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Autore: Nocturnia    10/03/2014    4 recensioni
I postumi della guerra sono quelli più difficili da superare.
Sono bambini pallidi ed emaciati che non hanno più futuro, orbite spente e l'odore polveroso del silenzio.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Nuovo personaggio, Selina Kyle aka Catwoman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Injustice: gods among us'
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Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto


"Il desiderio è l'anima della volontà."

- Gustave Le Bon -



Finché vivrai



Maggio 2023 - #11 anno

I postumi della guerra sono quelli più difficili da superare.
Sono bambini pallidi ed emaciati che non hanno più futuro, orbite spente e l'odore polveroso del silenzio.
Combatti ed è il sangue a disegnare la lorica dell'eroe, nella pace l'assurdità di un colore troppo forte - troppo vivo.
Muori ed è la memoria a restituirti al mito, nella quotidianità qualcosa di spaventoso e orribilmente normale - orribilmente nudo, senza più maschere.
Selina fissa il nulla - una piana arrossata dal tramonto - e si porta le mani al ventre, ormai visibile sotto la maglia sottile.
Sospira, cogliendo poi un movimento improvviso e troppo rapido - eppure così chiaro.

Figlio.

La paura la coglie senza alcuna protezione.

Novembre 2023 - #11 anno

Selina nasconde il viso pallido dietro dita tremanti e incerte, inspirando con forza.
"Signora Wayne?"
Sa che Bruce la sta guardando, ma le viene da vomitare - un panico che stringe stringe stringe...

Crack.

"Vuole vedere suo figlio?"
Annuisce, passandosi le mani tra i capelli e...

Alexander.

Il futuro ha i suoi occhi.

Febbraio 2024 - #12 anno

Ci sono ancora spazi vuoti tra lei e Bruce, geometrie incomplete - spezzate - e storie bianche, angoli che nessuno dei due è ancora pronto a scoprire.
Selina sfiora in punta di piedi la foto di Grayson, un sorriso cieco e tra le sue braccia un fratello che non c'è più - svenduto alla causa del Regime.
"Non potrà mai sostituirlo."
"Lo so."
"Alexander non sarà mai come Dick; non potrà esserlo."
"Non era questa la mia intenzione."
Selina ne cerca lo sguardo, una smorfia triste sulle labbra contratte.
"E io, Bruce? Che posto ho in tutto questo?"
Il silenzio viene interrotto solo dal pianto di Alexander.

Luglio 2024 - #12 anno

A quell'età non vedi, ma senti.
La memoria è diventata una mappa d'impronte di cordite e sangue, lacrime raccolte dalle guance di sua madre e singhiozzi trattenuti contro la spalla di suo padre.
Alexander conosce il sale della tristezza e annusa Gotham nella polvere del ritorno, notte dopo notte - l'ombra di un pipistrello nei sogni e tra le dita.  
Ha imparato a non fidarsi delle parole, perché il tono di mama è durissimo e inflessibile, quello di pappà una risacca letale e gelida.
Si raggomitola contro il petto dell'uomo più anziano, quello che è arrivato da lontano e all'improvviso, cercando il suo calore e la sua voce.
"Va tutto bene, Alexander." lo rassicura "Papà e mamma stanno solo discutendo." continua, sfiorandogli la punta del naso e cullandolo distrattamente "Il tempo risolverà tutto, vedrai."
Sotto la lingua, la parola tempo ha lo stesso sapore amaro delle illusioni già morte.

Luglio 2024 - #12 anno

"È così difficile fidarsi, Bruce?"

L'ha pianto Selina mentre gli voltava le spalle, innamorata delusa sconfitta.
L'ha gridato dalle scale e dal cuore, negli occhi un sentimento atrofizzato e disperatamente attaccato a ciò che restava del futuro.
L'ha domandato e poi sussurrato sull'orlo dell'addio, labbra fredde dalle quali Bruce aveva sorbito ogni speranza, ogni veleno.
Quando il vuoto della casa lo inghiotte, Wayne capisce che sì, perdonarla è sempre stato difficile, fidarsi ancora di più.

Ma amarla no, quello mai.

Alla notte, il sorriso sbilenco - tragicamente vivo - dei perdenti.

