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Autore: LindaBaggins    25/02/2014    5 recensioni
«C’è solo una condizione» disse Tremotino, con uno scintillio divertito e un po’ folle nello sguardo, [...]. «Dovrai tenere gli occhi chiusi finché non te lo dirò io.»
«Ma … come farò a vedere dove vado?»
L’uomo non rispose. Si limitò a tenderle la mano, sulla quale la ragazza, dopo qualche attimo di esitazione, si decise a posare la sua.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA SORPRESA


«Ti rovinerai la vista, leggendo continuamente al lume di candela.»
La voce dal sottile tono canzonatorio la riscosse bruscamente dal mondo immaginario, popolato da draghi sputafuoco, alberi parlanti, cavalieri maledetti e intrepide fanciulle travestite da uomo, che da una buona mezz’ora le aveva fatto dimenticare il luogo in cui si trovava.
Belle alzò lo sguardo dalla pagina di antica pergamena giallastra, su cui le ombre proiettate dalla luce della candela danzavano intorno alle parole d’inchiostro nero: Tremotino era in piedi sulla soglia della cella che ormai da qualche mese aveva imparato a considerare la sua stanza, e la fissava con un sorriso enigmatico sulle labbra sottili. Anche Belle sorrise, ma nella sua espressione c’era piuttosto dello scetticismo.
«Questo è quello che mi diceva mio padre da piccola per mettermi paura e farmi andare a letto presto» gli fece notare.
«Non temere, cara, l’ora in cui decidi di infilarti sotto le coperte mi è del tutto indifferente … a patto che tu la mattina seguente sia abbastanza sveglia per prepararmi la colazione, s’intende!»
Belle scosse la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso. Gli occhi di Tremotino brillavano in modo stranamente inquietante, nella penombra della cella, ma la paura che le incutevano nei primi tempi, quando ancora girava spaesata per gli ampi saloni del castello e sobbalzava spaventata ad ogni eco, era ormai un ricordo sbiadito. Sospettò di essere la sola persona al mondo a non rabbrividire guardando quelle due iridi verdastre dalla pupilla minuscola, quelle iridi che, certe volte, lo facevano somigliare a un serpente. C’era stato un periodo in cui si era sentita l’uccellino indifeso stretto tra le fauci di quel serpente, ma anche quella sensazione, pian piano, si era trasformato in un confuso ricordo: ci erano volute solo poche settimane per rendersi conto che il suo padrone aveva in comune con i serpenti molto meno di quello che chiunque avrebbe pensato …
Si sorprese, notando che Tremotino la stava ancora fissando in perfetto silenzio, un ghigno indecifrabile che ancora aleggiava sul suo viso. Ricambiò lo sguardo con aria interrogativa, sollevando le sopracciglia.
«Desideravate qualcosa in particolare? Giuro che ho sbrigato tutte le mie faccende, prima di ritirarmi, non dovrei aver dimenticato …»
«In realtà, ho intenzione portarti in un posto» si limitò a dirle Tremotino, interrompendola.
Belle sbatté ripetutamente le palpebre, perplessa. Questa era decisamente l’ultima cosa che si era aspettata di sentire.
«In  … un posto? Dove, esattamente?»
«Beh, non lo scoprirai rimanendo lì seduta, dico bene?»
Era un’obiezione piuttosto sensata, Belle dovette ammetterlo. Senza contare che, adesso, la curiosità stava cominciando a prevalere sulla diffidenza iniziale. D’improvviso, il libro che teneva fra le mani, e che fino a pochi istanti prima le era sembrato il centro esatto dell’universo, adesso non le sembrava più così interessante.
«D’accordo …» acconsentì, alzandosi in piedi e poggiando il libro aperto a faccia in giù sul giaciglio di coperte che usava come letto.
«C’è solo una condizione» disse Tremotino, con uno scintillio divertito e un po’ folle nello sguardo, simile a quello di un bambino che spiega le regole della caccia al tesoro. «Dovrai tenere gli occhi chiusi finché non te lo dirò io.»
«Ma … come farò a vedere dove vado?»
