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Autore: Gatterina    26/02/2014    1 recensioni
Ritrovarsi circondati da una folla che ti ignora, della quale non fai parte.
"Dov'è? Perché mi ha lasciata qui senza un'indicazione, cosa posso fare io adesso? Nessuno si ferma per me, nessuno di questi volti umani si rivolge a me, nessuno chiede il mio aiuto.
Sono guasta?"
Shot scritto anni e anni fa in una notte buia e tempestosa. Si sa che le cose profonde si scrivono in notti buie e tempestose!
Genere: Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è un gran via vai di gente, e di treni. Annunci fatti con l'altoparlante da una voce registrata. Valigie, saluti. Conosco questo posto. Resto ferma ad aspettare. Non so come sia arrivata qui, chi mia abbia lasciata qui, non lo ricordo. Forse mi è stato chiesto di dimenticare. Quindi aspetto.

Di certo qualcuno verrà per me, mi riconoscerà, mi verrà incontro e mi spigherà cosa devo fare.

Per questo aspetto, immobile, e la gente continua a passarmi davanti, muovendosi in ogni direzione senza fermarsi e senza sfiorarmi con lo sguardo, in un caleidoscopio di volti diversi, atteggiati a qualche espressione umana.

Ci sono tante espressioni diverse.

Aspetto.

Passa del tempo e io non mi muovo; l'afflusso di gente diminuisce e aumenta, aumenta e diminuisce con un certo ritmo. Un robot si ferma accanto a me, deve pulire i pavimenti. Faccio un passo avanti. Un robot elementare, con poche funzioni. Forse anche io potrei pulire i pavimenti. Ma nessuno me lo ha chiesto.

Aspetto.

In ogni giunzione sento il caos dei passi e delle parole che nessuno di questi umani rivolge a me. Tutte queste persone vanno e vengono senza che nessuno si fermi per me.

Perché non viene nessuno? Cosa ho dovuto scordare? Forse qualche istruzione importante, un compito assegnatomi tenendo conto delle mie capacità.

 

Dov'è? Perché mi ha lasciata qui senza un'indicazione, cosa posso fare io adesso? Nessuno si ferma per me, nessuno di questi volti umani si rivolge a me, nessuno chiede il mio aiuto.

Sono guasta?

È così? Le mie funzioni non sono più ottimali e sono stata abbandonata qui? La mia amnesia fa parte del guasto? Se davvero è così non verrà nessuno. Resterò qui ad arrugginirmi (ma so che non è possibile, e nel mio caso è solo un modo di dire. La ruggine non mi corromperà mai...)

Resterò qui, dunque, senza cambiare nel tempo e senza che nessuno si fermi per me per l'eternità?

Non è possibile. Persino per i soggetti (oggetti) guasti come potrei essere io c'è un protocollo, che non consiste certo nell'abbandonarci in una stazione.

Allora dov'è? Perché mi ha lasciata sola e senza scopo? Cosa devo fare io?

 

NON aspettare in eterno! Non restare qui ferma spostandomi solo per permettere ad una macchina di pulire i pavimenti!

Lo so. C'è un posto per quelli come me. Lo sappiamo tutti, automaticamente. Posso andare là! Se dovesse venire a prendermi, non trovandomi qui, quello sarebbe il primo posto in cui verrebbe a cercarmi.

Se dovesse venire a prendermi.

Mi muovo fra queste persone, fra questi esseri così emotivi e nessuno mi riconosce, nessuno mi reclama. Ho...paura?

All'interno di queste pareti metalliche, nel piccolo edificio che ho di fronte troverò aiuto, forse.

Le mie funzioni sono state stabilite da qualcuno. Sono fatta con materiali fra i migliori disponibili. Qui troverò qualcuno che mi dica cosa fare. Da sola, non ho idea di come comportarmi.

C'è un uomo (un meccanico, un dottore) che si occupa di quelli come me, sperando di trovare qualche impossibile ibrido.

Sono un robot, tutte le mie funzioni sono prestabilite, sono incredibilmente moderno ma non so come muovermi se non ricevo istruzioni. Ma in questo momento io sento...paura?

Ho paura! Sono confusa, sono stata abbandonata, io che sono stato creata solo per eseguire i compiti a me assegnati, mi ha lasciata sola, nessun unano mi reclama, sono sola!

Entro nella stanza, mi fermo nel posto esatto in cui ci si aspetta che io mi fermi, aspetto ancora e l'uomo mi guarda. Distrattamente.

Quanti ne avrà visti prima di me? Non sono interessante.

Mi rifletto su una parete metallica. Il mio aspetto è umano. I capelli, forse, così neri, sono un po' troppo rigidi, sembrano inamidati. La mia pelle, un po' troppo lucida, poco morbida (dovrei vedermi come un pezzo di latta? Anche tu avrai questa idea di me, un ammasso di metalli, forme squadrate o forse rotondeggianti, questo dovresti vedere, questo dovrei essere)

Distolgo l'attenzione dal mio aspetto, è stato un istante anche troppo lungo.

Guardo quell'uomo distratto. Devo farmi capire.

«Aiuto» dico. La mia voce è metallica. Flebile tono da robot guasto. L'uomo non alza nemmeno lo sguardo.

Ma io ho paura. Devo farmi capire subito. Un altro tentativo.

«Aiutami», dico. «ho perso il mio creatore, non so...non so dove devo andare cosa devo fare, io...» mi fermo. Ansimo, mi interrompo, ho espresso la paura. Sono stata abbastanza umana! L'uomo mi guarda.

«Aiutami», ripeto. «Ho perso il mio creatore» 


  
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