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Autore: AxXx    22/02/2014    0 recensioni
Vi era una città, un tempo bellissima, le cui torri erano alte come mai si sarebbe visto. L’oro, il marmo, l’argento erano i materiali degli edifici. Persino le case più semplici erano adornate. Le alte mura difendevano i palazzi, un tempo potenti. Ma ora tutto era distrutto. La città era attaccata, in alto, nel cielo, un enorme edificio, completamente in pietra nera, fluttuava sopra la città. Statue di uomini dall’aspetto deforme sorreggevano la struttura
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Per me non è solo un sogno. Per me è ciò che rappresenta il mio passato. Il mio spirito passato che un tempo combatté per difendere la terra quando ogni altra razza era stata abbattuta. Solo con un patto dei draghi aveva salvato ogni cosa e ora toccava a me e ai miei amici ricreare quel patto.
[Storia scritta a quattro mani da me e Fantasiiana, siate buoni, per favore, recensite :3 ]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mia vita cambia radicalmente




Okay, quel tipo era pazzo. Seriamente.
Aveva parlato di angeli e draghi e poi aveva detto qualcosa a proposito del fatto che noi dovevamo essere le loro reincarnazioni.
Alex era scoppiato a ridere, ma l'uomo l'aveva ammonito con una frase di cui non avevo capito il senso.
Poi era calato il silenzio.
Mi voltai verso Alex e lo vidi mentre stringeva uno strano ciondolo con una pietra rossa, la faccia sonvolta di chi ha appena visto un fantasma e lo ha riconosciuto come un suo vecchio amico morto.
Gli diedi una gomitata.
-Non vorrai credergli!- esclamai stupita, ma lui non rispose, gli occhi sgranati che urlavano qualcosa tipo "devo farlo" o "mi dispiace".
Feci qualche passo indietro.
-Okay, è uno scherzo, vero? E' tipo uno di quei nuovi programmi in cui le vittime vengono prese in giro e tutti se la ridono dietro lo schermo, no? Okay, ragazzi, venite fuori: il gioco è finito!- esclamai ad alta voce voltandomi verso l'entrata.
-Diane.
Mi voltai e incontrai lo sguardo duro dell'uomo. Duro e... dispiaciuto?
-Diane, proprio tu...
Mi accigliai.
-Che cosa vuole dire con questo?
Lui sospirò e mi si fece vicino.
-Tu non hai dimenticato chi sei, Diane- mi mise le mani sulle spalle. -Lo sai benissimo, ma non vuoi accettarlo. Ti spaventa il fatto che tu possa soffrire un'altra volta, non è così?
Mi guardò fisso negli occhi.
All'improvviso scene diverse mi si presentarono davanti.
Vidi delle immagini sfocate di due bambine, una più grande e una più piccola, che giocavano ridendo allegre. Poi una figura alata le sovrastò. Infine, vidi la bambina più grande che abbracciava il corpo della sorellina, trapassato da una lancia, attorno una nuvola di piume bianche.
Subito dopo l'immagine cambiò e vidi una grossa figura rossa che lottava con un'altra alata.
E poi ecco di nuovo la bambina più grande, ormai circa una ventenne, che piangeva sopra il corpo di un ragazzo con un armatura rossa.
Scossi la testa sbattendo le palpebre e indietreggiai, sfuggendo alla presa dell'uomo.
Le guance erano coperte di lacrime. Me le asciugai con stizza.
-Che diavolo...- Singhiozzai. -Cosa era quel... Il ragazzo... E la bambina, lei...
-Diane, non puoi rinnegare ciò che sei per la morte di una persona cara. Anzi, dovresti accettarla ancora di più e cercare di vendicarla.
Gettai un'occhiata ad Alex, che mi guardava con compassione, come se sapesse cosa significasse ciò che provavo.
Ma come faceva a saperlo lui, se neanche io avevo capito ciò che avevo visto?
-Io... Io ci devo pensare, credo...
-No che non devi, Diane. Una parte di te ha già deciso da tempo. Tu per prima hai scelto.
-Cosa vuole dire?
-L'idea è stata tua, ricordi?
Un'immagine chiarissima si sovrappose nei miei occhi, come se fossi lì presente.

Mi muovevo calma nella stanza, ma la verità è che l'agitazione era alle stelle dentro di me. E se fosse successo qualcosa? E se le reincarnazioni non avessero mai riacquisito coscenza? E se...
