Prima della fuga
“Mi avete salvata”
Non sembrava esserci segno di
ringraziamento o di sorpresa nella voce. Quelle tre parole erano suonate come
una semplice constatazione, che forse sarebbe stata più incisiva se vi avesse aggiunto
un altro dettaglio: di nuovo.
L’uomo non rispose; la guardò
semplicemente, dalla sua sedia, camminare avanti e dietro la stanza con aria
pensierosa. Chissà cosa c’era nei suoi pensieri? Le umiliazioni subìte, il
coraggio e l’astuzia necessari per uscirne viva, il progetto della fuga
nell’imminente futuro, l’amore per i suoi figli e per quella nazione che si
lasciava dietro… Nostradamus poteva provare ad indovinare tutto questo
incrociando il suo sfuggevole sguardo, ma non avrebbe saputo mai dove fosse la
verità e del resto il suo dono non era mai stato quello di leggere il pensiero.
I segni della tortura psicologica di
quei giorni – e forse di una vita intera – erano non troppo nascosti nel viso
stanco e nell’aspetto ancora regale della regina; quelli della tortura fisica, omaggio degli
interrogatori ad opera del servizio del re, li portava invece tutti il suo più
fedele amico. Quell’uomo oscuro, mezzo zoppo, considerato dalla maggior parte
della gente come un demonio, avrebbe fatto qualunque cosa per la sua patria e
per la sua signora; il fatto che quelle due entità rappresentassero due realtà
coincidenti e allo stesso tempo ultimamente quasi antitetiche costituiva la sua
rovina.
“Riuscirò nella mia missione?”
Catherine si era fermata
improvvisamente e quello sguardo sicuro resosi quasi implorante fissava lui in
attesa di una risposta. Ma una risposta il veggente non sapeva darla. Non
vedeva il suo viaggio nelle sue visioni, non vedeva nessun indizio che
suggerisse un’ambientazione italiana, ma non vedeva neppure la sua
decapitazione: non vedeva nulla di tutto questo grande problema e se ciò fosse
un bene o un male lui non sapeva dirlo con certezza. Certezza, era questo che
non poteva offrire, questa volta più di ogni altra e non ci avrebbe neppure provato,
perché sapeva che non era particolarmente bravo a mentire, era stata proprio
lei a dirglielo. Sospirò quasi impercettibilmente e la invitò silenziosamente
ad avvicinarsi, invito che lei accolse immediatamente, lasciando scivolare le
sue piccole mani in quelle più grandi e più forti dell’uomo.
“Vi fidate di me?” le domandò con
quella sua voce aspra e profonda.
L’ombra di un fugace e amaro sorriso
apparve sulle labbra della donna a quella domanda; non si era mai fidata di
nessuno, aveva imparato a non farlo. Eppure, non impiegò troppo tempo prima di
dare una risposta, una risposta così sincera che quasi suonò disarmante alle
sue stesse orecchie.
“Certo che mi fido”
Nostradamus apparve leggermente
stupito da quella sicurezza, ma si
limitò ad annuire e chiuse per un momento gli occhi, lasciando i ricordi delle
sue premonizioni riaffiorare nella sua mente. Sangue, tanto sangue,
distruzione, guerre, morti, re morti… Ma in tutto questo lei era lì, bella e
determinata come sempre e con un’immancabile corona sul capo.
“Non vedo chiaramente il futuro… Ma
so che voi starete bene”
Quella confessione che aveva poco di
rivelatore ebbe l’effetto quasi di un balsamo su di lei. Se normalmente avrebbe
usato la tagliente arma di una spietata ironia per sottolineare l’inutilità di
quella vaghezza, adesso stava in silenzio ad apprezzarne l’eco, perché non
aveva bisogno del veggente adesso, adesso lei voleva l’amico.
“Grazie” mormorò con un ampio sincero
sorriso.
E Catherine De Medici non ringraziava
mai, non sorrideva mai – perlomeno non in questo modo.
Lentamente, sciolse le mani dalla
stretta in cui erano avvolte e le posò con una leggera esitazione sul viso
dell’uomo, facendo incontrare i loro occhi scuri nuovamente, stavolta più da
vicino. Era arrivato il momento dell’addio, lo sapevano entrambi e
improvvisamente il dolore di lasciare i suoi affetti diventava anche un po’ il
dolore di lasciare lui, lui che in tutti quegli anni non l’aveva abbandonata
mai. Nessun suddito si era mai rivelato più leale e più valido di lui: un
privilegio di cui forse solo poche Regine avrebbero potuto vantarsi.
“Addio, vecchio amico”
Una carezza, sintomo di
un’inaspettata dolcezza, accompagnò quella formula di commiato e più
inaspettato apparve il bacio, lungo e tenero, che pose l’ultima cucitura
all’imperituro sottile filo che li legava da sempre e che avrebbe continuato a
legarli anche a chilometri e chilometri di distanza. Nostradamus la strinse
semplicemente in quel breve spazio di tempo e al contatto con quelle labbra,
innegabilmente desiderate a lungo, un’immagine si formò nella sua mente.
Non vide nulla, ma sentì che
il futuro – il suo perlomeno – sarebbe cambiato radicalmente.
E finalmente in quel sottile confine
tra visione e immaginazione, percepì qualcosa dell’Italia. Un’Italia dove Catherine
sarebbe arrivata sana e salva… Insieme a lui.
NDA:
Salve a tutti! Ho iniziato a seguire Reign da pochissimo e ho
presto divorato tutte le puntate xD Inutile dire che, da appassionata di
pairing particolari, mi sono innamorata della ship Catherine/Nostradamus fin
dalla prima scena in cui li ho visti insieme!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e spero che magari ci
sia qualcuno a cui piaccia anche lontanamente questa coppia :)
Alla prossima (?)