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Autore: safe and sound    21/02/2014    0 recensioni
Una ragazza normale un po' impulsiva e curiosa sfida la sorte immergendosi in un mondo che non le appartiene e finendo in un amore troppo grande e proibito.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN SEGRETO SOTTO IL LAGO 

Un'ombra scura si muove tra i lampioni con una velocità allarmante, si ferma a due lampioni da me e rimane lí. Ha il volto coperto da un cappuccio, una veste nera gli ricade fino ai piedi, ha un'aria inquietante ma allo stesso tempo emana un calore strano, sovraumano. Rimango ferma a fissarlo con il sangue ghiacciato, vorrei scappare ma sembra impossibile i miei piedi non si muovono e lo stesso vale per le braccia, sembro incatenata sul posto. Guardo confusa le mie gambe e ineffetti sono incatenata ma non sono semplici catene, sono dei serpenti... strisciano sinuosi sulle mie gambe e arrivano fino alle mani. Sento la loro pelle viscida e fredda al tatto che mi fa rabbrividire. Urlo, urlo con tutto il fiato che ho, sento la gola bruciarmi e tento di dibbattermi. Guardo la figura incappucciata, ha tolto il cappuccio e mi porge un sorriso beffardo, mi sta guardando divertito! Ma non li vede questi cosi?! Urlo ancora piú forte implorando aiuto.
Un serpente tenta di mordermi e poi mi fissa -Svegliati!- cosa? Mi sta parlando? -Jen svegliati!- apro gli occhi confusa, mia madre mi sta scuotendo preoccupata. -Mamma! Mamma smettila mi fai male.- protesto. Lei mi guarda sollevata, -Tutto bene? Stavi urlando...- si alza dal letto e mi fissa -Si era solo un incubo.- dico stropicciandomi gli occhi -Va bene vado a prepararti la colazione- mi dice con un sorriso ed esce dalla porta. Mi metto a sedere stirandomi. Chiudo un secondo gli occhi e quel sorriso mi si para davanti... che diavolo di sogno era? Mi alzo faticosamente e mi trascino fino al bagno. Mi guardo allo specchio, ho un aspetto orribile... i capelli spettinati, il trucco sbavato mi contorna gli occhi, ho pianto... gli occhi sono arrossati e gonfi, le guance ancora bagnate. Apro la doccia e mi levo il pigiama impregnato di sudore. Lo getto nel cesto dei panni sporchi e mi metto sotto il getto di acqua calda. É strano, penso, mentre mi massaggio i capelli con lo shampoo. Di solito i miei sogni non sono cosí nitidi e io non ne ricordo mai neanche la metà invece questo... questo era come se l'avessi vissuto davvero e il senso di panico e angoscia non è ancora sparito. Non posso fare a meno di guardare ogni secondo le mie gambe per assicurarmi che quegli orribili serpenti non siano tornati. Mi sono stufata, stare sola non mi aiuta, esco dalla doccia mi copro con l'accappatoio e poi avvolgo i capelli con un asciugamano. Scendo le scale e vado verso la cucina da dove arriva un profumo di pancake delizioso. Mi siedo al tavolo e mi servo due pancake ricoperti di succo d'acero e mirtilli, poi mi verso del succo d'arancia. Mia madre si volta e appoggia altri pancake sul tavolo sorridendomi. Viviamo sole in casa con il nostro gattino, Simon, che non fa altro che dormire. I pancake sono deliziosi ma non ho appetito e ne lascio uno e mezzo lá a guardarmi per un po', poi mi alzo e mi dirigo verso la porta -Amore non li finisci?- mi chiede mia madre -No grazie non ho fame e poi devo uscire- dico prima di uscire. In realtá non devo fare niente ma ho voglia di camminare un po' sulle rive del lago. Prendo la mia bicicletta e mi lancio verso la strada, l'aria mi scompiglia i capelli e io mi beo di quell'aria cosí fresca. Prendo velocità e lascio il manico per aprire le braccia, mia madre mi dice sempre che sembro un angelo quando faccio cosí, ha torto ovviamente, gli angeli sono belli, biondi, perfetti e hanno le ali. Io non ho niente di tutto questo. Vedo il lago riflettere il sole mattutino e rallento, ovviamente è deserto.