"Per l'Amore del Dragone Divino, Shana, smettila con queste domande sciocche!" mi dissi con un sospiro.
Sentii dei passi leggeri e capii subito chi era.
-Ciao, Ansem.
-Volevi vedermi?
-Sì...
Silenzio.
-Andrà tutto bene. Lo sai questo, vero?
-Finchè quell'Essere non morirà definitivamente non andrà mai tutto bene- ribattei.
-Ma non è necessario che tu ti distrugga così, Shana! Sei sopravvissuta alla guerra solamente per ucciderti tu stessa? Non mangi più e non dormi più. Devi riposare!
Silenzio. Non volevo rispondere a quella supplica così dannatamente piena di dolore.
Presi una coppa dorata piena del liquido che conoscevo e la porsi all'uomo.
-Cos'è?- mi chiese.
-Le Lacrime di Sangue che ti servono affinchè tu viva in eterno.
Prese il bicchiere osservandone il contenuto rosso.
Mi voltai e mi diressi verso il tavolo al centro della stanza.
-E tu? Non le prendi?
-No... Preferisco piuttosto attenermi al piano... Mi ricongiungerò ai miei compagni, in attesa del momento opportuno.
-Non l'hai ancora detto agli altri, vero?
-No- risposi distratta mentre studiavo le gemme che avevo davanti. -Ma ho intenzione di parlargliene.
-Quando?
Presi la gemma azzurra e me la portai all'altezza degli occhi.
Vidi il mio riflesso, il viso magro, le ombre sotto gli occhi colmi di tristezza, gonfi di lacrime, e le guance ancora coperte dei graffi ottenuti in guerra. Ansem aveva ragione: ero davvero ridotta male. Sospirai riponendo la gemma insieme alle altre sette.
-Immediatamente- risposi voltandomi e sorridendo amara.

Di nuovo mi ritrovai a scuotere la testa e a battere le palpebre, ma questa volta non incontrai lo sguardo dell'uomo, ma il soffitto della sala.
Due braccia forti mi aiutarono ad alzarmi e mi sostennero mentre barcollavo in avanti.
-Tutto okay?- chiese allarmato Alex avvicinandosi. Negli occhi potevo leggergli l'ansia.
-Sì, sto bene...- dissi incerta con un sorriso. Che poi non so neanche perchè stessi sorridendo.
-Ora sai, Diane.
Mi voltai verso la voce dell'uomo e collegai...
-Ansem?!
Lui sorrise amaro. -Era molto che non udivo questo nome...
-Aspettate, volete dirmi cosa sta succedendo?- chiese Alex confuso e agitato insieme. Eccolo che tornava, la sua indole iperattiva, così opposta alla mia.
-Credo sia giunto finalmente il momento delle presentazioni- convenne l'uomo.
Alex mi lanciò un'occhiata strana, che non seppi decifrare, come se si stesse chiedendo cosa avevo che non andava.
-Dunque, mi sembra giusto che una presentazione ufficiale sia d'obbligo. Io sono Ansem- cominciò l'uomo. -Come già detto voi siete le reincarnazioni di alcuni Dragoni, cioè coloro che ereditarono i poteri degli otto Draghi Elementari, durante la guerra. Si chiamavano Dart, Shana, Meru, Kongol, Rose, Belzak, Sharley e Lavitz. Lavitz, signore del vento, Sharley, della terra, Belzak, maestro del metallo, Rose, signora del fulmine, Kongol, maestro delle ombre, Meru, signora della luce, Shana, la mezzasirena, signora dell'acqua e del ghiaccio e Dart, maestro della fiamma. Voi due siete i discendenti di Shana e Dart. In passato essi sconfissero Melbu Frahama, Re degli Alati. Tuttavia... sconfiggerlo non fu sufficiente. Egli fu intrappolato, sigillato lontano dalla terra, nella speranza che non potesse mai tornare. Io e Shana, però, sapevamo che lui sarebbe tornato, così io bevvi le Lacrime di Sangue per poter avere la vita eterna. Shana, invece, preferì attendere la morte. Si occupò, però, di preservare gli Spiriti dei Draghi, le gemme che vi danno i vostri poteri e le affidò ai figli dei suoi amici.
-Aspetti... ci sta dicendo che lei ha vissuto in prima persona questa... guerra?- chiese Alex.