Agosto 2024 - #12 anno

Alexander flette rapido le piccole dita, afferrando poi un biscotto al limone e portandosene metà alla bocca; l'altra - un grumo di frolla sbavato - cade miseramente al suolo, imbrattando il pavimento appena pulito.
Alfred alza un sopracciglio, sorridendo all'espressione furba del bambino.
"Bastava chiederlo, sai?" replica divertito, chinandosi per raccoglierlo "Non c'era bisogno di rubarlo."
Alexander ride più forte, mostrando una chiostra di denti ancora incompleta.
"Devi aver proprio preso da tua madre." ribatte poi Alfred, buttando nel cestino il rimasuglio e sfiorandogli la guancia in una carezza "Mai chiedere, mai pregare;  la resa non è un'opzione plausibile."
Mordicchia quello che è rimasto del suo bottino Alexander, socchiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare verso il fondo del seggiolone, assonnato.
Alfred lo contempla in silenzio, stornando poi lo sguardo verso l'angolo buio della cucina.  
"Ci sono dei biscotti anche per lei, signora Wayne; il piccolo Lupin qui presente non è riuscito a trovarli tutti."
"Non ho fame." ribatte Selina, emergendo dalle ombre della stanza "E poi non volevo disturbarvi."
"Una madre non disturba mai il proprio figlio."
"Bruce non la penserebbe proprio così."
"Ma lei non è lui."
"No, infatti." mormora asciutta "È che io... io... "
"Non c'è un'unica via, signora Wayne; non c'è mai stata."
"Non conosci neppure la mia domanda, Alfred."
"Non ne ho bisogno." ribatte il vecchio maggiordomo "Ho vissuto abbastanza a lungo da comprendere l'amore in tutte le sue amare declinazioni, che siano quelle di un padre preoccupato o quelle di un uomo ferito; i pipistrelli non fanno eccezione."
"L'ho abbandonato."
"Ma ora è qui."
"Ha importanza, Alfred? Una resa tardiva è davvero una vittoria?"
"Questo dipende da chi combatteva, signora Wayne; per cosa combatteva."
Per alcuni istanti - il frammento di un silenzio già vissuto - Alfred e Selina si fissano con occhi che hanno visto tutto, troppo - una storia che non ha fatto prigionieri ed eroi, ma solo martiri e tragedie.
Quando Bruce la raggiunge - labbra disperate e gesti esigenti - Selina si chiede se la speranza farà sempre così male.

Dicembre 2024 - #12 anno

Gotham rialza la testa e si tiene il ventre squarciato, una bellezza che la guerra ha solo esaltato.
Ruggisce ed è un sibilo che cresce d'intensità a ogni respiro, un tremore sotto le strade, nella pelle e nel cuore.
Sussurra il vento e la polvere della memoria circonda una carcassa di vetro e acciaio, una puttana che ha assorbito ogni colpo, ogni veleno, facendone fibra e sangue.
Urla allora Gotham e chiama i vostri nomi, un occhi cieco e l'altro vuoto, un buco nerastro sul cui fondo si scorge ancora la violenza subita.
Grida spreme combatte, incapace di cadere, morta eppure così viva da fare male, sincera nella sua nudità crudele e aberrante.
Pianta i piedi nella terra umida di sudore e dolore, una femmina che ha sputato in faccia all'Uomo d'Acciaio e a tutti i suoi servi.
È umana Gotham, così imperfetta da essere l'unica a cogliere davvero l'essenza della vita, un vallo di crepe ed errori e sbagli gratuiti.
È forse per questo che quando coglie quel pigolio indifeso si ferma, incerta.
Alexander le tende le braccia paffute, sfuggendo alla presa di una gatta che Gotham aveva imparato a conoscere bene, sfiorandone i lineamenti deturpati e asimmetrici.
Lo annusa e l'odore del pipistrello le riempie i sensi, perdita rimorso colpa.
Ride il bambino, e si riflette sulle schegge della città quel suono, bellissimo e terribile.
Sorride Gotham, bocca cava e denti storti, prendendolo per mano e baciandone la fronte - un marchio e un riconoscimento.
Quando Selina lo trova sul terrazzo, Alexander sta ancora ridendo, indicando il cielo e le luci della metropoli.
Tra i suoi capelli, neri come l'ala di un corvo, cenere e sangue.