Ci sono strane leggende su questo lago, leggende di mostri e spiriti che uscivano dal lago inondando il paese di paura e dolore, poi gli angeli sono scesi sulla terra e li hanno rinchiusi nel lago. La gente del mio stupido paesino pensa che alcuni spiriti riescano ad oltrepassare quella barriera ma non sono molto pericolosi se sono in pochi. Io penso che siano tutte cavolate, non credo negli spiriti o nei demoni ne agli angeli. Peró queste leggende mi affascinano, sono interessanti. Per questo mi piace stare al lago, la gente lo evita e c'è un silenzio fantastico, in piú ha una storia cosí bella. Poggio la bicicletta accanto alla staccionata e comincio a percorrere il lago a grandi passi, raggiungo il solito albero dove passo le giornate e mi siedo sotto la sua ombra. Fisso l'acqua azzurra e perfettamente piatta, poi alzo lo sguardo e mi accorgo di una figura seduta all'ombra di un salice dall'altra parte del lago. Non viene mai nessuno qui... Decido di raggiungerlo e di chiedergli che cosa ci facesse , magari era solo un passante e sarebbe stato divertente spaventarlo con le leggende. Mi alzo togliendo la terra che mi ha sporcato i pantaloni e comincio a percorrere la riva. Raggiungo l'altra sponda e mi metto davanti al nuovo arrivato che sembra non essersi accorto di me oppure ha deciso di ignorarmi. -Salve- dico ad alta voce sorridendo allo sconosciuto e sedendomi accanto a lui. Alza lo sguardo e il mio cuore perde un battito... quel sorriso...
É il ragazzo del sogno!
-Cosa vuoi?- mi dice lui sgarbato fissando i suoi occhi blu sui miei neri. Quel colore, mi è familiare. -I...io- balbetto, i suoi occhi mi hanno messo addosso un macigno e sento il panico crescere -Non sai che questo lago è infestato? Ora da brava bambina torna a casa.- mi dice lui con un sorriso sempre piú arrogante. La morsa si allenta e la rabbia mi invade -Ragazzina? Ma se avrai la mia età!- gli urlo contro -Ne dubito- dice lui con disprezzo, eppure avrei giurato di aver visto un guizzo nei suoi occhi, un'ombra di tristezza... -Allora cosa vuoi?- mi dice posando lo sguardo sulle acque stranamente troppo calme. Imito il suo gesto e rimango in silenzio. Ecco cosa mi ricordano i suoi occhi, le acque del lago! Hanno le stesse sfumature di blu mischiate ad un verde pallido. Qualcosa si muove sul fondo del lago provocandomi un brivido... Non sembrava un pesce, sembrava piú... Un uomo! Mi alzo di scatto e mi levo la giacca, corro verso la riva, sto per buttarmi ma... Vengo riportata indietro da due braccia forti. -Cosa credevi di fare?!- mi urla preoccupato il ragazzo -C'è un uomo lí! Sul fondo! Sta affogando dobbiamo aiutarlo!- urlo io presa dal panico. -Credo sia colpa mia...- dice lui lasciandomi -Jennifer promettimi che non ti avvicinerai piú alle rive di questo lago.- ora mi fissava. Ma chi diavolo é questo tizio? E come fa a sapere il mio nome?! E quell'uomo? Mi volto terrorizzata di vedere un cadavere ma non c'è piú nessuno. -S..si te lo prometto, ma come fai a...- non c'era piú. Guardo il punto in cui era seduto prima ma c'è solo un quaderno. Lo raccolgo e me lo infilo nella borsa, è ora di pranzo è meglio che torno a casa mamma si stará preoccupando. Guardo un'ultima volta il fondo del lago senza vedere nessuno, poi faccio una corsa fino alla bicicletta e ci monto sopra.