L’uomo non rispose. Si limitò a tenderle la mano, sulla quale la ragazza, dopo qualche attimo di esitazione, si decise a posare la sua. Era la prima volta che le loro mani si toccavano, venne da pensare a Belle, mentre il suo palmo liscio e levigato aderiva alla pelle squamosa di Tremotino.
«Adesso fai ciò che ti ho detto.»
Obbedì. In un attimo fu tutto buio, e, dopo un paio di secondi di attesa, si sentì condurre fuori dalla cella. Gli scalini di pietra sotto i suoi piedi e il graduale aumentare della temperatura le fecero capire che si stavano dirigendo fuori dai sotterranei, ma a parte quello non riuscì ad ottenere nessun altro indizio sulla loro destinazione.
Era una sensazione strana, quella di camminare per il castello senza poter vedere dove andava, ma per un po’ Belle riuscì a muoversi con sufficiente sicurezza: puliva quei saloni da cima a fondo tutti i santi giorni, e ormai aveva un’idea abbastanza precisa delle loro dimensioni e del punto esatto in cui avrebbe potuto trovare degli ostacoli. Dopo quelli che parvero circa dieci minuti, tuttavia, il suo senso dell’orientamento cominciò ad annebbiarsi, e i suoi piedi presero a muoversi in maniera sempre più goffa, mentre la sua mano libera si protendeva in avanti come quella di un cieco: dovevano essersi addentrati nella parte del castello che di solito rimaneva vuota e inutilizzata, e che Belle non conosceva ancora abbastanza per poter capire dove si trovava in quel momento. La mano di Tremotino, per fortuna, la guidava attraverso corridoi, porte, gradini, saloni e anticamere, impedendole di inciampare in un tappeto, o di andare a sbattere contro il bordo di un tavolo. Un paio di volte perse l’equilibrio per aver messo un piede in fallo, ma un braccio magro – anche se dalla forza sorprendente – arrivò a prenderla al volo prima che rovinasse a terra, provocandole curiose palpitazioni che non avevano nulla a che fare con lo spavento per la mancata caduta.
«Posso aprire gli occhi, adesso?» chiese Belle, quando sentì che la mano di Tremotino smetteva di tirarle il braccio, facendola fermare.
«Non essere impaziente, o ti lascerò senza mangiare per due giorni» la rimbeccò lui.
«Oh, perché adesso siete voi a preparare il pranzo e la cena? Potevate dirlo, che non avevate più bisogno di una cameriera!» ridacchiò Belle. Udì il rumore di una porta che si apriva, e quasi contemporaneamente venne spinta all’interno da una leggera pressione sulla schiena.
«Adesso puoi guardare» le venne sussurrato nell’orecchio.

 
Tremotino fece un paio di passi indietro, e restò ad osservare con divertito interesse Belle che apriva gli occhi e li sbatteva ripetutamente, cercando di abituarli alla luce. La vide girare lo sguardo intorno a sé e attese in silenzio che si rendesse conto di quello che aveva davanti, cercando di convincersi che l’impercettibile trepidazione che avvertiva alla bocca dello stomaco fosse dovuta soltanto alle scarse capacità culinarie di Belle.
La poverina, abituata per tutta la sua vita a ritrovarsi in tavola la pappa scodellata, era arrivata al Castello Oscuro capace a malapena di cuocere un uovo, e aveva impiegato diverso tempo a mettere insieme pasti meritevoli di tale nome. Andava detto a sua difesa, tuttavia, che ci aveva messo impegno, per migliorare; e andava detto altresì che Tremotino aveva sempre ingurgitato tutto ciò che lei gli metteva davanti con uno stoicismo ammirevole, e uno spirito di sacrificio quantomeno strano, nei confronti di una ragazza che conosceva da così poco tempo. Gli era parso, per qualche ragione che ancora non era riuscito a spiegarsi, che il sorriso radioso di Belle nel vederlo apprezzare il suo cibo fosse un sufficiente risarcimento agli scompensi che il suo intestino avrebbe dovuto affrontare nelle ore succesive.