Settembre 2025 - #13 anno

Selina ha imparato a conoscere Bruce attraverso i gesti e la pelle, le parole l'inutile corollario di un rapporto pieno di cicatrici e ferite.
Gli sfiora la mano in una carezza rassicurante, Hal una maschera contrita e imbarazzata.
"Io... ho pensato che... "
Bruce gli chiude la porta in faccia, sfuggendo dalle sue dita e percorrendo il corridoio con le spalle contratte - leggermente piegate verso il basso.
Selina sospira, osservando Jordan dalla finestra laterale.
L'ex Lanterna Verde china il capo, lasciando che la pioggia scivoli sul consunto giubbotto da aviatore, retaggio d'una vita che non c'è più.
Ne incrocia lo sguardo e vi legge una disperata richiesta di perdono, un rimorso che gli Oa avevano provveduto a coltivare per anni - la punizione per il suo crimine.
Per un attimo - un fragile istante - è quasi tentata di aprirgli, fosse solo per sputargli in faccia tutto quello che non gli aveva detto quando l'avevano catturata e lui era rimasto indifferente al suo dolore - suo e di Bruce e del mondo intero -  ma poi Alexander entra nella stanza e tutto perde significato.
"Mamma?"
Di Hal Jordan rimane solo un'impronta opaca sulle scale del Manor.

Ottobre 2025 - #13 anno

Bruce la osserva togliere i teli dai mobili del Manor, il braccio metallico che scintilla nella luce del mezzogiorno.
È ora di dare aria a questa stanza era stato l'esordio Alexander ha bisogno di un posto dove giocare che non sia pieno di pipistrelli e armi potenzialmente letali.
Starnutisce un paio di volte, sfregandosi gli occhi e arrotolando l'ennesimo lenzuolo sporco di polvere.
"Potresti anche darmi una mano." bercia al suo indirizzo "Grande e grosso come sei non sarà certo un problema."
"E perdermi lo spettacolo di te che insulti ogni santo mai esistito? No grazie, preferisco guardare."
Selina alza lo sguardo dalla poltrona che stava cercando di spostare, un sorriso che le illumina il viso e si riflette negli occhi.
"Ha appena fatto dell'ironia, signor Wayne?"
"Forse."
Tra le cavità del suo cuore - ferito e deluso - scivola qualcosa che assomiglia pericolosamente alla felicità.

Dicembre 2026 - #14 anno

Alexander glielo ha chiesto in un giorno di neve e grigio, negli occhi una curiosità tutta infantile.
"Chi è questo, mamma?"
Lo ha fatto indicando il volto di Grayson e passandoci il pollice sopra, come a volerne catturare ogni dettaglio.
"È bello; sembra un attore."
"A suo modo lo era." gli risponde Selina, fissando l'azzurro di uno sguardo che aveva visto crescere maturare morire "Si chiamava Richard Grayson Wayne."
Alexander aggrotta le sopracciglia, come fa sempre quando si concentra su qualcosa, e coglie l'implicita spiegazione che trapela dalle parole di sua madre.
"Era mio fratello." mormora poi, nella voce un misto di stupore e delusione "Non c'è più, vero?"
"No."
"È morto?"
"È stato ucciso."
"Da chi?"
Il sorriso beffardo di Damian le risponde dal silenzio di una foto.