-Sì... ero il Viceré di Dragavaar. La mia stirpe condivideva lo Spirito del Dragone Divino, il primo drago che camminò sulla terra. Per istruire coloro che dovranno affrontare di nuovo Melbu Frahama, ho atteso millenni.
-Che successe agli altri dragoni?- chiese Alex.
Silenzio carico di tensione.
Sapevo già la risposta, e probabilmente anche il moro l'aveva intuita.
-Morirono tutti... nella guerra contro gli alati.
Quelle parole mi pesarono più di quanto avrei mai creduto.
Alzai lo sguardo dal pavimento ad Ansem.
-E' necessario che accettiate al vostra natura, ma se non volete non vi costringerò a farlo.
Ci guardammo entrambi negli occhi per un paio di secondi, azzurro contro castano, chiaro contro scuro. Poi annuimmo.
Ansem sorrise. Un sorriso che per un attimo mostrò tutta la tristezza di quegli occhi millenari, e la loro speranza, il loro sollievo.
-Bene. Allora cominciamo.

In breve, ci fece visitare il castello, o ciò che ne rimaneva.
Poi, ci condusse in una stanza sotterranea, ampissima e rossa: l'armeria.
Appese alle pareti, armi di ogni tipo.
Archi, pugnali, spade, mazze ferrate, fruste, daghe, lance, asce e così via erano appese in bella mostra lungo le pareti, quasi ferme nella stessa posizione di un duello, come se i loro proprietari le avessero lasciate a combattere da sole ma il tempo si fosse fermato nel bel mezzo del combattimento.
Ero troppo impegnata ad ammirare quel posto meraviglioso, per guardare dove andavo a mettere i piedi. Urtai contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Alex si voltò e io fui ben attenta a fare un passo indietro, imbarazzata.
-Ehm... Scusa.
-Nessun problema- rispose lui ammiccandomi.
Ricambiai il sorriso, riconoscente.
Cominciava a starmi simpatico.
-Dunque- ci richiamò Ansem. -Vi ho portato qui per affidarvi la prima missione importante.
Ci guardammo confusi.
-Le gemme contenenti gli spiriti dei Draghi sono andate perdute nel corso del tempo. E' vostro compito trovare le gemme a voi destinate.
-Okay, ma...- provò a chiedere Alex, ma Ansem lo interruppe con un gesto della mano.
-Tu non hai bisogno di cercare, Alex. La tua gemma la possiedi già.
Alex assunse una faccia sconvolta. -Io...
-L'hai appesa al collo.
I miei occhi scattarono sulla sua collana, senza che la testa si muovesse.
Lui, invece, fu più lento a metabolizzare l'idea, ancora sotto shock.
Lentamente si portò una mano alla gemma rossa.
-Mia madre...- mormorò a testa bassa, ma non disse altro.
Provai ad andargli vicina e mettergli una mano sulla spalla, ma incontrai lo sguardo di Ansem che diceva "lascialo solo con i suoi pensieri, per ora", quindi rimasi al mio posto.
-Dove troviamo le altre gemme e gli altri Dragoni?- chiese Alex rialzando il capo, come se niente fosse, ma uno sguardo ai suoi occhi e capii che stava solo cercando di distrarsi.
Provai il forte impulso di consolarlo, ma forse Ansem aveva ragione: doveva affrontare i suoi demoni da solo.
-Degli altri Dragoni non dovete preoccuparvi, al momento. Senza la Gemma di Shiva, il Drago che donò potere a Shana, Diane è completamente priva di difesa e imamgino che lei non voglia passare la vita come una donzella in pericolo, no?- mi chiese con l'ombra di un sorriso che mi fece capire che sapeva già la risposta e che questa lo divertisse molto.
-Dove la troviamo?- chiesi.
-Questo dovrai dircelo tu.
-Ma come...
-Devi soltanto concentrarti. Il tuo cuore sa dove si trova.
Lanciai un'occhiata dubbiosa ad Alex e lui ricambiò con una di incoragiamento. So per certo che avrebbe sorriso, se non avesse ricevuto la notizia che lo aveva scosso, poco prima.
Respirai a fondo e chiusi gli occhi, concentrandomi sulla visione che avevo avuto circa un'oretta prima. La gemma azzurra si andò a delineare sempre più nella mia mente, finchè tutto non divenne nero.

Bianco. Freddo. Blu.
