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Autore: Sapientona    20/02/2014    5 recensioni
Solo una raccolta di piccoli momenti Percico. Perlopiù Fluff, credo, perché loro sono troppo teneri.
#1 Mitomagia.
#2 Gelosia.
#3 Inverno, raffreddore e algebra.
#4 I semidei non prendono il covid.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percy era all 99,9% per cento convinto che Nico avesse una qualche dipendenza patologica da Mitomagia – tipo la dipendenza dall’alcol, no?
Il ragazzino lo aveva pregato fino all’esaurimento di portarlo al negozio di fumetti e tutta quella roba nerd per comprare le figurine. ‘Non sei un po’ troppo grande per giocare ancora a quel gioco?’ lo aveva apostrofato, deciso a non muoversi dal letto.
Ovviamente, aveva ceduto e lo aveva accompagnato, borbottando qualcosa su come fosse inaudibile che un sedicenne si facesse condizionare da un quattordicenne capriccioso per tutto il viaggio in taxi.
Mentre rifletteva sulle possibili cause che trattenevano il figlio di Ade nel negozio da ben tre quarti d’ora, batteva nervosamente il piede a terra e si guardava attorno con l’aria di chi sta per esplodere.  Forse per quel motivo, tutti gli stavano alla larga e lo guardavano con circospezione. Proprio quando cominciò a preoccuparsi e pensò che forse un qualche mostro lo avesse attaccato, vide uscire dalle porte automatiche un ragazzino piuttosto imbronciato.
Si chiese, allora, quale fosse il problema quella volta.
«Ehm…l’hai trovata?» domandò speranzoso con un mezzo sorriso, alzandosi dalla panchina ed avvicinandosi.
«No» rispose semplicemente l’altro scrollando le spalle.
Percy prese un respiro profondo «Allora, in grazia degli dei, che cosa hai fatto per gli ultimi quarantacinque minuti lì dentro?».
«Ho dato un’occhiata in giro, c’erano tipo questi fumetti fighissimi che parlavano di un’apocalisse zombie…» e cominciò a blaterare su quanto fosse forte ed interessante. Il figlio di Poseidone rimase a fissarlo tutto il tempo, indeciso sul da farsi: baciarlo sul momento, picchiarlo o baciarlo sul momento.
Si perse un attimo, pensando alla morbidezza delle labbra del più piccolo ed al dolce suono dei loro respiri che si fondevano – qualcuno lo tirò per la manica «Percy? Ci sei?».
«Eh? Sì certo, ci sono ci sono» lo rassicurò il più grande, rifilandogli un sorriso mesto ed osservando la sua reazione. Il piccolo sorriso soddisfatto che aveva mentre parlava della fantastica fiction – o erano fumetti? – fu rimpiazzato da un’espressione corrucciata. Incrociò le braccia al petto e si voltò dall’altra parte, camminando con passo spedito e deciso giù per le scale mobili. La gente lo guardava male perché, duh, erano scale mobili e non c’era bisogno che le scendesse, ma Percy decise di lasciar correre e di non aggravare maggiormente la situazione.
Fu quando Nico arrivò alla fine delle scale e corse via che il figlio di Poseidone andò nel panico, pensando innanzitutto a cosa avrebbe detto a sua madre quando sarebbe tornato senza di lui. Sgranò gli occhi, cercandolo con lo sguardo in quel miscuglio di gente e maledisse mentalmente il figlio di Ade per aver scelto proprio il sabato per andare al centro commerciale, nel bel mezzo di New York. Corse fra la gente per un tempo indeterminato, controllò in ogni negozio di videogiochi possibile ed immaginabile e si arrese al fatto che sì, lo aveva proprio perso. Si guardò attorno un’ultima volta finché, all’improvviso, non sentì una mano posarsi sul suo braccio. Si voltò e si accorse che Nico era lì con un sorrisino soddisfatto sulle labbra «Così impari a non darmi retta».
Percy scosse la testa e lo strinse a se in un abbraccio soffocante «Sei uno stupido. Mi hai fatto spaventare».
«Va bene va bene, adesso basta» borbottò l’altro spingendolo via, ma il sedicenne non accennava a volerlo lasciare andare.
«Se non mi lasci andare sventolerò ai quattro venti quello che ho trovato nella tua cronologia, ieri» lo minacciò allora, tentando un altro approccio. L’altro lo lasciò andare immediatamente, sgranando gli occhi «Che?!».
«Beh Jackson, dovresti mettere una password al tuo computer»
«Ma l’ho messa!»
«Una meno prevedibile di ‘Percy’» roteò gli occhi l’altro, incamminandosi verso l’uscita «andiamo».
«Oh miei dei spero di non averti traumatizzato o fatto qualcosa tipo bloccato la crescita» farneticò ancora nel panico.
«Andiamo Percy, non sono così impressionabile» borbottò Nico, che cominciava a sentirsi offeso. Non era mica un bambino, lui.
Al ché il più grande assunse un’espressione malvagia, gli buttò un braccio attorno alle spalle e avvicinò le labbra al suo orecchio «Beh, dovrei sapere molto bene che a te piacciono le cose sconce».
Il quattordicenne se lo scrollò di dosso e lo guardò male, malissimo «Non azzardarti a fare mai più una cosa del genere in pubblico, Jackson, o giuro che ti riserverò una pena particolarmente dolorosa negli Inferi».


 
  
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