Gennaio 2027 - #15 anno

C'erano notti in cui Bruce si svegliava ancora di soprassalto, nodi di pelle e incubi.
Stringeva il cuscino tra le dita e frugava l'oscurità con una violenza assassina, quasi potesse davvero soffocarla e ucciderla.
Erano quelle notti in cui Selina lo trovava seduto nella camera di Alexander, il sorriso di Grayson negli occhi e nei ricordi.
Erano notti lunghe come il suo delirio, notti in cui lo aveva visto vegliarne il sonno fino all'alba, un pugno rosato che gocciolava sangue e memorie - Richard, Oliver, Laurel, Shazam, Helena, troppi.
"Bruce." mormora tra i suoi capelli "Starà bene."
Non le risponde il pipistrello, perché sotto le sue mani è un grumo di tensione e rabbia repressa, la paura farsi liquida e poi solida, in una marea che non conosceva confine alcuno.
Si raggomitola al suo fianco, chiudendo gli occhi e sognando un cielo che ha sempre pianto vetro e umiliazioni - frammenti da ingoiare fino a farsi sanguinare la gola e il cuore.
Alexander emette un miagolio docile nel sonno, girandosi poi verso il muro e buttando la coperta sul pavimento.
"Non puoi saperlo." e gracchia la voce di Bruce mentre pronuncia quelle parole "Nessuno può."
Le labbra di Selina raccolgono le prime lacrime di quella nuova vita.

Agosto 2027 - #15 anno

Definire il rapporto tra lei e Bruce non era cosa facile, viverlo ancora meno.
Selina raccoglie il desiderio in un bacio umido e vorace, sciogliendo le sue angosce in un orgasmo che Bruce le ha strappato con la stessa protervia di sempre.
Gli cerca la pelle tesa dell'addome e si inarca sotto le sue mani, dita che avevano lasciato segni nella carne e nel cuore.
Ricorda notti all'ombra di Gotham e scampoli di pace in cui fare l'amore, sospiri rubati come sciocchi innamorati e gemiti trattenuti nella frustrazione d'un silenzio autoimposto.
Ricorda la disperazione con cui si erano cercati sul limite della fine, un amplesso così violento e malinconico da essere nulla più che un commiato.
Ricorda pelle sudore voglia e come tutto questo si fosse poi tramutato in un tradimento che era stato solo l'ultimo, tragico, tentativo d'una donna innamorata di salvare il proprio cuore.
"Selina."
Le cerca gli occhi con gli occhi e sul fondo di quell'azzurro - ghiaccio e cielo - scorge quello che ha sempre voluto - per cui ha sempre lottato.
"Mi dispiace."
E lo dice per tutte quelle volte in cui ha dubitato, per quel momento in cui l'ha vista al fianco di Damian e del Regime, per quell'istante in cui ha sentito il rumore della sua fiducia andare in frantumi e gemere come un gattino ferito e agonizzante.
"Lo so."
Contro la sua spalla - tra le sue cosce - Bruce respira l'odore di un sentimento che neppure la guerra ha saputo annientare.

