Ciao,
benvenuti/e al primo capitolo della mia fanfic su Frozen. La storia
è
incentrata sul pairing Hans/Elsa, avrà un capitolo a rating
rosso non-con (non
consenziente). Un matrimonio combinato, atmosfera tutt’altro
che allegra. Però
la figura di Hans mi ha intrigato non poco: non essendomi rassegnata
all’idea
che sia stronzo al 100%, userò questa fic per
“redimerlo”, ecco la ragione del
titolo Redenzione, che poi è anche il prompt che ho usato
per il p0rnfest
istituito dalla community fanfic_italia.
Buona
lettura!
Capitolo
1
Elsa
stentava a ricordare un tempo in cui era stata schiava della paura e
prigioniera della solitudine.
Essere
regina non era una passeggiata, eppure non era passato un solo giorno,
negli
ultimi quattro anni, che non avesse vissuto pienamente, con gioia e
gratitudine.
Elsa
non aveva recriminato gli anni in cui era stata convinta di essere un
mostro
pericoloso in quanto non riteneva necessario dover sprecare
un’altra singola
frazione del suo tempo in pensieri negativi. Aveva ritrovato una
famiglia che
la reclamava e la regina non trovava compito più piacevole
che accontentarla.
Non si trattava solamente di sua sorella Anna, e nemmeno delle new
entries,
ossia Olaf, Kristoff e… sì, anche quella
simpatica canaglia di Sven!
Arendelle,
con ogni suo singolo abitante, era la sua nuova famiglia allargata.
Arendelle
era stata cara a sua madre e suo padre, ed Elsa percepiva, nel
passaggio di
consegne che aveva rappresentato l’incoronazione, il legame
con loro.
Amava
Arendelle perché l’avevano amata i suoi genitori,
perché era casa, e
perché sapeva che il suo amore
era ricambiato. Elsa aveva subito scoperto che l’inverno
perenne che aveva
scatenato quattro anni addietro era stato accettato da tutti come un
incidente,
e come tale era stato presto archiviato nella memoria collettiva del
Regno.
Proprio
in virtù dell’amore che i suoi sudditi le
dimostravano, la giovane regina si
impegnava al massimo per assolvere ai suoi doveri ed era decisa a
difendere e
proteggere il popolo che gli era stato affidato.
Mai
avrebbe sospettato che tale inclinazione al dovere l’avrebbe
messa nella
condizione di dover rinunciare alla propria
felicità…
La
ruota della fortuna gira e gira, e a nulla valgono gli sforzi per
opporsi alla
sorte avversa: presto o tardi, sarebbe giunto il momento in cui una
Nazione
sarebbe stata chiamata ad affrontare una crisi che poteva mettere a
repentaglio
il futuro della Nazione stessa. Poteva essere una catastrofe naturale,
una
crisi economica, agitazioni politiche interne, il coinvolgimento in una
guerra
sanguinosa: poco importava la natura della crisi, un giorno questa
avrebbe
bussato alla sua porta.
Arrivò
il periodo in cui Arendelle fu chiamata ad affrontare una delle
più spaventose
crisi economiche della sua storia. Era difficile rintracciare una
causa;
semplicemente, un giorno la moneta del Regno aveva subito una brusca
svalutazione, e per questo motivo l’acquisto di
indispensabili beni d’importazione
si era fatto proibitivo.
Elsa
aveva tentato, su consiglio dei suoi ministri, più strade
per raggiungere nuove
trattative commerciali, ma invano. Fiutato l’affare, non
soltanto il Regno di
Weselton, ma tutte le Nazioni confinanti erano disposte a suggellare
trattative
capestro, che potevano essere attuate solo accettando una svendita
totale dei
beni e delle risorse di Arendelle: un suicidio, per
l’indipendenza di un Regno.
Nemmeno
l’opzione di richiedere prestiti era percorribile: le Nazioni
confinanti erano
sì disposte a concederli, ma con tassi di interesse
elevatissimi.
Alla
fine, i ministri fecero presente alla loro sovrana che non le rimaneva
che un’unica
cosa da fare, se davvero voleva salvare il Regno…
Se
solo Anna l’avesse saputo, pensò tristemente Elsa
… beh, l’avrebbe saputo
comunque. Tanto valeva farglielo sapere il prima possibile.
***
“Un
matrimonio di Stato?” chiese Anna senza capire.
Le
due sorelle si trovavano in uno dei tanti saloni del castello, sedute a
un
tavolo, davanti a una tazza di tè fumante e a un piatto di
buonissimi biscotti
che però non erano riusciti ad attirare
l’entusiasmo della minore, catturata
dalle parole della maggiore.
