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Autore: writinglove    09/03/2014    0 recensioni
E se l'apocalisse fosse arrivata?Se il male avesse raggiunto un paesino nello stato dell'Ohio?Se in una giornata qualunque,la vita di una ragazza qualunque fosse stata sconvolta nel peggiore dei modi?
Dalla storia :
L’azzurro si mischiò al nero per un istante interminabile,e quel nero non era l’oscurità della notte nella quale eravamo entrambe avvolte. Io non la stavo guardando e lei non mi stava guardando. La verità era che in quell’istante fermo nel tempo,che in quell’attimo pieno d’infinito e di emozioni,noi stavamo leggendo. […] Prima ancora che potessi capire altro,che un’ennesima certezza mi sfuggisse di mano,smisi di leggere. Ed era troppo quel che avevo visto,era tutto troppo…ogni cosa sapeva di una piacevole ed allettante esagerazione. Ma c’era una cosa che non mi scivolò via dalle mani come fosse semplice fumo,un’unica certezza imprescindibile : in quell’attimo la mia esistenza aveva ripreso ad esistere,ed il mio cuore a battere.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quotidianità

«Non so come ripetertelo Santana,ma in questo posto siete in troppi. Mia nipote si è appena diplomata e presto verrà a lavorare qui. Ho te,Mandy,Josh,Simon,e presto verrà lei. Mi dispiace davvero,ma non ho mai avuto intenzione di assumere tutto questo personale e tu sei l’ultima arrivata. Capisci quello che sto cercando di dirti?»

Guardai Carl dritto negli occhi,con l’odio che aveva trasformato il mio viso in una maschera terrificante. Che maledetto vecchiaccio figlio di puttana! pensai furiosa. Non poteva liberarsi di me,non in quel modo,non poteva farlo! I clienti mi adoravano,soprattutto i ragazzi che venivano in quel posto per lanciarmi occhiate degne del più rozzo e disgustoso maniaco. Diciamo che ero una sorta di “attrazione” per i clienti di sesso maschile,ma diciamo pure che il mio interesse per le loro battutine o per i loro sguardi affamati (e non del cibo scritto sul menù) era pari a zero. Facevo il mio lavoro,era quel che avevo sempre fatto,più o meno. Certo, la Lima’s House non era altro che una bettola malconcia piena di alcolizzati privi di patente e minorenni sregolati che approfittavano dei bagni per fumare un po’ di erba,ma il posto mi era sempre stato più che bene,così come anche la misera paga. Se solo i miei genitori avessero avuto qualche soldo in più da parte,o se solo fossi stata così in gamba da ottenere una borsa di studio,avrei potuto frequentare una bella università nel Kentucky o giù di lì.

«Ho lavorato qui per sette schifosissimi mesi!Ho servito a quei dementi la tua merda di cibo e tu mi cacci via così?!»

Carl socchiuse leggermente gli occhi,furioso, e il suo viso pieni di rughe si colorò di rosso. Era arrabbiato,ma sapevo che non avrebbe cambiato idea in alcun modo,per cui…

«Sei una maledetta impertinente,ragazzina!Come osi rivolgerti a me con quel tono?La tua famiglia stava morendo di fame quando sei venuta qui disperata in cerca di un lavoro,ed io ti ho dato di che mangiare. Dovresti portarmi rispetto!» esclamò il vecchio ancora rosso in viso.

«Fottiti!» sputai tra i denti.

Girai i tacchi e uscii dall’ufficio nera di rabbia. Mandy mi lanciò un’occhiata incuriosita e capii che presto sarebbe corsa a chiedere spiegazioni,ma non avevo alcuna voglia di parlare. Mi tolsi alla svelta quell’orrido grembiule sporco di olio e lo lanciai con disprezzo dietro il bancone.

«Ehi,ragazzina!Sparisci da questo posto e non farti più vedere,mi hai sentito?» urlò il vecchio,affacciandosi dal suo sudicio ufficio «sei solo una sporca mocciosa che prima o poi riceverà una bella lezione dalla vita!»