La salita è piú faticosa della discesa ma sono abituata e la faccio in pochissimo tempo. Lascio la bicicletta nella cantina e mi fiondo dentro casa, -Jen sei tu?- mi urla mia madre dalla cucina, -Si mamma!- le rispondo -Bhe muoviti è pronto!-. Corro su per le scale e mi lavo le mani, butto la borsa sul letto e riscendo in cucina. Finito di pranzare aiuto mia madre a sparecchiare e mi congedo velocemente con la scusa dei compiti, scusa banale visto che è estate ma lei mi lascia andare comunque. Salgo in camera e mi butto sul letto, volto la testa verso la mia borsa per prendere il cellulare, il contenuto è sparso sull'altro lato del letto e in mezzo alla miriade di oggetti inutili che mi porto dietro c'è un quaderno blu tenuto con molta cura. É di quel ragazzo... La curiosità prende il sopravvento e lo afferro. Quando lo apro mi accorgo che non sono normali lettere ma strani segni scritti velocemente e con rabbia. Ci sono anche molti disegni di creature orribili con forme strane. Quel quaderno emana uno strano odore che mi ricorda tanto il sangue. Chiudo schifata il quaderno e lo rimetto nella borsa, mi alzo e vado giú buttandomi sul divano e accendendo la tv.
assano almeno due ore nelle quali mi perdo nei pensieri e nella pubblicità che continua a infestare la televisione, poi suona il campanello. Mi alzo svogliatamente e urlo -Vado io- a mia madre, raggiungo la porta e la apro. Ancora lui? -Il mio quaderno- mi dice lui porgendomi la mano -Anche io sono contenta di vederti... ehm qual'è il tuo nome?- gli chiedo, ineffetti non lo sapevo. -Aris- mi dice lui con voce seccata, ha un nome stupendo... -É di sopra, vieni.- mi arrendo e lo conduco fino alla mia stanza. Lo faccio entrare e richiudo la porta per poi sedermi sulla sedia davanti alla mia scrivania e lo fisso, sembra incantato, -Non hai mai visto una stanza?- dico ridacchiando, vedendolo abbassare lo sguardo mi sento un po' in colpa... -Hei- gli chiedo con una gentilezza che mi sorprende, poi mi alzo e gli metto una mano sulla spalla. -Tutto bene tranquilla- mi risponde con una strana incrinazione nella voce, non gli credo. -Va bene... tieni il tuo quaderno- gli porgo il quaderno, lo sento vibrare quando anche lui lo afferra, è strano come fa a vibrare?! Lo guardo sbalordita e lui ricambia il mio sguardo con un'espressione folle, mi sta spaventando. Vedo lo specchio dietro la porta spaccarsi e cadere in mille pezzi, un vento fortissimo spalanca le finestre e si sente un grido soffocato dal piano di sotto. Mamma! Guardo Aris cercando aiuto, ma... Oh mio dio! Aris mi sta guardando con degli occhi blu accesi con una luce folle, ha la bocca aperta come se stesse per mordermi e... un paio di ali nere! Sembra uno di quegli angeli che disegno sempre. Mi continua a fissare, le mie ginocchia cedono e mi accascio a terra fissandomi le mani. Sono piene di sangue ma non mio... davanti a me c'è mia madre con la gola squarciata dalla quale zampilla sangue nero. Vengo assalita da un conato di vomito, il mondo gira intorno a me, cosa diamine succede? Urlo piú forte che posso liberando tutto il terrore che mi opprime. Vengo scossa da due mani intorno alle mie spalle
-Jennifer non è reale! Non è reale!- mi grida la persona. Chi è? Non riesco a metterlo a fuoco. La sua voce è così bella vorrei rimanere qui a... Metto a fuoco la persona, il mondo smette di girare e vomito a terra tutto il pranzo. Quando rialzo lo sguardo c'è Aris davanti a me che mi guarda preoccupato e si tiene i capelli tra le mani. -Mi dispiace i...io devo...- le lacrime gli salgono agli occhi e ricadono armoniose sulle sue guancie rosee, sta piangendo... perchè? Non faccio in tempo a chiederglielo che si è voltato e si è gettato dalla finestra. -ARIS!!!!- grido con tutto il fiato che ho. Mi precipito a guardare giú aspettandomi il peggiore degli spettacoli ma lui... non c'è.