Qualcosa brilla nell'oscurità, spaventa il lupo grigio, lo mette in allerta.
Azzurro, in mezzo al bianco. Splende nel buio.
Il lupo si lancia e il suo nemico scompare nella neve.
L'ha battuto.
Bianco, blu e rosso, nell'oscurità.
Pieghe nel vento e una montagna di ghiaccio sul mare.

Mi svegliai e incontrai lo sguardo preoccupato di Alex.
Ma lui non rimase a guardarmi, spostò lo sguardo su Ansem, poco lontano.
-Si è svegliata!- esclamò e lui si fece vicino mentre mi alzavo.
-Dunque?
-E'... E' complicato. C'era della neve e... Un momento, sono svenuta di nuovo?!
-Effetto collaterale delle visioni, va avanti.
-Allora, c'era della neve e un lupo... e qualcosa di azzurro che brillava.
-La gemma- dedusse Ansem.
-E poi c'era... credo fosse una bandiera: bianca, blu e rossa. E poi... una specie di montagna bianca nel mare- continuai.
-Un ghiacciao- disse Ansem.
-Un ghiacciaio? Vuoi dire come l'Iceberg del Titanic?- chiese Alex.
-Paragone interessante, ma sì: come quello- rispose Ansem, trattenendo un sorriso.
-Quindi...- incoraggiai l'uomo a continuare.
-Credo sia in Russia. La bandiera è quella e lì i ghiacciai abbondano, come i lupi.
Mi chiesi cosa mai ci facesse un lupo su un ghiacciaio...
-Non è un gran punto di partenza- commentò Alex.
-Forse...- mormorai, ma mi interruppi.
-Forse?- mi incalzò Alex.
-Qualcuno potrebbe sapere il luogo specifico...- risposi titubante.
-Che intendi?- chiese Ansem, massaggiandosi il mento.
-Bè, mia madre è nata in Russia. Potrebbe saperlo, no?- chiesi speranzosa.
L'avevo lasciata da sola, a cercarmi sicuramente. E il senso di colpa mi stava uccidendo.
-Mmh... Magari in gioventù è stata inconsapevolmente attratta da quel luogo... Dopotutto ospitava lei lo spirito di Shiva, prima di te, anche se questo non l'ha mai richiamata.
-E...?- chiese Alex.
-Potrebbe saperlo.
Dentro di me esultai di gioia.
-Ma prima che andiate prendete queste.
Ansem si voltò e si diresse verso un cassettone in mogano, con strane incisioni sopra.
Lo aprii ed estrasse una spada stretta e lunga, la lama rosso fuoco e l'elsa nera.
Era un'arma bellissima, che Ansem porse ad Alex.
Quando lui la impugnò la lama si illuminò come fosse incandescente.
-E' scaglia di drago, e puoi usarla solo tu. Altrimenti qualcuno ci perderà una mano- spiegò Ansem e stetti bene attenta a registrare quella informazione nel mio cervello.
Poi l'uomo si voltò ed estrasse due pugnali stretti e lunghi -per quanto può esserlo un pugnale- con le lame bianche e le else elaborate azzurre.
Me li porse e quando li impugnai, da essere di sprigionò uno strano fumo freddo, come quando apri un freezer. Però non mi dava fastidio, anzi... Il fumo sembrò avvolgermi la mano come un guanto.
Guardai le armi ammirandone la bellezza.
-Vi serviranno anche questi- disse passandoci dei foderi legati a delle cinture.
Ce li allacciammo entrambi alla vita.
-Bene, siete pronti.
-Emh... Queste armi... Non crede che daranno problemi in aereoporto?
-Sono armi magiche, Diane. Gli umani e quegli... eccentrici strumenti tencnologici non le possono vedere o rilevare- disse storcendo le labbra.
Sorrisi divertita.
-Okay, ma come facciamo ad uscire da Dragavaar?- chiese Alex.
Ansem estrasse una chiave dorata dalla tasca dei pantaloni e gliela porse.
-Questa vi permetterà di andare e venire in città quando vorrete. Funziona solo con il contatto fisico. Dovete concentrarvi intensamente e riuscirete a raggiungere il cortile del castello. Tutto chiaro?
Annuimmo.
-Bene. Buon viaggio, Dragoni. E cercate di restare vivi.
Prima che potessi fare qualcosa, Alex mi prese per mano.
