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Autore: Namixart    05/03/2014    1 recensioni
Martina ha solo quindici anni, ma quando il suo migliore amico, Carter, scompare senza lasciare traccia, cade in una grave crisi di depressione. Perde il suo cuore e diventa un Nessuno dell'Organizzazione XIII.
Ma nessuno sa che Namixart, numero XV, Scintilla di Fiamme Oscure, non è ciò che sembra.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Riku? - fece Nami, sbigottita.
- Ma… non mi avevi raccontato… Kingdom Hearts? - balbettò.
- È vero, ma sono sicuro! Può essere solo Riku! - esclamò Sora, scuotendo la testa.
- Nami… devo andare a cercarlo. Tu… capisci, vero? - mormorò, fissandola negli occhi.
Suo malgrando, Nami capiva. Avrebbe tanto voluto trascinarlo dentro il palazzo e costringerlo a combattere, ma lo capiva più di chiunque altro al mondo.
- Solo, fai attenzione. - sussurrò, lasciandolo andare.
Sora le rivolse uno sguardo riconoscente, prima di iniziare a correre.
- Eccolo che arriva! - gridò Yao, buttando le armi all’aria e iniziando a correre per schivare i colpi elettrici dell’Heartless.
- Capitano! Prendi i soldati e difendi l’Imperatore! - gridò Nami, mentre il Keyblade si materializzava nelle sue mani.
- Ma tu… - provò a dire lui.
- Ce la caveremo. - disse Mulan, schierandosi accanto a lei.
Shang le guardò per un attimo, poi dette il segnale di ritirata agli altri.
- Forza, Mulan. Dimostriamo alla Cina che delle ragazze nell’esercito sono mille volte più pericolose degli uomini. - disse Namixart, prima di lanciarsi con l’amica contro il mostro.
Ma l’Heartless non le degnava di uno sguardo. Shan Yu, getttata una rapida occhiata al ragazzo che si allontanava di corsa, ghignò spietato, prima di dirigere il drago verso il palazzo imperiale.
- Dannazione! - imprecò Nami.
- Ha capito il giochetto. - disse Mulan, accigliata.
- Beh, ha capito male se pensa che io non sia in grado di combattere senza Sora! Mulan, vai ad aiutare gli altri, a quel mostro ci penso io! - ringhiò la ragazza, scattando verso il palazzo.
Shan Yu era sceso dall’Heartless ed era entrato nel palazzo, seguito a ruota da Mulan, mentre il drago era appostato sul tetto.
- A noi due, stupido rettile! - gridò Namixart.
Piccolo problema: non sapeva come arrivare al tetto.
- Vediamo… Ero la  Scintilla di Fiamme Oscure… Fuoco! - esclamò.
Puntò una mano contro il suolo e si concentrò. Da essa scaturì una colonna di fiamme che la catapultò sulla terrazza, e da lì sul tetto.
L’Heartless, se avesse avuto un volto, l’avrebbe guardata con aria stupita.
Namixart lo guardò con aria profondamente offesa, poi si lanciò contro di lui.
Ripresosi dallo shock, il mostro attaccò.
Nami schivò una raffica di scariche elettriche con una rapidità incredibile, finché arrivò dietro al nemico. Da quella posizione, spiccò un salto e si aggrappò alla sua coda. L’Heartless si accorse dell’intrusa e prese rapidamente il volo. Iniziò a compiere evoluzioni aeree sempre più complicate per far cadere l’avversaria. Spirali, giri della morte, eliche… tutto faceva brodo purché Nami si sfracellasse al suolo. Ma lei non mollava. Lentamente e faticosamente, riuscì a risalire lungo il corpo del mostro, fino ad arrivare alla testa. Lì, iniziò a bersagliarlo di colpi, sempre più forti. Ma un’evoluzione aerea dell’Heartless la colse completamente di sorpresa. Precipitò a terra, e solo i suoi riflessi la salvarono dalla morte certa. Guardò il drago, ancora in aria, e imprecò tra i denti.
- Serve una mano, sorellina? -
- Sora! Ma… - esclamò lei, voltandosi a guardare il fratello.