Scendo confusa le scale e mi butto sul divano sfinita, ho un gran sonno. Mamma mi raggiunge e mi mette una mano sulla fronte -Ma tu scotti!- grida preoccupata, -M...mamma ho vomitato in camera- dico quasi senza voce, -Tranquilla tesoro, ti preparo una camomilla- mi dice carezzandomi la guancia prima di andare in cucina e sparire. Mi gira la testa e sento gli occhi che mi bruciano, chiudo lentamente le palpebre e mi abbandono ad un sonno alquanto agitato.
Sono sul lago, dalle acque si riversano creature schifose come quelle del quaderno, uomini con ali nere insanguinate e poi... Aris che mi corre incontro. Mi circonda con le sue ali nere e diventa tutto buio. Ora sto nuotando in acque scure, non sto nuotando... mi stanno trascinando, ma chi? Una chiazza nera mi si riversa intorno, corpi che cascano nell'acqua sopra di me e urla soffocate. Improvvisamente sono in un atrio enorme con quattro troni vuoti, al centro c'è una creatura accasciata a terra coperta da un telo nero, mi avvicino titubante. Tocco il telo, piume? Sono ali! Si dischiudono piano mostrando una persona con le ginocchia strette al petto e la testa stretta tra le mani. Quei capelli neri... Aris? -Aris?- ripeto ad alta voce mettendomi in ginocchio difronte alla figura a terra. Il ragazzo alza la testa fissando i suoi bellissimi occhi blu su di me, si è proprio lui. Gli sorrido ma lui non ricambia. Apre la bocca per parlare ma esce solo un suono stridulo -Svegliati Jen, svegliati non puoi rimanere qui. Smettila di seguirmi- mi dice lui aggrottando la fronte e alzandosi in piedi -Smettila cosí ti dovró uccidere- mi dice minaccioso, il suo volto cambia immediatamente espressione e piange, mi abbraccia singhiozzando. Sento le sue lacrime calde bagnarmi la maglia, -Scusami. Mi dispiace.- alza lo sguardo e poggia la sua fronte sulla mia -Vai- mi dice in un sussurro. Apro di scatto gli occhi e mi metto seduta, sono sudata e ho le guancie bagnate. Mia madre canticchia mentre spazza per terra e Simon la rincorre, la testa mi sta scoppiando. Ho una voglia incontrollata di alzarmi e uscire per andare non so dove ma non sono sicura che le mie gambe reggerebbero.
Chiudo gli occhi e una lacrima calda mi scende lungo il collo. 
Cosa mi succede... mi alzo barcollante, la febbre deve essersi alzata. Sento la testa come in una bolla e faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Mi trascino per le scale per raggiungere la mia camera e poi mi butto sul letto. Fa freddo, mi infilo sotto le coperte e le stringo a me. Lo specchio ora è intatto, le palpebre cedono di nuovo e affondo la testa nel cuscino addormentandomi. Apro gli occhi e vengo accecata dal sole che entra dalla mia finestra. Mi giro dall'altra parte e li riapro. Mi alzo dal letto, niente incubi e la febbre sembra essere passata, perfetto! Mi sfilo i jeans e la maglietta del giorno precedente e scendo in cucina. Sul tavolo c'è un piatto con due fette biscottate e un biglietto accanto ad un bicchiere pieno di succo. Prendo il biglietto mentre bevo un sorso di succo alla pesca, c'era scritto con la bella calligrafia di mia madre: "scusa amore problemi di lavoro. Staró via solo un paio di giorni. Baci". Poggio il bicchiere e prendo una fetta biscottata. Vado in salotto e mi siedo sul divano accendendo la televisione, che giorno è? Guardo il piccolo numero in basso a destra del televisore, il 20 luglio. Stasera ci sarà il festival in paese e faranno fuochi d'artificio tutta la notte, si vedono cosí bene dal lago... il lago! Aris! Ieri è scappato e voglio sapere il perchè. Scatto in piedi, mi infilo le chiavi in tasca ed esco di corsa sbattendo la porta. Prendo la mia bicicletta e sfreccio sulla discesa. Stavolta non apro le braccia e non mi godo affatto il vento fresco che mi scompiglia i capelli, il mio unico pensiero è fisso sul volto in lacrime di Aris. Magari avevo detto qualcosa di sbagliato... dovevo saperlo. Non so perchè mi sono precipitata subito al lago ma é il posto dove ci siamo incontrati, spero sia lí. Arrivo allo steccato che circonda il lago e lascio la bici scavalcandolo.
