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Autore: misslittlesun95    05/03/2014    2 recensioni
Ispirata dal film di Sorrentino e dalla canzone Eleonora di A. Venditti è nata questa OS.
Spero davvero possa piacere.
- E se te la mostrassi io la grande bellezza?-
- Come prego?-
- Sì. Usciamo di qui e ti mostro la grande bellezza, quella vera.
La predestinazione nel nome è una stronzata, ma quella canzone la conosco pure io.
Eleonora, andiamo via.-
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eleonora – La Grande Bellezza di Roma dal basso.


A Febbraio del 2013 il mio bellissimo paese, l'Italia, si era recato a votare.
Non che fosse una novità, è tipo uno sport nazionale, ma simpatico era constatare che a quelle elezioni – per altro non vinte da nessuno – si erano classificati a pari merito tre partiti che nel giro di un anno si erano, ufficialmente o ufficiosamente, minimo minimo spezzati in due.
Un anno e pochi giorni dopo il film Italiano di Paolo Sorrentino “La grande bellezza” aveva vinto l'Oscar ed era stato passato in televisione.
Indovinate cosa aveva fatto l'opinione pubblica commentandolo? Si era spezzata in due.
Io non l'avevo visto e non ero intenzionata a farlo, mi avevano invitato a guardarlo con amici ma avevo declinato l'invito molto gentilmente.
Perché? Oh, beh, io quella Grande Bellezza la vivevo quotidianamente.

****
Di positivo mia madre non aveva fatto molto, lo devo ammettere; prima mi aveva messa al mondo, poi aveva avuto la grande idea di lasciarmi sola, di morire quando avevo tre anni.
Sola con un padre imprenditore. Un ricco, impegnato e facoltoso imprenditore.
Avevo vent'anni e facevo ancora quinta superiore perché per due anni di fila, tra i quindici e i diciassette, mio padre mi aveva visto mangiare poco, aveva pensato che stessi diventando anoressica per attirare la sua attenzione e mi aveva detto “fai quello che vuoi ma torna ad essere felice”.
Mi ero presa una pausa, forse troppo lunga, ma alla fine credevo di essere tornata felice davvero, tanto che la voglia di riprendere gli studi mi era venuta e anche forte.
Ma la felicità, quando la routine è quella di una ricca ragazza Romana molto più incline al seguire il padre che gli altri giovani borghesi capitolini, è vana.
Quindi, alla fine, avevo semplicemente ripreso libri e cibo e al diavolo.

Potevo non farlo, ma continuavo a seguire mio padre in quelle serate, precise a quelle del film di Sorrentino, solo e soltanto perché era quello, la mia routine.

****
La sera dopo la messa in onda di quel film da Oscar e, forse, da vergogna, io ero immersa in una di quelle serate.
Borsa Armani, lungo abito, tacchi alti.
I miei capelli corti a caschetto erano l'unica cosa non firmata che mi si poteva vedere addosso, e solo perché avevo lasciato perdere un cerchietto preso da “Camomilla” in Via del Corso due giorni prima.
Avevo un cocktail in mano ed ero appoggiata al balcone della casa di quella festa a fissare Roma, il cielo e le vite normali che correvano in macchine da poco ma con dietro mutui minimo quinquennali.
- Sogno o son desto? Tu devi avere meno di quarant'anni! Penso sia l'unica oltre a me!-
Mi aveva disturbato la voce di un ragazzo.
Con poca voglia mi ero voltata e avevo visto che, sì, davanti a me c'era un altro essere umano giovane.
- Lo vedi questo?- Gli avevo indicato il bicchiere. - Se fossimo in America starei per fare una cosa illegale.- Dissi svuotandone il contenuto in un sorso solo.
- Ma siamo in Italia, te lo puoi permettere. Oddio, di là ho visto polvere bianca che non pareva farina, forse te lo saresti potuta permettere anche se fosse stato illegale, ma dettagli.-
Gli sorrisi perché era carino e sembrava anche simpatico.
Allungai la mano (smalto di Mac e bracciale Accessorize, tanto per gradire).
- Sono Eleonora.-
- Patrizio.-
Scoppiai a ridere fragorosamente.
- Allora non sono l'unica predestinata già nel nome!-
Ovviamente ebbi come risposta uno sguardo confuso.
- Ti chiami Patrizio e sei ricco, no? Io mi chiamo Eleonora. È il titolo di una canzone di Venditti che descrive, a suo modo, l'alta società e tutti i suoi problemi.
Tipo il film di Sorrentino ma in tre minuti e nessun fotogramma.-
Rise pure lui, e parve una risata sincera.
- Ne parlano di là, del film di Sorrentino.
L'ho visto ma non mi ha fatto impazzire, per me non era niente di nuovo.-
- Per questo io non ho neanche acceso il televisore.- Risposi quasi annoiata.
- E se te la mostrassi io la grande bellezza?-
- Come prego?-
- Sì. Usciamo di qui e ti mostro la grande bellezza, quella vera.
La predestinazione nel nome è una stronzata, ma quella canzone la conosco pure io.
Eleonora, andiamo via.-