Giugno 2053 - #42 anno

Alexander fissa - scruta - il prigioniero con uno sguardo analitico e severo, una lieve contrazione al sopracciglio sinistro l'unica indicazione del suo disagio.
"Così tu sei lui."
L'uomo si muove lentamente, la pelle pallida e sudata che riluce sotto i riflessi verdastri dei tubi che circondano la gabbia.
"Gli somigli." continua ansante, un vecchio intrappolato nel corpo di un giovane "Hai i suoi occhi, ma il sorriso no, oh no, quello è tutto di tua madre."
"Tu non mi conosci."
Stira le labbra sui denti l'alieno e Alexander intravede una forza silente sotto quei capelli grigi e quelle membra infiacchite dalle dosi giornaliere di kryptonite - qualcosa che non sarebbe mai stato pronto a essere perdonato.
"Perché sei qui, Alexander?" gli domanda, sedendosi per terra e incrociando le gambe "Cosa vuoi da me?"
"Mio padre è morto."
Silenzio.
"Volevo che tu lo sapessi."
"Diavolo..." lo sente mormorare "Pensavo che quel bastardo di Bruce sarebbe vissuto un po' più a lungo."
"La tua pena non sarà ridotta; ho indotto io la commissione dell'A.R.G.U.S a ripensarci." prosegue incolore Alexander, lisciandosi il bordo della giacca.
Clark emette una risata secca e cigolante, un cardine poco oliato.
"Sei proprio suo figlio."
"E tu non sei per nulla diverso da quello che mi aspettavo, Superman."
Per un attimo - l'accendersi e spegnersi delle luci di emergenza - l'antica dignità della casa di El riemerge in tutto il suo vigore, il vento che spira all'interno della teca e gli occhi di Kal -El che si tingono di rosso.
"Potrei spezzarti il collo nel tempo di un battito di ciglia."
"No." replica Alexander "Non puoi." si avvicina, sfiorando il muro divisorio con la punta delle dita "E mai potrai, Clark Kent."
"Sei solo un moccioso arrogante e supponente!" bercia al suo indirizzo "Un bambino che gioca a..." si placa all'improvviso, le guance che scendono, la bocca che perde le parole.
Alexander si riflette nei suoi occhi e scorge il volto triste di Bruce, un dolore che preme al centro del petto e che non lo lascia mai.
"Lui non uccideva."
"Neppure io."
"Stai infangando il suo retaggio."
"Detto da te è quasi una bestemmia."
"Lui... "
"Lui non c'è più, alieno. Mi rimane solo un mantello scomodo e una madre troppo afflitta per vivere; un passato che allunga ancora le sue dita adunche sul mondo che ho giurato di proteggere."
"Morirò."
"Lo so."
"Mi hai studiato?"
Alexander si sistema il nodo della cravatta con fare distratto, ridacchiando leggermente.
"Ovviamente. Conosco tutto della tua fisiologia e delle tue abitudini, umane e non." rialza poi lo sguardo, durissimo e implacabile "Il tuo corpo soffre di un accumulo di kryptonite; a breve cederanno i reni, poi il fegato, infine i polmoni e l'inevitabile collasso cardiaco. Il prolungamento della pena era solo il mezzo necessario."
"Sei un assassino; tuo padre non lo avrebbe mai voluto."
"No." concorda Alexander "Ma il mio dolore grida più forte della sua voce; il mondo sarà un posto migliore senza il suo tiranno preferito."
Richiama poi la guardia dell'A.R.G.U.S il figlio del pipistrello e le fa un breve cenno con il capo, indicandole di aprire le porte di contenimento.
"Clark." replica all'improvviso Alexander, una nota morbida nella voce - così simile a lui, quando l'inferno non li aveva ancora inghiottiti e poi vomitati sul piatto del destino "Per quello che vale, spero davvero che ci sia Lois ad accoglierti dall'altra parte."
Ciò che è stato Superman - chi è stato Superman - piange le lacrime del rimpianto per l'ultima volta.

Aprile 2054 - #43 anno

Alexander è figlio del rimpianto e della guerra, un bambino che ha conosciuto la pace solo nelle timide albe in cui suo padre rientrava sano e salvo dalle ronde notturne.
Selina lo sa e si chiede se lei e Bruce non abbiano sbagliato tutto, lasciando che le loro ossessioni diventassero anche le sue.

"Tu... sei Batman? Mio padre è l'uomo pipistrello?"

Lo osserva compilare i documenti per l'avvio di un nuovo progetto della Wayne Enterprises - sviluppo e ricerca, ovviamente - e l'orgoglio le monta addosso come una coperta calda e confortante.

"Potresti rimanere a casa questa sera."
"Tuo padre ha bisogno di me giù al molo, ma prometto di tornare prima delle quattro."
"Va bene."
"Alexander, io... "
"Non importa. Davvero, capisco, mamma."

Ne percorre la figura con lo sguardo mentre si alza dalla scrivania e la saluta con lo stesso sorriso di quando era bambino, completamente assorbito nel suo ruolo di CEO dell'azienda paterna.

"Mamma, ti prego."
"Un minuto, Alexander."
"Ti ammalerai."
"Ha importanza?"
"Per me sì. Papà sarà anche morto, ma io no; ho ancora bisogno di te."
"Sei un Wayne: il tuo sangue dice il contrario."

Portandosi una mano al petto, Selina si chiede se potrà mai perdonarla.

Aprile 2054 - #43 anno

La tragedia non è contagiosa gli aveva detto una volta Bruce nulla è ancora deciso; siamo noi a costruirci il nostro destino.
Alexander trattiene le dita di sua madre tra le sue, ma sono già fredde, inerti come quelle di una bambola di pezza.

Perché?