- Lascia stare. Shan Yu la pagherà cara. - ringhiò lui.
- E andiamo. - disse Nami, correndo con lui verso l’Heartless.
Contro i gemelli insieme, per il mostro non ci fu più partita. Nel giro di pochi minuti i due stavano correndo verso il palazzo, lasciandosi dietro la sua carcassa fumante.
Mulan e i soldati stavano scalando le colonne, per raggiungere Shan Yu e l’Imperatore sulla terrazza.
- Troppo lenti. - disse Nami.
- Sora, vieni, ti lancio lassù. -
- E tu come ci arrivi? -
- Ho i miei trucchetti, forza. -
Dopo aver fatto da trampolino per il fratello, Nami ricreò la colonna di fuoco di poco prima.
Sora la guardò basito.
- Forza, andiamo. - esclamò lei, anticipandolo.
Shan Yu stava minacciando l’Imperatore con la spada, quando un colpo lo raggiunse alle spalle. Sora gli aveva lanciato il Keyblade per distrarlo dall’anziano regnante.
- Ehi! Grazie a te non sono riuscito a incontrare il mio migliore amico! Che ne dici se ti spedisco dove non potrai più nuocere? - gridò il ragazzo.
- Chi è questo moccioso? Non ho tempo per giocare. - fece l’Unno, ignorandolo.
- Invece mi sa che lo troverai, il tempo. - esclamò Nami, mentre sferrava un unico colpo insieme a Sora.
L’Unno cadde a terra, rantolante.
- Sei una delusione. E vorresti altro potere? Bah, i deboli non dovrebbero nemmeno sapere cosa sia. - disse una voce gracchiante.
Un vortice oscuro si formò davanti ai gemelli e nell’aria echeggiò uno sparo. Dopo, Shan Yu non si mosse più.
 
 
- Chi sei? Fatti vedere! - gridò Sora al vortice.
- Oh, sono addolorato. Non mi riconoscete, ragazzini? - disse ancora la voce.
Dal fumo nero uscì una figura che aveva indosso il soprabito dell’Organizzazione. Quando abbassò il cappuccio, si rivelò essere un uomo abbastanza in su con gli anni, che aveva il volto sfregiato da una cicatrice e portava una benda su un occhio. L’altro occhio era dorato, e i capelli neri brizzolati erano raccolti in una lunga coda di cavallo. Aveva in mano due pistole ancora fumanti.
- Ragazzina, non è così che ci si comporta con i vecchi amici. Andiamo, non ti ricordi del vecchio Xigbar? - disse il Nessuno, ghignando e scuotendo l’indice ammonitore.
- No, e la cosa non mi crea nessun problema. A meno che tu non voglia batterti con noi, e in quel caso mi servirà un nome da scrivere sulla tua tomba. - ringhiò Namixart, rinforzando la stretta sul Keyblade.
Xigbar rise di gusto, osservando le espressioni infuriate dei ragazzi.
- Oh, siete uguali a lui. Anche lui mi guardava con quello sguardo. Immagino che non ci siano possibilità che riesca a riportarvi indietro. Per oggi siete salvi, ragazzini, ma non dormite sugli allori. - ghignò di nuovo, mentre spariva.
I gemelli si lanciarono contro il vortice, ma colpirono solo l’aria.
- Oh, non li sopporto più. - borbottò Sora, ansimante.
- Sora, guarda! - esclamò Nami, alzando gli occhi.
Nel cielo brillava la serratura.
- Muoviamoci, dai. -
Quando i Keyblade smisero di brillare, i gemelli si voltarono a guardare Mulan e i soldati.
- Beh, noi dobbiamo andare. - disse Sora.
- Di già? Prometteteci che tornerete. - disse Mulan.
- Promesso! - esclamarono i gemelli, salendo sulla Gummiship, pronti a salpare per un nuovo mondo.
 
 
- Monte Olimpo? È lì che andiamo? - chiese Nami, scrutando il buio fuori dalla Gummiship.
Sora annuì.