Mi sentii risucchiata da una forza invisibile e capii che avrei di nuovo provato la sensazione del teletrasporto.
L'ultima cosa che vedi, fu il sorriso triste di Ansem.

L'atterraggio fu più o meno doloroso.
Eravamo ricomparsi nel vicolo dove eravamo stati attaccati, tutti interi, solo che subito dopo eravamo scivolati sul ghiaccio ed eravamo finiti l'una sopra l'altro.
-Aehm...- balbettai poggiata al suo petto, guardandolo negli occhi, troppo vicina.
Mi sentii avvampare e mi alzai in fretta e furia, stando attenta a non scivolare di nuovo.
Mentre lui faceva lo stesso mi spazzolai per bene il cappotto coperto di neve.
Uscimmo dal vicolo senza avere il coraggio di guardarci.
-Casa mia è da quella parte- dissi indicando una via, nervosa. -Andiamo.
Nessuno dei due parlò per tutto il traggitto, ognuno perso nelle proprie riflessioni.
Alla fine arrivammo davanti alla palazzina ammuffita dove abitavo.
Sospirai e gli fece strada su per le scale, fino alla porta del nostro appartamento.
-Mia madre ti sembrerà un po'... strana, diciamo così- lo avvisai, poi, senza aspettar risposta, bussai.
Quando la porta si aprì, incontrai lo sguardo azzurro spento di mia madre, lo stupore e la paura dipinta in viso.
-Diane! Diane, Santo Cielo, dov'eri?!- mi chiese abbracciandomi, rettifico, soffocandomi come un pitone.
-S-sto bene, mamma. Non uccidermi, ti p-prego!- dissi senza respirare.
Lei allentò di pochissimo la stretta su di me, da pitone che ti sta per uccidere, a pitone che vuole farti morire lentamente.
-Dove sei stata?- ripetè.
-Ero...- gettai un'occhiata ad Alex.
Solo allora mia madre parve accorgersi di lui, e lo guardò allarmata.
Mi afferrò il braccio e mi spinse dietro di lei, puntando un dito contro Alex.
-Cosa-hai-fatto-a-mia-figlia?- scandì minacciosa.
-Mamma! Alex è un amico!- esclamai stupita.
Mia madre parve tranquillizzarsi.
-Salve...- salutò Alex, con l'aria di uno che stava valutando se scappare o no.
-Mamma, dobbiamo parlare con te. Subito.
Dal tono in cui lo dissi, mia madre capì la gravità della situazione.
-Entrate.

Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina.
La casa, notai, era stranamente in ordine. Neanche fosse passato il team di "Extreme Makeover Home Edition" in persona!
-Mi sono data da fare mentre non c'eri- sembrò giustificarsi lei imbarazzata.
-Mamma, è passata una notte...- le feci notare.
-Ero preoccupata... Pensavo che così saresti tornata... E lo hai fatto- rispose stringendomi la mano, le lacrime agli occhi.
Sorrisi.
-Allora, ragazzi... Di cosa volevate parlarmi?- chiese.
Io e Alex ci scambiammo un'occhiata.
-Ecco... Abbiamo una cosa importante da fare, mamma. E...
-Ci serve il suo aiuto per trovare un posto. Un posto importante, molto- completò Alex.
Mia madre ci pensò su. -Importante, dite?
-Sì- dissi guardandola. -Vedi... E' complicato, e non sono sicura di potertene parlare, ma...
-Non centra la droga, vero?
-Cosa? NO!
-Allora va bene- sorrise sospirando sollevata dalla notizia. -Dunque, che posto è?
-Crediamo si trovi in Russia. Un ghiacciaio.
Assunse una faccia sconvolta.
-Che devi andarci a fare in Russia?!
-Ecco... Te l'ho detto, non possiamo dirtelo- dissi dispiaciutissima.
Mi guardò negli occhi per un po', poi... sorrise?!
-Mio nonno me lo diceva...
Io e Alex ci guardammo confusi.
-Mamma, cosa...?
-Il tuo bisnonno parlava sempre di cose folli, quando ero bambina... Mi diceva che la nostra stirpe era destinata a salvare il mondo- spiegò parlando con dolcezza e malinconia. -Diceva che discendevamo da gente speciale... Da gente /molto/ spieciale.
Silenzio.
-Centra questa storia, vero?- chiese poi.
Annuimmo lentamente.