E sa che è una domanda stupida, perché solo a vedere il luogo in cui Selina ha scelto di morire c'è da ridere e piangere e poi riderne ancora, fino quando non ci saranno più lacrime da versare - occhi asciutti e cuore umido.
Le maschere lo osservano in silenzio, statue grottesche e inquietanti, parlandogli di fratelli mai conosciuti e di un eroe che portava il suo sangue - hai i suoi occhi.
Si lascia scivolare sulla poltrona vicina Alexander, osservando il profilo dritto e regolare di sua madre, le prime rughe ai lati delle labbra e il braccio metallico appoggiato sulla plancia dei comandi.
Trattiene un singhiozzo patetico, chinando il capo e stringendole più forte la mano, un cucciolo sperduto e solo.
"Perché... " pigola al nulla "Perché mi hai abbandonato?"
Lo stridio dei pipistrelli è l'unica voce che abbia il coraggio di rispondergli.

Novembre 2066 - #55 anno

Compie quarantatré anni oggi Alexander e muore Clark Kent nei sotterranei dell'A.R.G.U.S, la fine dell'era dei giganti e degli eroi.
La stampa titola nomi altisonanti e articoli che riassumono in poche righe la vita dell'alieno che veniva da Krypton, parole faziose e inutili alla verità.
C'è chi festeggia per le strade di Metropolis e persino il Daily Planet (quale ironia!) gli dedica la prima pagina, l'apologia di un tiranno.
Alcuni si disperano, rimpiangendo l'epoca d'oro della Justice League e quella strana accozzaglia di buffoni in calzamaglia a cui tutti - tutti - dovevano però qualcosa.
Altri, i giovani, i figli della pace e della speranza, non sanno cosa pensare e ammantano già di leggenda le loro figure, alieni uomini martiri.
Alexander mostra un sorriso di circostanza alle telecamere e viene definito lo scapolo più ambito di Gotham degli ultimi cinque anni, tra i capelli i primi fili di grigio e la solitudine negli occhi.
Quando riesce a liberarsene - tra un ammiccamento e una scemenza detta tanto per farli tacere - trova rifugio nell'oscurità di una grotta che l'aveva cresciuto e accudito, il luogo in cui suo padre aveva trascorso gran parte della sua esistenza.
Si siede davanti al computer - gentile omaggio della WayneTech - e osserva il corpo di Kal - El essere portato via dall'A.R.G.U.S in un sacco nero, i flash delle macchine fotografiche che gli ustionano la retina e i pensieri.
Chiude gli occhi Alexander, e ricorda.
Ricorda l'abbraccio di sua madre e il calore confortante di suo padre, quella strana sensazione d'essere prezioso eppure estraneo a un sentimento egoista ed esclusivo.
Ricorda la notte a Gotham, luci al neon e destini di vetro, sussurri sull'orlo del sonno e incubi di carne e sangue.
Ricorda e basta, la memoria una cicatrice che non l'avrebbe mai lasciato senza strappargli pelle e illusioni.

"Riconoscimento vocale, Alexander Wayne, disattivare il protocollo di sicurezza."
"Identità confermata, accesso consentito, protocollo disattivato."
"Raccoglimento dati totale, cercare anche nei documenti secretati e impostare la cancellazione dei file e delle cartelle."
"Cancellazione impostata, procedere?"

Nasconde un brivido Alexander quando incrocia lo sguardo vuoto del pipistrello, una maschera - un simbolo - per il quale c'era sempre stato un prezzo da pagare - sempre troppo alto, sempre troppo avido.

"Cancellazione impostata, procedere?"

Madre.

Un fruscio alla sua destra, seguito da una massa convulsa e nerastra, un esercito che lo circonda, costringendolo a una resa obbligata e che canta nel sangue - nello specchio che ogni giorno gli rimanda la sua immagine.

Padre.

La rabbia diventa rassegnazione e infine consapevolezza, mutando poi in determinazione.

Non posso.

"Cancellazione annullata, spegnimento; riavvio completo del sistema. Attivazione sistemi di analisi e scansione tra tre, due, uno..."

Zero.

L'oscurità inghiotte anche l'ultimo dubbio.



Nota dell'autrice: Alexander Wayne appartiene al mio headcanon e non compare nella serie "Injustice: gods among us".
La storia si colloca molto dopo la fine della guerra ed è un proseguimento diretto di "Nascita"



   
 
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