A prima vista sembra deserto, ma guardando meglio noto una macchia all'ombra sotto un albero. Comincio a correre verso quell'albero. Raggiunto sono senza fiato e mi piego per riprendere il respiro. Quando mi rialzo il cuore comincia a battere meno forte e mi avvicino alla persona sotto l'albero. Il cuore ricomincia a battere forte come prima forse piú forte. Aris è seduto sull'erba appoggiato al tronco dell'albero con gli occhi chiusi. Stava dormendo. Sembrava un angelo, anche prima ma ora... ora era tranquillo. Mi avvicino senza fare rumore per non svegliarlo e mi siedo accanto a lui. Ha un respiro leggerissimo quasi non respirasse, le labbra schiuse in un sorriso cosí dolce. Improvvisamente le sue labbra si contraggono in una smorfia di dolore, la mano si stringe intorno ad un ciuffo d'erba e i suoi occhi si spalancano facendomi saltare sorpresa. Mi guarda confuso. Mi alzo scrollandomi l'erba e lo fisso. I suoi occhi sono piú blu del solito. Si alza anche lui e si mette davanti a me. -Mi avevi promesso che non ti saresti piú avvicinata al lago- mi dice con uno sguardo non arrabbiato, piuttosto implorante. -Io... perchè te ne sei andato cosí l'altra volta?- chiedo avvicinandomi di piú a lui. Se mi sporgessi di poco ci baceremmo. Mi sta guardando con un'espressione indecifrabile, i suoi occhi ora sembrano neri. -Vattene- mi dice con una voce dura che mi ferisce -Ma...- mi fermo interrotta da un verso terrificante.
Ci voltiamo entrambi appena in tempo per vedere una creatura deforme venirci addosso. Vengo spinta con forza sulla riva del lago bagnandomi le scarpe. Impreco sotto voce e mi rialzo vedendo il mostro indietreggiare e scagliarsi nuovamente su Aris. Corro verso di lui ma... Aris ha delle ali nere dietro la schiena, ha i canini troppo grandi che gli sporgono dalla bocca. Fa un verso strano che mi costringe a tapparmi le orecchie e il mostro scappa nel lago. Aris lancia un ultimo verso stridulo e poi si volta verso di me. I canini non sporgono piú e sono tornati normali mentre le ali sono ancora lí. Non capisco nulla vedo solo tutto come se non fossi davvero lí, come un sogno. Mi si avvicina barcollante e noto che gli sanguina il labbro. Anche se ho paura mi avvicino a lui e lo lascio appoggiare a me sfinito, vedo le ali rientrare nella sua schiena come se non fossero mai esistite. Rabbrividisco e lo scosto delicatamente, mi fissa e incurva le labbra in una smorfia di dolore reggendosi lo stomaco. Solo ora mi accorgo che ha le dita e la maglietta macchiate di sangue e un taglio profondo all'altezza dello stomaco. Lo sorreggo mentre crolla a terra -Oh mio dio!- urlo mettendogli una mano sulla ferita tendando di fare qualcosa, -Vado a cercare aiuto stai fermo!- gli dico decisa alzandomi in piedi ma lui mi afferra la mano. -Aspetta- mi dice con voce ferma -Guarda- mi dice nell'istante in cui la sua ferita si chiude lasciando solo una cicatrice. Lo guardo sbalordita mettendomi di nuovo in ginocchio accanto a lui. Si mette a sedere e mi guarda preoccupato -Forse dovrei raccontarti la veritá...- dice abbassando la testa -Sarebbe ora- gli rispondo con voce ferma ma allo stesso tempo incerta.