“A
quanto pare, è l’ultima carta che mi è
rimasta da giocare” rispose Elsa con un
sorriso mesto e gli occhi spenti.
“Ma…
l’amore? Come puoi anche solo pensare di poter sposare una
persona che nemmeno
conosci?” esclamò Anna. Elsa si guardò
bene dal farle notare che proprio lei
era la prima che doveva risparmiarsi quella frase. Da tempo il verme delle Isole del Sud e il suo falso
doppiogioco non trovavano più posto nelle conversazioni tra
le sorelle, ed Elsa
non poteva che ringraziare il cielo che la sorella avesse imparato a
imporsi di
conoscere meglio le persone, prima di accordare loro la fiducia.
E
comunque, aveva capito perfettamente la natura dell’obiezione
di Anna.
“Oh,
si può eccome… molte teste coronate si sono unite
in passato, e si uniscono
ancora, in matrimoni di Stato”.
“Mamma
e papà si amavano!”.
“Nostra
madre e nostro padre non si sono trovati coinvolti in una crisi
finanziaria di
tale portata”.
Anna
tacque un momento ma subito riprese a obiettare “Ma non
è giusto che tu…”
“Anna,
non devi preoccuparti per me” la interruppe Elsa
“in fondo non è detto che non
troverò una brava persona con la quale instaurare un
rapporto basato almeno sul
rispetto e sulla simpatia reciproci!”.
“Non
mi sembra una bella cosa comunque” rispose Anna con una
espressione afflitta in
volto. Non sapendo cosa dire per distogliere la sorella da quella che
considerava pura follia, si portò alle labbra la sua tazza
di tè.
“A
me sta bene! Sai che ho molto più senso pratico di te! E
appunto, parlando di
te, il nostro Mastro fornitore di ghiaccio ti ha fatto finalmente la
dichiarazione o si nasconde ancora dietro a Sven?”.
Anna,
sentendo nominare Kristoff, sputò il tè che stava
bevendo emettendo versi assai
poco principeschi e avvampò per l’imbarazzo, tra
le risate della sorella
maggiore.
Elsa
aveva colpito nel segno: Anna era partita per la tangente e aveva
iniziato a
parlare a raffica del suo argomento preferito (Kristoff, appunto).
Sentiva
proprio il bisogno di lasciar cadere nel vuoto l’argomento
matrimonio di Stato
e fingere, ancora per poco, che tutto andasse bene.
***
Cosa
aveva detto ad Anna? Che avrebbe sposato una persona con la quale
avrebbe
instaurato un rapporto basato almeno sul rispetto e sulla simpatia
reciproci?
Quale dio burlone aveva permesso che accadesse una cosa del genere?
Il
giorno precedente, Elsa aveva appreso che soltanto la famiglia reale di
un
regno confinante aveva preso in considerazione la proposta di
matrimonio.
Esatto,
proprio il Regno delle Isole del Sud.
Che
fortuna, aveva commentato Anna, avrebbero avuto il verme come cognato.
“Te
le immagini le visite di famiglia durante le feste comandate? Dovremmo
accogliere gentilmente quell’essere spregevole? Io non ci
penso nemmeno!”
commentò con fervore.
“No,
non succederà” rispose Elsa
“fatalità, proprio nei giorni di festa ci
sarà
sempre così freddo che il mare ghiaccerà. E
dubito che il verme sarebbe
disposto ad affrontare bufere di neve solo per venire a porci di
persona gli
auguri di Natale!”.
Se
il bene di Arendelle doveva dipendere dal matrimonio con uno dei
fratelli di
Hans, allora Elsa si sarebbe rassegnata. Dubitava potesse esistere una
persona
peggiore di quel verme.
***
Aveva
ragione. Dalle notizie raccolte dai ministri, sembrava che gli undici
fratelli
di Hans fossero delle brave persone. Il fratello maggiore era
l’erede al trono
del suo Regno e pertanto non era candidabile come promesso sposo.
Arendelle
doveva restare indipendente, il matrimonio con un membro cadetto di
un’altra
Casa Regnante avrebbe imposto quest’ultima il vincolo
d’onore di aiutare la
nuova famiglia reale di un regno alleato in difficoltà senza
l’imposizione di
vincoli usurai.
L’esperienza
passata proprio con il più giovane (e il meno desiderato)
dei pretendenti aveva
messo in guardia la regina di Arendelle dal fidarsi ciecamente del
report dei
suoi ministri (come Hans si era dimostrato un ottimo attore, anche il
resto
della famiglia avrebbe potuto vantare medesime abilità
“artistiche”) ma era
consapevole di non potersi permettere il lusso di essere schizzinosa.
