inchiesta. Pike lo attirò nella rientranza di un corridoio.
-Buone notizie, Harm. Il mio vecchio compagno di accademia, il tenente Lubin, è riuscito a decodificare il nastro cancellato – fece lei.
-Molto bene! – replicò lui soddisfatto. Poi, vedendo che la sua collega sembrava nascondere qualcosa di importante, aggiunse -  Altre novità interessanti?
Kate gli si accostò al viso e abbassò la voce con un tono molto suadente.
- Sì, mi ha detto che mi può dare la chiave di una sentina dove io e lei possiamo fare l’amore!
Harm ci vide rosso. Alzò la sinistra con fare minaccioso, cogliendo l’occasione per mostrarle ancora una volta la fede.
-Kate, se non vuole che le faccia rapporto all’Ammiraglio, la smetta all’istante con queste sciocchezze. E’ un ordine! Non mi importa se è laureata ad Harvard con il massimo dei voti o se ha vinto il concorso di reginetta di bellezza! Le indagini sono ancora a un punto morto e dobbiamo lavorare… ma se le piace tanto la sentina,  può sempre andarci con quel suo amico dell’accademia!
 
  
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