Non sono sicura di voler sapere cosa sta per dirmi ma che scelta ho? -Sai non sono tutte leggende quelle su questo lago...- comincia -Il lago è veramente abitato da mostri... io ne sono un esempio- lo guardo sbalordita. Cosa sta dicendo? -Cosa significa?- gli chiedo confusa -Significa che sono uno dei suddetti mostri.- mi risponde con tono freddo. -In realtà sono solo un mezzo demone, sono nato da una madre umana e un padre demone. Per questo posso parlarti e ho dei sentimenti. Loro non provano niente.- dice indicando tristemente il lago. -Ero affamato, avevo bisogno di paura, mi cibo di questo. Riesco a resistere per secoli ma quando si presenta è implacabile. Allora ho visto te una ragazzina che osava sfidare le acque di questo lago e ho pensato che la tua paura mi avrebbe saziato. Ma...- abbassa di nuovo lo sguardo. Non sono nauseata da lui ma piuttosto vorrei solo farlo smettere e abbracciarlo, -Non voglio farti del male.- dice infine. -Bhe non farlo- gli rispondo io avvicinandomi ancora un po' per poterlo guardare negli occhi -Ormai hai il mio marchio, la legge non permette ad un umano di entrare in contatto con il nostro mondo e uscirne vivo.- mi dice deviando il mio sguardo. -Q...quindi mi devi uccidere?- abbasso lo sguardo. -Si ma...- comincia ma lo interrompo con un gesto. Mi sporgo e gli prendo il volto tra le mani avvicinandolo a me, gli sfioro le labbra insicura e poi le premo con forza dando il via ad un bacio che viene ricambiato. Ci stacchiamo entrambi senza fiato. Mi fissa negli occhi tristemente -Per questo non posso ucciderti.- mi dice.
Cosa dovrei fare? Si sono innamorata di lui ma... è un demone! E io non ci credo neanche ai demoni! In piú deve uccidermi. -Se infrangi questa legge cosa ti succederà?- - Mi uccideranno- risponde abbassando lo sguardo. -Ma non ti uccideró per questo, mi prenderó le mie responsabilità.- si alza in fretta senza che possa fermarlo. Mi alzo anche io -No! Non ti permetto di andare lí e... suicidarti! Sí perchè è un suicidio!- urlo. Lui mi guarda contrariato -Hai un'idea migliore?- mi risponde acido, -Uccidimi.- dico con voce ferma. A costo di salvarlo lo faró, mi faró uccidere. -Non posso farlo.- mi dice abbassando di nuovo lo sguardo. Cosa posso fare? Se volesse potrebbe rendermi incosciente giusto il tempo per farsi uccidere. -Vengo con te, spiegheremo a... bhe quelli che controllano le leggi tutto.- dico speranzosa. -E che cosa? Che mi sono innamorato di una ragazzina per di piú umana?- dice lui furioso. Le sue parole centrano e fanno esattamente l'effetto che sperava facessero... si mi ha ferita. -Non seguirmi- ripete sputando quelle parole come veleno, poi corre verso il lago e si tuffa. Rimango ferma a fissare le increspature del lago... cosa dovevo fare?
Non posso lasciarlo cosí e se deve morire moriró con lui. Prendo la rincorsa e mi getto nel lago. Non so cosa mi aspettassi ma l'acqua é ghiacciata e mi appesantisce i vestiti. Agito disperatamente le braccia e riemergo in superficie. La luce è cambiata. Non sono piú al lago ma in una pozza d'acqua in una specie di grotta.