Tutti gli sguardi erano su di me,sia quelli dei clienti che quelli del personale. Mandy abbandonò rapidamente il suo vassoio sul bancone e fece per raggiungermi,ma qualcosa glielo impedì.

«Tu,si dico a te!Non azzardarti ad andare da lei,hai capito?!» sbraitò Carl,guardandola furioso.

Lanciai un’ultima occhiata alla ragazza dai capelli rossi,e lei mi rispose con un’altra sinceramente dispiaciuta,ma non si mosse di un millimetro. Stralunai gli occhi,borbottai un “al diavolo”, e uscì alla velocità della luce da quel posto la cui puzza di fritto mi aveva stordita per la bellezza di interi mesi.

                                                                                                *

Quel maledetto bastardo aveva mandato tutto a puttane!Come sarei tornata dai miei a quell’ora,sapendo che sarei dovuta essere in tutt’altro luogo?Cos’avrei detto a loro,che soltanto da poco avevano ritrovato un minimo di stabilità economica?Un anno prima mio padre era stato licenziato da una fabbrica di carta,e da lì la situazione era diventata abbastanza pericolosa. Avevamo rischiato di perdere la casa,poi però quel vecchiaccio di Carl aveva deciso di assumermi,ed io,che avevo rinunciato già da un pezzo ad i miei sogni universitari,avevo cercato di aiutare come meglio potevo. Anche mio fratello,più piccolo di qualche anno,aveva trovato un lavoretto part time,ma per l’appunto era part time, e quindi ben poco retribuito. Sì,beh,la mia vita potrà sembrarvi uno schifo,ma non la odiavo pur non avendola mai amata particolarmente. In quel disastro c’era pur sempre qualcosa di bello.

«Così quello stronzo ti ha licenziata,eh?» mi chiese Josh con un assurdo sorrisetto sulle labbra.

«Sì!Proprio per questo non dovresti sorridere in quel modo…»

Il ragazzo dai capelli neri come l’ebano e gli occhi blu mi sorrise di nuovo e mi venne voglia di prenderlo a schiaffi. Diamine,però,se era bello. L’avevo conosciuto durante l’ultimo anno a scuola. Lui era il belloccio col fisico palestrato e le innumerevoli vittorie di basket che aveva regalato al liceo,ed io ero la cheerleader popolare che girava per i corridoi con indosso uno striminzito gonnellino e l’aria da “non fissarmi troppo a lungo altrimenti sono botte”. Una storia banale potreste dire : la bella cheerleader che sta con il campione della scuola,ma la verità era che non importava lo sport,la popolarità,o le uniformi indossate dall’ “elite” ; non era mai importato. Io lo amavo e lui amava me,indipendentemente da tutto e da tutti,dal resto del mondo.

«Scusa,è solo che sono contento di non dovermi più preoccupare di tutti quei cinquantenni che ti divoravano con gli occhi» disse quasi entusiasta.

Eppure non m’infastidiva il fatto che fosse (in parte) felice del mio licenziamento,anzi. Era bello che qualcuno pensasse in quel modo a me,che qualcuno fosse geloso,che qualcuno tenesse fino all’inverosimile alla mia persona.

«Già,» cominciai sorridendo «avresti dovuto vedere la faccia di quei disgraziati quando Carl ha urlato di andarmene»

Josh rise.

«Ci credo!»

Mi diede un piccolo e delicato bacio sulle labbra,lì,sotto il sole cocente che ci faceva compagnia e teneva caldi i nostri corpi,dandoci un inevitabile sollievo. L’erba era di un verde chiaro,quasi misto al giallo,ma era morbida ed accogliente. Feci un tiro di Camel ed aspirai senza indugi,con naturalezza e piacere. Josh mi guardava serio,con i suoi occhi intensi e luminosi per via dei raggi caldi,e sembrava volesse dire qualcosa come “ti amo” o “sei la mia vita” ; sì,aveva il classico sguardo del babbeo stracotto di qualcuno,ma io l’amavo,l’amavo anche per quello.

  
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