- Mi chiedo se sia possibile trovare tracce di Carter o Ventus… -
- Sono sicuro di sì. Ci aiuteranno dei miei amici. - sorrise il ragazzo.
Nami sbuffò.
- Hai visitato mezzo universo, un anno fa? -
- Più o meno. - rise lui, preparandosi all’atterraggio.
Sbarcarono davanti a un grande edificio di marmo, con all’entrata due enormi statue dorate di guerrieri.
- Che posto è? - chiese Nami.
- Un’arena. Non vedo l’ora di incontrare Erc! - disse Sora, affrettandosi verso l’ingresso.
All’interno, solo una piccola stanza li separava dall’arena. Lì, accasciato su un blocco di marmo, stava un ragazzo in armatura da guerra.
- Erc! - esclamò Sora.
Il ragazzo alzò la testa stancamente, ma si rianimò alla vista di Sora.
- Sora! Che ci fai qui? -
- Oh, sai, un altro viaggio. - rispose lui, scrollando le spalle.
- Dimenticavo, questa è mia sorella, Namixart. Nami, lui è Ercole. È un eroe, sai? Un semidio! - spiegò poi, sorridendo.
- Un semidio, forse. Un eroe… non adesso, di sicuro. - fece Ercole, alzandosi a fatica.
- Niente storie, campione. Sei solo un po’ stanco: una bella dormita e sarai come nuovo. Ma prima, hai un incontro! - esclamò una voce imperiosa.
Dal corridoio che conduceva all’arena sbucò in quell’istante un buffo ometto, ma che uomo lo era solo per metà. Al posto delle gambe aveva infatti due zoccoli caprini e due piccole corna gli spuntavano dalle tempie.
- Ma… Che mi venga un colpo! Sora! Come va la vita? - esclamò, notato il ragazzo.
- Tutto bene, Fil, grazie. Tu? -
- Mai stato meglio. Ehi, ma… tu chi sei? - chiese il satiro, notata Nami.
- Namixart, Sora è mio fratello. - rispose lei.
- Io sono Filottete, il famoso allenatore di eroi. - fece lui, ammiccando.
- Piacere… -
- Comunque, Erc, perché dicevi di non essere un eroe? - chiese Sora.
- È tutta colpa di Ade. Mi sta costringendo a una serie massacrante di incontri, non ce la faccio più. -
- È per questo che sto andando negli Inferi, a parlare con il signor Re dei Morti. - intervenne una ragazza, apparsa quasi dal nulla.
- Sono Megara. Meg per gli amici. - si presentò con voce secca.
- Non ti lascerò andare! - cercò di dire Ercole.
- Certo, non avresti la forza per fermare un bambino. - ribatté lei.   
- Andiamo noi. - esclamò Sora.
- Cosa? - fecero i due, voltandosi di scatto. -
- Io e Nami. Sappiamo badare a noi stessi, tranquilli. -
- Ma siete solo dei ragazzi! Dove sono i vostri genitori? - chiese Meg, sbandalizzata.
Sora e Namixart si guardarono per un secondo, poi abbassarono lo sguardo.
- Domanda sbagliata. - borbottò il satiro.
- Non vi preoccupate. Andremo noi. - disse Namixart, risoluta.
Prima che gli altri avessero il tempo di replicare, i due erano già scattati fuori, verso una grande porta che conduceva agli Inferi.
Ma, posato il piede sul primo gradino della scala, entrambi ebbero un capogiro molto forte.
- Ma che…? -
- Ragazzi! L’Oltretomba indebolisce i vivi! Prendete questa! - gridò Filottete, lanciando loro una sorta di piccolo disco d’oro.
- Cos’è? - chiese Nami, mentre Sora riceveva l’oggetto.
- La Pietra dell’Olimpo. - spiegò il satiro, allontanandosi.
- Ne so quanto prima… - borbottò la ragazza.
- Non mi interessa molto sapere cos’è, prendila. - disse Sora, allegro.
Come Nami toccò la Pietra, si sentì subito rinvigorita.
Così attrezzati, i gemelli iniziarono a scendere quella scalinata infinita. Quando finalmente arrivarono in fondo, si trovarono in una caverna spettrale, che faceva venire i brividi solo a guardarla.