Il matrimonio
ci sarebbe stato, ma poteva sempre pensare di adottare delle
contromisure da
prendere in caso di necessità.
***
Ciò
che Elsa aveva trascurato di fare era stato prendere in considerazione
il fatto
che, come lei aveva valutato i suoi pretendenti, così anche
gli altri avevano
espresso dei giudizi su di lei. Questo però, la giovane lo
venne a sapere
soltanto il giorno seguente all’offerta di matrimonio della
casa reale del
Regno delle Isole del Sud.
“Mi
state dicendo che i principi sono spaventati da me?” chiese
la regina ai suoi
consiglieri.
Anna
e Kristoff non avevano mai sentito la voce della donna così
arrabbiata, sebbene
Elsa avesse mantenuto un contegno algido e regale, di tutto rispetto.
Di
norma le persone non nobili non erano ammesse alle udienze private tra
la
regina e i suoi consiglieri, ma Anna, che essendo la sorella della
sovrana poteva
presenziare ma non era obbligata a farlo, aveva insistito per conoscere
subito
il destino della sorella, soprattutto da quando il Regno delle Isole
del Sud
era tornato nella loro vita. Essendo Kristoff conosciuto per la sua
capacità di
tenere a bada la giovane, gli era
stato accordato il privilegio eccezionale di partecipare,
purché restasse in
disparte e, naturalmente, non pretendesse il diritto di prendere la
parola.
“Maestà,
non si può negare che quanto accaduto quattro anni fa abbia
portato grande
turbamento nei regni confinanti. Di fatto, non hanno mai avuto modo di
comprendere la natura del vostro potere. E ciò che non viene
compreso può
diventare fonte di paura”.
Elsa,
a quelle parole, si rabbuiò ulteriormente. Era forse giunto
il momento di
pagare pegno per quella vecchia storia considerata ormai da tutti acqua
passata?
“Poteva
andare peggio” intervenne un altro dignitario “di
solito, la gente cerca di
distruggere ciò che non è in grado di
comprendere. Dopotutto, nessuno dei Regni
confinanti ha mai mosso guerra contro di noi”.
“Capisco
quello che intendete dire ma spero possiate comprendere
perché non riesco a
fare i salti di gioia alle vostre parole” rispose la regina,
alla quale il
sarcasmo non faceva certo difetto.
“Resta
il fatto” proseguì il ministro preferendo ignorare
il commento della giovane
“che l’unico Paese che ha accettato
l’accordo matrimoniale è anche quello che
conosce i fatti perché riportati da qualcuno che ha potuto
vederli di persona.
Mi riferisco al principe Hans, l’ultimogenito della Famiglia
Reale”.
“Suppongo
che non mi abbia fatto una buona pubblicità”
“Direi
che pessima sia la parola
più adatta,
Maestà. Per farla breve, quasi tutti i principi sono
convinti che voi siate una
strega dalla quale guardarsi le spalle, non il genere di moglie che
qualcuno
vorrebbe avere al proprio fianco”.
“Ehi,
vacci piano con le offese, brutto vecchiac…UHM
UHHHHHM!!”
“Prego,
non faccia caso a noi due” intervenne Kristoff con senso
pratico mentre teneva
la mano ben salda sulla bocca della principessa, col volto paonazzo di
rabbia,
seduta al suo fianco.
“Devo
dunque concludere che la proposta di matrimonio è stata
ritirata?” chiese Elsa,
sforzandosi di dominare le proprie emozioni per
più di un ragionevole motivo e di ignorare
l’interruzione della sorella.
“Al
contrario, uno dei principi si è dichiarato disposto a
onorare l’accordo”
rispose il capo del Consiglio, che appariva sempre più a
disagio mano a mano
che il suo discorso stava per giungere al termine.
“Si
tratta… si tratta… ecco, vostra
Maestà, si tratta del principe Hans”.
Anna,
a quelle parole, rimase letteralmente di stucco, e Kristoff si
sentì abbastanza
certo di poterle togliere la mano che le tappava la bocca senza
rischiare i
timpani.
“Kristoff…
ti sembra il momento di farmi le coccole?” mormorò
scioccata la principessina.
“Ti rendi conto di quello che il vecchio ha appena
detto?”.
“Sì
Anna, ho sentito benissimo. E per la precisione, non ti sto coccolando,
ti sto
scaldando. Non ti sei
resa conto che la
temperatura della stanza è appena scesa sotto gli 0
gradi?!”.
Già,
Anna non si era proprio accorta della temperatura, e nemmeno sua
sorella, ma
gli altri presenti nel salone sì, oh sì che se ne
erano accorti.
Per
il bene di tutti, era giunto il momento di chiudere quella sciagurata
riunione.