«Oh, ma è deliziosa!» esclamò Belle senza fiato, guardandosi intorno. I suoi occhi si posarono increduli sul letto a baldacchino fornito di pesanti coperte, sul soffice tappeto dove affondavano i suoi piedi, sulla vivace carta da parati che ricopriva i muri, sull’ampio armadio addossato alla parete di fronte a lei. «Di chi è questa stanza?»
Tremotino si esibì in un sogghigno compiaciuto che avrebbe dovuto somigliare ad un sorriso. «Buon compleanno, mia cara» si limitò a rispondere.
Gli occhi di Belle si allargarono per la sorpresa, e le sue labbra si aprirono in un largo sorriso pieno di gioia, proprio come quando lui fingeva di trovare squisito un suo stufato che in realtà era immangiabile; e Tremotino, guardando i suoi occhi brillare e il suo corpo sprizzare felicità da tutti i pori, comprese finalmente per quale motivo, da mesi, si sottoponeva a quelle torture culinarie senza considerare la possibilità di prendersi un’altra cuoca.
Una voce suadente, terribilmente somigliante a quella della Regina, gli sussurrò all’orecchio qualcosa che somigliava molto a “patetico”.
«Non posso crederci … volete dire che non dovrò più dormire in quel sotterraneo freddo, umido e inospitale?» chiese Belle, incredula, avvicinandosi di qualche passo.
«Così pare.»
«Oh, ma che gesto carino!» Gli occhi e il sorriso della ragazza si accesero di quella luce allegra e insieme maliziosa che era solita riservargli quando riusciva a scovare i suoi punti deboli nella corazza che si era costruito addosso. «Avete voluto farmi una sorpresa!»
«Oh, io lo chiamerei piuttosto un modo per incentivare la tua efficienza sul lavoro evitando mal di schiena e arti congelati. Ma se vuoi considerarla una sorpresa per nutrire il tuo discutibile gusto per i sentimentalismi, non te lo impedirò.»
Belle inclinò la testa di lato e gli regalò un sorriso di affettuosa indulgenza, facendo sì che sulla sua guancia si formasse quella fossetta che Tremotino, ormai, conosceva molto bene, e che gli provocava fastidiose sensazioni contrastanti.
«Posso sapere come avete scoperto che oggi era il mio compleanno?» domandò la ragazza. Era troppo vicina, per i suoi gusti. Poteva quasi contare una a una le sue lunghe ciglia scure. Non gli piaceva affatto, quando faceva così.  
«Sono il Signore Oscuro, l’hai dimenticato? Ho i miei metodi.»
Per qualche secondo, l’unico rumore che regnò nella stanza fu quello della pioggia che picchiettava gentilmente contro i vetri della finestra.
«In questo caso,» disse infine Belle, la sua voce piena di una calda sfumatura di gratitudine «io, la mia schiena e i miei arti vi ringraziamo. Con tutto il cuore.»
Pronunciò le ultime parole quasi in un sussurro, con gli occhi puntati nei suoi. E Tremotino capì che non poteva resistere un secondo di più in quella situazione. Capì che se non era pazzo – come molti sostenevano con convinzione – lo sarebbe diventato molto presto.
«Non c’è di che» rispose con il suo solito sogghigno e un’ironica riverenza, interrompendo il contatto visivo. «Adesso, se vuoi scusarmi, credo che me ne tornerò al piano di sotto. Ti lascio a prendere possesso delle tue nuove stanze.»
Tremotino il Signore Oscuro. Tremotino il cordardo. Tremotino, l’uomo che fugge …
Aveva già mosso qualche passo in direzione della porta, quando la voce di Belle lo raggiunse. «Veramente … avrei anch’io una sorpresa per voi.»
Si voltò, interdetto. La ragazza lo fissava con un sorriso indecifrabile, le mani intrecciate davanti a sé.
«Devo preoccuparmi?» chiese con un sogghigno. L’ultima volta che aveva sentito quelle parole uscire dalla bocca di Belle, poi si era ritrovato nel piatto una torta di mele bruciacchiata per metà.