C’erano due enormi porte, ai due lati di una striscia di terra davanti a un lago di acqua verde, ma non ebbero nessun problema a decidere la direzione, dato che un enorme cartello, posto proprio davanti a una delle due, strillava a caratteri cubitali: STUDIO DEL RE DEI MORTI: PER DI QUA, MA SE VOLETE MORIRE NELLA VIA INDOLORE, PASSATE DALL’ALTRA PARTE.
- Un invito a nozze, no? - commentò Nami, osservando il cartello.
- Andiamo. -
I due stavano per varcare la soglia, quando un uomo comparve accanto a loro.
- No. - disse.
- Cosa? - fece Sora, sbigottito.
- Non andate. -
Nami squadrò attentamente il nuovo venuto. Aveva i capelli neri brizzolati, gli occhi di un castano così cupo da sembrare rosso. O meglio, l’occhio, perché l’altro era chiuso da una sinistra cicatrice obliqua. Portava una strana tunica rosso sangue e teneva il braccio sinistro piegato dentro di essa, come se fosse rotto. Con la destra stringeva una spada grandiosa, lunga quasi quanto l’altezza dell’uomo.
- Chi sei? - chiese Sora.
- Auron. -
- Noi siamo Sora e Namixart. -
- Non andate da Ade. Il cartello non scherza. -
- Beh, nemmeno noi. Dobbiamo aiutare un amico. - ribatté Nami.
Auron li osservò attentamente.
- Vi accompagnerò. Siete troppo giovani per finire qui anche voi. - disse, lugubre.
- Vuoi dire che sei… - iniziò Sora, mentre si incamminavano oltre la porta.
- Morto. - fece secco lui.
Nami fece cenno a Sora di non chiedere altro, così continuarono ad avanzare nel silenzio, con il loro monosillabico compagno.
- Ouch! Non sapevo che camminare qui fosse così stancante! - esclamò una voce.
I gemelli e Aurono scattarono, pronti a difendersi.
Da dietro l’angolo sbucò una figura incappucciata.
- L’Organizzazione! - esclamò Nami.
La figura si voltò improvvisamente, si tolse il cappuccio e sgranò gli occhi.
- Sei tu? Oh, me lo fanno apposta! - esclamò.
Era un ragazzo, lo stesso che, alla Fortezza Oscura, si era rivelato e aveva causato il crollo momentaneo di Namixart.
- Chi sei? - sibilò la ragazza, senza staccargli gli occhi di dosso.
Lui assunse immediatamente un’espressione di profondissima delusione e tristezza.
- Dimmi che scherzi, ti prego. - implorò.
Quando vide che lei non accennava a muoversi, sospirò.
- Sono Demyx! Siamo amici, no? - esclamò.
- Amici? Non l’avevo ancora sentita! “Ex numero XV”, sì. “Traditrice”, ovvio. Ma “amica”! Hai fantasia! - rise Nami, ostentanto un tono di derisione che non le apparteneva, né era ciò che pensava veramente.
- Non ci credi nemmeno tu… - borbottò Demyx, scuotendo la testa.
- Andiamo! Namixart, Roxas! Torniamo tutti insieme! Cercheremo anche Axel e sarà tutto come prima! - gridò.
Nami e Sora non si mossero.
- Come mi ha chiamato? - sussurrò Sora.
- Capisco. Allora non mi restano che le maniere forti. - sospirò, alzando una mano.
Con suono simile a uno scroscio d’acqua, un sitar enorme gli si materializzò in mano.
- Mi dispiace, Nami. - sussurrò, inudibile.
 

[Angolino di Nami]
Hello world! (Sì, magari)
Rieccomi qui con l'ennesimo capitolo! Siamo a VENTI! *Festeggia*
Ok, questo capitolo mi convince (caso raro) e non ho precisazioni da fare (caso unico). 
Demyx! Piccolo, puccioso Demyx, perché ti devo combattere? *Piange*
Alla prossima, speriamo in un tempo ragionevole.
Nami :3
  
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