****
Mezzora dopo eravamo davanti al Colosseo, ma in basso, non dall'alto dei tetti e dei balconi che ci accoglievano di solito.
Avevo cambiato i tacchi con un paio di paperine e Patrizio aveva riso.
- Sai, sembri una turista! Però ci sta, loro questa bellezza la vedono davvero!-
Il Colosseo, Via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia.
E poi ancora, Largo Argentina, Piazza Navona.
Vedere certi luoghi dal basso – proprio come una turista – faceva un altro effetto.

Questa è davvero grande bellezza.
Patrizio Roma la conosceva bene, lo si vedeva dal modo sicuro in cui si muoveva, agile, nei vicoletti stretti della capitale.
- Un gelato da Giolitti è troppo nobiliare, signorina?-
Mi chiese mentre ci trovavamo al Pantheon.
- Un gelato da Giolitti ci sta sempre, giovanotto.-
Gli risposi.

****
- Prima su parlavano del film, una palla assurda quei discorsi.- Attaccò a parlare di quello appena usciti dalla gelateria.
- E lo commentano loro che 'ste situazioni le vivono, pensa gli altri.-
Avevo sospirato.
Per mia scelta frequentavo un liceo pubblico, e i commenti sull'opera quella mattina si erano sprecati.
- Che poi non lo capisco come facciano, alcuni, ad invidiare l'alta società.
Questa penso sia la prima sera felice della mia vita, cavolo.
No ma dico ti rendi conto della fortuna che ha chi la sera può stare a casa seduto sul divano a giocare coi figli, a scegliere un programma in televisione senza dover uscire.
E sarà pure vero che nessuno è mai contento di quello che ha, ma forse per una volta permetti che io sia nel giusto ad invidiare loro!
Quante volte possono quelli che ci guardano dal basso aspirando a raggiungerci girare senza meta per Roma di notte? E quante volte lo possiamo noi?-
Avevo attaccato a parlare senza sosta, ma Patrizio non sembrava offendersi.
Mi conduceva ancora, ridendo, lungo quei vicoli che offrivano ancora altra bellezza ai miei occhi insaziabili di quello splendore che avevo vicino da che ero al mondo.
Leggeri aliti di vento di inizio Marzo, e Roma già aveva capito che la primavera era vicina, facevano ballare i miei capelli finalmente sciolti e liberi dopo anni di costrizione in complesse e stimate pettinature.
Neanche mi accorsi quando arrivammo in Piazza del Popolo, e allo stesso modo fu improvviso il mio desiderio di salire su uno dei leoni – sono leoni, vero?- della fontana.
- Sono la regina del mondo!- Urlai.
Urlai.
Io, che neanche da bambina potevo farlo.
Io, che non potevo farlo perché ero nell'alta società.
Io, che per quello ero invidiata.
Io, dopo anni, finalmente urlai.
Io, dopo anni, mi sentii bambina vera.
Anche se erano già due decenni che vagavo su questo mondo.

Urlai.
Patrizio tirò fuori il cellulare.
- Ferma, stai ferma lì!-
- Ma che fai?-
- Fotografo un Oscar!-
- Ma sei deficiente, scusa?-
- No.
Guardati, è piena notte e sei seduta sulla fontana in Piazza del Popolo,
incurante di sporcare vestiti di marca.
Hai appena urlato “sono la regina del mondo” e ti sei emozionata lungo vicoli che non conoscevi, dichiarando apertamente l'odio per la tua vita e l'invidia per le classi inferiori.
Guardati, e dimmi cos'altro sei ora tu, se non la vera
Grande Bellezza.-




---- NdA---
Ok, ho appena rovinato un Oscar, lo so .__.
Non vogliatemi male, ma ieri il film e oggi nell'iPod la canzone di Venditti, Eleonora, l'ispirazione è stata improvvisa, ho anche mollato a metà filosofia.
Spero davvero che vi possa piacere, io ci ho provato a farla venire fuori decente, ma il giudizio spetta sempre alla critica.
In ogni caso grazie di essere giunti fino a qui, davvero.
Anche solo per il lancio dei pomodori.
Un abbraccio.

   
 
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