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Autore: Shirokuro    13/02/2014    3 recensioni
{ junko and mukuro's centric | one-shot di 660 parole circa | pre!despair | possibile ooc | introspettivo }
Singhiozzi? Odo questo eco piacevolmente nato dall'eccessivo battere del tuo cuore. Una reazione fisica che nasce da un'emozione pazza. Non stai piangendo, è quel singhiozzo reale, quello dei bambini quando bevono troppo velocemente. Forse non reggi la mia personalità?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Enoshima Junko/Monokuma, Ikusaba Mukuro
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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È da un po' che voglio scrivere qualcosa su Junko o Mukuro – soprattutto la prima. Per un tempo ho visceralmente amato Celestia, ma dopo un poco ho iniziato a provare questa simpatia nei confronti della Eccezionale Modella del Liceo, nonché l'unica delle Due Disperazioni. Volevo prima dedicarle una drabble introspettiva oppure una flash sul suo rapporto cogli altri, ma alla fine è uscita questa breve one-shot pre!Despair su lei e Mukuro.
Ah! Questa cosa è un poco nonsense, per questo si trova tra gli avvertimenti, ma per semplice questione di coerenza e sento di aver sbagliato qualcosa °° Ho questo sensore che non ne vuole sapere di lasciarmi. Chi vuole, oltretutto, può vederci anche accenni Junko/Mukuro ma sarebbero involontari – LI VEDO PURE IO! Chi voglio ingannare? Li vedo ma non li voglio – e quindi non so.
Ringrazio Class Of 13 per il betaggio del testo e gli insegnamenti appresi (??). Vi auguro quindi una buona lettura ♥.
Smettila di stringere per disperazione
   Ehi, sorella. Perché sei sempre così noiosa? Lo sai che, con quell'aria tanto seria, fai proprio onore al tuo Titolo? Ancora non ti capisco. A volte, anzi, sono continuamente in dubbio sul fatto che dovresti essere la mia gemella, la mia metà per diritto, una delle Due Disperazioni.
   Spii gli altri Liceali, dici di esser più capace di me a non mostrarti ai loro occhi, per abitudine. La verità è che quegli adolescenti non si accorgerebbero nemmeno dei nostri – miei – piani, una volta conclusi. Però ti lascio fare, credere che il tuo aiuto mi torni utile.
   Sussulti appena noti un minimo respiro, l'aria è magnificamente tesa dalla tua parte. Peccato che dalla mia sia solo noiosa, tanto che mi alzo in piedi e mi dirigo verso la mensa, lasciandoti interdetta. Vorresti ribellarti a questa mia iniziativa, in fondo ero stata io a proporre di studiare i nostri compagni allo scopo di giocare le carte migliori, ma non fai nulla; ti limiti a corrucciare il viso e rimanere in quell’assurda posizione strategica. Rido di te, ma maschero questa espressione rivolgendola ai Liceali.
   La sento, quando interrompi la mia camminata. Una sensazione fugace, una paura che si trasforma in euforia. Ma sapevi che sarebbe andata così. Non sento il tuo abile scatto militare, come ti piace definirlo, però la sorpresa è minima. Conosci il piacere che provo con lo spavento che si prova istintivamente quando arriva all'improvviso, per questo continui.
   Uccidi ogni dubbio, quando mi trascini indietro sotto gli sguardi vagamente stupiti degli altri. Odi che io ti lasci sola, amo quando insisti affinché non avvenga. Lo so che mi vuoi bene. Peccato che non ricambi quest'affetto fraterno, che persiste solo per un egoistico gioco di soddisfazione al quale tu non potrai assistere emotivamente.
   Sei diventata obsoleta.
   Lontano da me, ecco dove ti vorrei. In questo progetto non t'impegni più come una volta. Ti stai rammollendo, sorellina, e non hai bisogno che te lo dica, lo vedi con i tuoi occhi il disprezzo che si legge chiaro nei miei. I capelli scuri che tieni in ordine, si muovono di poco quando assumi una posa offesa.
   Stai in silenzio. Preferiresti che sia io a dire qualcosa, lo so. L'ho capito. Non siamo in sintonia. Tu lotti per il bene, nonostante questa nostra ambizione non abbia nulla a che fare con quella che tu chiami giustizia; e lo sai. Molli la presa quando capisci che non dirò una singola parola, sospirando. Sorrido.
   «Mukuro, credo che tu te la stia prendendo troppo» ti rimprovero scherzosamente. Ho ragione, è evidente che lo comprendi. Tanto lo capisci sempre, o quasi. Smettila di fissarmi così, su. Indugi poco, prima di spingermi contro il muro, irata, tenendomi ferma – temi che scappi, forse? – bloccando le mie braccia.
   Contorci le labbra in una smorfia di pura rabbia, con tutta probabilità ti stai sentendo umiliata. Fai bene, non lo nego e ridacchio per guardarti negli occhi ed aprire la bocca in maniera volutamente insensata, mentre tu cerchi di capire confusa quello che intendo dirti, ma non otterrai risultato, dato che fonemi che uscirebbero dalle mie labbra se dessi voce ad essi somiglierebbero a rumori inquietanti.
   «Parla, cavolo, Junko!» Urli incurante. Sorrido, chissà cosa pensi realmente di me.
   Mi piace pensare che tu sia disperata e senza speranze, che ti struggi al fine di farmi un piacere, di soddisfare una mia logora passione. Ah, ovviamente so che non ho modo di dimostrarlo.
   «Lascia stare, sono annoiata» ti rispondo. Ricolleghi tutto allo spionaggio precedente. «Ora smettila di disperarti e molla di nuovo la presa, su». Sai, sorellina? Mi stai stancando. Mi allontano appena esegui l'ordine e me ne torno in camera. Singhiozzi? Odo questo eco piacevolmente nato dall'eccessivo battere del tuo cuore.
   Una reazione fisica che nasce da un'emozione pazza. Non stai piangendo, è quel singhiozzo reale, quello dei bambini quando bevono troppo velocemente. Forse non reggi la mia personalità?
   Smettila di volermi bene. Magari capirai. O magari no. Sospiro, stanca di essere definita tua. Smettila di essere mia.
   
 
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