«Oh, via, non siate sempre così negativo!» rise Belle. «C’è solo una condizione, però. Dovrete tenere gli occhi chiusi finché non ve lo dirò io.»
Tremotino tentennò per qualche istante, osservando l’enigmatica luce che brillava negli occhi della ragazza.
«Va bene … ci sto» acconsentì infine con un sospiro, senza rifletterci troppo.
«Accordo firmato?» gli strizzò l’occhio Belle.
«Accordo firmato.»
«Allora chiudete gli occhi.»
Fu il suo turno di ritrovarsi immerso nelle tenebre. Per diversi secondi si sentì l’essere più ridicolo sulla faccia della terra, ma poi, lentamente, l’imbarazzo si trasformò in curiosità, e la curiosità in attesa.
Doveva essere passato un buon minuto, quando finalmente accadde qualcosa. Delle labbra si posarono delicatamente sul suo viso, nel punto in cui l’angolo della bocca incontrava la guancia, e vi depositarono un piccolo bacio leggero.
Tremotino non riuscì ad evitarlo: sentì qualcosa – qualcosa che non aveva nulla a che fare con stufati immangiabili o con torte bruciate – esplodergli violentemente nello stomaco, mentre le sue gambe cominciavano a non sembrargli più un appoggio sicuro sul pavimento. Non poteva vedere nulla, ma ebbe ugualmente la sgradevole sensazione che tutto gli vorticasse intorno.
Durò un tempo che gli parve infinito. Passarono diversi secondi, prima che riuscisse a riacquistare il controllo di sé, e quando ci riuscì si rese conto che la lieve pressione delle labbra sul suo viso era scomparsa.
Frastornato, riaprì gli occhi e li sbatté più volte per recuperare il senso della realtà. Sapeva che i patti non erano questi, e sapeva di stare barando. Semplicemente, non riuscì a farne a meno: sentiva l’esigenza di assicurarsi che quello che era appena accaduto non fosse stato soltanto un frutto della sua immaginazione.
Quando la sua vista tornò alla normalità, si accorse che la camera era vuota. Di Belle non c’era traccia. A quanto pare, pensò, avevano barato entrambi …
Gli parve di sentire il fruscìo del suo vestito allontanarsi nel corridoio, ma ogni suo tentativo di muoversi per raggiungerla risultò vano. La sue gambe parevano non rispondere più ai suoi comandi. Non riuscì a fare altro che rimanere in piedi in mezzo alla stanza, immobile, e sfiorarsi stupidamente con le dita adunche il punto in cui Belle l’aveva baciato. Scottava. Come se qualcuno l’avesse marchiato a fuoco con il ferro rovente.
Aveva sempre odiato le sorprese. Erano faccende che richiedevano una forte dose di coraggio, perché non potevi mai sapere a che cosa saresti andato incontro. E lui, di coraggio, non ne aveva mai avuto molto. Nemmeno dopo che era diventato il Signore Oscuro. Ma forse …
Stordito, si ritrovò suo malgrado a piegare le labbra sottili in un incerto sorriso.
Forse, con il tempo, avrebbe potuto fare l’abitudine persino alle sorprese.
Forse …

 
 



ANGOLO AUTRICE
Premetto: sono entrata da pochissimo tempo, nel fandom di OUAT. Tuttavia, anche se ancora non posso ritenermi un'esperta (non ho ancora nemmeno finito la prima stagione), dopo aver visto la puntata 1x12 ho sentito l’esigenza fisica di scrivere qualcosa – qualsiasi cosa – su Belle e Tremotino, perché ritengo che siano la materializzazione fisica della tenerezza e dell’ammmmore e perché sono indiscutibilmente (almeno per adesso) la coppia più carina della serie.
Bene, detto ciò, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento! Mi sembra di essere rimasta abbastanza fedele alla personalità e al carattere dei personaggi, ma nel caso sia accidentalmente andata OOC vi prego di avvisarmi!
Ringrazio tutti coloro che hanno speso 10 minuti del loro tempo per leggere! A presto, e ricordate: RUMBELLE IS THE WAY!
Linda

 
   
 
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