Mi alzo su e mi getto a terra, fa freddo e c'è un odore terribile di sangue e qualcosa di marcio... Mi alzo alla ricerca di un'uscita, da dov'è passato Aris? C'è una luce fioca che proviene da un piccolo corridoio infondo alla grotta. Lo raggiungo e lo attraverso, dall'altra parte provengono dei suoni grotteschi, urla e tonfi. Prendo una grande boccata d'aria, devo stare calma, ce ne saranno altri come Aris che sentono la mia paura non posso farmi scoprire così in fretta. Sono all'uscita del tunnel e mi blocco mi affaccio e sono in alto, molto in alto. Il tunnel si affaccia su una specie di stadio, al centro ci sono delle figure incappucciate davanti ad una persona inginocchiata a terra. Non riesco a vederla ma sono sicura di sapere chi è. A destra ci sono un migliaio di persone con ali nere e canini sporgenti, a sinistra un miliardo di mostri deformi e ripugnanti. Da quale parte passo?! Noto che i due gruppi sono divisi da una specie di corridoio che porta giú, fino alle figure incapucciate. Lo percorro di corsa. L'adrenalina mi da la forza di andare abbastanza veloce. Appena raggiungo il fondo sono senza fiato e noto soddisfatta che le figure incappucciate sono voltate verso di me. Scorgo dei volti umani sotto i loro cappucci, riprendo fiato e gli passo in mezzo senza dire niente raggiungendo un Aris alquanto sbigottito. Mi chino e lo bacio per riprendere la sicurezza e poi guardo decisa gli incappucciati. Si sono tolti i cappucci e mi guardano sbalorditi tranne uno che ha un ghigno irritante sulla faccia e mi fissa divertito.
-Allora è questa l'umana? Bhe credevo di meglio.- dice ridendo. I demoni sono in silenzio mentre una risata si solleva dai mezzidemoni. Aris si alza e mi mette una mano sulla spalla, fissa gli uomini davanti a noi neutro senza alcuna emozione nello sguardo.
Sento il panico crescere e poi il pavimenta diventa milioni di serpenti che strinciano sotto i miei piedi. Rimango immobile e poi urlo terrorizzata. Sento stringermi la spalla e i serpenti spariscono, vedo Aris guardarmi preoccupato. -È solo una stupida umana perchè rischi la vita per lei?- dice esausta una donna davanti a lui. -Per me è piú di una stupida umana- risponde Aris diventando rosso dalla rabbia, sento qualcosa di caldo avvolgermi le spalle. La sua ala sinistra mi ha circondata. Sento dei brividi percorrermi la schiena, quel gesto deve averli irritati perchè fissano Aris con sguardi furenti. Cosa posso fare ora? Non li riusciremo mai a convincere di lasciarci andare. Vedo il volto di Aris che è un misto di determinazione e rabbia. -Dovevi ascoltarmi quando ti ho parlato nel sogno- dice all'improvviso continuando a fissare gli altri. -Pensavo fosse solo un sogno- rispondo. Fa un sospiro abbastanza rumoroso -Umani!- dice acido. Mi prende la mano e distende anche l'altra ala -Pensi di scappare?- dice l'uomo ridacchiando, -No voglio portare via lei non sto scappando.- dice deciso. -NO!- mi trovo sorpresa ad urlare, da dove diamine mi è uscita la voce... Aris e gli incappucciati mi guardano stupiti. Arrossisco e abbasso lo sguardo, -Cosa vuole dire con "NO"- dice burbera la donna -Voglio dire che non vi lasceró uccidere Aris.- recupero immediatamente il coraggio e la fisso negli occhi, hanno lo stesso colore di quelli di Aris. Lei mi fissa con un sorriso beffardo stampato in faccia, faccio così ridere? Ricambio il suo sguardo ostinata. -Preferisci che ti uccida?- sorride, -Se è per salvarlo sí.- rispondo stringendo piú forte la mano di Aris che è rimasto zitto. -No non puoi farlo... io non ti uccideró mai.- dice all'improvviso strattonandomi per farmi cadere tra le sue braccia -E ora ti porto via.- dice alzandosi in volo. Mi aggrappo piú forte, sento l'aria spostarsi intorno a me, alzo lo sguardo e vedo Aris che guarda davanti a se deciso sfrecciando su verso il tunnel. Sotto di me sento grida terrifficanti, abbasso lo sguardo, li sotto si è scatenato il finimondo. Raggiungiamo il tunnel e chiude le ali lasciandomi andare.