Sorrise.
-C'era un ghiacciaio...- mormorò persa tra i ricordi. -Quando vivevo in un piccolo paesello in Russia, poche centinaia di metri dalla costa, c'era questo immenso ghiacciaio, Garderuth. Era... Come una montagna bianca sul mare, molto grande.
Sussultai appena, mentre ricordavo il mio sogno.
Pieghe nel vento e una montagna di ghiaccio sul mare.
-E...
-Non so se centra qualcosa, ma da piccola ne ero sempre attratta.
Guardai Alex.
-E' un buon punto da cui partire- convenne lui sorridendo incoraggiante.
Ricambiai grata.
-Bene, non c'è tempo da perdere, allora- disse poi mia madre.
La guardai confusa.
-Devi andare, cara, forza!
Ci alzammo, ma mia madre fu più veloce. Corse in camera mia e tornò poco dopo con uno zaino. Riuscii a intravedere un paio di cambi di vestiti e il mio Mp3, prima che lei prendesse a riempire di viveri in scatola dal nostro frigo e a sistemarglieli dentro.
-Mamma, no! Così tu...
-Silenzio, cara- mi interruppe lei con un sorriso.
Sbattei ripetutamente le palpebre, scioccata. Perchè d'improvviso si comportava come... bè, come un madre vera?
-Non ho molti soldi con me- disse aprendo un barattolo e tirandone fuori qualche centinaio di dollari.
-Mamma! Che stai...
-Prendetevi cura di voi, okay? State attenti e cercate di tornare sani e salvi- mi interruppe ancora mia madre, il volto serio.
-Purtroppo non ho vestiti maschili, qui in casa- si scusò con Alex.
-Non si preoccupi, passerò a prenderli in albergo- sorrise lui, grattandosi la nuca.
Mamma annuì.
-Andate, ora, forza.
Alex andò verso la porta, lasciandoci sole.
-Mamma, perchè stai facendo questo?
-Sei mia figlia, no?
Non seppi cosa replicare.
-Stai attenta, bambina mia.
-Mamma...
-E perdonami di tutti questi anni in cui hai dovuto prenderti cura di me. Rimedierò, promesso.
Sorrisi abbracciandola forte.
-Ti voglio bene, mamma.
-Anch'io, angelo. Sii forte come la dea di cui porti il nome.
Risi, perchè aveva toccato uno degli argomenti di cui andavo pazza: la mitologia.
-Forza, ora. Non vorrai fare aspettare il tuo nuovo ragazzo!
-E' solo un amico!- esclamai scandalizzata.
-Bè, ma è carino, no?
Avvampai, ma non risposi.
Mia madre rise.
-La Russia è lontana, ti conviene muoverti.
Mi feci sospingere fino alla porta d'ingresso, poi ripresi come coscienza di me, anche se non riuscivo ancora a guardare Alex in faccia.
-Arrivederci, signora...
-Chiamami Karen.
Lui sorrise ed uscì.
-Ciao, mamma.
-Ciao, tesoro- mi salutò lei e io seguii Alex oltre la soia.

Come aveva detto, Alex mi fece strada verso il suo albergo.
Scoprimmo con amarezza che la chiave che ci aveva dato Ansem funzionava solo per teletrasportarci a Dragavaar e non in giro per il mondo.
Sarebbe stato troppo facile, altrimenti, ovvio!
Il moro preparò anche lui uno zaino con dei vestiti e dei soldi, e mi trascinò via dall'albergo senza che potessi fare domande, poi, insieme, prendemmo un taxi per l'aereoporto.
Mentre eravamo in fila per comprare i biglietti che ci avrebbero permesso di raggiungere la Russia -tutti e due muniti di passaporto- ripensai a quanto era cambiata la mia vita nel giro di qualche ora.
Guardai Alex mentre parlava con la donna dietro il bancone per procurarci i biglietti. A quanto pare era pratico di queste cose. Io non avrei saputo da dove comiciare.
Anche se era una testa calda, dovevo ammattere che se la cavava in certe situazioni meglio di me.
E poi era carino...
Smettila, Diane!
Lo vidi tornare verso di me con un'aria di trionfo.
-Tra due ore parte l'aereo. Ma il viaggio durerà un po'...
Annuii.
-Almeno è stato facile!- commentai per sciogliere la tensione.
Non sapevo ancora quanto mi sbagliavo.

  
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