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Autore: Nocturnia    25/02/2014    2 recensioni
Una croce è solo un simbolo, una libra distorta e arrotolata su se stessa.
È una spada pronta a colpire, una mano tesa al cielo e una in terra, perché tu sappia sempre che sapore ha la polvere che sarai costretto a ingoiare.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Connor Kenway, Haytham Kenway
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Giorni
Disclaimer: Haytham Kenway, Connor Kenway e tutti gli altri personaggi appartengono alla Ubisoft e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Ci sono presenze che finiscono per essere più dolorose di certi abbandoni."
- Jérôme Touzalin -


Giorni di lacrime e sale



Una croce è solo un simbolo, una libra distorta e arrotolata su se stessa.
È una spada pronta a colpire, una mano tesa al cielo e una in terra, perché tu sappia sempre che sapore ha la polvere che sarai costretto a ingoiare.
Sembra volerti abbracciare, ma è incapace d'accogliere - troppo rigida, troppo inflessibile.
Connor si lascia attraversare dalla tempesta che si sta rovesciando su New York, nubi gonfie e tumefatte come bolle di pece.
Si è rasato i capelli per esprimere una guerra che gli appartiene da sempre, un lutto che lo confonde e lo stordisce.

"Potrei convincerlo. Potrei costruire una... pace."

Achilles gli aveva detto di non lasciarsi prendere dai sentimentalismi.
Gli aveva detto di ucciderli tutti e che no, non era possibile nient'altro con i Templari.
Sorride e scopre i denti Connor, perché la verità è che nessuno più di lui ha seguito il suo cuore.

Vendetta.

Vivo solo per un atto di pietà, il Credo è stata la maschera dietro la quale raccontare una bella favola, una Confraternita e la giustizia che avrebbe portato.

Rivalsa.

Aveva un'arma Achilles - lui - e l'ha lanciata in tutta la sua devastante potenza, padre nelle azioni ma non nello spirito, perché al Credo non si rinuncia e non lo si abbandona.

Rabbia.

Alza gli occhi dal suolo Connor, e la tomba anonima di suo padre - quello di carne e sangue  - gli rimanda lo stesso grigiore del cielo.

Equità.

Ha visto l'altra possibilità Connor - un re tiranno e un popolo in schiavitù - e le sue parole gli straziano ancora la mente.

"Come osi? IO sono la libertà!"

Era davvero quello il volto della libertà?
Washington diceva forse il vero?

"Li ha lasciati tuo padre per te."

Trema Connor e flette le dita in un pugno chiuso, pezzi che non vanno mai a posto e parole mai dette - mai pronunciate, mai vissute.

"A noi basta che il mondo sia così come è... non abbiamo bisogno di vecchi idioti che ci indottrinino con le loro sciocche teorie."

Un tuono scuote l'aria e la pioggia comincia a scendere, gelida.

"Io... è stata colpa mia se Washington ha raggiunto tutto quel potere."

Sono stato felice? si ritrova a pensare Almeno per quel poco di tempo, sono stato felice?

Con mia madre, con mio padre, con il mio popolo?

Trema New York e la pioggia diventa ghiaccio, aghi sottili come lame e pesanti come pietre.

Templari e Assassini, guerrieri e nemici - padri e figli.

Scioglie le mani dalla loro stretta e ride Connor- con una punta d'isteria, pensa distrattamente - perché proprio a lui è toccato essere nel mezzo di due mondi e capire che il grigio è l'unico colore che la vita abbia mai la generosità di regalarti.
Un fulmine si delinea all'orizzonte e il mare ruggisce, potente come i cannoni di Fort George - altrettanto crudele.
Se sua madre non si fosse mai innamorata...
Se Haytham non fosse mai giunto...
Se Edward non fosse mai morto...
Se se se e null'altro che dubbi.

Il dubbio non è figlio della conoscenza.

Erano state le parole di Charles a suo padre.
Erano l'accusa di un allievo al suo maestro, il rimprovero di un disperato senza più futuro.
Erano e basta.

Tutti avevano seguito il loro cuore - quell'ottuso muscolo buono solo a far male.
Ziio, che non si era mai piegata a nulla se non a un sentimento che non aveva saputo chiamare per nome.

"Eppure ancora resti."
"Per provarti che ti sbagli."
"Non succederà."
"Così dici."
"No; così io so."
"Eppure io rimango."

Haytham, che aveva cercato una ragione - un ordine - senza mai trovarlo, perché la sua stessa vita era stata infettata da un'orrida menzogna.

"Reginal Birch ha ordinato l'omicidio di nostro padre. Sei stato allevato da un mostro e nutrito dal veleno, Haytham."

Achilles, che invece d'imbracciare arma e scudo aveva scelto la via del silenzio, salvo poi aspettare un giovane ferito e arrabbiato.

"I Templari mi hanno portato via tutto, Connor. E dovranno morire, nessuno escluso: anche tuo padre."

La pioggia si è trasformata in vetro tanto è tagliente e Connor può solo sedersi davanti a quella lapide anonima, l'erba bagnata sulla veste e un battito asimmetrico nel petto.
Può solo stringere le dita senza trovare nulla, perché la realtà non ha mai un'unica forma e un'unica strada.

"Ti lascio la verità, Connor. Fanne quello che vuoi."

E capisce che la verità è solo l'eco di un rimpianto contro il quale non può più combattere.

   
 
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