-Corri- dice sovrastando le grida che vengono verso di noi. -Senza di te non mi muovo.- dico con decisione, lui mi guarda implorante e mi lascia un bacio, poggia la fronte sulla mia, -Vai- sussurra. No non lo lascio, avvolgo il suo bacino con le mie braccia e lo stringo a me, non voglio lasciarlo. Com'è potuto succedere, come ha fatto questo demone a rubarmi il cuore. Sento le grida piú vicine e Aris che cerca di scansarmi, ma io non mollo la presa. -Non ti lascio. Aris... Ti amo- la voce mi trema e il cuore mi rimbomba nella testa. -A...anche io ti amo.- dice prendendomi il volto tra le mani e baciandomi. Vengo sbattuta a terra e un peso sopra di me. È diventato tutto nero e le grida sono ovunque. Dov'è Aris? Tento di alzarmi ma qualcosa mi colpisce la testa annebbiandomi la vista e facendomi perdere i sensi. La testa mi ronza e lentamente riapro gli occhi. Siamo di nuovo al centro della sala ma stavolta siamo legati ad un palo fissato a terra. Sento le mani di Aris intorno alle mie e il suo respiro affannato. -Siete condannati alla pena di morte per aver infranto le sacre leggi del mondo sotteraneo!- grida un uomo scatenando grida di approvazioni sia a destra che a sinistra. La testa mi fa male e a malapena capisco cosa sta succedendo, sento solo le mani di Aris e il loro calore. Mi giro e lo trovo accanto a me con la testa bassa. Vedo i due uomini accanto a quello che ha parlato avvicinarsi a noi, impugnano una spada che emana una luce propria.
Slegano Aris e lo trascinano davanti a me. -Questo é quello che meriti per esserti innamorata di una sporca umana.- gli sussurra con cattiveria uno degli uomini all'orecchio di Aris. -No- sussurro -No- ripeto piú forte cercando di liberarmi, le lacrime mi scorrono calde sulle guancie. Riesco a slegarmi e mi getto su di lui. Non possono ucciderlo... No. Gli uomini mi alzano e mi bloccano. Vedo un terzo uomo impugnare meglio la spada e affondarla dritta nel cuore di Aris. Mima un "ti amo" con la bocca, i suoi occhi si chiudono e fa una smorfia di dolore. Riapre gli occhi fissandoli su di me, poi la vita scivola via da quegli immensi oceani blu. Grido in preda alla disperazione scalciando ai due uomini che mi tenevano ferma. -Tranquilla cara lo raggiungerai subito- non riesco ad ascoltarlo ho gli occhi appannati dalle lacrime e la gola mi fa male per il troppo gridare. Cerco di divincolarmi e mi lasciano con delle risate. Raggiungo il corpo senza vita di Aris e lo abbraccio, bacio le sue labbra fredde. Non voglio abbandonarlo, voglio rivedere quegli oceani dei suoi occhi... Sento tirarmi su poi un dolore lancinante al petto. Mi porto le mani al cuore e sento la maglia bagnata, cado accanto al corpo di Aris e gli stringo una mano. Chiudo gli occhi e sento il corpo cadere nel vuoto poi piú niente. -Signorina si sente bene? Si svegli!- seguo quella voce come un'ape attratta dal nettare. Apro gli occhi scombussolata, l'immagine del corpo di Aris mi continua a turbinare nella testa. Davanti a me c'è un ragazzo che mi guarda preoccupato, i suoi occhi blu, i suoi capelli neri... -Aris!- gli getto le braccia al collo e piango. Cos'è successo? Era morto! E anche io credevo di esserlo... -Come fa a sapere il mio nome?- mi chiede confuso. Cosa? Non mi riconosceva? -Cos'è successo?- -È svenuta davanti a me. Sta arrivando un ambulanza.- mi risponde sorridendomi incoraggiante. Era tutto un sogno... eppure io conoscevo sia il suo nome che la sua voce. Mi alzo a fatica con accanto Aris pronto a prendermi. -Potrebbe venire con me in ambulanza?- chiedo speranzosa -Certo e dopo potremmo prenderci un caffè insieme- mi sorride. Quel suo sorriso così bello... Credo davvero che il destino esista alla fine.

The end...

salve a tutti spero davvero vi sia piaciuta, scrivetemelo in una recensione grazie ;). Io ero per il finale drammatico ma poi una mia amica mi ha minacciato e mi ha fatto mettere l'attuale finale ahahah spero vi piaccia di più così ^_^ grazie per aver letto <3
  
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